Forse i pastori di Betlem, dopo aver ricevuto il messaggio degli Angeli che era nato il Salvatore e che l'avrebbero trovato, piccolo Bambino, in un presepio, dentro, una mangiatoia, per esprimere la loro adorazione avranno portato piccoli e poveri doni: pane, formaggio e forse, chissà, anche un piccolo agnello ricciuto e belante.
Sarà per questo ricordo gentile del buon cuore dei pastori verso il Bambino Gesù, che a Natale c'è l'usanza di fare doni e regali.
Il Natale fa clima di bontà, dà senso di tenerezza nell'aria, uno strano bisogno di lasciarsi vincere dalla gioia del sentimento. E il regalo si presta a farci sentire buoni, gentili, affettuosi. Dona e ci dà di ricevere il piacevole intenerimento della gioia nostra e degli altri. Siamo felici nel fare felici. E può darsi che sia tentativo di farci perdonare molte cose, riportandone sensazioni di bontà, di giustificazione di pace.
Sentimentalismo bonaccione verniciato di religioso.
Nulla di male?
Ma di qui ai doni e regali con ricevuta di ritorno, il passo è breve.
Regali e doni con la sicurezza di precisi effetti. E spesso con piani ben preparati e studiati per ritorni interessati e non soltanto sentimentali.
La mediocrità e la miseria interviene su tutto a tutto ridurre a sporco egoismo, o a sentimentalismo insulso. E il Natale ne sta facendo le spese in modo spaventoso, impressionante.
L'industria dei regali ha arricchito le vetrine fino all'incredibile. Tutto è pronto. Pieno di luce. Allettante.
Bisogna pensare al tale e al tale altro. Non si può non fare una buona figura col regalo. E' necessario studiare i gusti e scoprire le preferenze. Forse sarà bene fare un elenco, perchè nessuno rimanga indietro; potrebbero offendersene a morte. Che cosa noiosa questa dei regali, non si sa mai cosa scegliere. E poi quelli hanno già tutto: cosa si può trovare d'interessante? Occorrono oggetti preziosi. Ci vorrebbero novità estremamente originali. Ritrovati di gusto raffinato...
E l'attesa: Trepida. Curiosa. Impaziente.
Dopo, forse, la critica malcelata. La delusione. L'amarezza. O il grido di gioia. L'esclamazione estatica. E la lagrimuccia che trema sul ciglio commosso. Gl'immensi sorrisi di gratitudine...
Non è un mondo passato di moda con le carrozze dorate e i valzer viennesi. E' il nostro povero mondo borghese di arricchiti, ovattato di cavalierati e commende e di sospirose voglie aristocratiche. Clima falso per artificiosità di sentimenti, per ricerca di sensazioni solleticanti egoismi raffinati.
Le chiese illuminate sfarzosamente. Altari pieni idi candele e fiori bianchi. Gesù Bambino, di gesso roseo e paffutello, fra le trine. L'organo che tocca il cuore, accompagnando «le voci bianche» del Tu scendi dalle stelle.
Il giorno avanti è stato dato qualche vestito smesso alla lavandaia. Un'offerta all'Infanzia abbandonata. L'aiuto al Comitato delle buone signore per il pranzo natalizio ai poveri. Il panettone agli operai. Il Natale è una bella festa, tocca proprio il cuore. E poi dicono che non c'è più religione.
Intanto i regali veri hanno arricchito chi aveva già più che tutto. Hanno fatto felice chi aveva anche troppo per poterlo essere. Hanno sovrabbondato dov'era abbondanza. Sono stati fatti per avere il contraccambio. Per ottenere aderenze e vantaggi. Per sensibilizzare ai propri interessi. Per convenienza. Per non poterne fare a meno. Per forza. Accidenti, ci mancava anche il Natale.
Ma tu, Gesù Bambino, che abiti nella casa accanto o nella catapecchia del podere del padrone, in quegli scatoloni enormi tutti buchi di finestre della periferia, sei rimasto senza regali.
Anche tu, Gesù bambino, malato e povero, con poche legna per riscaldare la stanza umida, sei rimasto senza regali e ti bastava un po' di affetto e una coperta. Anche tu, Gesù bambino, povero operaio che tiri avanti appena la famiglia col tuo lavoro, sei senza regali per i tuoi bambini. Come dev'essere triste per te, Gesù bambino, chiuso in prigione, il giorno di Natale e anche per te, Gesù bambino, dell'orfanatrofio. E anche per te, Gesù bambino, di quella giungla di poveri animali feroci che è il Congo e di quella terra dell'odio che è l'Algeria. Gesù bambino sotto ogni tetto e ogni albero. Lungo le strade. Smarrito nelle città. Solo nei deserti. Gesti bambino di ogni cuore solo. Gesù bambino velato di lacrime. Raggelato d'agonia.
Tu, Gesù bambino vero, Figlio di Dio e di Maria, sei troppo senza regali il giorno di Natale, tant'è vero che quasi nessuno pensa sul serio a Te.
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in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1961, Novembre 1961
Luigi Sonnenfeld
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