Tempo di Ascensione

Cristo è asceso al Cielo e S. Marco con una frase molto descrittiva di tutto un infinito Mistero dice che «siede alla destra di Dio» (16, 19), Storicamente Gesù è rientrato, scomparendo dalla visibilità degli occhi di carne, nel nascosto e segreto mondo di Dio; nel Mistero della sua Gloria.
Ma non è che sia meno presente sulla terra. Forse lo è di più perché non è in un angolo della terra, ma è su tutta la terra perché è nella Gloria di Dio e tutta la terra è misteriosamente abitata da Lui. Da ogni punto del mondo può essere cercato e trovato perché è tutto disteso ai Suoi piedi e da ogni angolo - anche il più oscuro - può essere veduto nella visione della Fede e dell'Amore.
Con l'ascendere al Cielo Gesù è uscito anche dalle apparenze di una storia particolare, da uno svolgimento determinato, da una presenza legata a un luogo e fra persone limitate e prestabilite. Uscendo dal definito si entra nell'infinito e si diventa e si è realmente di tutti. Comincia un'altra presenza storica, quella vera, definitiva, eterna, immutabile e perfetta, perché è il termine di tutto: là dove si doveva arrivare.
Perché il nascere è l'inizio, il vivere è il camminare verso, il morire l'essere arrivati dove è compimento, perché giustifica e dà senso al nascere stesso e al vivere di ogni giorno.
L'Ascensione al Cielo di Gesù chiarisce la Sua Incarnazione, la Sua nascita e tutto il Suo Mistero di esistenza storica sulla terra. Tutto era per il Suo ritorno carico di tutta l'esistenza umana alla destra di Dio: questo portare la natura umana attraverso la sua Persona divina fin dentro il segreto infinito della Divinità. Il Suo ascendere al Cielo è sicuramente il salire più in alto che mai sarà compiuto dall'umanità. Il salire più in alto, lo entrare e il rimanere per sempre coinvolta nel giro infinito del Mistero di Dio.
Il giorno dell'ascensione è il giorno della nascita - il primo giorno di vera esistenza - della natura umana, sveltamente e in modo personale, nel segreto intimo del Mistero della Divinità. Da oggi viviamo veramente insieme, noi uomini e Dio. Lo spazio è stato realmente valicato e i limiti della nostra esistenza superati: tutto da ora è al di là e al di sopra con destino immutabile ed eterno.
Mistero che segna il nostro cammino e rende preziosi i nostri giorni. Colma di speranza la nostra pesantezza e solleva la nostra materialità.
Non possiamo fermarci come se non fossimo dei chiamati, come se non fossimo degli aspettati. Chi ha camminato avanti a noi ha lasciato segni chiari e orme evidenti. E il Suo essere arrivato ci assicura che la strada è buona, è quella giusta anche se dura, spinosa, quasi impossibile perché spesso sembra porti a smarrirci chissà dove.
Possiamo perfino prendere per mano i ciechi e gli storpi e condurli. Ci è dato di indicare la giusta direzione a chi ce la chiede, perché ormai, se bene stiamo attenti, ci è stato donato un istinto di orientamento come quello degli uccelli migratori che volano e volano attraverso le montagne e i deserti e sulle distese del mare, ubbidendo soltanto al richiamo misterioso di là dove devono arrivare.
Anzi dobbiamo caricarci sulle spalle chi non sa camminare e chi ormai è stanco e non gli riesce più ubbidire alla speranza. Perché la tentazione di fermarci e cercar di illuderci di essere arrivato è terribile. Tutti la proviamo ogni tanto nel profondo dell'anima e nell'angoscia della carne assetata e affamata. Perché spesso su questa strada siamo come colonne interminabili di poveri uomini e di povere donne rapiti dalla nostra terra, povero ma amato paradiso terrestre, e costretti da violenze misteriose e implacabili a camminare e camminare verso una terra che sentiamo troppo lontana e troppo diversa.
Bisogna aiutarci perché nessuno cada esausto, vinto dalla stanchezza o dalla febbre o dalla paura. E se devo dare l'acqua della mia sete per chi sta morendo riarso e bruciato, non devo esitare, anche se poi la sete crescerà fino all'insopportabile. Così del mio pezzo di pane per la mia fame. Perché arrivare là è essenziale per loro come per me.
«Se uno vuole litigare con te per toglierti la tunica, cedigli anche il mantello. E se uno ti forza a fare un miglio, va con lui per altri due. Dà a chi ti chiede...». (Mt. 5, 40-42).
Perché è chiaro che la legge che ci deve guidare non può essere che l'Amore. L'uguale destino impone e comporta identici diritti e doveri. Quindi non esistono differenze, se non per quelli che devono dare di più, perché di più a loro è stato dato.
Sono come gli Apostoli che distribuivano il pane moltiplicato dal miracolo di Gesù: si saranno accorti certamente che quanto più ne davano, più ancora si moltiplicava e cessò di moltiplicarsi quando smisero di prenderne dalla cesta.
La nostra povertà spirituale quasi sempre è determinata dal nostro cuore troppo chiuso, dalla nostra anima troppo gretta. Bisognerebbe rimanere vuoti per aver dato via tutto: solo allora saremmo ricchi di Amore.
Che farsene delle virtù e dei meriti, dell'essere buoni e onesti, se siamo senza Amore? La santità cercata per il «posto» assicurato in Paradiso è qualcosa che indispone ai nostri giorni. Tutti i problemi a tipo esclusivamente individuale (compreso quello della salvezza quando viene inteso così) non sono risolvibili col cristianesimo. E' adorabile, perchè non può essere unicamente che Pensiero di Dio, che Gesù abbia reso gli uomini umanità intera, concatenandoli in responsabilità meravigliose gli uni con gli altri, fino a dipendenze inimmaginabili.
Lui ha vissuto così la Sua storia vivendo tutta l'esistenza umana, salvandola tutta nella Sua morte e nascondendola tutta - per quanto da Lui dipende - nel Mistero della Vita Trinitaria di Dio.
Ora, nel particolare della storia dell'umanità, vissuta da me, da te, da tutti i credenti in Lui, bisogna che sia realizzata e compiuta questa Sua Presenza universale.
E' asceso al Cielo e siede alla destra di Dio per il compiersi in continuazione eterna del Suo Mistero di vero Dio e di vero Uomo, ma vuole essere accanto a ciascun essere umano che vive in ogni angolo della terra, attraverso un Amore che è ancora carne e sangue, parola, azione, gioia, sofferenza, passione a morte, che si chiami con il mio, con il tuo nome. Il mio, il tuo nome, ma tutto il Suo Mistero, perchè Lui solo è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv. 14, 6). Lui solo è "la Luce vera che illumina ogni uomo che viene a questo mondo" (Gv. 1, 9).
Così possiamo non avere paura per noi e per gli altri e per tutti gli uomini di smarrire la strada, di morire di fame e di sete e che ci sorprenda il buio prima di essere arrivati.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP maggio 1961, Maggio 1961

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