Il libro della parola di Dio

"Chi disprezza me e non accoglie le mie parole, ha chi lo giudica: la parola che ha proferito, essa la giudicherò nell'ultimo giorno" (Giov. 12,48)

Giudichiamo spesso il Vangelo insegnamento e indicazione di un modo di vita e d'esistenza veramente meraviglioso, stupendo, ammirevole da ogni punto di vista.
Ma subito dopo il solito discorso ricco di tanto buon senso rimette a posto le cose: se tutti gli uomini vivessero secondo il Vangelo, la vita umana sarebbe un paradiso,
Costatazione esaltante la grandezza e la potenza della parola di Gesù giudicata capace di far felice l'esistenza umana sulla terra: non è poco verrebbe da dire. In certo modo è come un riconoscimento della divinità di Gesù: il miracolo di creare felicità vera e perfetta solo Dio lo può fare.
Nello stesso tempo però quel discorso è anche chiara costatazione che in fondo si fratta di una pura e semplice utopia. Come dire un sogno impossibile, un magnifico ideale ma irrealizzabile, cose stupende ma assurde.
E il Vangelo rimane qualcosa che non serve, roba da ammirarsi girandovi intorno alla larga come ai resti di una antica civiltà fermata e sepolta nei suoi sogni dal buon senso della storia.
Condannato ai margini della vita per la sua assoluta impraticità. Setacciato per raccogliere e sfruttare tutto quello che può servire. Ben chiosato arrotondandolo e aggiustandolo perchè vada bene per una passabile presentazione. Diluito per farlo entrare in una logica umana, meglio nei limiti ovattati del buon senso comune.
Interventi a non finire lungo i due millenni su questo povero e piccolo libretto fatto di poche parole semplici e disadorne, assolutamente privo di pretese scientifiche e letterarie, veramente Buona Novella raccontata ai piccoli, ai semplici, ai poveri, ai puri di cuore perchè possano vedere Dio.
Ho infinita gratitudine verso la Chiesa che mi ha custodito l'integrità di questo libro con dura, affettuosa, adorante vigilanza, A Lei devo la sicurezza che le parole che leggo sono come uscite allora, allora dalla penna dei quattro Evangelisti. In grazia della continuità ininterrotta della Chiesa, raccolgo dalle loro mani (e mi pare di vedere la gioia splendere nei loro occhi per avere scritto così bene di Lui) questi poveri fogli e sento la freschezza vivace e immediata della Parola pronunciata in questo momento, il fluire sereno e scorrevole d'infiniti misteri nel racconto dolce, familiare delle parabole, la forza violenta e terribile, come di tempesta che squarcia il cielo, delle minacce incombenti, delle predizioni lontane e come presenti.
Ecco: ho fra mano il Mistero del Pensiero, della volontà di Dio. Ne volto le pagine una dopo l'altra. E leggo. Ascolto.
Ma dopo non posso richiudere il libro con cura e rimetterlo in fila fra gli altri libri. Non basta nemmeno che coltivi nel cuore un senso di ammirazione e di stima e neanche è sufficiente un rimpianto lamentoso perchè il mondo non è fatto così.
Dio mi ha parlato se ho fede in quel libro. E la Sua Parola nel vuoto del mio nulla deve essere creatrice, Basterebbe che trovasse il vuoto del mio nulla. Invece trova del buon senso pratico, umano, incontra una mentalità individualistica, urta contro un egoismo a fil di logica, si scontra con posizioni conquistate come di ostrica sullo scoglio e non c'è nulla da fare.
Non è ancora finito l'eco della Parola nel cuore e è già stata sperduta dal venticello della propria superficialità e mediocrità spirituale e cristiana.
E il parlare di Dio rimane nel libro chiuso dentro la fodera di pelle della nostra prudente prudenza.
Rimane chiusa nel libro in attesa: perchè qualcuno è sempre venuto a leggerla e ad ascoltarla quella Parola così come è uscita dalla bocca di Dio. Leggere e accogliere la Parola guardando fisso e a fondo negli occhi di Chi parla per coglierne tutto il Pensiero senza paura.
Qualcuno viene e verrà ad aprire il libro e a leggere così.
Forse il Mistero dei pochi che leggono e raccolgono pura e intera quella Parola e dei molti che non leggono o leggono male, sta nel fatto che forse tutto è come un dramma. Un dramma però la cui "recitazione" è vita vissuta, reale, concreta, "dal vero".
Il dramma che racconta le vicende appassionanti dell'Amore di Dio per l'umanità.
Qualcuno è chiamato a leggere così come è ciò che è scritto. E è invitato a "recitare" cioè a fare altrettanto a rivivere ciò che ha imparato perchè quello non è un sogno, è un preciso modo d'esistenza, è un vero sistema di vita.
Accetta e il dramma si rinnova ancora una volta. Tutti gli altri assistono: guardano e applaudono o disapprovano, in ogni modo s'interessano. Quindi partecipano. Allora son anch'essi del dramma, ne fanno parte sul serio. Lo vivono. Allora non è un sogno, un ideale impossibile e assurdo. Dio si è fatto veramente Uomo, Dio sta rivendo ancora nel mondo una vita vissuta..
Questo Mistero del racconto della storia dell'Amore di Dio per gli uomini tutti, fatto continuamente carne e sangue, problema, esistenza umana.
Forse questo basta per la salvezza.
E' un fatto che le cose stanno avvenendo così da millenni.
Se Dio ti ha dato l'esigenza strana il bisogno profondo di leggere le Parole del Vangelo così come uscite in questo momento incontaminate e vergini dalla bocca di Gesù, leggile con coraggio, lasciatici andare senza paura, consenti che ti portino via in balìa del vento dello Spirito: le renderai vere e vitali, Verità e Amore di Dio rinnovato nel momento della tua vita e quindi nella vita dell'umanità.


don Sirio


in La Voce dei Poveri: La VdP luglio 1960, Luglio 1960

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