I giovani e la carità

Abbiamo partecipato ad un congresso giovanile sui problemi della carità vincenziana e i giovani d'oggi.
Fra le tante cose interessanti ciò che abbiamo notato in modo particolare sono state le lamentazioni e i rimpianti da parte degli anziani.
Quello dei giovani è un problema che assilla e preoccupa assai gli anziani, questi buoni e gloriosi veterani della carità vincenziana. E hanno ragione di preoccuparsene.
Dicono che i giovani si disinteressano di problemi di carità, che a loro non importa nulla dei poveri, che sono insensibili alle miserie altrui ecc.
Può anche darsi che sia vero. Noi non ne siamo del tutto convinti però.
La vita moderna mentre porta un po' tutto a galleggiare sulle acque stagnanti di tanta penosa superficialità (provvisorietà d' interessi, vanità di motivi personali, adattamento balordo agli andazzi del momento, sfasature per disorientamenti incoscienti, stanchezza per vuoto di ideali seri, disamore a tutto per via della troppa disumanità che tutto affoga in interessi materiali ecc.) questa terribile vita moderna scava però anche abissi di sofferenza, di angoscia in tanta esistenza giovanile sensibilizzata sinceramente alla serietà della vita, vista in modo scoperto e immediato, senza velature scioccamente ottimistiche, senza le bardature di oro finto così care a mentalità sempre più ormai in via di seppellimento.
E' doveroso fare costatazioni di realtà positive, di ricchezza autentica in tanta gioventù di oggi, di chiarezza di vedute, di onestà di prospettive, il tutto frutto di spirito di sincerità e di franchezza. Non è poco.
Forse c'è tanta gioventù che non é più disposta a fare le cose tanto per farle. Non accetta di fare qualcosa sapendo in coscienza che bisognerebbe, si dovrebbe fare tutto o almeno molto di più. Vuole veder chiaro fino in fondo. E' consapevole del preciso valore dell'esistenza umana, della dignità dell' uomo, dei suoi essenziali diritti.
Il bisogno di un pezzo di pane scopre il problema terribile della disumanità della disoccupazione e dei salari da fame.
La necessità di medicine mette davanti la vergogna della non sufficiente, non giusta assistenza mutualistica.
Il bisogno di un lenzuolo porta a pensare a case che non possono assolutamente essere abitazioni per esseri umani.
Miserie morali sconvolgono 1'anima per la scoperta di coabitazioni orribili per mancanze di case..
E così tutto il problema della povertà e specialmente della miseria, suscita nell'animo dei giovani d'oggi (quelli sensibili a problemi del genere perchè non affogati dalla vuotezza di certa vita moderna) un disagio, quasi un complesso di vergogna per la troppa inadeguatezza per quello che la carità offre nei confronti di quello che il più elementare senso di giustizia richiede. E molti pensano (hanno torto?) che quel poco di carità sia come misero tentativo di coprire i vuoti, gli abissi d'ingiustizia in cui stanno affondando i poveri e questo sospetto svaluta la carità irrimediabilmente.
So bene che questo è un discorso molto grave. D'accordo che è sbagliato, però importa problemi molto seri che al giorno d'oggi vanno raccolti.
Va bene - e chi potrebbe giudicare diversamente ? - la carità del bicchiere d'acqua all'assetato, del pezzo del pane all'affamato, del vestito all'ignudo ecc. sempre più però - e giustamente - l'esigenza verso il Cristianesimo si allarga a richieste di Amore più impegnative, a partecipazioni fraterne più radicali.. a dare cioè qualcosa di più che pacchi dono.
L'andare avanti del mondo e 1'approfondirsi quindi di esigenze sempre più gravi, cioè sempre più secondo le misure dell'Amore di Dio, comporta necessariamente che sia più carità - anzi forse 1'unica carità - cercare che tutte le famiglie abbiano l'acqua in casa, guadagnino un salario sufficiente per comprarsi il pane e companatico, il vestito ecc. C'è da sorprendersi se le sette opere di misericordia corporale esigono risposte molto più serie e più giuste di quelle richieste fin qui?
Ormai l'ingiustizia è malattia così mortale che non può più essere curata con impacchi caldi, ne confortata e sollevata facendole vento, va tolta e guarita a forza di Amore senza limiti e misura se vogliamo affrontarla cristianamente.
La carità oggi non può più essere un dono concesso per bontà d'animo, dev'essere atto di giustizia attuata dalla dolce violenza dell'Amore.
La convinzione che atto di carità è uguale a atto di generosità, è un assurdo cristianamente.
No, non si tratta di demolire - o pensare che ormai siano demoliti - dei valori (la Parola e l'esempio di Gesù non passano e non mutano col tempo): si tratta soltanto di spingere avanti il Mistero dell'Amore cristiano allargandolo sempre di più ad abbracciare tutti i valori e tutte le richieste dell'esistenza umana individuale e sociale, sul piano materiale e spirituale, cercando di rispondervi in pieno.
La storia porta avanti l'esigenze umane e scava problemi e ansie terribili di cui i bisogni materiali sono appena l'indicazione: c'è chi pensa che la risposta giusta sia la forza, la violenza, la rivoluzione, la politica ecc. il Cristianesimo offre l'Amore.
Solo il Cristianesimo ha il coraggio di questa speranza e di questa fiducia nell'Amore come soluzione radicale e definitiva cioè come salvezza di tutto il problema umano.
Se però quest'Amore e questa carità comincia e finisce col bicchiere d'acqua fresca e col tozzo di pane, col flacone di medicine «campione gratuito per i medici», col pacco di pasta e fagioli «dono del popolo americano» e con quegli orribili pranzi di Natale per i poveri ecc. ecc. allora la carità è soltanto irrisione e l'Amore cristiano è soltanto miserabile tentativo di mettere a posto anche la coscienza.
Il Cristianesimo imparato sul Vangelo, alla scuola di Gesù, non è fatto così. Il Cristianesimo è essenzialmente diverso, è incarnazione, cioè partecipazione assoluta, totale, fino in fondo e quando diciamo «fino alla morte» non è frase retorica ma chiarezza di Fede di credenti nel Figlio di Dio, morto nudo e dissanguato sulla Croce per la salvezza di tutta l'umanità.
E' impressionante questo nostro rimanere fuori dai vivi problemi del nostro tempo: manchiamo d'incarnare il Mistero della Verità e dell' Amore di Cristo nel tempo nel quale viviamo.
E è per questa non vivente presenza cristiana che il nostro mondo va avanti senza Amore. E sempre più quasi nessuno ormai crede nell'Amore cristiano come forza di salvezza per gli uomini.
I giovani hanno il coraggio di dirci che la colpa é nostra e non se la sentono di esserne conniventi, Quindi si guardano bene dal venire con noi e si disinteressano della «nostra» carità.


La Redazione


in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1960, Luglio 1960

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