"Credete che io sia venuto a portare pace sulla terra?". (Lc. 12-51)
Capitano spesso momenti di desolazione, di sconforto. Chi cerca la Verità di Dio senza paura e quindi senza difese di alcun genere, disposto a lasciarsi serenamente inghiottire dall'infinito, rischia inevitabilmente smarrimenti, solitudine, deserto. Il calarsi del Mistero di Dio nella nostra vita non può non sconvolgerci fin nel più profondo. E la Fede è luce spesso che somiglia terribilmente al buio, da far gridare di terrore.
Dio mi prende per mano e mi conduce per le Sue strade. Mi porta via l'anima, perdendola nel Suo Mistero. E mi occupa il cuore soffocandolo d'Amore. E' terribile. E è terribile anche perché tutto in fondo è sempre poco. Mi sento chiuso ancora e non ho più nemmeno orizzonti. Mi scopro ancora troppo mio, eppure ormai non mi è concesso nemmeno di sognare liberamente. Mi difendo a denti stretti, abbarbicato al pezzetto di terra grande quanto la misura dei piedi e sono una povera foglia staccata dall'albero in balìa di tutti i venti. La sofferenza di non essere Verità in modo libero e aperto e la paura, il terrore di esserlo.
Desolazione e sconforto. E pienezza, magnificenza di gioia. Così ogni giorno, ogni momento. Perché Dio non dà pace e non concede riposi se Gli diamo libertà di essere in noi Dio, onnipotenza di espansione infinita, presenza d'incessante diffusione di sé, Bene infinito.
Dio non può essere sistemazione per scioglimento di problemi. La sua luce forse non è per toglierci dalle paure del buio e nemmeno perché vediamo meglio dove mettere i piedi, la sua luce è per accecarci sopraffacendo i nostri poveri occhi fino a far sì che sia abbagliare di luce tutto il corpo, l'anima e tutta l'esistenza e tutto l'universo.
Così la Sua Volontà: non ci viene comunicata perché la Sua Volontà arricchisca la nostra e sia la nostra volere liberamente e liberamente accettare che si compia questa adorabile sopraffazione.
.. (il testo stampato contiene due righe con errori e forse testo mancante..)
E non Mistero di sostituzione e forse nemmeno di trasformazione, è Mistero di accoglienza serena e fiduciosa. E' consentire che tutto si compia per scelta continua, per dolce logica di Amore, per realtà permanente di Adorazione. E occorre, perché è possibile, una misura perfetta di consapevolezza per contemplazione aperta e chiara, semplice e immediata.
Quando Dio è stato accolto come l'Unico e la Sua Presenza è solitaria perché valore infinitamente assoluto, allora nella nostra povera anima comincia a farsi uno strano deserto. Il Mistero di Dio ha fatto terra bruciata di ogni interesse personale e particolare, ma immediatamente comincia a seminare a piene mani gli interessi del Regno di Dio.
E gli interessi del Regno di Dio c'impoveriscono di noi e di tutto e ci arricchiscono di Lui, del Mistero di Dio.
E Dio porta con sé il problema dell'umanità nella sua realtà come individui, come numero e come esistenza umana. Da dopo l'Incarnazione del Figlio di Dio, è impossibile stabilire un rapporto vero col Mistero di Dio non caricato di tutto il terribile problema umano. Dove Dio entra, lì bisogna che vi si rovesci a fiumana incontenibile, straripata, tutto il Mistero dell'umanità. Quando la sopraffazione di Dio nell'anima nostra e nella nostra vita è vera, cioè è secondo la Sua Verità, avverrà anche la sopraffazione in noi di tutto l'umano. E in modo inimmaginabile. Il Mistero di Cristo è lì a dimostrarcelo.
Si scava a poco a poco una solitudine infinita assolutamente irrimediabile perché abitata non da uomo o da donna, ma da tutta l'umanità. Solitudine terribile, spaventosa perché rimasta senza nemmeno un angolo riservato a qualcuno. Nemmeno un po' d'ombra dove fermarsi a far quattro parole con un amico. Perché uno sarà sempre tutti. E perché non rimane posto per nessuno, nemmeno per se stesso, quando tutto il posto è occupato.
Il deserto dei nostri tempi forse è la piazza. E l'eremo sono le case popolari. E la cella è la fabbrica. E il silenzio l'essere schiacciati, assordati dall'infernale rumore della vita moderna.
Perché forse si è con se stessi veramente quando si è immersi nell'esistenza umana. Quando il particolare non esiste più perché non viviamo per uno, per dieci, o per mille uomini, ma tutta l'esistenza umana è nostra perché tutta l'umanità portiamo nel cuore e nel nostro personale destino, allora la solitudine è deserto dove soltanto i Figli di Dio e i fratelli di Gesù possono vivere. Vi è un Mistero nuovo di Verginità che si impone nel Cristianesimo moderno e che non è non sposare un uomo o una donna (è ormai troppo poco questa Verginità e è diventata incompresa e sempre più incomprensibile), ma è trascendere, liberarsi dal particolare di qualsiasi genere possa essere e entrare ed essere in disponibilità universale fino al punto di avere come oggetto e motivo d'Amore l'umanità intera. Quando interiormente manca questa angoscia d'Amore universale, questo perderci nell'Amore di tutto e di tutti fino a che qualsiasi particolarismo, limite e misura e orizzonte non sia bruciato e riarso e scomparso sotto la prepotenza di questo Amore universale come quello di Dio e di Cristo, non possiamo pensare all'Amore verginale di cui parla il Vangelo.
Vi è una sincerità cristiana che ci viene richiesta sempre più, anche se in modi molto strani, addirittura prendendo forme di richieste perfino banali. Il credere in Cristo e l'accettare come esistenza il Cristianesimo ci pone sempre di più ai nostri tempi davanti a doveri terribili. Fra la nostra gente così materializzata che crede solo ai quattrini, sia che ne abbiano tanti o pochi e pensano solo a star bene materialmente, arrangiandosi come meglio possono, crescono, ad ogni giorno, esigenze sempre più spietate e illimitate di Cristianesimo autentico, genuino.
La risposta che offriamo non può essere messa insieme così alla buona: deve essere Parola fatta incarnazione, Mistero di Dio che ha preso «carne e sangue fino ad abitare fra noi da far contemplare la Gloria dell'Unigenito del Padre pieno di grazia e di Verità» (Gv. 1, 14).
don Sirio
in La Voce dei Poveri: La VdP aprile 1961, Aprile 1961
Luigi Sonnenfeld
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