Il fatto di essere cristiani comporta, come primo e fondamentale dovere, il cercare il Regno di Dio. E cercarlo in noi prima di tutto, perchè poi attraverso il Regno di Dio fatto in noi possiamo realizzarlo nel mondo. Perchè è certo che non saremo noi, per le nostre capacità personali, per le nostre risorse culturali e le attrezzature temporali, per i mezzi umani ecc. che faremo venire il Regno di Dio nel mondo, ma sarà la Verità, l'Amore, la Grazia, il Mistero di Dio in Gesù Cristo a fare il Regno di Dio.
Perchè è certo che il Regno di Dio viene soltanto dal Regno di Dio. Come l'acqua dalla sorgente. La luce dalla luce. I frutti buoni dall'albero buono, direbbe Gesù.
Quindi il gran problema del Regno di Dio nel mondo è il Mistero del Regno di Dio dentro di noi, nei cristiani, nella Chiesa.
E' nel mondo se è in noi, è nell'umanità nella misura che è in noi. E' nella terra se è in questa zolla di terra.
Portiamo, connaturato col segno del cristiano impresso in noi, il destino di questa meravigliosa missione e di questa terribile responsabilità.
I termini di questo Mistero sono molto precisi e scoperti. Bisogna prenderne coscienza anche se possono spaventarci.
Io, tu, noi cristiani portiamo sulle spalle il peso del Regno di Dio in tutta la sua urgenza di realizzazione. Non scarichiamo questo peso sugli altri e nemmeno sul tempo futuro!
Perchè è vero che noi non dobbiamo lavorare, cercare cioè di fare qualcosa perchè il Regno di Dio venga domani o domani l'altro che sia. Noi siamo tenuti a che il Regno di Dio venga oggi, in questo momento, nel mondo. Bisogna che venga qui, nel breve giro del mio ambiente, nella momentaneità della mia esistenza. Perchè il Regno di Dio che verrà domani verrà soltanto in proporzione a quanto il Regno di Dio venuto oggi lo fruttificherà.
Il mondo di ora e il tempo con tutto il Mistero di Dio gettatovi dentro a fiumana dalla sovrabbondanza della Sua Bontà, non è per realizzare e mettere insieme cose, valori, presupposti e nemmeno misure di Grazia ecc. perchè poi da tutto questo complesso nasca il Regno di Dio.
Il mondo di ora, il nostro tempo, noi, la Chiesa, l'umanità, la sua storia... più tutto il Mistero di Dio, la presenza di Gesù e l'opera dello Spirito... deve essere Regno di Dio.
Quello che io cerco e compio e vivo non posso contentarmi che sia un preparare la venuta del Regno di Dio, deve essere Regno di Dio. Ciò che io sono deve essere pienezza, perfezione di Regno di Dio e non un offrire un contributo, dare un aiuto, una collaborazione perchè venga il Regno di Dio in un prossimo o lontano futuro.
La Chiesa è questo Regno di Dio nel tempo, in ogni tempo, e la Chiesa deve essere Regno di Dio compiuto, presente in ogni tempo.
E' per questo che ogni realtà, ogni valore, ogni metodo, ogni mentalità ecc. che immediatamente non può essere Regno di Dio, deve essere respinta anche se può avere come giustificazione il fatto di creare le condizioni per favorire il venire domani del Regno di Dio, perchè il Regno di Dio non verrà da ciò che non è Regno di Dio.
Ogni temporalismo, ogni arrivismo, tutto il carrierismo e poi i mezzi ricchi e tanta e tanta cultura, la potenza economica, politica, le importanze personali, la grandiosità delle opere, le attrezzature pastorali, l'attivismo d'apostolato, le saggezze umane, le prudenze di questo mondo, le diplomazie, il saper fare, le furbizie, ecc. ecc. si sa che non sono Regno di Dio, però sono sempre considerate come necessità pressoché assoluta per preparare e ottenere la venuta del Regno di Dio.
E' proprio strano: si cerca e si fa e ci si abbandona, confidandovi ogni speranza e ogni fiducia, in ciò che si sa che non è Regno di Dio (sarebbe veramente assurdo se si pensasse il contrario) credendo di lavorare così all'avvento del Regno di Dio nel mondo.
La povertà, l'umiltà, l'Amore, la Verità, la Giustizia, il cuore aperto, lo spirito universale, Dio soltanto ogni cosa, Gesù Cristo unico valore ecc. non è che siano i valori che fanno venire il Regno di Dio nel mondo, sono già essi stessi Regno di Dio.
Perchè dov'è povertà secondo il Vangelo, lì è Regno di Dio. Perchè quando tutto è umiltà e Amore a cuore aperto, allora è Regno di Dio. Ogni dono di sé, ogni offerta di Verità e ricerca di giustizia, è già Regno di Dio.
