LA VOCE DEI POVERI: La VdP luglio 1962

Servire l'Amore

L'amore de! prossimo si esprime e si realizza in molti modi. L'Amore è libertà e non può rimanere legato, formalizzato, fossilizzato in schemi stabiliti e consacrati dall'uso: è iniziativa personale, è risposta aperta e generosa, è visione serena, è donazione illimitata.
Il giorno, o il momento, In cui l'Amore perde questo respiro di totale apertura e dì libertà di scelta, è qualcosa d'inerte, di morto, di inutile. E' materialità, meccanismo, abitudine, istintività. Non è più valore umano, non sarà forse più sofferenza, ma nemmeno vera gioia. Non dirà nulla agli altri e specialmente non interesserà affatto Dio. Lui, il cui Amore è infinito, inesauribile, sempre nuovo, perennemente attivo.
Discorso serio per noi così faciloni a pensare e a dire: l'Amore è questo, la Carità è quest'altra, come se l'interessamento per il prossimo fosse come il treno che rotola soltanto sul binario della strada ferrata.
Gli schemi fissi, ormai tradizionali. Se il rapporto col prossimo non rientra in questi schemi, nulla da fare. Oppure, fatta passare l'acqua da questi tubi ormai fissati, è adempiuto ogni dovere, anche se chi è un centimetro più in là rimane a morire di sete.
La Carità cristiana ha invece come tormento, come ansia fondamentale, la ricerca di moltiplicare i modi e i mezzi d'Amore. Di stabilito - è da Volontà di Dio - vi e soltanto il comandamento, il dovere dell'Amore fraterno: ma poi quest'Amore sarà violenza, prepotenza, pressione terribile in cerca di comunicarsi, di donarsi, di esprimersi e tutto andrà bene e tutto sarà buono purché «porti» Amore, dica Amore, arricchisca di Amore.
E abbiamo imparato fino alla Fede che anche la Croce è Amore. Così l'Eucaristia. Così la Chiesa... C'è qualcosa che Dio non abbia raccolto per farne motivo e mezzo di Amore per gli uomini?
Soltanto il nostro cuore manca di fantasia, d'immaginazione, d'iniziativa. Pochi centesimi all'accattone. Due spiccioli al sagrestano in chiesa. Un vestito smesso al povero. Quattro sospiri sul morto di cancro o per incidente stradale. Lamenti di prammatica sul mondaccio immorale, marcio e scandaloso. Chiuso. Ogni dovere col prossimo (esclusi i parenti stretti, al massimo) è finito.
E non pensiamo che sono queste mentalità (e questo far così in pratica) che rendono ridicola, penosa, stupidità, la Carità Cristiana, il comandamento dell'Amore. Se così fosse, Dio ci avrebbe comandato di essere dei formalisti, dei falsi, dei superficiali.
No, fratelli, l'Amore secondo Gesù Cristo «è dar la vita per la persona che deve essere amata» e quindi comporta una ricerca d'impegno che ottenga totalmente noi stessi, che raccolga dal più profondo del nostro esistere come uomini e come cristiani, ogni nostra ricchezza per comunicarla, metterla a disposizione, offrirla a chi ha bisogno di noi.
L'Amore è servire il prossimo. E' uno stato dì servizio permanente e attivo in ordine a ogni bisogno del prossimo. L'Amore cristiano è servire la Verità, la Giustizia, la Bontà. E' servire la sofferenza, la debolezza, la povertà. E' servire ogni valore con impegno dì redenzione e di salvezza. E' servire al destino di ognuno e dì tutti nella sua attuazione perchè i motivi essenziali dell'esistere siano compiuti e tutto arrivi al suo compimento.
Perchè l'Amore è servire la convergenza di ogni uomo e di tutta l'umanità in Dio, in modo che l'Amore sia unicamente e totalmente Amare Dio. Perchè solo Dio è Amore.
Dunque l'Amore è un servire. Non è discorso semplice e facile. Anche perchè, prima di tutto, per poter capire bene e accettare che le cose siano così, bisogna superare e lasciare indietro, fino a dimenticarlo completamente, il nostro duro e ostinato egoismo. Perchè l'Amore è una assurdità, un contro senso, un sacrilegio quando serve soltanto al nostro egoismo. Questo ritorno sopra di noi di ciò che di più prezioso e valido abbiamo, fino a esserne soggetto e oggetto, è idolatria di se stessi, è bruciare incenso davanti alla propria statua, è immolare vittime (e tutto diventa povera vittima sgozzata e macellata e incenerita) davanti al proprio idolo.
