Povertà di Gesù Cristo (continuazione)

Il tempo contato
(continuazione)
Non sono, queste, delle belle parole; queste parole meditate lungamente da S. Giovanni, traducono e spiegano un comportamento giornaliero, percepibile in tutti gli evangeli. Gesù non si appartiene, e uno dei segni di spogliamento è il suo modo di vivere nel tempo, di adoperare il tempo.
Una delle forme della ricchezza è di «avere del tempo davanti a se», di poter disporre a proprio agio dei momenti che vengono, e di impiegarli a modo nostro, e di prendere su di essi i divertimenti che si desiderano, e di scegliere il momento in cui piace agire.
Non disporre del proprio tempo, sentirsi dal mattino alla sera controllati dalla sirena della fabbrica, e il ritmo della catena, e gli orari dei mezzi di trasporto e dei negozi, e dell'alzarsi e dei pasti, è una delle forme più crudeli di spogliamento di se, subite oggi dall'uomo. Poter spostare le proprie ore di lavoro, anche se sono più numerose e più intense di quelle degli altri, è oggi il lusso dei privilegiati. In una civiltà differente, e che conosceva sovente, più della nostra, il prezzo del divertimento, Gesù vede tutta la sua esistenza assorbita e spoglia di se stessa. Non assorbita per andar dietro a piani grandiosi, ma spogliata dalle esigenze dal momento immediato, dai bisogni degli altri. Nemmeno un momento che gli appartenga, del quale disporre a suo modo. Appena giunge da qualche parte, si corre a lui, conducendo gli ammalati e gli infermi. Dal mattino alla sera, deve parlare, guarire, ascoltare, spiegarsi, difendersi, al punto che gli succede di non aver tempo di mangiare (Mc. 6.3l). Il sole è già tramontato mentre gli portano ancora malati; e al mattino, all'alzarsi del giorno, dopo ore di preghiera solitaria nella notte, ha già lasciala la città poiché bisogna che vada da altre parti (Mc. 1,32-38). Una volta, una sola volta, il Vangelo segnala la sua intenzione di prendere un tempo di riposo ma è per distendere i suoi discepoli sfiniti; e il progetto si muta subito, non appena Gesù si trova di fronte alla folla e alla miseria di essa. (Marco 6,31). Esempio tipico, il solo tempo di libertà che Gesù considera gli sfugge perchè il suo tempo non gli appartiene, ma è tutto intero consacrato al Padre e all'opera sua. E la preghiera, in questa vita divorata dal compito del momento, non è un momento di libertà e di oblio, una diversione nel sogno. E' al contrario il tempo in cui Gesù si concentra interamente, e raccoglie le sue forze per ottenere dal Padre la fecondità del suo lavoro e il venire del Regno di Dio.

Jacques Guillet


in La Voce dei Poveri: La VdP settembre 1960, Settembre 1960

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