Sappiamo bene già in partenza che il discorso è difficile e più difficile ancora è accettarlo in modo pratico e concreto. Ma non fa nulla. Dobbiamo proporci la verità, vederla così com'è: è un'onestà fondamentale, la coerenza verrà a poco a poco con l'aiuto della Grazia di Dio.
Bisogna che la nostra carità si liberi di tutte le limitazioni e immiserimenti, di tutte le bardature e complicanze che il costume umano affardella, lungo il tempo, in questa nostra povera esistenza.
Succede come all'acqua del fiume che alla sorgente è limpida e cristallina, fresca e purissima fra le rocce e il muschio della montagna, ma scendendo a valle raccoglie tutto, ogni cosa vi si scarica e è torrente limaccioso e poi fiume giallastro, carico di tutto.
Bisogna risalire alla sorgente o fare filtrazioni complicate, se vogliamo bere un sorso d'acqua buona.
Non ci deve dispiacere rivedere continuamente la nostra carità cristiana e se questi tempacci traboccanti di egoismo, di materialismo e di comunismo ecc. ci costringono a queste purificazioni dobbiamo benedirli come il fuoco che purifica l'oro nel crogiuolo.
Certo è che la carità distaccata, fatta dall'alto in basso, attualmente, è come andare in giro per le strade vestiti di broccato, la parrucca incipriata e le calze bianche.
Andare fra i poveri in macchina, occuparsene con quel modo radioso e dolciastro, è tentare ancora di far credere alle fate dall'abito azzurro trapunto di stelle che arrivano e partono su carrozze fatte di nuvole.
Dare qualcosa - quel povero qualcosa - perchè si è buoni e noi si vuole bene alla gente è un po' come quando passavano le carrozze dei ricchi e gettavano manciate di monete ai poveri assiepati alle strade ad azzuffarsi per raccoglierle.
Forse anche noi abbiamo qualcosa di solenne, di grandioso da sostenere a costo di tutto, perfino a costo di figure meschine, davanti ai poveri, come nei matrimoni dei principi - spettacoli spaventosamente tristi come musei etruschi - tipo matrimonio di Margaret o meglio ancora di Baldovino, ma forse anche tipo quelli delle nostre Chiese parrocchiali: penose sforzature di grandiosità per levarsi, almeno per un giorno, al di sopra della folla comune.
Bisogna scendere i gradini del trono, cioè della cosiddetta posizione sociale, della creduta dignità personale in modo che nemmeno d'un centimetro siamo più alti degli altri. Gesù del resto avvertiva che questa è fatica inutile e stupida: «E chi di voi può, con tutta la sua preoccupazione aggiungere un solo cubito alla sua statura? » (Lc. 12,25). E' doveroso confondersi con la folla anonima dei poveri, dei disprezzati, degli inutili, della gente senza diritti e senza importanza perchè ha solo bisogno dell'Amore di tutti.
E' il momento di aprire le porte della nostra casa regale, secondo l'indicazione del Vangelo (Lc. 13,21 ) «ai poveri, agli storpi, ai ciechi, agli zoppi» e farli sedere alla nostra mensa.
E' indispensabile alla vera carità cristiana stabilire rapporti col prossimo su un piano di amicizia. E questa nostra amicizia deve essere donata assai prima del buono per la carne e per il latte. Dovrebbe essere, il dono materiale, semplice e cordiale espressione d'amicizia: un segno - inevitabilmente sempre povero e limitato come tutti i segni - di una ricchezza enorme costretta per forza di cose a essere espressa dalla povertà d'un dono. La carità non può essere pane o lenzuola, medicine o una raccomandazione: la carità è cuore perché è Amore. La carità è amicizia perchè allora è veramente dare qualcosa capace d'arricchire il nostro prossimo.
E' difficile. Lo sappiamo bene. Ma non può essere uno scherzo e nemmeno un sentimentalismo frugare nelle piaghe altrui anche se con intenzioni di beneficenza: bisogna che ne riportiamo le mani bruciate come dal fuoco e il cuore caricato di un peso tremendo. Non si può pensare di entrare nelle vie misteriose della Provvidenza offrendoci come strumenti dell'Amore di Dio, senza rimanere portati via dal vortice terribile di quel vento che «non sai donde venga e non sai dove vada» (Giov. 3,8).
Bisogna pagare questo nostro essere nel Mistero dell'Amore infinito di Dio, allargando il cuore in disponibilità illimitata di amicizia fra gli uomini.
E' il nostro fondamentale dovere di testimoni della carità.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP febbraio 1961, Febbraio 1961
Luigi Sonnenfeld
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