E' terribile pensare che da secoli stiamo cercando con ogni fatica di creare le condizioni, di stabilire i punti di partenza, gettare le basi perchè «domani» possa venire il Regno di Dio.
E da secoli rimandiamo a domani ciò che deve essere oggi, e nel frattempo né oggi né domani si sta facendo il Regno di Dio.
S. Giovanni Battista predicava che stava per venire il Regno di Dio e gridava di preparare le vie alla sua venuta. Ma poi testimoniò che era venuto. Perchè Gesù ormai era in mezzo al popolo.
Il Regno di Dio è Gesù. E è venuto. E' in mezzo a noi. Che cosa vuol dire cercare che venga il Regno di Dio? Non crediamo che Lui è venuto e che è in mezzo a noi?
Oppure pensiamo che il Regno di Dio sia qualcosa altro del Vangelo di Gesù, del suo Mistero?
E' una domanda terribilmente imbarazzante, ancora dopo tanti secoli, per la Chiesa e per la cristianità.
La Redazione
Ripensare a Papa Giovanni è lo stesso che fare un tremendo esame di coscienza. Ormai la sua figura (mi verrebbe da scrivere il suo Mistero) è entrata nella storia degli uomini come criterio di giudizio di valori, come unità di misura di autenticità e sincerità di valore umano e la sua spiritualità, il suo cristianesimo e quindi il suo pontificato è diventato pietra di paragone, per non dire pietra fondamentale, per giudicare se noi e il nostro tempo siamo o no in regola col Regno di Dio o, se non altro, di qualche utilità per la sua venuta nel mondo.
Mi volto indietro e guardo questo anno dalla sua morte. Non può non venirmi di giudicare questo anno della Chiesa, in base a quanto del suo spirito è continuato a essere anima dell'andamento pastorale della Chiesa, della sua presenza vitale nel mondo che questo vuol dire «la pastorale» cattolica.
Giovanni XXIII ha reso viva, d'una presenza misteriosamente vitale, la Chiesa nel mondo.
La Chiesa è tornata per Lui ad essere vivente fra gli uomini, mai testimoniata forse in misure così vaste e profonde. Valori umani di sensibilità umana, di vastità universale, di fascino di bontà che non potevano non suscitare l'interesse intorno alla Verità e al Mistero religioso che un tale uomo aveva formato fino ad offrirGli capacità d'incidenza così profonda e così universalmente intesa e accettata nella storia dell'umanità.
La sua morte ha colmato questa presenza di una misura tale di fascino che davanti agli occhi degli uomini perfino la morte ha reso dolce e bella, facendole perdere la sua realtà umana di tragedia, per un acquistare nella sua agonia una dolce serenità di pace, in un raccoglimento finale di tutta una vita per concederle una chiarezza perfetta di sincerità e di verità.
Qualcosa, è stato Papa Giovanni davanti al mondo, che ha fatto pensare ad una statura di esistenza umana in cui non può non essere scorta la potenza di Dio, la Verità del Cristianesimo, la dolce e misteriosa Bontà «di Chi ha fatto bene tutte le cose».
E' bellissimo che il popolo con le sue intuizioni meravigliose abbia quasi subito cominciato a chiamare Giovanni XXIII, Papa Giovanni e ormai questo nome è il suo nome. Vi è tanta familiarità, quasi un clima casalingo, è il nome del capo di una famiglia patriarcale, all'antica, e
vi è tutta la sua serena bonarietà, la tranquillità della sua pace, della sua dolce, imperturbabile fiducia.
Ma vi si sente anche e meravigliosamente la novità del suo essere il capo della Chiesa e quindi la novità che alla Chiesa è venuta (finalmente) di semplicità, di bonarietà, di bontà: soltanto, unicamente di bontà.
Perchè la Chiesa nel mondo con Papa Giovanni, nella sua visibilità, nel suo mistero temporale, storico, è apparsa un'altra, diversa, più vera, più secondo il Vangelo. Cioè una famiglia, un piccolo gregge ricco soltanto del Regno di Dio, una luce accesa unicamente per illuminare il mondo, un pugno di lievito in cerca soltanto di perdersi a lievitare la massa di farina per fare del pane buono, un pugno di sale per disfarsi e sciogliersi dovunque a dare sapore; la perla preziosa; il tesoro nascosto nel campo per il quale conviene proprio vendere tutto per possederlo; la pietra angolare che si lascia seppellire nell'angolo a sostenere tutto l'edificio della storia e della civiltà e del destino degli uomini.
Forse è perchè la Chiesa intera, universale avesse la possibilità di apparire al mondo così come è apparso Papa Giovanni, che lo Spirito Santo Gli ha suggerito di radunare il Concilio Ecumenico.
Non posso non angosciarmi nel più profondo dell'anima (e a un anno di distanza ancora di più di quando Lui se n'è andato, dopo aver portato veramente la Chiesa ad essere la città costruita sul monte di cui parla Gesù) non posso non angosciarmi per il tremendo problema che pesa sulla Chiesa da dopo la morte di Papa Giovanni.
Perchè la luce accesa può essere spenta o nascosta sotto il moggio e il sale può diventare scipito.... perchè Dio è veramente passato con Papa Giovanni a visitare la Sua Chiesa e a chiamare l'umanità e già S. Agostino diceva di temere Dio che passava...
Non so e non sono assolutamente all'altezza di giudicare l'andamento del Concilio Ecumenico. Ma non possa considerarlo nelle sue importanze per le discussioni avvenute nelle sue sessioni, per le costituzioni emanate o in via di emanazione: nemmeno riesco a dare tanta considerazione e valore ai movimenti di ricerca, di rinnovamento, di unificazione ecc..
Sento il Concilio unicamente come Papa Giovanni diventato Chiesa Cattolica. Perchè il Concilio è la chiamata, l'invito, l'esortazione, il comandamento da parte dello Spirito Santo alla Chiesa sparsa nel mondo, a diventare Papa Giovanni, a diventare e a essere nel mondo intero l'umanità e il Mistero di Dio fra gli uomini che è stato Papa Giovanni.
Se questo miracolo di universalizzazione di Papa Giovanni, fino alle misure dei confini della terra e alla profondità di tutto il problema umano, non avviene, la Chiesa non ha raccolto il suo momento di Grazia, lo Spirito Santo è venuto inutilmente, Dio è passato e non ce ne siamo accorti o addirittura l'abbiamo respinto.
Tante volte nella storia Dio ha visitato la Sua Chiesa (come un tempo il popolo prediletto) e in mille modi l'ha perseguitata perchè fosse sempre più la Sua Chiesa nel mondo. Ai nostri anni la Sua Visita è stata Papa Giovanni e la sua dolce bontà e il suo spirito aperto, il suo cuore spalancato al mondo intero, i suoi ideali immensi e bellissimi come i sogni di Gesù Cristo.... sono stati la dolce persecuzione con cui Dio ha perseguitato la Sua Chiesa e ciascuno di noi spingendoci avanti perchè Gli fossimo finalmente «testimoni fino agli ultimi confini della terra».
Un giorno - perchè è stato dono di valore inestimabile - Dio chiederà conto alla Chiesa (popolo cristiano, dal Papa, ai Vescovi, ai preti, fino all'ultima vecchietta) di Papa Giovanni. E la storia dirà se Papa Giovanni è stato accolto dal popolo cristiano, se la Chiesa ha saputo arricchirsene fino a tutta la misura dovuta, perchè «il Regno dei Cieli è come un piccolo seme, il più piccolo fra tutti, ma se cresce può diventare albero così grande fino a coprire tutta la terra».
E' impressionante come tre anni e poco più di pontificato di Giovanni XXIII abbiano avuto nascosta una potenza di vitalità da sviluppare, far crescere il Regno di Dio nel mondo fino a coprire tutta la terra.
E' un anno. E l'esame di coscienza che s'impone è impressionante. E' arduo dire quanto l'albero in un anno sia cresciuto. Se la massa di farina ha consentito al lievito di lievitare. Se il sale ha potuto continuare a dare sapore. Se la luce è stata lasciata sul candeliere a illuminare e se quelli di casa sono rimasti sotto la sua luce...
Ad ascoltare le voci che qua e là sempre più si fanno coraggio nel manifestare dissenso o timori o riserve ecc.. sembrerebbe che quasi a poco a poco si stia andando verso come una liberazione (mi verrebbe da dire, ma è terribile, una purificazione) da certo spirito di Papa Giovanni, cioè da certe credute, per così dire, eccessività di universalità, di ecumenismo, di stima degli uomini, di libertà da riconoscere, di valori da accettare ecc. ricomponendo tutte le cose secondo saggezza, riprendendo la normale via della diplomazia, riassettando le buone tradizioni e cercando progressi e aggiornamenti con vigilante prudenza.
A volte si ha paura che si vada sempre più operando una sistemazione «del Mistero di Papa Giovanni», per inquadrature in un tempo particolare, in congiunture speciali, da chiudere e concludere però con ogni cura e premura, togliendo via dal suo pontificato quella dolce e fermissima violenza di rottura, quella potenza di forza d'inizio, quel «miracolo» di tempi nuovi che questo vecchio di ottant'anni ha avuto, come missione personale, da compiere in questi nostri tempi tanto paurosamente tentati verso ripiegamenti compiaciuti o da pigrizie benedette dall'obbedienza, o peggio ancora, da paure e terrori anche di appena ombre di rischio, specialmente su un piano pratico, storico.
Che non succeda di relegare nella prigione di un tempo particolare chi invece ha avuto chiaramente il destino di spezzare il proprio tempo per allargarlo a visuali e importanze per tutto il tempo, fino all'eternità.
E nemmeno speriamo che accada di chiudere in una urna d'altare per accendergli candele davanti e costringerlo ad ascoltare tridui e novene, chi invece è molto meglio, perchè questa è la sua missione, che rimanga il buon Papa Giovanni a cui davano tanto fastidio la sedia gestatoria e i flabelli e le trombe d'argento e gli applausi della folla, per il desiderio e il bisogno di rimanere fra la gente sperduto fra tutti, uno di tutti. E' questa sua presenza umana che va salvata, è questo valore umano scevro da ogni ieratismo e da ogni misticismo la sua santità che sembrerebbe quasi sciupata se fosse «canonizzata» nella «gloria del Bernini», lui che è canonizzato nella gloria della gente umile e povera.
Bisogna che rimanga vivo fra gli uomini, continuato dal suo successore e dai vescovi del «suo» Concilio Ecumenico. Continuato dalla Chiesa che è stata con Lui, assai di più, cuore del mondo, speranza dei poveri, motivo di pace e quindi salvezza dell'umanità.
E noi che nel suo pontificato abbiamo ritrovato la gioia d'essere della Chiesa per la sicurezza che il nostro cercare non era inquietudine vuota, ansia di gente tormentata e angosciata per complicazione personale, ma era bisogno struggente di aria buona, di respiro aperto, di orizzonti illimitati: noi a cui Lui ha dato la pace della casa paterna e la gioia di sentire realtà ciò che era pazzesco soltanto sognare, perchè è stato con Lui che non ci siamo sentiti più pazzi o assurdi, gente della crisi, pericolosa, che cammina sempre sul filo... noi lo ricordiamo con profonda nostalgia.
Ora è un anno, e a volte ci sentiamo di nuovo soli a sognare e a rischiare. E' vero che tutto va bene, può darsi che tutto vada meglio, come i saggi e i prudenti e i lungimiranti stanno molto culturalmente sostenendo, ma noi della strada, della casa dalla porta aperta, noi senza sandali e senza borsa, noi che viviamo giorno per giorno e soltanto di speranza, spesso abbiamo paura.
Paura di tante cose, ma specialmente che Lui sia messo da parte, che sia il predecessore di «venerata memoria», il buon Papa Giovanni da additare come esempio di bontà, di semplicità, arguto e pio. Il Papa del buon popolo, credulone e sentimentale, ma popolo che dev'essere guidato con saggezza e fermezza, con mano forte e intelligente e furba.
Paura, ma specialmente paura di me, di noi, per una stanchezza che sempre più opprime, per un senso dell'inutile che sempre più sta crescendo, per un indebolirsi progressivo del coraggio delle proprie idee e per una voglia di starsene finalmente in pace, anche se pace qui vuol dire resa a discrezione ad un mondo che come prima condizione di pace impone e pretende di camminare al suo passo che è quello di parata.
Prego Papa Giovanni, a un anno dalla sua morte, che la paura non ci vinca e nemmeno la stanchezza e nemmeno lo struggente bisogno di pace perchè questa non sarebbe pace, né obbedienza, né umiltà e tanto meno fedeltà e Amore alla Chiesa e all'umanità.
don Sirio
Signore, Ti preghiamo, aiutaci.
Signore, Ti preghiamo, salvaci.
Il nostro egoismo può anche essere più forte di Te.
La mentalità del mondo ci sopraffa.
Ma crediamo nella Tua Onnipotenza
e nel Tuo infinito Amore.
Sappiamo che puoi vincere
se ci lasciamo prendere dal Tuo Amore.
E con tutta l'anima ci fidiamo di Te.
Sii più forte di noi.
Signore, vieni, colmaci della Tua Grazia,
Signore, ecco, non ti fermare, entra.
Ti aspettiamo, sicuri del Tuo Trionfo,
perchè Tu puoi vincere la nostra violenza.
Tu sai come forzare le nostre porte sbarrate
perchè Tu entri anche quando le porte son chiuse.
Ma non vogliamo costringerti alla forza.
Tu, che sappiamo credere così tanto all'Amore.
Te lo chiediamo noi di rubarci tutta la nostra libertà.
Portati via di noi tutto quello che vuoi.
E' già così bello sapere che qualcosa di noi
ti ha affascinato: che qualcosa di noi
hai intenzione di fare.
Ci basta, per dirti, stando in piedi
sulla porta di casa: è casa Tua,
vieni, Signore Gesù, vieni!
* * *
LA RONDINE
La rondine sfreccia
nera nel rosso tramonto
nel becco serrato porta
dell'erba: la vita pei
piccoli nati, ma l'acqua
spumosa del mare logora
la spiaggia pietrosa.
LA CORSA
Le nubi a frotte
passano lontano
come il pensiero
sciogliendosi senza
meta nel nulla.
Tu corri e la mia
mano invano si
tende nell'aria.
SOLITUDINE
Il fiore sul ciglio
della strada dondola
e chiama: non ti
scordare di me, ma
il baratro tra noi gettato
sempre ci allontana.
Nel buio si spenge
il suo colore. La sua voce tace.
Ornella Tomei
Posso scriverlo e testimoniarlo con serena e chiara sincerità, anche se in questo momento nella mia anima vi è la nebbiosa pesantezza del caldo estivo. Tutto ora mi è gravoso e soffoca come una stanchezza invincibile fino a diventare penosa tentazione di sconforto, di delusione. Sono i brutti momenti di come quando si ha sete e non si può non credere che all'acqua di una sorgente sotto la roccia, fresca di muschio. E' come quando si ha sonno (il sonno che ormai ha vinto perchè dorme già il cuore e il cervello e il mondo d'intorno è già tutto un sogno fatto di strana e assurda realtà), allora l'unica cosa che conti è lasciarsi cadere anche su un letto di pietre. E' triste il sopraffarci del bisogno dell'immediato, del concreto, del sensibile.
Ma è anche normale che succeda: la nostra condizione umana lo esige. E non bisogna assolutamente spaventarsene. Bisogna saper ascoltare - sia pure con un tremito di terrore nell'intimo dell'anima - il grido della carne come il vento a tempesta sulle cime delle montagne o il mare violento che si frange sugli scogli. Bisogna saper accogliere con serena pazienza, con dolcezza di Amore, le giornate nere dell'anima come la stagione cattiva per troppo freddo, per un cielo piovigginoso che non schiarisce mai, per un caldo soffocante che soffoca perfino il pensiero.
Perchè la nostra variabilità è spesso disperazione che sconcerta ma è anche, a pensarci bene, la nostra speranza di salvezza. Perchè oggi siamo così, ma domani possiamo essere diversi: sì, è vero, anche in peggio possiamo cambiare, ma anche in meglio: anzi mi sembra che cambiare voglia dire soltanto migliorare.
Posso scriverlo e è dolcemente bello testimoniarlo. Questa vita, questa esistenza è veramente diversa, un'altra cosa, perchè vi è Lui, Gesù. Da quando è venuto Lui (ma da sempre perchè prima tutto era nella speranza, nell'attesa di Lui) il mondo, l'umanità e le cose sono essenzialmente diverse.
Hanno acquistato una luce dal di dentro. La loro preziosità non è più per quello che manifestano o che possono dare, ma è per quello che coprono, nascondono, velano.
Il mondo è come una parola scritta o pronunciata: è bellissima la sua grafia e dolcissimo il suo suono, anche se è il rombo del tuono e del fulmine che sento esplodere in questo momento in un cielo di tempesta, ma il suo significato, la Verità che esprime, è adorabile.
E' un immenso Mistero Eucaristico questo mondo le cui apparenze valgono soltanto per il loro essere contenenti la sostanza di Dio, il Corpo, il Sangue, l'anima, la Divinità di Gesù.
Da dopo che l'Incarnazione è avvenuta, Gesù è nascosto, è dentro tutte le cose.
Lo incontro ad ogni passo, lo vedo dovunque, lo sento in ogni cosa.
Sì, è vero, è perchè sono innamorato di Lui, ma non è il mio Amore che lo rende presente, che crea la sua presenza con immaginazione amorosa. Il mio Amore per Lui è soltanto Fede che Lui è Dio. E' Dio fatto Uomo e quindi perchè questo è Mistero di Dio è a misure infinite, è a potenza onnipotenza, è a verità e realtà totali. Forse non credo abbastanza che il mondo è troppo piccolo per la Sua immensità, ma non soltanto per la Sua immensità di Dio, ma anche per la Sua immensità di Uomo. Perchè mi sembra d'intuire che la Sua realtà umana abbia acquistato possibilità di essere dentro a tutte le cose fino al punto che tutta la realtà creata ha in sé, dentro, sotto le sue apparenze, la realtà del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo.
Perchè la Redenzione da Lui compiuta mi pare che voglia dire la Sua presenza in tutte le cose e in ogni uomo fino al punto che tutte le cose (e ogni uomo) sono salvate perchè son Lui, il Figlio di Dio «per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza di Lui neppure una delle cose create è stata fatta».
Cerco Lui in tutte le cose. Cerco con tutta l'anima. Vi gioco tutta la Fede che mi è stata data. Vi getto dentro tutto l'Amore di cui sono capace. Non mi preoccupo di quello che posso rischiare. E alzo ogni velo. Frugo in ogni angolo. Entro in ogni segreto.
Non è alla mia luce che cerco, ma a quella che Lui ha acceso. Non può essere questa ricerca, è logico, secondo la mia ragione, né secondo quella degli uomini, ma è secondo le Sue ragioni, cioè sulla Sua linea, sulla Sua Parola, secondo il Suo mistero.
Ho deciso da tempo di fidarmi di Lui, di fidarmi soltanto di Lui e quindi di affidarmi a Lui.
Lo so che sono come un bambino che si lascia portare per mano. Come una pecora che ascolta la voce del pastore. Come un innamorato che crede soltanto all'Amore...
Può darsi che sia un'illusione. Un sogno bellissimo ma a vuoto come tutti i sogni che sogna la nostra voglia d'infinito. Può darsi che tutto sia sbagliato.
Sono felice allora di avere sbagliato. Di essermi ingannato. Di avere sognato. Perchè è un errore troppo vero. Un inganno troppo meraviglioso. Un sogno troppo realtà.
A volte quando penso al Paradiso per una voglia terribile che tutto ormai sia scoperto, posseduto, sicuro, mi pare che non possa essere vero perchè mi sembra che sia troppo, che sia troppo...
Posso scriverlo e testimoniarlo con chiara e sicura sincerità: Gesù è infinita gioia. Mi ha reso buone tutte le cose. Mi ha dato d'amare ogni uomo e ogni donna. Ha fatto vero quest'Amore. Ha liberato con misure infinite di libertà la mia povera e paurosa libertà.
E tanta luce al lumicino della mia intelligenza. Immensa e dolcissima poesia al mio fragile sentimento. Universalità di totale esistenza all'istante del mio vivere. Vastità grande come tutto il cielo e tutta la terra alla mia piccola zolla di terra.
Non so come dirlo e ho tanta paura che tu non capisca o peggio ancora che tu pensi che sia sentimentalismo sciocco, innamoramento assurdo, poesia a costo di tutto.... ma io ho gioia di Lui quando bevo un bicchiere d'acqua fresca. E' felicità di Lui quando guardo chi amo nella limpidezza degli occhi. E' contatto con Lui, è raccogliere e vivere la Sua presenza, è godere del miracolo della Sua Redenzione, è essere una cosa sola con Lui, è darGli di essere soltanto Lui, ogni volta che mi è data la gioia del volersi bene fra noi. E' cuore aperto al Suo infinito una nottata di stelle, immerso nel buio di una montagna. Dentro la primavera splende la Sua Resurrezione. Nella dolcezza dell'autunno è l'attesa serena e fiduciosa di Lui e negli alberi spogli e dolorosi dell'inverno è la Sua croce dolore del mondo. Tutta la luce e fuoco acceso nell'estate è così tanto Lui, il sole che è vita di ogni uomo e di tutta l'umanità.
E la Sua presenza diffusa dovunque, il Suo Mistero che tutto ha colmato, la Sua sostanza che sta dentro ad ogni cosa, non mi soffoca, mi libera invece, non mi schiaccia ma mi porta via con meravigliosa dolcezza, perchè non si impone ma mi si offre, mi si dona. Allora mi affascina, mi conquista e mi lascio andare alla Sua gioia profonda.
E' difficile raccontare come Dio sia motivo di gioia, come è difficile dire del sole che illumina e riscalda, dell'acqua che rinfresca, dell'Amore che colma e sopraffa.....
Non sono un mistico: ma soltanto due poveri occhi che vedono o meglio cercano di vedere senza fatica e senza sforzo, soltanto aprendosi e dolcemente guardando, dentro le cose, oltre la loro apparenza. Un povero cuore che cerca soltanto di essere aperto a tutto l'Amore perchè allora sa bene che soltanto Dio gli potrà bastare. Una piccola anima che ha scelto di credere fino in fondo che è Dio che ha creato il mondo e che Suo Figlio fatto Uomo se l'è fatto interamente Suo vivendolo e morendovi dentro. E ora tutte le cose e ogni uomo e tutta l'umanità sono le apparenze del Suo Mistero, del Suo essere Lui principio e fine e sostanza vera di tutte le cose.
E' gioia dolce, completa, sicura. L'unica pena è che tutta questa gioia di cui colma e trabocca l'anima mia, Lui l'ha dovuta pagare a prezzo di sangue e di Croce. Perchè io sia felice Lui ha patito.
Ma a volte guardo quella Sua immagine fatta tutt'uno con la Croce della mia chiesetta e anche allora è una grande gioia perchè quella misura infinita di dolore so bene che vuol dire misura infinita di Amore: non può che essere gioia, infinita dolcissima gioia sapere di essere cosi tanto amati, così tanto amati da Dio.
don Sirio
3 Maggio - E' verde il mattino / di maggio. / Ed io lo accolgo / con le mani aperte / come un dono. / Il dono che io viva / (avrei potuto non essere).
4 maggio - Ci sono giorni in cui la croce si dilata e le solite ferite si riaprono con nuovo dolore a perdere nuovo sangue.
12 maggio - La prima Comunione di Mario! C'erano gli angeli nella Chiesa e il cuore del mio bambino palpitava di amore e di grazia. Insieme con lui abbiamo tutti ricevuto il Signore.
12 maggio - Sono venuta a te / lungo il lucente / filo dell'Arno / che all'andata / era d'argento / ed al ritorno / d'oro fino.
Sono venuta a te / col dono d'amore / ch'è filo celeste / tra la terra e il cielo.
Chè così dobbiamo amarci / per essere riconosciuti / membra di Dio.
13 maggio - Sono ritornate le sere di maggio che tanto ci estasiavano quando il babbo viveva quaggiù, so che ancora viene con me e mi guarda. Mi guarda lungo le mura del giardino dove si arrampicano le rose, il suo fiore puro e misterioso.
15 maggio - Ore 6 tutta la notte una piccola lucciola ha palpitato sul mio tappeto di camera, l'aveva catturata il mio bambino (è splendido che il bimbo esca nella notte ad inseguire questo firmamento terrestre che fanno le lucciole di maggio), poi mi sono alzata presto per paura che la bestiolina morisse, l'ho raccolta con un cucchiaino e portata fuori. Sono insetti di rara bellezza, nel petto il colore bruno è rotto dalla striscia fosforescente, nel dorso sono rosse e nere. All'aria la piccola lucciola ha preso vigore e stanotte volerà sui campi di grano.
17 maggio - Il vento mi piace, col suo arrivo la terra si desta e parla, una voce hanno gli ulivi, una i susini, una i peschi e una le rose. Oggi è la Pentecoste e queste lingue assumono un valore liturgico, nel vento è lo Spirito con i suoi doni: intelletto, giustizia, sapienza, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio. Stasera Mario ha ricevuta la Cresima nel Duomo di Fiesole dove io mi sono sposata. Suono d'organo e di campane hanno intessuto passato e presente in gloria e lode.
21 maggio - Teresa che lavora in casa mia mi ha detto una cosa splendida: «io faccio ogni cosa con la croce dinanzi a me, è la mia preghiera questa croce, la mia ragione di vita, sempre me la vedo davanti nei lavori più lieti e nei più pesanti, sempre sempre la croce davanti a me».
23 maggio - Ora il giardino è al colmo della sua più fresca bellezza, le rose cadono dai muri le ondate rosse e gialle, nelle aiole palpitano le violette fitte, fitte, il prato ha ripreso il suo verde.
Capisco perchè il paradiso terrestre fosse un giardino.
24 maggio - Passeggiata stasera in quello che mio marito ha definito «viale di maggio in una sera di luna». Le lucciole volavano così basse da ingemmare l'erba delle prode.
28 maggio - La cosa più stupefacente di questi giorni è la bellezza del cielo. Il tempo è molto instabile cosicché ora avanzano nuvole grigie con splendidi bagliori, ora il nero di una tempesta, ora la chiarità di azzurri limpidissimi.
2 giugno - Ieri splendida gita a Camaldoli. L'Appennino era nel pieno fulgore del suo verde, lungo la strada cadevano le ginestre dal giallo intense salendo e scendendo era tutto uno scenario che s apriva contro il cielo. Così per la prima volta ho visto Camaldoli. Credo che sia molto comune la nostalgia per una vita di silenzio e preghiera in un monastero sulla cima del monte tra gli alti abeti: Julien Green ne ha fatto una fissazione, l'amico che avevo con me ci va periodicamente chiamato da questo sogno di vivere in un eremo, puri spiriti fin da quaggiù. Il pomeriggio siamo saliti dove sono le celle dei cenobiti e abbiamo visitato quella di S. Romualdo: un piccolo orto con la panchetta per guardar germogliare dei fiori e degli ortaggi e insieme il cielo che lì pare toccare la terra: nell'interno ci sono tanti piccoli vani per il caminetto, per la preghiera, pe lo studio. Avrei quasi pianto dal desiderio. I prati dell'eremo erano costellati di myosotis, ma la clausura non consentiva di entrare, l'Abate stesso è stato tanto umile da cogliere per me un mazzetto di fiori. Stamattina li ho dipinti e quel quadretto mi resterà infinitamente caro.
Ai monaci dell'eremo / Oh! fratelli che lassù vegliate / dove i prati sono di cielo / e gli abeti fanno siepe / a tutto il male del mondo.
Vorrei poter varcare la soglia / a me interdetta di clausura / e nel silenzio affondare.
Mi basta sapervi in solitudine. / E il mondo intero / nelle vostre preghiere / il suo pernio trova.
Grazia Maggi
Se vogliamo uccidere la religione sforziamoci di farla apparire come un gufo.
Voltaire
Solo quelli che sono capaci di amicizia, e non gli altri, possono interessarsi dal profondo del cuore anche al destino di uno sconosciuto.
Simone Weil
Per poter essere, come bisogna che sia, dappertutto, la religione, non solamente non deve essere totalitaria ma deve mantenersi rigorosamente sul piano dell'Amore soprannaturale che solo le si addice.
Simone Weil
Il gruppo studentesco ha condotto presso tre aziende la sua seconda inchiesta.
Ricorrendo l'anniversario della morte di Papa Giovanni, è stata scelta questa grande e indimenticabile figura di Papa, come tema dell'inchiesta.
E sembrato interessante conoscere il pensiero, il giudizio, le impressioni degli operai su argomenti riguardanti Papa Giovanni.
Nonostante la notevole difficoltà di alcune domande, vi sono state risposte assai chiare e specialmente espresse con totale sincerità.
Oltre alle risposte secondo il formulario delle domande, vi sono stati giudizi e considerazioni che riportiamo con assoluta fedeltà.
L'inchiesta viene offerta all'attenzione di chi volesse conoscere ciò che gli operai pensano intorno ad argomenti così particolari: ognuno ne ritragga le considerazioni che più riterrà opportune.
Ecco le 6 domande, con le risposte.
1 - HAI AVUTO SIMPATIA PER PAPA GIOVANNI?
138: sì - 3: no - 3: non hanno risposto.
2 - CHI SONO, SECONDO TE, QUELLI A CUI PAPA GIOVANNI NON E' PIACIUTO?
47: è piaciuto a tutti - 48: non hanno risposto - 29: i capitalisti e gli aristocratici - 8: partiti di sinistra - 3: partiti di destra - 3: partiti di centro - 6: i preti
- Piaceva a tutti, anche a quelli che non vedono bene la Chiesa.
- Qualche bacchettona, ma sono morte.
- Penso che sia piaciuto a tutti perchè era buono e giusto.
- Al grande capitale, che gli ha anticipato la fine.
3 - PENSI CHE GIOVANNI XXIII ABBIA AFFRONTATO CON SPIRITO NUOVO I PROBLEMI DEL MONDO OPERAIO?
139: sì - 5: no.
4 - QUAL'E', A TUO GIUDIZIO, LA COSA PIÙ IMPORTANTE FATTA DA PAPA GIOVANNI?
22: non hanno risposto - 33: il Concilio - 30: la pace nel mondo - 17: l'uguaglianza - 12: le encicliche - 8: visite ai carcerati - 2: l'umiltà e l'amore verso tutti - 13: aiutare i poveri e gli operai . 1: avvicinare alla Chiesa chi se ne è allontanato - 1: non ha approfittato dei benefici economici. Più persone hanno dato più risposte.
- Ha fermato la difficile situazione di Cuba col suo intervento.
- Avvicinare tutte le razze per intendersi e vivere veramente in pace.
- Non ha fatto nulla.
- Aprire una strada nuova per giungere al cuore degli operai.
- L'avvicinamento dell'umanità, era un progressista.
- Andare a trovare i carcerati i quali non hanno mai avuto una visita Papale.
- L'essersi avvicinato a due mondi, l'Occidente e l'Oriente, senza guardare la politica.
- Il dialogo aperto tra il mondo socialista e quell > capitalista: unico sistema per stabilire la pace nel mondo.
5 - CREDI CHE I PRETI FOSSERO D'ACCORDO CON L'OPERATO DI GIOVANNI XXIII?
29: sì - 56: no - 51:alcuni - 8 non hanno risposto.
6 - PENSI CHE IL NUOVO PAPA PAOLO VI STIA PROSEGUENDO L'OPERA DI GIOVANNI XXIII?
38: sì - 57: no - 24: forse - 14: in parte - 9: non hanno risposto.
- No, mi sembra che prenda in giro la gente.
- Sì, però come un impiegato di prima categoria, cioè non con semplicità, come apparivano le cose di Papa Giovanni.
- Lo spero perchè l'opera di Giovanni era molto giusta e saggia.
- No, perchè è falso, perchè è borghese e non può essere vicino agli operai; è uguale a Pacelli.
- Sì, nel senso cattolico ma non nel senso dell'operaio.
- Sta seguendo le stesse orme ma troppo con politica e non con spirito di lealtà che l'altro aveva.
- No, disse di voler seguire il suo illustre predecessore ma i fatti dicono il contrario.
- Assolutamente no. Benché tenti con ogni tattica di imitare Papa Giovanni.
- No (lo dice ma non lo fa).
- Sì, ma non riuscirà a fare quello che ha fatto Papa Giovanni.
- No, nella più profonda semplicità, però un poco ci si avvicina, l'altro era più modesto.
Gruppo Studentesco
(da "Il nostro lavoro" periodico operaio di Viareggio)
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455