Le strane riflessioni imposte dal nostro tempo. Vi è qualcosa che determina, stabilisce e ottiene dei valori che gli uomini disprezzano, respingono o credono di aver ormai superato.
Ma forse sono valori che stanno alla radice, se è vero, come sembra, che in fondo, nonostante tutto, non possiamo liberarcene. Forse sono costituitivi dell'essere umano e quando non vengono accettati nella libertà dell'Amore e non raccolti dalla Fede, s'impongono violentemente e spesso in modo pazzesco.
La povertà sicuramente è uno di questi valori.
Gli uomini la disprezzano come uno dei mali peggiori. Qualcosa che si riflette sinistramente anche su tutti gli altri valori, riducendoli a zero. E nel suo buio scompare anche la dignità della persona umana facendone un'ombra.
E il povero ormai, nel nostro mondo moderno, è un non essere, un assurdo. E anche se cammina per la strada, par quasi che rubi qualcosa, perché nulla è suo, nemmeno l'aria che respira e l'angolo che occupa.
La sopportazione spesso non è concedere - sia pure per la propria liberalità - diritti al prossimo, ma è soltanto accettare di non toglier di mezzo, di non spazzar via ciò che dà noia e infastidisce e complica.
Anche i poveri sanno bene che spira questo vento per le strade e sanno che così pensano tutti e nessuno ama più la povertà perché nessuno ormai la capisce ed è vedova e sola respinta da tutti, condannata a essere ormai la meretrice finita e consunta dagli anni e dall'uso, il povero vecchio mangiato dall'ubriachezza, il disgraziato senza le gambe, il vagabondo mezzo scemo...
La povertà avvilita a disgrazia, ridotta al disprezzo, condannata alla disperazione.
Dov'è la povertà scelta dall'Amore, vergine immacolata, sposa d'ideali infiniti per ricchezza sovrabbondante di libertà senza confine?
Chi cerca la povertà credendola valore essenziale per una realtà universale di Amore?
C'è qualcuno che ancora pensa e crede che la povertà è beatitudine per il possesso che comporta del Regno dei Cieli?
Valori finiti ormai perchè quel tempo è passato. Ed è come dire che la solitudine non ha più ragione di esistere, perchè i deserti sono ormai popolati. E che il mistero del tempo è stato dissolto, perchè la vita è tutta vissuta minuto per minuto. E che il problema dell'aldilà ha finito di interessare, perchè è diventato troppo importante il problema dell'aldiquà. E che di Dio possiamo farne a meno dal momento che tutto può essere ridotto tanto facilmente e piacevolmente al proprio io.
D'accordo. Però i valori rimangono lì come pietre miliari quando si corre sulla strada. Le onde battono e frangono e lo scoglio rimane. E passano le nuvole e coprono la montagna ed eccola ancora a svettare contro il cielo.
Può darsi che la povertà sia uno di questi valori che assolutamente non possono sparire. Gli uomini - forse sta scritto in qualche posto importante - non possono fare a meno della povertà. Sono condannati - tutti - ad essere poveri.
Può essere che questo in fondo sia un disegno universale di Amore: forse è perchè questa sterminata e terribile povertà possa essere implorazione per ottenere una infinita Misericordia. Forse è perchè a un certo punto questa povertà, finalmente riconosciuta e accettata, ci costringa ad allungare la mano a chiedere qualcosa: poveri mendicanti di un po' di salvezza.
Sta il fatto che il nostro tempo sta maturando povertà spaventose dentro l'umanità.
L'indicazione esatta di una realtà di povertà e l'incertezza. E l'incertezza si misura dalla paura che ottiene.
E la paura sta crescendo, adesso, ogni giorno, perché perfino la ragione d'esistenza di tutti e di tutto è legata a pochi pulsanti sui quali sono delle dita comandate da chi tanto facilmente potrebbe essere pazzo.
La storia è lì, spietata, ad insegnare.
Che scoppino le bombe in guerre da Apocalisse Dio ce ne liberi, però in qualche modo ci hanno già distrutto per la orrenda paura che ormai rimarrà come una nuvola nera che nessun vento riuscirà a dissipare.
Solo l'incoscienza può rimediare qualcosa, ma questa è aumento di povertà e di miseria umana fino al limite estremo della povertà che è la pazzia.
Siamo poveri di sicurezza, poveri di fiducia, poveri di speranza perchè, in fondo, spaventosamente poveri di Amore.
Tutti ugualmente poveri di questa povertà d'impoverimento d'esistenza. Mai forse l'umanità è stata povera come nei nostri tempi, da qualche decennio a questa parte. Anzi, vi è un aggravarsi di impoverimento, fino al punto che possiamo essere sull'orlo della distruzione: sapere che ve ne sono gli strumenti è già qualcosa. Non deve essere piacevole vivacchiare tranquilli in una stanza piena d'attrezzi di tortura o con una corda, a nodo scorsoio, al collo.
Siamo in questa situazione di povertà. Siamo questi poveri.
Disgraziatamente non poveri per Amore, per scelta di autentici valori, per accoglienza aperta e serena del cuore.
Ma poveri, ridotti al lastrico della paura, violentemente, per sopraffazione. Siamo dei poveri impoveriti per forza perfino del diritto alla vita, ridotti a zero come persone e come umanità.
E nel frattempo siamo dei poveri come quel povero bruciato dall'alcool che appena ha uno spicciolo va a ubriacarsi per dimenticare. Come la meretrice consunta dagli anni e dall'uso che appena trova qualcosa va a comprarsi il rossetto per riaccendere la speranza.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1961, Novembre 1961
Luigi Sonnenfeld
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