E questo, oltre a tutto, a pensarci bene, è anche ridicolo, penoso, miserabile, stupido.
Ma poi un altro passo bisogna fare se accettiamo che l'Amore sia servire. E' necessario che l'Amore non serva l'egoismo degli altri.
Altro discorso difficile e complicato assai più di quello che non sembri. E forse perchè quasi sempre servire l'egoismo altrui è servizio indiretto, mediato, del proprio egoismo, ma lasciamo andare.
Sta il fatto che l'Amore fraterno, cristiano non deve servire l'egoismo di nessuno. Occorre fare attenzione allora, perchè l'Amore assolutamente non vuol dire schiavitù e nemmeno annullamento di se stessi per omaggio al prossimo, chiunque esso sia. Non è amare il prossimo permettere che si gonfi e diventi tutto lui per la nostra sparizione. Non siamo destinati a essere sgabello ai piedi di nessuno dei nostri simili.
Nemmeno dobbiamo consentire di essere considerati proprietà privata. Il cartello di riserva di caccia e di pesca fa brutto effetto anche sulla sponda di uno stagno o sul limitare di un bosco. Perchè di padroni ve n'è uno solo perchè è Padrone ugualmente di tutti e per diritto essenziale. Troppa gente si sente mangia tutti per colpa di tanta dabbenaggine. Arrivano a credersi chissà cosa a forza di essere oggetto di untuoso servilismo, per eccessività di ossequio, di omaggio. La riverenza spesso è servizio all'egoismo, il rispetto è soltanto adulazione, l'obbedienza è passività, la venerazione è religiosità sentimentale...
E mettiamo il prossimo - questo nostro povero prossimo «dotato», «privilegiato», ricco, potente, importante ecc. - in tentazione di egoismi sopraffini, veramente raffinati, come quelli degli aristocratici di una volta. L'Amore vero, chiaro, aperto, generoso non mette mai nemmeno in tentazione. Non può che essere fiamma accesa capace d'incenerire ogni spuntare d'egoismo, è come luce che, dove si accende, il buio non può essere.
L'Amore del prossimo è sincerità di rapporti, è considerazione e apprezzamento per motivi fondamentali, è collaborazione aperta, è obbedienza attiva. L'Amore del prossimo è ricerca insieme della Verità. E' aiutare te e farmi aiutare da te a cercare la giustizia. Perchè io ho bisogno di te e tu di me perchè nasca l'Amore nel mondo e fruttifichi grazia e felicità.
Siamo tutti per servire l'Amore, ugualmente tutti inizio, motivi, occasione, termine di Amore.
E tutto l'Amore di cui sono capace con l'aiuto di Dio, perchè tu non sia senza Amore. E tutto il tuo Mistero d'Amore perchè nemmeno a me manchi. Perchè dipendiamo nell'infinito problema dell'Amore uno all'altro, come nel mistero della vita. Così Dio ha stabilito: e è a seguito di questa Sua Volontà che ci ha legati così essenzialmente gli uni agli altri, che ci ha comandato di amarci. Perchè se non ci amiamo fra noi, l'Amore ci mancherà e saremo senza aria, senza sangue, senza vita, popolo di morti, gente senza senso, smarriti nel vuoto.
Sono troppe le mattine in cui per colpa mia, per colpa tua, il sole non si alza e il buio rimane a far tenebra fonda la terra, e il freddo a raggelare questo povero mondo.
Ogni altra luce è artificiale e fa un po' di schiarore penoso lì intorno, più in là però il buio è più fitto e la paura più opprimente.
Siamo nati a servire l'Amore.
L'Amore in Se stesso, Dio, si è comunicato. E' stelle e fili d'erba. E' formica e energia nucleare. E' un bambino. Una donna. Un uomo. Un vecchio. E' un popolo. E' umanità intera. Sono io. Sei tu.
E' una foglia che cade. Ogni passo. E' la storia.
Tutto è quest'Amore in continua, incessante comunicazione. E è in quest'Amore che è nato, vissuto e morto Dio fatto Uomo, Gesù. Per servire quest'Amore.
La mia vita, la nostra vita, è il nostro turno di questo misterioso servizio. Il Cristianesimo ne è la scoperta e l'indicazione del modo più perfetto. E ne è la forza segreta.
E' proprio giusto che nell'ultimo giorno, come dice il Vangelo, gli uomini tutti siano giudicati sull'Amore.


La Redazione

Momenti di luce

Non vedo l'ora di riposarmi un po'. Ho la testa in mulinello. Non sono scoraggiata o depressa. Sono stanca. Mi sembra di essere contenta di tutto, nonostante tutto.
Tutta la vita cosi e peggio? Mi sembrerebbe troppo bello se mi venisse data la forza e il coraggio come ora.
Ma forse l'unica cosa importante e vera è quella di saper accogliere tutto con tanto Amore e credere, credere fin dal più profondo nei valori prima conosciuti.
Come sono buona a niente! E' inimmaginabile. E gli altri lo vedono; ma non mi importa.
Sempre più capisco che l'unica forza e valore di esistenza è l'Essenziale. Tutto il resto, pur grande, bello, apprezzabile, eroico, ha una consistenza così limitata!
Sono contenta di avere nell'anima per me e per tutti il senso della Realtà e Valore unico e assoluto di Dio. Mi sento sicura solo di questa realtà e vado avanti senza problemi particolari (anche se sono tanto presenti) cercando unicamente l'Assoluto.
Sarà molto bello di là quando vedremo chiaramente le cose. Forse ora le viviamo, ma siamo così oppressi da tante altre!
Sono contenta di essere arrivata fino ad oggi. Ho tante cose dentro, ma non riesco a pensare. Però sono proprio contenta nonostante tutto.
E' proprio vero che il pane va sudato. L'ho sempre saputo anche se non lo vivevo. E quanta fatica! Povero mondo, come siamo sciagurati, avremmo la possibilità di stare meglio e complichiamo le cose al punto da essere sopraffatti dal lavoro stesso. Prego Dio che non mi lasci sopraffare nell'anima dalle cose, che mi dia di essere sempre più libera e serena e che possa sempre essere felice delle cose da Lui create. Che possa sempre riconoscere le cose come sono, non secondo la mia stanchezza e ambiente di lavoro.
Che abbia la grazia di «essere nuova ogni mattino».
Mi è stato dato così tanto! In questi giorni, man mano che si presentava il motivo, mi veniva una gran gioia nel vedere quanto mi è stato dato, anche per situazioni piccole o poco significanti. Mi sembra che tutto sia meno fatica, anzi a volte non mi rendo conto della fatica stessa.
Finché Lui vorrà così. Se poi cambiasse giro e tutto fosse alla rovescia, so di non essere pronta, ma di attendere tutto dalla Sua Bontà. Perchè soltanto Lui può portarmi avanti, passo, passo. E sa che ho tanta paura di non farcela più.
Per questo sono sicura solo di Lui.
Di là non ci sarà più paura.
Credo per tutto, per tutti quelli che lavorano qui, per tutti gli operai, impiegati, dirigenti, per tutto il mondo del lavoro. Porto nell'anima tutti i loro problemi del momento presente, del lavoratore e del padrone e di chi parteggia per questi o per quelli.
Credo che a Te niente è impossibile.
Credo che va molto meglio di quanto sembri.
Credo nel valore delle nostre vite per il Tuo Regno.
Sono contenta e serena. Grazie di tutto.



e. c.

La canzone della Strada

Gesù, io vorrei cantare Te sulla mia strada,
Gesù, io vorrei annunciarTi ai miei fratelli dovunque,
perchè sono Te la vita e la pace e l'Amore.
Gesù, io vorrei cantare Te sulla mia strada.
Gesù, io vorrei lodarTi sulla mia strada,
Gesù, io vorrei che la mia voce sia un eco della Tua Gioia
e che canti la terra
e che canti il cielo.
Gesù, io vorrei lodarTi sulla mia strada.
Gesù, io vorrei Te servire sulla mia strada.
Gesù, io vorrei inchiodarmi con Te sulla Croce,
perchè Tu offri per me il Tuo Corpo e il Tuo Sangue.
Gesù, io vorrei servirti sulla mia strada.
Gesù, io vorrei lungo tutta la mia strada
ascoltare i Tuoi passi risuonare nella notte, presso di me,
finche il Tuo popolo salvato canterà, Gesù,
il tuo ritorno sulla strada.

(da un disco inciso dalle Piccole Sorelle di Gesù)


Il nostro servire

"Ora, in mezzo a voi, Io sono come colui che serve" (Lc. 22,27).

