Problemi di dignità

«Ma tra voi non sarà così; al contrario chi vorrà tra voi diventare grande sarà vostro servo e chi vorrà tra voi essere primo sarà vostro schiavo»... (Mt. 20, 26-27)

L'unico titolo di dignità nel Cristianesimo è l'ultimo posto, è essere servitore di tutti, addirittura schiavo. Servo, titolo onorifico; schiavo, posizione di privilegio. Roba da matti.
Eppure è un ordine cavalleresco, un'aristocrazia dello spirito, una dignità nobiliare istituita dal Figlio di Dio fra gli uomini.
Peccato che questa istituzione onorifica non abbia avuto molto successo. Chi ha cercato di prendere in considerazione questo strano modo di pensare proprio di Gesù Cristo, normalmente lo ha fatto con dei sospiri o con artificiose ricerche di umiltà o contentandosi di modi esterni, apparenti.
Ci sovviene l'impressione sgradevole di tanta mielosa umiltà, sdolcinatura sull'orlo del vaso traboccante d'ambizioni terribili e spietate. E anche tanta professione di servilismo intesa soltanto al proprio tornaconto.
Nel nostro povero mondo religioso e cristiano vi è tanta falsità proprio perché da una parte bisogna essere umili, distaccati, a servizio, sensibili degli altri e quindi «poveri servi e schiavi di tutti» (le parole di Gesù sono lì e non possono evidentemente essere ignorate), d'altra parte però vi sono le ragioni di prestigio, di privilegio, i motivi di prudenza, di equilibrio, vi sono cioè le considerazioni umane e gli interessi personali... e quindi la inevitabilità di una composizione del contrasto è a tutto danno della sincerità, perché il modo esterno, l'apparenza, sarà tentativo di fare qualcosa in ubbidienza a Cristo nelle Sue raccomandazioni di umiltà e povertà, in realtà però tutto va avanti secondo i modi umani con capacità veramente raffinate e costanze imperturbabili.
Cristianesimo in guanti gialli. Spiritualità diplomatica. Virtù salottiera. E Gesù, senza tante storie, direbbe «razza di vipere», «sepolcri imbiancati». «Voi siete coloro che vogliono passare per giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori, perché ciò che è in onore fra gli uomini, è abominazione davanti a Dio» (Luca 16, 15).
Però vi sono state e vi sono anime che hanno accettato le parole di Gesù e il suo modo di pensare, con cuore aperto e non hanno avuto paura di essere soltanto dei servi e degli schiavi. Perché servire è Amore vero. Prestarsi, offrirsi, donarsi senza limiti e misura. Essere a completa disposizione. Rinunciare ad ogni diritto. Accogliere ogni dovere. Lasciarsi prendere e sopraffare e sfruttare. Acconsentire ad ogni uso di se stessi. Lasciarsi portar via da qualsiasi vento. Resi veramente schiavi di un destino d'Amore. Schiavi di questo padrone fatto di esigenze infinite, di richieste incessanti, di diritti spietati.
Gesù, servo di tutti gli uomini, schiavo di tutta l'umanità fino al Sangue e alla Croce. E fino al Pane consacrato, fatto il Suo Corpo e la Sua Anima e la Sua Divinità, per essere mangiato da tutti.
I Suoi Santi, fedeli servitori di Lui e di tutti.
Schiavi di Dio e del Suo Mistero di salvezza.
Legati mani e piedi agli stessi destini del Figlio di Dio fatto uomo, in balìa di tutto il terribile e spaventoso bisogno, che gli uomini hanno, che sulla terra qualcuno li ami fino a logorarsi e morire per loro.
E anche quelli che hanno servito la Giustizia. Si sono offerti alla soluzione dei problemi umani e hanno fatto fare un passo avanti alla storia spingendola col loro sacrificio personale. Servitori umili e devoti, logorati anche essi da sogni impossibili, schiavi di un dovere, di una ubbidienza a misterioso Amore.
E i poveri servi e schiavi dell'umanità, nascosti nel segreto del loro niente. Nemmeno per un momento vengono alla ribalta. Alla loro casa natia non metteranno una lapide, né al loro nome dedicheranno una strada. Il loro servizio li ha nascosti nel sottofondo dell'esistenza umana e la "normalità" della loro schiavitù dispensa perfino di ringraziarli.
E tutti viviamo del loro servizio e sfruttiamo la loro schiavitù. No, i conti con loro non possono essere saldati col pezzo di pane come a un cane e nemmeno con l'osso che noi abbiamo spolpato.
Sono senza dubbio i più fratelli - i più vicini e i più veri - di Colui che ha detto che «...il Figlio dell'Uomo non è venuto per essere servito, ma a servire» (Mt. 20, 28).


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1961, Luglio 1961

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -