"Manda il Tuo Spirito, o Signore e saranno nuove creature e farai nuova la faccia della terra". (dalla Liturgia dello Spirito Santo)
La nostra sincerità cristiana bisogna misurarla da quello che di nuovo è entrato a far parte della nostra vita. Se siamo sempre gli stessi e continuiamo a regolare la nostra esistenza secondo i canoni fissi e spaventosamente monotoni della prudente saggezza umana sempre determinata e giustificata da motivi personali ed egoistici, il cristianesimo nemmeno si è affacciato ancora di la dal cancello del sacro recinto del nostro individualismo gretto e ottuso.
Finché non spalanchiamo porte e finestre e tiriamo i tendaggi, il sole non entrerà a smuffire gli angoli e i ripostigli del cuore inondandoli di luce e di calore. L'aria buona non verrà a rinnovare l'atmosfera del nostro spirito svecchiandolo dal tanfo del rinchiuso. La paura ancora ci vince e ci copre di cappotti e di sciarpe fin sopra gli orecchi e abbassa il berretto sugli occhi come ora di inverno per difenderci dai colpi d'aria e di freddo.
E perdiamo il sapore sereno e candido della libertà che il messaggio di Gesù vuol portare agli uomini. Non godiamo il respiro aperto e generoso della Sua visione, senza paura e timore, del mondo, degli uomini e di tutto. C'impediamo di raccogliere le meravigliose possibilità di rinnovamento incessante che la Sua fresca vitalità vorrebbe comunicare al nostro morire e seppellirci d'ogni momento, sotto il metro quadrato di terra del nostro egoismo.
Abbiamo ancora la mentalità che il Cristianesimo sia qualcosa da aggiungere a tutto quello che è il modo normale della vita umana. Qualcosa di fatto apposta per aiutare a star meglio in questo mondo, un altro diritto di proprietà da aggiungere, perchè nulla manchi, alle proprie pretese di avere tutto. Quindi deve sistemarci, accomodarci, risolvere tutto e rimediare ad ogni cosa. Se cosi fosse, il Cristianesimo vorrebbe dire che non ha portato niente di diverso da tutto ciò che è così unicamente fatto umano, terreno, individuale, egoistico.
E ci sarebbe seriamente da dubitare della sua origine divina.
Buona apologetica, attualmente, è ricercare le caratteristiche essenziali del messaggio cristiano, metterle coraggiosamente in luce e farne metodo e sistema di vita testimoniando, con serena e chiara evidenza, che la Sua Verità è novità assoluta perchè capace di rinnovare continuamente l'esistenza umana purificandola da ogni incrostatura prodotta dal tempo e dagli anni e dall'esperienza di questo mondo, liberandolo da ogni invecchiamento per troppe stanchezze, delusioni e amarezze.
Bisogna ricercare i temi fondamentali del Cristianesimo e indicarne l'estrema ricchezza di vitalità. Perchè sempre più stiamo scontando, individualmente e socialmente, il grave peccato di non aver creduto abbastanza (e quindi di non esserci fidati come si doveva) che "le sue parole sono Spirito e Vita" (Gv. 6, 64),
E il nostro cristianesimo ha continuato e continua a sostenersi con motivi umani, con risorse terrene, con mezzi materiali limitandosi ad un'apparenza di verità cristiana come le vecchie immagini che avevano la testa e le mani e poi erano manichi di scopa rivestiti di pizzi e di ricami.
E' difficile nel nostro mondo cristiano constatare cos'è che il Mistero della Vita del Figlio di Dio fra gli uomini, ha portato di novità nell'esistenza umana.
Quel qualcosa che unicamente può impedire che la nostra civiltà si arrotoli su se stessa per mangiare i propri escrementi e nutrirsene fino alla sazietà. Quei motivi che soli possono liberarci dalla tentazione di volerci salvare con ciò che è sempre e soltanto la nostra perdizione. Quella forza di Verità capace di lievitare la massa informe della nostra pesante e grigia esistenza.
Quell'amore aperto e totale che può riuscire a vincere la violenza istintiva e sfacciata dell'egoismo umano..
E invece con tanta faciloneria ci contentiamo di un cristianesimo devozionale, pietistico fatto di formalismi insulsi, come se il Figlio di Dio si fosse fatto Uomo perchè poi i suoi seguaci gli potessero costruire immagini più o meno sdolcinate davanti alle quali accendere candele e mandare sospiri.
La Redazione
in La Voce dei Poveri: La VdP novembre 1960, Novembre 1960
Luigi Sonnenfeld
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