Veramente da quando Gesù è venuto e è nel mondo, fra gli uomini, qualcosa di nuovo è nell'umanità. Un qualcosa evidentemente che non vuol dire poco, cioè non molte cose e tanto meno non considerazione intera, aperta e totale del Mistero dell'Incarnazione in tutta la sua vastità di valori infiniti, perchè - e lo crediamo fermamente - l'umanità ha avuto in Gesù e attraverso Lui veramente tutto.
Ma «qualcosa» per notare, mettere in evidenza una realtà, scoprire una novità, mettere in luce una caratteristica essenziale. E' doverosa questa ricerca amorosa e adorante di conoscenza del Cristianesimo, anche se il conoscerlo apre e comporta sempre più terribili doveri di risposta pratica e concreta.
Da dopo Gesù e a seguito di Lui, gli uomini di buona volontà - ma la prospettiva sta davanti a tutta l'umanità come realtà nuova universale e sempre più agita la storia in ricerche affannose e tormentate di rapporti più veri e più giusti di convivenza - gli uomini di buona volontà hanno scoperto, fino a farne motivo religioso essenziale, la realtà misteriosa quanto si vuole, ma concreta e quasi visibile, di una concatenazione degli uomini gli uni con gli altri. Dipendenze, rapporti vicendevoli. In fondo, a pensarci bene, l'io e il tu quasi non esistono da quanto sono condizionati e determinati per il noi.
La misteriosa tendenza all'unione, il bisogno, la spinta a cercare un'altra mano, qualcuno che completi. Fino al punto che la solitudine - vuoto di rapporti - è non esistere, è deserto senza speranza nemmeno di un filo d'erba.
Disgraziatamente - e qui il peccato si manifesta in tutta la sua spaventosa e impazzita idolatria di se stessi - raccogliamo questa tendenza e questo bisogno in modo egoistico e riduciamo tutto: Dio, gli altri, le cose, il mondo, la vita, i valori, a nostro servizio farneticando, in questo gran manicomio che è il mondo, che la propria completezza si possa ottenere ingurgitando più che sia possibile, spolpando tutto fino all'osso, rubando ogni cosa, frodando la giustizia del dare a ciascuno il suo, approfittandoci di tutti...
Gli altri al nostro servizio. E' il povero tentativo umano - e la storia è tutto un pianto, un oceano di lacrime e di sangue - di rimediare alla propria solitudine, di cercare un completamento, di tentare una sazietà per spengere una sete e una fame infinita.
Forzature, costrizioni, violenze, la prepotenza, la sopraffazione, lo schiacciare, sfruttando e opprimendo il povero prossimo perchè serva, perchè sia a servizio, perchè si presti, perchè consenta, perchè si lasci succhiare e spremere, perchè si lasci mangiare da egoismi mostruosi, orrendi.
A volte viene da vergognarsi di essere uomini.
Ma è così. Siamo troppo capaci di chiudere il cuore perchè siamo troppo convinti di avere illimitati diritti sugli altri. Ci facciamo con facilità troppe ragioni e si è tranquilli che la nostra tranquillità sia pagata da tanta sofferenza altrui. Ma così è il mondo, così sono gli uomini, così è la vita. E continuiamo imperterriti a farci centro del mondo, punto di convergenza, valore assoluto... con te, con lui, con lei, in casa, sul lavoro, nell'azienda, nella scuola, in chiesa, in politica, nel partito, al governo, fra i popoli. E' lo stesso istinto e l'identica maledizione che ci mangia l'anima e trabocca il mondo d'angoscia.
Gesù, il Cristianesimo. Questo «qualcosa» di particolare, di nuovo che da dopo Gesù è fra gli uomini è rovesciamento radicale di rapporti.
Così, semplicemente: i cristiani sono a servizio del prossimo. I servitori di tutti. A disposizione di tutte le cose. Pronti e disponibili a qualsiasi richiesta. Aperti. Capaci di accoglienza. Fino a raccogliere in se stessi tutti e ogni valore. E non per se stessi, ma per loro, perchè possano arrivare a essere di Dio. Perchè Dio solo è il punto di arrivo, di convergenza, l'assoluto.
E questo servire non è eroismo, non è eccezionalità, qualcosa di trascendentale: è semplicemente e umilmente Amore perchè è sicuramente Verità. Il primo è stato Lui, Gesù.
E' bellissimo, adorabile scoprire Dio a servizio degli uomini, dell'umanità. E' un umile servitore dell'umanità Gesù. E' nato e vissuto povero per poter servire. E' morto nudo sulla croce forse anche per servire con i suoi vestiti al gioco dei dadi dei suoi crocifissori. I miracoli li ha compiuti per servire le nostre disgrazie e il nostro bisogno di motivi di Fede che Dio è tutto.
E le sue parole per servire la nostra povera ricerca della Verità. Il suo abitare nella nostra casa per servire il nostro cuore, abisso incolmabile. Il suo Sangue per spengere il fuoco acceso del nostro inferno. Il suo corpo per saziare la nostra fame insaziabile...
E tutto Dio fatto Uomo per servire al nostro dovere essenziale di Gloria a Dio, di conoscenza di Lui, di Amore per Lui, di Adorazione di Lui. Gesù: raccolta di tutto il destino dell'umanità in se stessa e nei suoi rapporti con Dio, in offerta perfetta, in attuazione totale, nel Mistero della Sua Persona divina, per servire il nostro dovere e potere essere di Dio.
Gesù vuol dire questo servizio misterioso e infinito per l'umanità.
Il Cristianesimo ne è la semplice, serena, fedele continuità nel tempo e in ogni angolo, per ciascun uomo e per tutta l'umanità.
La Chiesa è l'organizzazione perfetta di questo servizio. Ne è la garanzia di presenza, ne è l'offerta viva e vivente. Ne ha tutta la Grazia e la potenza e i mezzi necessari per realizzarlo questo servizio in ordine a qualsiasi esigenza e richiesta.
I cristiani sono gli umili servitori disseminati lungo la strada dove l'umanità trascina ogni giorno la sua faticosa e dolorosa storia.
Accanto ai fratelli: stanchi come tutti ma sempre in cammino. Pronti a prendere una mano in cerca di coraggio. Aperti a offrire Amore a ogni cuore, come la sorgente la sua acqua per ogni assetato. Chi chiede l'indicazione della strada la può sempre trovare. Chi ha bisogno di riposo e di qualcuno che lo attenda, basta che lo chieda. A un certo punto vi sarà anche chi prende sulle spalle qualcuno troppo stanco, con i piedi gonfi e sciupati.
Non sarà chiesto niente. Nessun prezzo, nessuna ricompensa. La gratitudine sì, perchè questa è Amore e sarà sempre riferita a Colui dal quale ogni dono proviene.
Non è virtù, non è nemmeno santità, non si può parlare nemmeno di meriti, è semplicemente continuare ciò che un giorno è stato iniziato, è quel povero servizio, nascosto e segreto, fatto più di cuore che di attività, che ha cominciato a essere prestato con infinito Amore e infinita pazienza da Chi l'ha compiuto fino alla Croce. In fondo è andare dietro a Lui e fare qualcosa insieme a Lui perchè Lui è veramente accanto a ciascun uomo e dentro l'umanità intera, a servire la redenzione, la salvezza, la pace, la gioia, il Paradiso di tutti.
Io la sento nel mondo e la vedo questa invisibile Presenza. Oggi camminava sull'acqua del mare, sotto un cielo splendido d'azzurro e colmato di sole, a servire quella bellezza rendendola sacra, divina. E stamani ha servito fedelmente, obbedendo alle mie parole, a me e a tutta quella gente in Chiesa, offrendosi alla nostra ricerca, al nostro bisogno di Dio, noi così spaventosamente indegni e lontani da Lui. E ha servito, personalmente, col suo Corpo e il suo Sangue, vivi, viventi sull'altare e poi nella nostra carne e nell'anima nostra a nutrimento, a cibo e bevanda. E ora è qui vicino, appena di là da questa stanza, chiuso, come dentro una pietra, a servire la mia solitudine e quella di tutti, a servire silenziosamente l'umanità come il lievito nascosto nella farina, come il seme sotto la zolla del campo, come l'aria che si respira, come il mistero di vita che ci batte nel cuore.
Vorrei servire come Lui. E' molto bello essere povero servitore di tutti. Null'altro che questo. Senza diritti, ormai senza pretese. Niente importanza. Nemmeno validità e considerazioni. Semplice servitore. Disponibile. Aperto. Sereno. Accogliente. Dolcemente obbediente. Uno che dice sempre e soltanto sì.
E' non avere personalità? E' avere rinunciato a ogni diritto? E' essere diventati zero? Vuol dire farsi camminare sulla pancia da tutti e permettere anche ai mascalzoni di approfittarsene?
No, fratelli, è soltanto Amore. E' semplice e cordiale bontà. E' la vera e unica soluzione di rapporti. E' essere uomini vivi, veri, semplicemente e onestamente desiderosi di Verità e di Giustizia.
E' semplicemente cercare di essere cristiani, seguaci di Lui e i Suoi ideali non sono sogni, possono sembrare pazzie alla cosiddetta saggezza umana, ma soltanto perchè sono troppo unicamente Pensiero di Dio.
Sono tuo servitore, fratello o sorella. Ti prego di avere pazienza quando non riesco a esserlo, ma ti assicuro che vorrei essere soltanto un tuo umile e semplice servitore.
Perchè servire a te so bene che è servire a tutti. Tu mi sei l'universo. E ogni rapporto d'Amore con te si allarga si espande e vuol dire Amore per tutti. Perfino Amore di umile e dolce servitore di tutte le cose, di ogni valore, di tutto ciò che esiste.
Perchè vorrei servire anche l'erba del prato qui accanto, le onde del mare, che cercano di venire a riposarsi sulla spiaggia lì vicina, quel cane che abbaia lontano alla luna, le stelle che a quest'ora splendono lassù nel cielo... Umile servitore dell'universo, voce del silenzio del mondo, lode di Gloria a Dio a nome di tutto ciò che esiste.
Le nostre parole servono questo dialogo fra gli uomini e Dio, fra le cose e Dio. Forse siamo soltanto questo loro misterioso parlarsi. Il nostro corpo è confluenza di ogni realtà creata e le nostre anime sono aperte a tutta la ricerca di Dio.
Ci angoscia questa umanità perchè la stiamo servendo. Ci pesa sulle spalle e specialmente sul cuore il destino di uno e dell'altro e di tutti perchè ne abbiamo accettato la responsabilità.
Non siamo più liberi ormai, oppure forse siamo troppo liberi dal momento che abbiamo accettato di servire. Di essere soltanto poveri e semplici servitori di tutto e di tutti.
Il cuore però è più aperto. L'anima è come quella di un bimbo. Il mondo è bellissimo. Gli uomini in fondo sono buoni e sembra quasi che non esista altro che la Bontà. In fondo è della Bontà che siamo i servitori perchè è di Dio che siamo a servizio.
Domani, quando verrà a bussare alla porta, a qualsiasi ora, che ci possa trovare svegli e in piedi, dietro l'uscio appena socchiuso, ad attenderlo, pronti ad aprire a Lui che viene, perchè sempre fedelmente in attesa: quest'attesa che è il nostro Amore, di poveri, umili, semplici servitori (Lc. 12,35-38).


don Sirio

Preghiera del mattino

Signore, ti prego per questo nuovo giorno e Te l'offro. Ma non soltanto il mio giorno e le mie cose. Io sono nato stamani e ho cuore e parola per essere tutto il tempo, cuore dell'umanità, voce dell'universo. Sono solo davanti a Te eppure mi sento moltitudine infinita. Sono l'esistenza umana che tu hai creato. Sono vivi nella mia carne anche i popoli di millenni di anni fa. Da allora è cominciata la ricerca di Te, l'ansioso e tormentato bisogno di Te. E quella fatica è cresciuta ogni giorno, il fiume misterioso è ingrossato sempre più. Stamani trabocca, straripa nella mia anima.
Eccomi. Io voglio che in me Tu trovi e Tu possa raccogliere tutto il dramma umano e
religioso dai tempi in cui la vita è apparsa sulla terra fino a questo nuovo sorgere di sole di stamani. Da allora un messaggio ha cominciato a formularsi per Te nel mondo e quante parole vi sono state aggiunte dalla sofferenza di tutti: le raccolgo io stamani queste parole e vi aggiungo la mia e le grido a Te, Dio, principio e fine di tutto ciò che esiste, Onnipotenza infinita.
Signore, accogli nel Tuo Mistero questa nuova giornata del mondo. Apri il Tuo Amore perchè questo istante, questo preciso istante della storia vi sia dentro, racchiuso, in appartenenza assoluta. Questo momento di vita dell'umanità. Dopo non so, non possiamo sapere, abbiamo soltanto speranza e fiducia per il dopo, ma adesso, in questo attimo di esistenza del mondo, tutto voglio che sia Tuo e Tu in tutte le cose. Questo attimo vorrei che stamani fosse il termine di una corsa vertiginosa, il concludersi di una ricerca tanto in pena, la giustificazione di tutta la storia. Esattamente come sarà all'ultimo istante dell'esistere del tempo e dell'universo.
Signore, quanto è terribile portare nel cuore tutta la storia del mondo e sentirsela rovesciarsi, senza ritegni, nella carne e nell'anima. Eredità spaventosa accumulatasi di giorno in giorno, in secoli e millenni. E' il carico del Mistero terribile dei rapporti fra gli uomini e Te, che passa di generazione in generazione, aggravato da tutto il bene e il male. Ogni mattina mi viene consegnato - e vi è di più il peso di ogni giorno che passa - questo carico incredibile perchè io Te l'offra. Perchè arrivi a Te. Perchè a Te è destinato, Signore.
Io e non so allargare le braccia a croce, non so lasciarmi aprire il cuore, non riesco che a essere appena un'ombra di Amore.
So rimanere soltanto schiacciato dal peso, vinto dalla stanchezza, disperato dal non poterne più. Perchè il mio Amore di più non è capace, e Tu lo sai bene, Signore.
Gesù apri il Tuo Cuore già aperto dalla lancia. Allarga le tue braccia già spalancate e fermate in accoglienza infinita, dalla croce e dai chiodi.
Ora capisco perchè sei venuto a gettarti nel nostro fiume.
E dal nostro fiume Ti sei lasciato travolgere, ma Tu sei Dio. Tu sei forte. Tu puoi non avere paura.
Raccoglici nella Tua salvezza.
Affido a Te il mio dovere poratre il peso di questo istante della storia del mondo. Consegno a Te questo giorno che, per oggi, è l'ultimo giorno della storia, punto d'arrivo di millenni, conclusione della terribile vicenda dell'umanità.
Tutto, tutto, tutto, accogli, Gesù, nel Tuo Cuore.
Tu lo puoi e lo vuoi perchè il tuo Cuore di Uomo è Cuore di Dio. Ha fatto bene stamani a spuntare il sole all'orizzonte, ne sono proprio felice, Gesù.


La sirena e la campana

Mi sono accorto di suonare la campana della mia Messa, nella minuscola chiesa nascosta fra il lavoro del porto e dei cantieri, mentre sta morendo, in quella sua voce roca e bassa da baritono raffreddato, lo squillo violento, spiegato, splendente della sirena del cantiere qui accanto.
Suonano le sirene qua e là al mattino, quasi come a richiamo fra loro, si svegliano una con l'altra e gridano squillanti «buon giorno» nel sole ora già acceso e alto sull'acqua ferma del porto, segnando sull'acqua luminosa le ombre chiare delle barche. D'inverno è ancora buio, l'aria è pesante d'umidità, spesso piove e allora le sirene non sono grido allegro ma feriscono l'aria fredda tagliandola a lunghi e penosi lamenti.
Avevo la fune in mano della piccola campana, stamani, e la sirena urlava come pazza. Era inutile che suonassi i poveri tocchi della mia piccola campana finché durava quel grido violento: nessuno l'avrebbe udita, timida e riservata com'è.
Ho aspettato perchè bisogna andare d'accordo. Che serve metterci in contrasto: tu suoni la tua sirena e io la mia campana? No, no. Ogni cosa al suo posto perchè tutto avrebbe il suo significato preciso e il suo valore, se fossimo disposti alla pace.
D'altra parte io sono qui non per imporre qualcosa, stavo pensando tenendo la fune in mano mentre la sirena gridava, e in pochi istanti ho rivissuto tutto il mio problema. Sono venuto a offrire qualcosa, è sicuramente una gran cosa, ma ho voluto essere come quelli che offrono ai passanti, all'angolo della strada, la loro merce, in silenzio, senza richiamare attenzione, senza dare fastidio.
Ogni mattina che suono la campanella, quasi nascosta sul tetto dal verde dei pini, è con trepidazione, con timore, forse vi è perfino un'ombra di pudore.
Lavorano già, là fuori, da un pezzo e caricano e scaricano i motovelieri di tronchi pesanti, di marmo, di mattoni. Di qua sta ancora agitandosi il mercato del pesce e grida ancora, scandendo i numeri, quello che offre, all'incanto, le cassette colme di pesce azzurro, fresco d'acqua di mare.
E' l'ora che se ne vanno al lavoro all'imboccatura del porto i rimorchiatori e le bitte e qui dietro fanno la curva del canale in questo momento: sento il respiro affannoso di vecchio fumatore a pipa del rimorchiatore a vapore.
E sulla strada filano in bicicletta o in moto gli operai del cantiere: la sirena sta suonando e i cancelli si chiudono, il cartellino non si timbra e si perde un'ora guadagnando soltanto un cicchetto e un avviso a muoversi la mattina.
A quei tempi, a quest'ora, a questi minuti, e spesso erano istanti, anch'io ero a correre a perdifiato sulla strada: le curve strette strette in bicicletta e arrivavo e la buttavo là contro il muro e saltavo - e spesso erano spinte allegre fra gli operai felici di rimproverarmi il ritardo - saltavo a timbrare il cartellino perchè vi fosse stampigliato 7,25 e non, misericordia, 7,26.
A quei tempi era quasi buio anche d'estate quando suonavo appena appena la campana, perchè il silenzio della darsena è stupendo al mattino e mi dispiaceva turbarlo, tanto sapevo che a quell'ora quasi nessuno l'avrebbe ascoltata la mia campanella per venire così presto alla mia Messa di prete operaio.
Ora la sirena non mi chiama. Ma gli altri li chiama ancora, con quel grido prepotente. Sa di essere lei a comandare a tanti uomini, li tiene prigionieri, legati mani e piedi dal suo gridare e ne è orgogliosa, lo sento bene, spesso l'ho giudicata perfino cattiva, quasi che gridasse con malignità, come una suocera rabbiosa.
Ora non mi chiama più. Sento le sirene più lontane alzarsi improvvise su dal silenzio del mattino e chiamare. E questa qui accanto comincia con voce dolce e suadente, si alza a ventata stupenda e vola lungo un arcobaleno di voce. Si ferma lassù in alto, a compiacersi un istante e poi ritorna adagio a calarsi calmandosi come dopo una violenza d'amore.
Ma non le ubbidirò. Non potrà convincermi. Non ne ho paura. Appena, appena, ora, mi fa battere il cuore, ma non per timore di fare tardi, è soltanto palpito di rimpianto, di nostalgia. Perchè forse mi sembra d'essere meno vivo a non correre per la strada dietro la sua voce che fa correre milioni di uomini, meno fra loro schiavi di quel grido, non sincero per sincerità di fatica e di stesso lavoro.
Quell'urlo di sirena copriva un silenzio nascosto e segreto. Mi sperdeva dentro una folla che correva alla fatica. Mi chiamava ogni giorno da un mondo lontano e staccato, obbligandomi a vivere, allo scoperto, nella dura realtà quotidiana, invito ad una incarnazione fino, alla croce.
Ora sono io a chiamare: con una povera corda, in mano e una campanella sul tetto, mezzo nascosta dai pini, in un angolo di terra, quasi interamente circondato dall'acqua e dalle barche da pesca. Non vi sono case e famiglie qui d'intorno. Non vi è nessuno che aspetta che la campanella suoni, per venire alla Messa.
Allora che suono a fare questa piccola campana sul tetto?
E' vero, non è per chiamare qualcuno. Non è per dire: ci sono anch'io. E nemmeno è per dare importanza alla chiesetta.
Non vi sono motivi e è per questo che tiro la fune con timidezza, quasi con pudore, come di una cosa abusiva, strana, assurda. Mi ci vuole coraggio. Lo sento bene che è un atto di Fede.
Adesso la sirena ha terminato il suo borbottare affiochito da baritono raffreddato. E sul tetto della mia chiesetta, fra i pini, quella povera campanella batte piccoli tocchi, pressanti, fitti, fitti, uno accanto all'altro, quasi a rincorsa.
Ho ripreso coraggio perchè ogni atto di Fede è sempre coraggio. E tiro la fune della campana con convinzione e sicurezza.
Non è per chiamare qualcuno o per attirare attenzione. E' però il segno d'inizio del Mistero che lega Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Batte i suoi tocchi sul mondo intero questa piccola campana, stamani.
E suona dopo la sirena che chiama al lavoro, perchè il dovere lo unisce e lo raccoglie in chiese fatte di fatica, di sacrificio, di pena, questo popolo umano in cui la ricerca del pane quotidiano scava abissi di dolore e quindi di bisogno dì Dio.
E adesso suono con violenza - e sembrano singhiozzi i tocchi sul tetto - perchè so bene che la mia campanella sta chiamando veramente qualcuno: chiama Lui, Dio, Gesù, a venire fra noi, fra loro, fra tutto il popolo congregato al lavoro. Chiama la Pace, la Giustizia, l'Amore. Chiama la Salvezza, la Redenzione a scendere dal Cielo nel vivere e nel morire degli uomini.
La sirena e la campana. Gli uomini e Dio, Il mondo operaio e la Chiesa... e mi avvio con un'infinita speranza nel cuore a celebrare la Messa.



