LA VOCE DEI POVERI: La VdP aprile 1963

Elezioni politiche e angosce di cattolici

Questo nostro povero foglio non deve occuparsi di cose politiche. Siamo d'accordo e difatti non ce n'occupiamo mai, anche perchè per i poveri - di quattrini e d'importanza personale - è tempo perso occuparsi di politica. La loro voce è come gridare nel vento e i loro problemi battono e ribattono come le onde sulla spiaggia del mare, rifrangendo sempre inutilmente la stessa acqua salata.
Soltanto la storia è buona alleata dei poveri, del popolo, della povera gente. Perchè la storia gli uomini anche politici non la possono fermare. E non riescono a fermarla nemmeno i potenti dell'industria, i magnati della ricchezza, i capitalisti della grande economia. La storia è acqua che scivola dalle mani di tutti e va avanti per conto suo. Chi pensa di essere lui a guidarla è come un pazzo che creda di tenere al guinzaglio la luna.
E' meraviglioso contemplare la libertà della storia. La sua indipendenza che arriva ai suoi misteriosi divenire non soltanto nonostante gli uomini, ma addirittura per mezzo degli uomini fino al punto che gli uomini - piaccia loro o no - ne sono umili servitori, poveri strumenti, mezzi obbligati.
Per noi credenti questo mistero della storia è esperienza scoperta e vissuta della presenza di Dio nel mondo. Perchè la potenza della storia è il Suo Pensiero che deve compiersi, è il Suo Regno che deve farsi, è la salvezza che deve sempre più realizzarsi.
E' per questo che noi cerchiamo di essere obbedienti alla storia seguendola con Amore e fedeltà, con un profondo senso di adorazione, offrendoci in serena, docile e gioiosa partecipazione.
«E' venuto il tempo in cui né su questo monte ne in Gerusalemme, adorerete il Padre... ma viene il tempo, anzi è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e Verità...» (Giov. 4, 23 e ss.).
Bisogna che la Fede vinca la paura delle incertezze dell'oggi e del domani e l'Amore cristiano deve darci la gioia del rischiare la ricerca della Verità, in campo aperto, fuori da ogni castello fortificato.
Non è più un invito fatto da avventurieri dello spirito, da scontenti per inquietudine cronica, da guastatori d'avanguardia. Anni fa (e sono così pochi!) tutto era fatto a barricata con croci issate contro il nemico. Il clima era di battaglia ravvivato e sostenuto da inni crociati. Il cuore gonfio di ardore guerriero, ci voleva poco per sentirsi colmati di gloria, aureolati di eroismo, difensori della Fede, salvatori dell'umana civiltà.
Forse per un cristianesimo povero di autenticità e di profondità, incapace di affrontare il momento veramente drammatico per importanze di svolte decisive, non fu possibile, per la sua salvezza, che il ricorso alla miseria dell'epica umana esaltata a impegno cristiano, a eroismo cattolico, ma non poteva e non doveva durare come modo ordinario e normale di affermazione e di trionfo del Cristianesimo. Le vie di Dio - e il Mistero di Gesù ne è autentica testimonianza e garanzia - non possono che essere infinitamente diverse dalle nostre.
Di là dalla barricata bisognava accorgerci che vi erano dei fratelli e le croci issate a vessillo non potevano essere contro di loro, ma anche per loro.
E d'altra parte chi si era unito a formare l'esercito schierato a battaglia, poteva darsi che lo avesse fatto non soltanto per amore di Cristo, ma anche per salvaguardare i propri privilegi, per difendere la Fede ma anche il capitale, la Chiesa ma anche il latifondo, la felicità del Paradiso ma anche e forse assai più, il benessere su questa terra.
Insomma una grossa accozzaglia di gente venuta a dare manforte perchè la barricata reggesse.
Siamo al punto, o almeno sembra di esservi vicini, in cui certe alleanze giustificate dal momento e capitate forse senza cercarle, si stanno dissolvendo.
E' male che ognuno prenda la sua strada e difenda quel che crede di dover difendere con i propri mezzi?
E' male che finalmente vengano affermati certi valori con limpidezza cristallina, liberati finalmente da ciò che non ha niente a che fare con questi valori, ma che anzi sono forse l'opposto?
E' male che il cattolico finalmente si trovi nella condizione di dover scegliere tra la Fede e il Capitale?
Per quasi vent'anni lo sforzo è stato tremendo per tagliar via dalla Comunione della Chiesa chi faceva all'amore col marxismo e col comunismo. E i mezzi sono stati molteplici e spesso strani e assurdi. E tanta angoscia ha travagliato l'anima di povera gente costretta a scegliere tra la benedizione della casa e la tessera comunista.
Ma la storia guidata dalla onnipotente pazienza di Dio, va avanti.
E ora è cominciato il tempo in cui il disagio si fa sempre più sentire in certi ambienti cattoliconi dove la scelta è fra l'obbedienza ai Vescovi o alla Confìndustria, fra la fedeltà a Cristo o al Capitale, fra Dio o Mammona (direbbe Gesù, perchè l'alternativa fondamentale del Cristianesimo comincia a essere attuale, a questi nostri tempi, su un piano sociale, come forse non mai).
E la scelta è sicuramente durissima. E i tradimenti saranno senz'altro moltissimi.
In ogni modo è magnifico e Dio sia lodato, che la difesa degli interessi materiali, la protezione della civiltà del capitale, la salvezza del privilegio, la possibilità del gran lusso, la sfacciata differenza di classi ecc. non sia più abbinata, per disgraziata forza di cose, alla difesa della Fede, della Chiesa, del Vangelo ecc.
Appena, appena hanno avuto sentore di non poterci più contare in modo assoluto, di non aver più il Cristianesimo a totale servizio, dicono di andarsene altrove.
E va bene, perchè sempre più deve venire il tempo in cui «la scure è posta alla radice degli alberi. Ogni albero dunque che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco» (Mt. 3, 10).
E ogni volta che il tempo e la storia maturano scelte di Verità e di Giustizia, i poveri non possono non rallegrarsi ed esultare: è segno chiaro che Dio è fra gli uomini a guidarne i destini. E spesso sembra di avvertire la dolce forza della Sua mano e il respirare paziente, sereno e onnipotente del Suo Amore.


La Redazione

Meditazione di primavera

La primavera quest'anno è arrivata un po' stanca. L'altro giorno l'ho trovata ancora coperta di neve: uno strato leggero e soffice come un velo bianco di sposa a nascondere una fecondità segreta e verginale, ma pronta, colmata, traboccante.
E lungo il sentiero, fra gli alberi nudi, nel sottobosco riposava ancora la primavera, ma odorava già di muschio, di terra fradicia eppure viva, quasi calda, sotto le foglie di rame vecchio dell'anno scorso. E un fiore dai petali viola, aperti a calice, aveva bucato una foglia larga di castagno e splendeva di calore e di gioia sul poggio bagnato di sole. Mi sono fermato perchè era il primo fiore del bosco e ho guardato il nascere del mondo, la prima luce, il primo giorno del tempo. Mi ha dato lo stupore del nuovo come qualcosa mai visto, lo svelarsi di un mistero e sono rimasto come affacciato sull'infinito.
Oggi un operaio è arrivato correndo a dirmi che gli era nata una bambina e non riusciva a parlare, emozionato quasi spaventato e diceva e gli occhi aveva pieni di lacrime: una bambina, una bambina e è corso via in bicicletta e lo vedevo, impacciato e sgomento, a guardare nel lettino dell'ospedale la sua bambina. Il fiore dai petali viola sul poggio aveva bucato una foglia per splendere al sole.
La primavera è stanca ma è forza violenta che urge dalla terra e passa nella carne degli uomini e fiorisce una bambina. E fa azzurro il cielo e appassionata la luce del sole.
E' l'unica onnipotenza racchiusa nel mondo e che mai si esaurisce perchè attinge ad una Volontà immutabile d'esistenza, ad una decisione di vita sempre attuale e presente. Tutto vive della vita del primo giorno perchè ha in se, conservata intatta, tutta la Grazia di quel Mistero. E' veramente buona e sacra e santa questa terra, questo universo nel cui seno palpita la forza misteriosa dell'Onnipotenza di Dio a germinare continuamente la vita. E' un grembo verginale per l'espansione della vita da una comunione con la Fonte inesauribile dell'esistenza.
Non sono forze fisiche o combinazioni chimiche, ritorni o passaggi di movimenti siderali, non è gioco perfetto di costellazioni comunicante esattezza d'obbedienza fino al fiore che buca la foglia per aprire il viola del suo calice al tepore del sole e fino alla bambina che il babbo guarda nel lettino bianco, rigirandosi, sbalordito, il berretto fra le mani come qualcosa d'impossibile.
Perchè tutto è corpo materiale di un Anima nascosta, tutto è realtà fisica di un Mistero dello Spirito, tutto è segno di Dio. E forse, può essere detto, che tutto è sposa. Tutto è stato fatto perchè vi sia accoglienza, oggetto di offerta, motivo di Amore, dono di Bontà e quindi nascita di vita.
Tutto è strada perchè vi è Chi vuole camminare. Oceano per una barca senza porto d'arrivo all'infuori di quello di partenza, sospinta da un vento, dolce e forte, senza stanchezze. Energia in espansione senza ritorni e inesauribile perchè tutta rimane nell'infinito dal quale nasce e per il quale è. Tutto è veramente Grazia perchè di tutto è unicamente causa l'Amore.
Questo è lo spazio vero che tutto contiene e di cui è impossibile darne la misura. E tutto contiene perchè in tutta la realtà creata è dentro a penetrarla in profondo fino al punto che forse ciò che è materiale è soltanto una forma misurabile di questo spazio. Realtà spaziale dimensionata per contenere oggetti avvicendati in uno svolgimento fatto di tempo. Questo mondo, la terra, gli uomini e il tempo cioè il loro muoversi dentro lo spazio.
Penso che vi debbano essere intuizioni, visioni quasi del mondo, della realtà materiale da rendere impossibile anche il solo distrarsi da una attenzione viva di Dio. La creazione è realmente manifestazione di Lui, ma non esterna e soltanto indiretta e mediata, qualcosa che mi richiama il pensiero di Lui. La sento come immenso, misterioso Sacramento che mi comunica la conoscenza e l'esperienza del Suo Essere, che mi dà, in qualche modo, il Suo stesso Essere.
La creazione, il mondo, la realtà materiale è l'inizio di una linea che nasce dal personale Mistero di Dio e è questa linea la Rivelazione e l'Incarnazione e il Cristianesimo e la Chiesa. Dio che si precisa, per così dire, nel Suo espandersi e donarsi fino all'offerta personale di Se stesso nell'Incarnazione, nel Suo farsi Uomo. E' Materia, è Parola, è Uomo, è Pane, è Chiesa, è Storia nel farsi incessante del Regno di Dio...
E' realtà visibile contenente sempre più l'Invisibile. E' questo mondo che è apparenza del mondo di Dio. Sono io, tu, gli altri, le cose, l'universo, ma è Lui, Dio, di cui tutto è velo, e contenenza e sacramento.
Mi pare di capire perchè Gesù ha scelto l'acqua per il battesimo, l'olio e l'imposizione delle mani per lo Spirito Santo, del pane e del vino per la presenza nel tempo del Suo Sacrificio e per nutrirci del Suo Corpo e del Suo Sangue...
I sacramenti nella loro materia e forma sono per la contenenza e la comunicazione del Mistero di Dio, in modo diretto, immediato e sostanziale e hanno una logica meravigliosa se appena pensiamo alla fatica della materia a comunicarci quello che del Mistero di Dio le è stato nascosto nel seno profondo al momento della Creazione e nel suo farsi attraverso l'evoluzione.
Il Cristianesimo ha scoperto il valore del mondo perché ha dato alla materia il suo scopo: dare ciò per cui è: Dio.
E penso in questa primavera, forse perchè è così stanca a venire, a trionfare, a sbocciare, che non è senza significato colmato di adorabile Mistero, che il Figlio di Dio fatto Uomo, entrato nel mondo perchè l'universo avesse il Suo Dio fatto di carne e sangue, materia vivente, abbia patito e sofferto la Sua passione e morte in tempo di primavera, nella stagione in cui la terra è scossa dal fremito violento e appassionato della Creazione che continua con le sue energie segrete a spingersi avanti verso la sua misteriosa perfezione.
Entra in questo scorrere dentro la terra dell'onnipotenza di Dio Creatore la forza infinita di Dio Redentore perchè sia viva e operante la Grazia di Dio santificante tutte le cose e ogni vita e tutta l'esistenza. Tutto è veramente sopraffatto da Lui, l'unico Dio, e tutto va verso l'unificarsi in Lui perchè l'esistenza è un punto. Unico è l'Essere. La sua espansione materiale è soltanto Bontà fatta Materia per virtù di Amore. Come Dio si è fatto Uomo per opera dello Spirito Santo. Creazione e Incarnazione sono opera dell'unico Dio. Anche passione e morte e resurrezione del mondo e quindi della storia degli uomini sono tutt'uno con la passione e morte e resurrezione del Figlio di Dio fatto Uomo, Gesù. Vi sono identità misteriose, invisibili, ma reali e si stanno compiendo ogni giorno finché tutto sia anche visibilmente ciò che è sostanzialmente, soltanto Dio. Lui solo Valore assoluto. l'Unico.


don Sirio

"Aspettami"

M'ha detto: «Aspettami» e m'ha lasciato
in questa Chiesa fredda. Perchè sono solo,
e nessuno mi può dire come lei m'ha detto
«Aspettami», io resto qui; e perchè il caldo
senso della sua mano bianca di signora
mi è rimasto sulla fronte, e ho fame,
e lei ha promesso di darmi da mangiare.
Ho freddo, tanto, e non posso star fermo.
Ma vicino alla candela che non scalda
mi sono fermato, perchè ho visto quei piedi secchi,
sporchi e con il sangue a croste,
fissati lì a mezz'aria da un chiodo lungo
contro un legno. Nudi.

Ti chiami Cristo, lo so.
Gesù Cristo, dicevano anche quelli della carovana:
Gesù, Cristo, Signore,
Gesù Bambino col visetto rosa;
ma no coi piedi neri, a croste!
Ora... chi sei?
Perchè ho fame, io, con le mie scarpe,
rotte, sì, ma scarpe che parano l'acqua ghiaccia,
eppure tu sei scalzo e sei Signore?
Prima, ho veduto un ragazzo come me:
correva, mangiando una banana

(lo sai tu se è buona la banana?),
io ho fame e non ne ho mai mangiate.

Cristo, Gesù, chi sei?
A piedi nudi no, che non sei un signore.
Guarda, io me li spoglio:
lo vedi il segno di quella sassata
che schioccò via dal solco della ruota?
E' come il foro del tuo chiodo,
ma questo qui è guarito:
e il tuo, fa sempre male?
No, tu non sei un signore.
Se ti dicono «Aspettami» ed hai fame,
senti anche tu come un urtare di terra con le stelle,
e il sole che non scalda a un tratto
si fa fuoco, e vedi strade e siepi con le more,
che poi si fanno spine per ferirti,
e sulla strada vuota, bianca, lunga,
solo una foglia gialla che salta
stanca, nel vento che l'impolvera?
Senti, tu, che sei solo
e per la prima volta sai che vorresti giocare
coi bambini nei borghi
ma non hai amici, mai,
e nella carovana ti va negli occhi
il fumo, mentre lui ti bastona
e tu piangi per quello, e per la rabbia?

Per te, peggio: t'hanno inchiodato.
Se vuoi, cammina coi miei piedi
sulle strade di nessuno, e di tutti,
perchè tu sei povero come me;
e come me signore,
quando puoi godere della fresca acqua
dei fiumi, della luna chiara,
degli alberi, dei fiori e delle stelle,
o dormi sotto i ponti
e quando t'alzi non t'hai da fare il letto.
Vedi? Lo so chi sei
Cristo, Gesù dai piedi sporchi di sangue:
sei come me, sei un povero...

...e sei pane,
m'ha detto lei mentre mi porge da mangiare,
ma io, non so perchè, non ho più tanta fame.
Solo voglio tornare a dirti: «Aspettami,
(quelle parole per cui t'ho incontrato
e ti sei fatto amico), aspettami, Gesù!».


Maria Ridolfi

La Messa sul mondo

Poiché, una volta ancora, Signore, non più nelle foreste dell'Aisne, ma qui nelle steppe dell'Asia, io non ho né pani, né vino, né altare, ecco che io mi innalzerò, al disopra dei simboli, sino alla pura Maestà del Reale, e vi offrirò, io vostro sacerdote, sull'altare di tutta la Terra, il lavoro e il dolore del Mondo.
Il sole, laggiù, ha appena illuminato l'estrema frangia del primo Oriente. Una volta di più, sotto l'increspata giacenza dei suoi fuochi, la superficie vivente della Terra si sveglia, freme, e ricomincia la paurosa fatica. Io collocherò sulla mia patena, o mio Dio, la messa tanto attesa di questo nuovo sforzo. Verserò nel mio calice il succo di tutti i frutti che oggi verranno frantoiati. Il mio calice e la mia patena, sono le profondità di un'anima largamente aperta a tutti gli sforzi, che in un istante stanno per innalzarsi da tutti i punti del Globo e per convergere verso lo Spirito. Venga quindi tutto intorno a me il ricordo, e la mistica presenza, di tutti coloro che ora la luce sta svegliando per una nuova giornata!
Signore, uno a uno io li vedo, e li amo, coloro che voi mi avete dato come sostegno, e come splendore della mia esistenza. Uno a uno, anche, io voglio enumerarli, i componenti di quest'altra
cara famiglia, che hanno messo insieme, poco a poco, attorno a me, e partendo da elementi disparati, le affinità del cuore, della ricerca scientifica, del pensiero. Più confusamente, ma tutti senza eccezione, io li evoco coloro la cui anonima truppa forma la massa senza numero dei viventi: quelli che mi stanno vicini e mi sopportano senza che neppure li conosca; quelli che vengono, e quelli che se ne vanno; coloro soprattutto che, nella verità e nell'errore, nel loro ufficio, nel loro laboratorio e nella loro officina, credono al progresso delle cose, e oggi stesso inseguiranno appassionatamente la luce.
Questa moltitudine inquieta, turbata o separata, la cui immensità ci fa paura, - quest'Oceano umano, che nelle sue lente e monotone oscillazioni mette l'ansia nei cuori anche più credenti, io voglio che in questo momento il mio essere faccia eco al suo murmure profondo. Tutto quello che crescerà e si accrescerà nel Mondo, lungo il corso di questa giornata, ma anche quello che decrescerà e andrà morendo, - ecco, Signore; quel che io mi sforzo di racimolare in me per farvene offerta; ecco la materia del mio sacrificio, l'unico del quale voi avete desiderio. Un tempo, nel vostro tempio venivano trascinate le primizie dei raccolti e il fiore degli armenti. Ma l'offerta che voi veramente attendete, quella della quale avete, ogni giorno, misteriosamente bisogno, per soddisfare la vostra fame, per esaudire la vostra sete, non è altro che l'accrescimento del Mondo travolto dall'universale divenire.
Ricevete, Signore, quest'Ostia totale, che la Creazione, spinta dal vostro richiamo, vi presenta in quest'alba nuova. Questo pane, il nostro sforzo, non è in sé, io lo so, che una immensa disgregazione. Questo vino, il nostro dolore, non è ancora, ahimè, che un beveraggio dissolvente. Ma, al fondo di questa massa informe, voi avete messo - ne sono certo, perchè lo sento - un irresistibile e santificante desiderio, che finisce a farci tutti gridare, empi o fedeli: O Signore, fateci, di tutti, uno.
Perchè, in mancanza di uno zelo spirituale e della sublime purezza dei vostri santi, voi mi avete dato, mio Dio, una irresistibile simpatia per tutto quello che si muove e si sommuove nella materia oscura, - poiché, senza rimedio, io riconosco in me, più che un fanciullo del Cielo, un figlio della Terra, io salirò, questa mattina, col pensiero, là sui luoghi più alti, carico di speranze ma anche di miserie di questa mia Madre; e là, forte di un sacerdozio che voi soltanto, così io credo, mi avete dato, su tutto quello che nella Carne umana si appresta a nascere o a perire sotto il sole che sale, là io invocherà il Fuoco.






P. Teilhard de Chardin
(dal Vol. «II Gesuita proibito» di G. Vigorelli - Ed. Il Saggiatore)


Tempo di passione

Anch'io non sono povero

Incerta luce dell'alba in Ospedale. Sona prossimo ad un Figlio, uomo maturo, chino sul proprio Babbo, morto da alcuni istanti. "Come posso non amare mio padre - mi diceva singhiozzando - oltre tutta una vita dedicata a me, quando, rastrellato stavo per essere avviato ai lavori, si presentò alle SS. per sostituirmi, lui povero vecchio, data la mia cagionevole salute".
Offerta totale di se stesso: amore di un Padre.
Due Piccoli Fratelli di Gesù nel mese di Febbraio 1963 hanno donata la loro vita ai Lebbrosi in un Ospedale di Ankara. Coscienti che domani potrebbero ripetere con P. Damiano, in gioia sofferta, «NOI Lebbrosi».
Impegno d'amore totale coll'uomo: Carità di Preti di Gesù.
Fra i lebbrosi per tutta la vita! E' incomprensibile a uno come me che in questi giorni ha tremato per l'esito di una radiografia.
Su quel lettino, in una stanza «lunare», imponente, intimidito dal parlare sommesso delle infermiere, indifeso allo sguardo indagatore dei Dottori, docilissimo ad ogni distaccato comando, ho cercato, finalmente, di non pensare a me. Quanti pellegrini del dolore (poetico commentare "Beati quelli che piangono") trascorrono o hanno trascorso parte o tutta la vita fra ore di attesa, visite controlli, in anonime corsie o stanze paganti! Scontano ogni giorno una esecuzione capitale da anni sommessamente inflitta!
Ombre vaghe hanno preso, piano piano, forma di un volto preciso nella mia memoria, e i lamenti non più umani, di una povera creatura lacerata da un tumore continuano a pesarmi sul cuore. Presso di loro, da tempo, non ha parole questo prete senza consolazione.. infatti non l'ha sofferta, "scontata vivendo". Io che ogni giorno devo vivere di questa mistero di abiezione e di dono! Io che devo completare in me ciò che manca alla passione di Cristo!
«Verrà, vedrai, il tuo momento». Proprio qui la mia inquietudine.
Non sono povero da accettarlo. Egoismo e ribellione. Minutamente informo gli altri dei miei sciocchi dolori, delle non meritate umiliazioni, del poco conto in cui è tenuta la mia «umile» persona. Spreco le occasioni d'oro, non so soffrire in silenzio.
In questa settimana Santa ho osato (è da anni) pormi dinnanzi a Cristo Gesù: a Cristo Gesù del Calvario, dei Sanatori, dei Lebbrosari, all'Uomo dei dolori dal passo incerto dei Poliomelitici, dallo sguardo indefinito dei Pazzi. Non ha, decisamente, sembianze d'uomo, eppure io, il vigliacco, umiliato per la mia ricchezza, in quelle piaghe ho baciato (miracolo di fede!) la sofferenza di tanti Fratelli miei, i veri poveri del Vangelo.
Venerdì Santo. Nella mia chiesetta, rivolto al popolo di Dio, ho cantato in tona sommesso «Ecco il legno della Croce» per tre volte: necessaria insistenza e precisazione, dovevano comprendere bene, senza equivoci: «Vi parlo di Lui.... sempre Lui (purtroppo), Cristo Gesù. Voi non potete vedere in me, suo amico intimo, l'uomo tanto povero degno di stare attaccato a quel patibolo infame «e adorabile».
Eppure fra coloro che, in ginocchio, seguono il rito d'Amore e di morte ve ne sono alcuni che dovrebbero prendere il mio posto.
I Poveri sul serio! P... cieco per una mina esplosa nel suo duro lavoro di cavatore, G.... con un tumore attanagliato alla gola, M... povera vedova che sgobba tutto il santo giorno per i suoi figlioletti... Venite qui sull'altare, spetta a Voi annunciare la Croce di Salvezza, io non ne sono degno.
«Noi lebbrosi» Per tutta la vita «Prendete me».
Motivi di passione per questa mia Settimana senza passione: crudamente essi hanno spazzato i facili orpelli di cartapesta del mio vittimismo.
Sorpreso, avvilito, mi sono trovato a faccia a faccia con la mia verbosa ipocrisia.
A sera, solo, davanti al Crocifisso, umiliato da questa ricchezza, da cui non so distaccarmi, ho detto, impaurito «Signore dammi coraggio nella mia ora della «Tua» croce»: in quel momento, Dio perdoni la presunzione, mi sono sentito un povero, il meno degno.


don Rolando

La poesia dei giorni

9 Marzo - Ho visto due films tanto discussi: «Fellini 8e1\2» e «Viridiana». Tutto si muove e c'è ribellione quando i problemi cruciali sono impostati nella loro crudezza. Nessuno desidera andare in fondo, l'illusione, che Leopardi tanto deprecava, è sempre il più desiderabile narcotico.
11 Marzo - Oggi ho avuto inaspettata la visita di un amico. Ho capito solo dopo quanto ne avessi bisogno.
L'amicizia è l'amore puro, libero da ogni legame di sangue, di convenzione, di necessità. Con l'amico possiamo stare insieme e poi lasciarsi senza che niente muti nella nostra vita, la frattura o la lontananza da ogni altro amore portano sconvolgimenti di cui abbiamo paura, allora viviamo attaccati al giogo.
L'amicizia, invece, è libera, e la libertà è la nostra più vera sostanza.
15 Marzo - Mi è arrivato un libro di lontano, aperta, a caso, una pagina, vi era sottolineata questa frase: «Dio ama tutto ciò che ha messo fuori di se nell'esistenza. La Genesi ci dice che trovò che «tutto era buono». Dio ama tutte le realtà secondo il valore supremo della creazione materiale, l'uomo immagine di Dio nello spirito, l'uomo capace di volgersi liberamente verso il suo creatore».
C'è, al di sopra di noi, una trama provvidenziale che può far arrivare un libro in quel dato giorno e aprirlo anche in quella data pagina.
21 Marzo - Giorno del mio compleanno, triste per quanto è possibile, ma sempre per quella trama di provvidenza, che sorregge il nostro vivere, è arrivato un inatteso telegramma d'oltremare.
22 Marzo - Oggi ancora mio compleanno perchè sono nata in bilico tra questi due giorni. Ho avuto un altro dono splendido d'amore come i primi fiori che coprono i rami e rivestono i prati.
6 Aprile - Ritorno da una clinica, dove sono stata ricoverata a Roma, sono totalmente disfatta, ma pure bisognerà ricominciare perchè oggi la mia casa è stata benedetta e vi sono entrati gli Angeli.


Grazia Maggi

Cristianesimo impossibile

Elezioni: i Vescovi i ricchi e i poveri

Allora, a quei tempi, e poi sempre ogni volta che capitavano le elezioni, tutto il martirio di una pesante responsabilità cadeva sulla coscienza dei poveri, degli operai, del popolo. E tutto il volume della propaganda, dalle tonnellate dei manifesti, al gridare dei comizi, alle pressioni del clero, agli impegni delle organizzazioni cattoliche fino ad uno sfarzo immenso di opera di convincimento capillare, anima per anima, coscienza per coscienza, tutto questo macchinismo propagandistico era per aiutare i poveri a vincere la tentazione comunista.
Tentazione illusoria, d'accordo, speranza vana e controproducente, è vero, ma il voto comunista o socialista aveva l'allettamento di un cambiamento di cose che male che potessero andare, in fondo, non avrebbero potuto peggiorare gran che la situazione di chi stava già male.
Ma i motivi personali dovevano essere superati, così le proprie opinioni, bisognava preoccuparci del bene comune, vi era una civiltà da salvare, una Fede da proteggere, un dovere religioso da compiere, un'obbedienza alla quale nessuno si doveva rifiutare... La necessità quindi di fare blocco, il dovere di solidarietà, il bisogno assoluto dell'unità di tutte le forze cattoliche, il dovere impellente di una convergenza totale intorno ad un unico partito...
Quanti saranno stati i poveri delle parrocchie, i contadini delle campagne, le buone donne, le semplici vecchiette, gli operai di Fede cristiana, gli artigiani dì periferia: gente minuta e semplice e schietta che vive alla giornata, sulle proprie braccia, in case d'affitto, con un reddito spaventosamente limitato e sempre quello, con carichi, a volte tanto pesanti, di figli da mantenere, quanti saranno stati i poveri che non hanno mai nulla da perdere perchè non hanno mai nulla da guadagnare né con un partito né con un altro, che, nonostante certe segrete convinzioni e forse nascoste tentazioni, hanno accettato di fare il blocco cattolico aggrumandosi intorno a un partito in cui non hanno mai visto e sperato altro che un'affermazione di un problema religioso e la difesa di un patrimonio fatto di Fede e di pratica religiosa?
Da questo «dono», da questo regalo di voti che vantaggi materiali ne ha riportato questa povera gente?
E se qualcosa anche per loro c'è stato, sono le briciole cadute dalla mensa del ricco Epulone e ce n'è ancora troppa di questa brava gente costretta a stare sugli scalini d'ingresso del gran palazzo «del miracolo economico» a lasciarsi leccare le piaghe dall'unica pietà di qualche cane di passaggio.
Gli altri (quanto sono e chi sono?) si sono presi questi voti della povera gente e vi hanno fatto i loro affari. Tutti gli affari che hanno voluto. Dovrebbero sapere e ricordare che è con i voti della povera gente anonima che campa sulle proprie braccia e spera soltanto in Gesù Cristo e nella vita eterna, che essi si sono costruiti i loro castelli incantati, le sicurezze economiche, la potenza dei loro capitali, il dormire tranquillo fra due guanciali, la pancia tonda e il portafoglio rigonfio.
Ma sembra che questo umile e devoto servizio della povera gente alla ricchezza e alla sicurezza economica, sociale e religiosa, non sia bastato. Vogliono ancora di più perchè vogliono tutto.
E li senti lamentarsi del Papa perchè è troppo semplicione e buon uomo. Sono scontenti del clero, specialmente di quello giovane, troppo spregiudicato e sinistrista, sono sgomenti perchè non sentono gridare scomuniche dagli altari alla Messa di mezzogiorno, sono rimasti sbalorditi dalla piega assurda, dicono, che ha preso il Concilio Ecumenico e ormai hanno l'angoscia di non poter contare più sulla Chiesa e sulle crociate elettorali.
E abbandoneranno in massa il partito che li ha salvati ma che ora pare che non sia più la gallina dalle uova d'oro. Lo abbandoneranno per tentare un feudalesimo più compatto, più sicuro, più ortodosso, castello turrito, con feritoie e il suo bravo ponte levatoio sul fossato all'intorno.
C'è da tirare un sospiro di sollievo e da allargare il cuore dalla gioia. Perchè è cosa magnifica che certa gente (tutta quella di cui sopra e che sta dirigendosi in carrozza verso il partito liberale o peggio ancora) abbia perduto certa fiducia e simpatia per la Chiesa e per il clero. E' bene che non ci contino più e che vadano altrove a cercare l'esercito per la loro guerra.
Ormai, grazie a Dio e alla Sua dolce e meravigliosa Provvidenza che guida la storia e in particolare la storia della Chiesa, sembra che siamo arrivati ad un precisarsi anche storico di distinzione fra Cristianesimo e temporalismo, fra uomini della Chiesa e i detentori del potere politico ed economico. Non siamo degli intenditori e nemmeno degli studiosi, ma è per aria questo clima nuovo e, come la primavera in questi giorni, fa ancora freddo eppure freme nell'aria e si sente violenta e urgente la nuova stagione, quella dei fiori e dei frutti.
E la povera gente, la folla anonima, il povero popolo, semplice e schietto, ne è felice che ciò che era sogno, ansia segreta, angoscia nascosta e attesa trepidante (da secoli e secoli, forse) cominci a sentirlo come realtà, ad averne esperienza, a respirarne l'aria buona.
E' gioia profonda, come liberazione di un peso soffocante, come aprire le finestre all'aria fresca, come una giornata di sole dopo l'inverno, come incontrare dopo tanto tempo un amico, leggere, per esempio, il documento che i Vescovi italiani hanno inviato a tutti i fedeli per le prossime elezioni.
No, non si devono fare interpretazioni personali e visioni unilaterali, d'accordo, però questa volta i Vescovi più che ai poveri si sono rivolti ai ricchi, più che agli operai l'invito a fare il proprio dovere di cattolici è rivolto agli industriali, più che per l'umile popolo è responsabilità sulla coscienza per i potenti: è chiedere la contropartita, uno scambio di generosità, un'offerta di comprensione per quello che i poveri hanno fatto fedelmente ad ogni turno di elezioni politiche.
E' chiedere un po' d'Amore cristiano, un po' d'Amore cristiano pagato da una fiducia che il centro sinistra è linea politica cristiana. E' chiedere un atto dì Fede che il Papa e i Vescovi e il Concilio Ecumenico ecc. non stanno portando il popolo cristiano alla rovina, anche se sembra che non servano più gli interessi materiali delle classi privilegiate.
I Vescovi «ricordano...in particolare il grave obbligo di votare e di operare le proprie scelte con vigile coscienza sapendo, se occorra, anteporre la fedeltà agli essenziali principi cristiani e le esigenze del bene comune ad opinioni personali ed interessi particolari. Richiamano l'attenzione dei cattolici sul fatto che la loro unità nella vita pubblica, sempre utile e auspicabile, è del tutto necessaria nelle circostanze attuali del nostro paese, dove sussistono tuttora gravi pericoli per la libertà religiosa e civile accettando ognuno per il bene di tutti i necessari sacrifici».
Sta il fatto che le prossime elezioni sono il banco di prova per gran parte di cattolici chiamati e costretti, dalla vicenda storica, a operare una scelta fra le realtà terrene e quelle del Cielo, fra i valori umani è quelli cristiani, fra Dio e le loro ricchezze.
Fraternamente preghiamo per loro e con tutto il cuore, come a quei tempi e anche adesso, preghiamo perchè anche i poveri continuino a essere capaci della scelta dei valori spirituali e cristiani nei confronti dì altre prospettive, a volte così convincenti, per loro.
Perchè il Cristianesimo non è formalismo religioso, non è accendere una candela, ma nemmeno è dare un assegno per le opere parrocchiali, non è snocciolare rosari, ma neppure è la Messa domenicale di mezzogiorno, il Cristianesimo è credere in Dio, amarLo e servirLo secondo l'insegnamento, l'esempio e il Mistero di Cristo. E quindi comporta necessariamente una scelta assoluta di Lui nei confronti di qualsiasi altro valore o interesse o importanza, anche se si trattasse della vita stessa.
E può capitare (e capita questa volta in modo scoperto e chiarissimo) che per tutti - anche per i ricchi e per i potenti - queste elezioni politiche comportino un serio significato religioso e cristiano.
E se ci fosse ancora un po' di coscienza cristiana, potrebbero anche significare, per tanta gente, occasione preziosa per avvicinarsi ai poveri e dare loro un vero aiuto fatto non di discorsi o opere pie, ma pagato con una scheda elettorale che significhi autentico Amore cristiano capace di cercare «il bene comune al di là delle opinioni personali e degli interessi particolari... accettando o-gnuno per il bene di tutti i necessari sacrifici», come raccomandano i nostri Vescovi nel loro appello elettorale rivolto «con senso vivo e affettuoso di paternità spirituale a tutti i cattolici».


un prete

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