Poesia dei giorni

Pentecoste - «Lo Spirito è vento, non si sa da dove viene, né dove va: il vento possiede ogni luogo della terra e la terra cammina nello spazio sospinta dal vento».
Lo Spirito è la parte inviolabile di Dio. Egli è il misterioso e l'invisibile. Il peccato contro lo Spirito è l'unico senza remissione; è una cosa terribile e splendida.
11 giugno - Quando la felicità sale così densa dalla massa viva del mare, dagli aghi di pino, dal gioco del bimbo e dal cuore di amici si avverte con certezza che è l'unica realtà. Anche il dolore va portato oltre fino a capovolgersi in beatitudine «beati voi che piangete...».
15 giugno - Scrive Bloy: «L'amore di Dio è la Necessità assoluta, filosoficamente e teologicamente. La mia sofferenza è necessaria... Si deve dare a Dio l'elemosina della sofferenza». Tralascia di aggiungere che la sofferenza va data con amore, allora si chiude il cerchio tra l'amore di Dio e il nostro, la circolazione scorre vitale e anche razionale.
Corpus Domini - «Quando riceviamo il Corpo del Signore, mangiamo la vita eterna».
Ho sempre sentito la Comunione come un varcare le soglie della morte ed affacciarsi a possedere l'al di là.
23 giugno - Le finestre dell'abside spalancate sul cielo erano stamani "gli occhi misericordiosi a noi rivolti".
San Giovanni - Torno da una villa la cui torre risale al mille. Nei profumi, nei colori, nelle forme sempre quelle da secoli ho avvertito il tempo come una nostra sovrastruttura e una nostra complicazione. Se l'anima se ne libera si apre come un fiore nella notte. Ho riportato una ubriacatura d'estate: grano d'oro fuso, boschi a ragnatela sul cielo, stalle e fonti, colline verdi e azzurre, l'Arno pieno di acque e alberi capovolti.
1 luglio - San Benedetto in Alpe - Abbiamo ascoltato la Messa nella antica chiesa di pietra. Dio è sceso sull'altare libero, dai monti, dai boschi, dai torrenti; il suo manto era colmo di splendore.
2 luglio - Camminiamo ora nella luce piena, ma perchè non ne siamo sopraffatti, gli alberi trattengono la notte nel folto delle foglie, come un frutto misterioso.


Grazia Maggi

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -