LA VOCE DEI POVERI: La VdP marzo 1962

Criteri di giudizio

Ci sembra che lo Spirito di Carità, di Amore che deve illuminare il Cristiano nella visione del mondo, della vita, dei problemi di esistenza e animare tutta la sua ricerca di un rapporto secondo la Verità, questo Spirito di Carità e di Amore ci sembra che debba darci di giudicare della bontà o meno di certi avvenimenti e andamenti dei nostri tempi e anche di certe mentalità e sistemi di esistenza.
Ha o non ha un criterio fondamentale il cristiano per farsi un giudizio delle cose, dei fatti, dei valori, ecc.? Diciamo di sì. E va bene. Ma su cosa si basa questo giudizio? Cos'è che può e deve determinarlo?
La ricerca onesta della Verità e quindi, insieme, della Bontà ha bisogno essenziale di un criterio onesto.
Sta il fatto invece che questa ricerca molte volte è determinata da una visione soggettiva, e quindi anche la Verità e la Bontà ne risentono, fino a rimanere compromesse.
E' un grosso guaio che spesso diventa tragedia, fino al punto che ciò che è vero per uno è falso per un altro, ciò che è bene per Tizio è male per Caio e viceversa.
Il mondo e la storia sono pieni di questa confusione e traboccano di sofferenza per questo soggettivismo egoista.
Bisognerebbe che intervenisse una precisa e perfetta liberazione. E' il famoso dovere di libertà da noi stessi per una libertà e quindi per una verginale onestà di giudizio, in ordine alla Verità e alla Bontà.
La libertà da noi stessi è la fondamentale condizione per una possibilità di Verità e di Bene.
Ma il dramma allora si affonda in difficoltà sempre più gravi. Cos'è che può ottenere questa liberazione da noi stessi, senza impoverire, ma anzi comunicando una misura di valore, fino al punto di ottenere una autentica capacità di Verità, di Bontà e di Giustizia?
La Carità, l'Amore, generalmente sono valori considerati come termine, conquiste, conclusioni, e sono cercati come virtù e ricchezze morali in relazione a se stesse, come pietre preziose per le quali è fatta la collana.
Spesso la Carità è cercata come lustro personale, come dovere decorativo, come copertura di coscienza, come fruttificazione di sentimento o anche come merito per la vita eterna. In ogni modo è quasi sempre un'importanza staccata, un qualcosa che serve per se stessa, ecc.
E ci dimentichiamo che la Carità, l'Amore crea sempre necessariamente un rapporto, ha bisogno di un termine, non può fare a meno di riferirsi a un oggetto. E quindi è questo termine del rapporto, è questo oggetto che può e deve determinare l'Amore.
Trattandosi di Carità e di Amore cristiano, è chiaro che questo termine e questo oggetto non possono essere che Dio e il prossimo. E' Dio e per volontà Sua è il prossimo che deve determinare l'Amore, indicare la via e la misura, l'indispensabilità e tutta la fruttificazione che ne deve nascere.
E' quest'amore suscitato da Dio e, in Grazia di Lui, dal prossimo e da tutto ciò che riguarda il prossimo, che necessariamente libera da ogni soggettivismo ed egoismo, apre ad una visione serena dei valori, dei diritti e dei doveri, allarga nell'anima la Verità e dona le uniche possibilità di Bontà.
E' certo allora che quando il Cristiano obbedisce seriamente all'Amore, acquista la capacità di vedere e di giudicare il mondo nel quale vive e l'umanità nella quale è immerso, con precisi criteri secondo verità ed equità. Sa cosa è il bene e cosa è il male, dove è giustizia e dove ingiustizia, cos'è che può avere qualcosa di buono o cos'è invece tutto cattivo.
Ai nostri tempi, il problema è particolarmente importante. Ognuno oggi è murato a calcestruzzo nel proprio punto di vista e di lì guarda tutto e giudica tutto. Ognuno è giudice supremo, con esclusione accurata di qualsiasi altro elemento o motivo di giudizio. Supremazia assoluta della individualità più chiusa. E, al massimo, gli altri e il mondo intero e la storia e il Cristianesimo e Dio sono cercati soltanto come punti di appoggio e di sostegno al proprio assolutismo di giudizio, con un rovesciamento orrendo di valori. Succede inevitabilmente che ciò che ci sembra utile che sia respinto è considerato male, ciò che invece favorisce, è bene. E così è del vero e del falso, della giustizia e dell'ingiustizia, del pericolo e della salvezza...
Non è difficile allora che si affaccino diritti fino all'egoismo più sporco, che non si vedano nemmeno certe miserie pur tanto pietose, che si chiuda un occhio, e tutti e due, sopra ingiustizie terribili. Allora capita che si chiuda anche il più piccolo spiraglio alla speranza, che si ribattano ancora di più catene di oppressione e si rinsaldino odi profondi. E nei casi più raddolciti, crescono paure fino al ridicolo, si vede il diavolo dovunque, e si è sempre uccellacci di malaugurio.
L'egoismo falsa il mondo. Distorge la Verità. Crea il male. Uccide la speranza. E stanca la fiducia.
Allora questa esistenza umana è proprio povera, così tanto povera da non riuscire a sapere nemmeno che senso abbia. Così tanto senza senso che vien da ricorrere alla disperazione, all'odio, alla violenza, perchè, inevitabilmente, quando il criterio di giudizio del bene e del male, della giustizia e dell'ingiustizia non è l'Amore, questo criterio di giudizio diventa l'egoismo d'individui, di classi, di popoli, e questo egoismo crea le sue leggi che sono sempre spietate, e crea i suoi metodi che sono sempre violenza.
Le conseguenze del peccato (e il peccato è l'affermazione egoistica suprema e assoluta) sono la morte, dice S. Paolo.
E non per nulla il criterio di giudizio nell'ultimo giorno per tutta l'umanità - quest'umanità così orgogliosa della sua giurisprudenza, della sua cultura, della sua civiltà, sarà soltanto il pane dato agli affamati, il vestito agli ignudi, un tetto ai pellegrini, una visita ai malati e carcerati.
Semplici indicazioni perchè si sappia che l'umanità - ciascun uomo e tutta la storia - Dio la pesa e la peserà soltanto sulla bilancia dell'Amore. E* chiaro che nel frattempo anche da noi non dovrebbe essere usata altra misura, altro criterio.


La Redazione

Al principio dei tempi

«E creò Dio l'uomo a immagine Sua, ad immagine di Dio lo creò e maschio e femmina li creò» (Gen. 1, 27)
L'immagine di Dio riflessa nell'uomo, la Presenza nell'esistenza umana della misteriosa Bellezza e Verità e Bontà di Dio è come divisa, è deposta nell'umano maschile e femminile, l'uomo e la donna hanno di Dio, ma come in modo parziale ciascuno, in misura complementare, fino al punto che completezza d'immagine si ha soltanto nell'unità ottenuta. Bisogna che intervenga l'Amore a raccogliere e unire, partecipare e comunicare, offrire e raccogliere, ricevere e donare, perchè tutto il Mistero di Dio nella creazione sia adombrato e come raffigurato e quasi indicato in un riflesso concreto, immediato, vivente.
Nel segreto adorabile del Mistero della Vita di Dio, l'Unità dell'unica divinità si esprime nella vita comunitaria della Trinità. E l'Unità si allarga in espansione infinita nella realtà infinita delle Tre Persone divine.
Espansione divina che la Volontà di Dio, nella comunicazione del Suo Essere Bontà infinita, estende, operando «ad extra» della Vita intima di Dio, nella creazione.
E mi sembra, contemplando secondo la povertà della mia immagine umana, quasi di vedere a ventaglio espandersi la sovrabbondanza infinita dell'Essere di Dio. E la Sua Onnipotenza Gli offre come delle onde concentriche, sempre allargantisi a vastità immense, sulle quali corrono in dono meraviglioso le armonie segrete e stupende, adorabili, della Sua Perfezione assoluta. E il nulla è obbediente a ricevere e raccogliere quest'onda d'armonia divina che passa e lascia che segni il suo spandersi d'esistenze a testimonianza della sua bellezza. E il mondo è creato e il tempo inizia il suo battere misterioso il ritmo di una Gloria incessante.
E' per questo che la Creazione la Scrittura la sentirà sempre il cantico della Gloria di Dio.
E' come una sorgente di luce che a un certo punto si scopre e lascia splendere la sua luce all'intorno. Si estende all'intorno e si allarga nel buio e il buio si fa luce e la luce continua a splendere sempre più diffusa, perchè sempre incessantemente illuminata dalla inesauribile sorgente di luce.
Ma l'immaginazione fatta di visione di occhi, sia pure nell'intimo dell'anima, non regge, non è possibile «vedere» la Verità su questa terra, dove tutto risente necessariamente di un limite ed una misura, non è possibile "vedere" il Mistero che, pur rivelandosi nelle cose visibili, si attua, si completa e si conclude in realtà invisibili, perchè rientra e ritorna nell'invisibilità della Vita intima di Dio. Tutto da Lui è uscito, porta con se il Suo Mistero e è per questa Presenza che tutto non può concludersi che in Lui.
L'onda colmata della Sua Armonia non corre espandendosi nel vuoto a perdersi nel nulla sia pure lontanissimo. Non può uscire dalla Presenza di Dio, infinita. L'espansione a ventaglio ritorna necessariamente a raccogliersi. E ciò che è nato dall'Unità, all'Unità inevitabilmente ritorna. In fondo è sempre rimasta Unità pur nella sua espansione.
Esattamente a somiglianza di Dio che nell'espansione Trinitaria delle Persone rimane sempre Unità di Natura.
Luce meravigliosa da unica sorgente infinita, dove dispersione non può essere nel suo donarsi, perchè tutto ciò che è illuminato riflette tutta la luce ricevuta in un ritorno di splendore, quasi misterioso aumento di luce dell'unica infinita sorgente di luce.
. . Non è fatica d'immaginazione, ma forse qualcosa di una visione «visibile» soltanto nella Visione immediata di Dio. Ma uno sguardo fatto d'anima accesa di Fede e di trepido Amore bisogna darlo a questo mondo creato, a questo mondo creato da Dio.
Bisogna alzare il velo e sotto le sue apparenze, è contemplazione di Lui, scoprire il Suo Volto, trovare la Sua Immagine, adorare la Sua Somiglianza. E' semplice dovere di Amore verso di Lui e verso di te conoscere ciò che di Lui ti è stato dato, ciò che di Lui tu hai e manifestarti ciò che di Lui io ho, perchè sicuramente in noi vi è di Lui «qualcosa » di diviso in te ed in me, in dolce richiamo, in decisa ricerca, in essenziale esigenza di unificazioni perchè l'Unità di Lui sia ristabilita dopo che in noi si è raccolta ogni realtà creata, dopo che ogni armonia ci ha palpitato in cuore e ogni luce si è accesa nell'anima nostra. Punto d'incontro dell'universo intero, io e tu, e allora scende l'Amore a raccoglierci, l'Amore in attesa per compiere l'Unità, perchè solo l'Amore raccoglie l'universo in noi, unisce noi fra noi e noi a Dio e Dio in Se stesso perchè tutto sia Uno, Lui, l'Unico Dio.
Bisogna avere il coraggio e la purezza verginale (verginità è la Verità del Pensiero di Dio conservata in perfetta fedeltà nel nostro corpo e nella nostra anima) di guardare una donna (e tutte le donne) così, nell'aperta chiarezza del disegno di Dio. Si scoprirebbe il senso della Scrittura (Dio che ci spiega con parole il Suo Pensiero, le Sue intenzioni) che descrive Adamo che guardando tutto il creato non trova «un aiuto simile a lui» (Gen. 2,20). E Dio stesso riconobbe che «non era bene che l'uomo fosse solo» (Gen. 2,18). Nella perfezione dell'universo, nella bontà di tutte le cose - «e vide Dio tutte le opere sue ed erano grandemente buone » - (1,31) scopre qualcosa di non buono e colma allora la perfezione e tutto è bontà con la creazione della donna.
L'uomo da solo non può concludere in se l'universo, l'aiuto che gli viene dalla donna è essenziale perchè lei gli porta il diritto a che scenda l'Amore sulla terra, nell'universo. E' lei accanto a lui che ottiene i due termini nei quali l'universo confluisce, nei quali l'armonia si conclude, dove tutta la luce si riflette. Punti estremi di conclusioni supreme. E' l'ultimo passo del misterioso cammino della creazione e del fluire del tempo nel realizzare e concludere il ritorno e qui l'Amore allora può scendere. L'Amore dell'Unità Trinitaria di Dio a compiere l'Immagine, a ottenere la Rassomiglianza per l'Unità di tutta l'esistenza nell'Unità di Dio.
«E saranno due in un corpo solo».
E' per l'uomo e per la donna unificati dall'Amore che anche la materia, tutta la realtà materiale diventa un corpo solo. La Verità che scende e entra attraverso l'Amore perfino in ciò che è materiale e quindi naturalmente diviso e dividente a stabilire l'Unità di tutte le cose.
Ogni uomo che non conosce e non cerca questo aiuto alla propria essenziale Verità nella donna, le nega perfino l'esistenza, la stessa sua ragione d'essere. Ogni donna che non scopre e non raccoglie nell'uomo questa misterioso bisogno di lui di lei e di lei di lui per la loro unica Verità d'esistenza e di quella di tutte le cose, non sa nemmeno cos'è l'Amore e tanto meno conoscerà e vivrà la propria grandezza perchè realmente, secondo il suo nome "essa è la madre di tutti i viventi" (Gen. 3,20).
Sì, è vero, è venuto il peccato originale a disordinare tutto fin nel più profondo dall'esistenza. E dopo, l'Amore fatto di Verità essenziale è diventato sempre più come un sogno assurdo perchè il peccato è maledetta affermazione dell'egoismo, è ricerca di se stessi in tentativo impazzito di essere inizio e fine di tutto, punto di convergenza fino alla forzatura di tutto sopra se stessi e per se stessi.
E di qui la divisione, il separarsi in ricerche individuali, l'avanzare solo diritti. La materialità allora è inevitabile e la libertà sparisce soffocata dalla carne e dal sangue in cerca soltanto di carne e sangue e l'istinto cercherà la liberazione abbandonandosi a tutto l'istinto.
E' da allora che l'uomo e la donna sono soltanto una lotta fra due ricerche egoistiche e inevitabile ne nasce un odio strano e misterioso, una diffidenza quasi per una consapevole sfiducia di fondo perchè la carne porta e spinge in richiesta terribile fino sull'orlo dell'unione, ma non è unità e resta la delusione e la stanchezza che costringe di nuovo a riprendere l'incertezza e l'angoscia di una ricerca.
La donna allora è soltanto qualcosa da conquistare e in fondo rimane nemica, perchè alla radice del suo essere ribollirà sempre diffidenza e paura di servire soltanto e la sfiducia porta alla difesa e all'offesa in una lotta incessante e angosciosa.
E' meraviglioso il tentativo che il Cristianesimo ha compiuto perchè il Mistero di Dio torni a essere Immagine e Somiglianza del Mistero dell'uomo e della donna.
E la Grazia sacramentale, l'Onnipotenza santificante e consacrante di Dio, scende a comunicare soprannaturalità e quindi Mistero divino all'unione dello sposo e della sposa.
E la Verginità è offerta da Gesù come libertà dai veli dell'apparenza dei corpi per una totale disponibilità alla Verità nascosta in tutte le cose e in attesa di uomini e donne in cerca di una presenza universale, aperta e pronta, attraverso la quale l'onda dell'armonia perfetta di Dio passi liberamente nel suo espandersi da Dio e nel suo ritorno a Lui. Carne e sangue e anima e esistenza totale in libertà assoluta, offerta all'Amore, a tutto il dono di luce nell'effondersi senza trovare ostacoli, nel suo andare e venire per la Gloria di Dio e la Verità dell'universo. Meraviglioso avvio sulla terra, fra gli uomini, alla divina libertà e Verità di Amore come per gli Angeli in Cielo.
E una Donna è nata Immacolata fra tutte le donne. E' come nata prima del peccata e colmata da tutta la Grazia della Redenzione. Una donna. E' dovere di Amore verso di lei e d'adorazione a Dio vederla in ogni donna. Con ogni donna stabilire Amore come con lei. In ogni donna cercare il Suo Mistero, contemplare la Sua Bellezza, sognare il Suo Splendore, soffrire una nostalgia infinita, la nostalgia rimasta nel cuore di tutti, di una donna veramente "Madre di tutti i viventi" (Gen. 3,20).



don Sirio

Quaresima (citazioni)

Perchè vai tu parlando de' miei precetti,
e ti rechi alla bocca il mio patto,
mentre hai in odio la correzione
e ti getti le mie parole dietro le spalle?
Se vedi un ladro, tu corri con lui,
e con gli adulteri tu fai comunanza.
La tua bocca ridonda di malizia
e la tua lingua trama inganni.
Sedendo, tu parli contro il tuo fratello, e contro il figlio di tua madre tu metti scandali.
Questo hai fatto e io son stato zitto:
e hai creduto empiamente che fossi simile a te.
Ti redarguirò e metterò ogni cosa in faccia a te.
Badate a questo, o voi che vi dimenticate di Dio,
perchè io non vi dilani, e non ci sia poi chi vi salvi.
Chi soffre sacrificio di lode mi onora,
e questa è la via per cui gli mostrerò la salvezza di Dio.
Salmo 49, 16-23


Grida, non darti posa, alza la tua voce come una tromba e annunzia al popolo mio le sue scelleraggini, e alla casa di Giacobbe i suoi peccati! Poiché ogni giorno vengono a ricercarmi e vogliono sapere le mie intenzioni; come gente che abbia praticata la giustizia e non abbia abbandonato mai la legge del suo Dio; mi chieggono ragioni di giustizia, vogliono mettersi a tu per tu con Dio.
Abbiamo digiunato, e tu perchè non ne hai fatto conto? Abbiamo umiliato le anime nostre, e tu hai fatto vista di non saperlo!
Il digiuno che io apprezzo sta esso in questo, che l'uomo affligga per un giorno l'anima sua? Che si rannicchi a capo basso come un gomitolo, e in veste di sacco e nella cenere si prostri? Chiameresti tu questo, digiuno e giorno ben accetto al Signore?
Non è piuttosto quest'altro il digiuno che è di mio gradimento? Sciogli gli strozzinaggi dell'empietà, rimetti le obbligazioni gravose, rimanda liberi gli oppressi, e rompi ogni gravame. Spezza il tuo pane a chi ha fame, e conduci i poveri raminghi a casa tua; se vedi uno ignudo, ricoprilo; e non disprezzare chi è carne e ossa come te.
Isaia, 58, i-7


Se io parlassi le lingue degli uomini e degli apostoli, e non avessi Amore, non sarei che un bronzo risonante, o un cembalo squillante. E se avessi il dono della profezia, e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e se avessi tutta la fede, sì da trasportar le montagne, e poi mancassi di Amore, non sarei nulla. E se anche sbocconcellassi a favor dei poveri tutto quel che ho, e dessi il mio corpo per esser arso, e non avessi Amore, non ne avrei alcun giovamento. L'Amore è longanime, è benigno; l'Amore non ha invidia; non agisce invano; non si gonfia; non è ambizioso; non è egoista, non s'irrita, non pensa il male; non si compiace dell'ingiustizia, ma gode della verità; soffre ogni cosa, ogni cosa crede, tutto spera, tutto sopporta.
1 Lettera ai Corinti, 13, 1-7


Tu temi che il tuo patrimonio possa esaurirsi se fai elemosina, e non sai, infelice, che mentre stai in questo timore ti viene a mancare la vita e la stessa salute. Mentre infatti vuoi impedire ogni diminuzione di ciò che possiedi, non vedi che diminuisci te stesso. Tu ami il denaro più della vita, e mentre temi di perdere il patrimonio per tuo spirituale vantaggio, tu stesso vai in rovina per vantaggio del tuo patrimonio.
San Cipriano





Il problema dei giovani

E' estremamente difficile trovare qualcosa che interessi i giovani. E questo è un gran problema che colma d'angosciosa, preoccupazione. Tanto più che non si tratta d'inventare iniziative capaci d'allettare la gioventù quasi proponendo trucchi tipo sale da gioco, ritrovi, gite, attività sportive ecc. per poi sperare di influire sulle anime, costruire mentalità cristiane, indirizzare al bene.
Queste attività in fondo sono sempre un ripiego, un atto di rassegnazione a sconfitte molto gravi, a incapacità impressionanti, a situazioni terribilmente negative, vuote, irrimediabili. Vogliamo dire che bisogna adattarci a coperture penose e umilianti del Cristianesimo. E' un po' come una medicina propinata quasi all'insaputa del malato con una polverina mescolata nella tazza del caffelatte. Attualmente sono veramente tante le attività del nostro mondo cattolico: però, a essere sinceri, sono quasi tutte paracristiane.
E' male? E' bene?
Lasciamo andare. Questo problema non può interessare noi, tanto più che la soluzione sta tutta nel fatto che non si può fare diversamente dato il mondo in cui viviamo e forse anche dato i cristiani che siamo. Però non ci rendiamo conto con coraggio che questa rassegnazione non è per nulla una virtù cristiana ma soltanto tentativo di venire a patti, di scendere a compromessi, di adattarsi al meno peggio rinunciando a una testimonianza della Verità cristiana in modo diretto e immediato.
Questa rinuncia logicamente comporta per noi una diminuzione di convinzione e quindi un ridurci sulla comoda strada del modo umano di affrontare i problemi cristiani e quindi, volenti o no, svuotiamo il messaggio cristiano della sua essenzialità fin quasi a non significare quindi più nulla per nessuno.
Ai nostri tempi sta il fatto che abbiamo dei giovani incapaci di una visione cristiana del mondo fino al punto d'una indifferenza nei confronti del male, della povertà, della miseria, dell'ingiustizia in cui sta soffrendo gran parte dell'umanità.
E' certamente difficile stabilire le cause di una psicologia giovanile come quella del nostro tempo. Anche perchè sicuramente queste cause saranno innumerevoli e non tutte sono nate nel nostro tempo e nemmeno sono imputabili tutte al nostro ambiente e alla nostra società.
Però è sicuramente faciloneria da scarica barili ripetersi - e la noia ormai è un mare - che la colpa è del comunismo che ha sovvertito ogni valore, la colpa è di questo clima di libertà che scivola sempre nel libertinaggio, è della immoralità straripante ormai senza argini, è del benessere eccessivo che sta viziando di materialità fino a spegnere ogni interesse spirituale, è di questo arrivismo affaristico fatto di egoismo fino alla disonestà... D'accordo, però Gesù già diceva che il mondo è tutto posto nel maligno e quindi non c'è poi da sorprenderci e tanto meno da poter pretendere che le cose siano diverse da quello che sono.
Dobbiamo però cercare seriamente le nostre responsabilità perchè sicuramente e progressivamente è venuta a mancare la testimonianza autentica e coraggiosa, rimanendo soltanto quella pietistica o verbosa da palliativo o da vernice, dei valori spirituali e cristiani. La Verità che incide e ferisce come l'aratro che solca la terra. La Parola che cade chiara e sicura tra le zolle aperte capace di morire là dentro come buon grano per una fruttificazione controllabile solo alla mietitura. L'Amore che scalda a sole scoperto e a pioggia fecondante.
E' venuto come a mancare un lavoro impegnato in stretta coerenza e assoluta fedeltà, senza paura anche quando umanamente è un assurdo.
Così, da far vedere in modo immediato e diretto cos'è il Cristianesimo. Non è giusto che sia necessario scavare, sotto strati più o meno spessi e duri, per scoprire il Cristianesimo nella sua genuinità e essenzialità. Può darsi che non ci sia più una gran voglia d'andarlo a cercare nei bar accanto ai campanili, in un campo sportivo, nelle conferenze di cultura, nei cinema parrocchiali, dentro i pacchi della Pontificia, fra i buoni della S. Vincenzo, nelle provvidenze dell'Onorevole e nemmeno nelle aperture a sinistra del partito cattolico...
Dov'è allora che si può trovare il Cristianesimo? Certamente nelle pagine del Vangelo, nella coerenza semplice e fedele del Cristiano e del Sacerdote in particolare, nell'originalità veramente unica della mentalità cristiana, nel totale rapporto d'Amore verso il prossimo ecc.
E' necessario, assolutamente, che Gesù ritorni a camminare per le strade e parli dovunque e sia crocifisso dovunque. Sul serio, realmente, concretamente e moltiplicando questo Suo Mistero di Presenza in ogni credente in Lui e attraverso ogni credente in Lui in ogni angolo della terra.
Allora i giovani e gli uomini cambieranno mentalità? Non si può sapere: può darsi di sì e può darsi di no. Ciò che conta è che la Verità sia chiara e scoperta, diretta e immediata, nel mondo. «Ciò che vi è stato detto in un orecchio predicatelo sui tetti».


* * *

Una conversazione

Mi sono capitati tra i piedi l'altra sera, dopo l'ora di cena. Mi ero sistemato quattro idee in testa e volevo scriverle. Quattro o cinque righe ed eccoli, uno dietro l'altro. E' stata un po' inevitabile un'ombra di disappunto. Ma i giovani, e i ragazzi in modo particolare, hanno sempre il diritto di far da padroni e ci siamo messi a chiacchierare. Capisco bene, dato che il Carnevale era finito e non vi erano in giro motivi d'interesse in una serata buia e piovigginosa come quella, che uno abbia proposto di venire da me e gli altri l'abbiano seguito uno dietro l'altro.
Uno stava seduto sulla sedia tutto appesantito sul braccio con il gomito sulla tavola e la testa tutta appoggiata al pugno incollato sopra l'orecchio. Parlava strascicando e mi pareva che avesse gli occhi pesanti da una sonnolenza lunga da anni. Ogni tanto quello che diceva erano parole legate soltanto da un filo di nebbia, come uno che si sveglia o si addormenta. Un altro si era seduto sul letto e fumava una sigaretta dopo l'altra. Diceva che era in serata buona: aveva nello stomaco, a strati, come uno spaccato di geologia, cose eccellenti e si sentiva euforico, quasi pieno di speranze.
L'ultimo stava in piedi perchè rimaneva seduto tutto il giorno e aveva bisogno di fare esercizio: si muoveva agevolmente da un appoggio all'altro. Sorrideva sempre come uno che ormai sa bene come stanno le cose e di cosa si tratta.
Il discorso è sceso subito in profondità. E a volte toccava punte polemiche di un certo rilievo, ma erano in tono umoristico a base di vecchi proverbi e di descrizioni brillanti e quindi il clima era molto cordiale. S'impara, col tempo, non so se a voi è successo, a dire cose serissime, da piangere, in modo che poi ci si può perfino ridere. Forse è soltanto questione di clima e di cordialità e poi si può dire tranquillamente a uno che è un elefante da quanto è pesante e quello ci ride su allegramente.
E' successo che si è parlato di modi egoistici di vedere la vita, di uso supino dell'esistenza, di indolenza stagnante, di miseria d'ideali, di avvenire senza senso, di attesa annoiata che arrivino le tedesche e le inglesi in villeggiatura, di dover aspettare, per pensare a qualcosa, di aver regalato allo Stato 18 mesi del servizio militare e alla famiglia la laurea, e nel frattempo di disinteresse da dormire fino a mezzogiorno, mangiare e tornare a dormire fino alle 20 ecc. e tutto quanto raccontato e descritto e argomentato in modo allegretto, con figurazioni fantastiche e proverbi simpatici. Veramente da venir fuori una serata piacevole.
Piacevole per modo di dire, cioè con robuste risate, improvvise e spaccate, ma poi era evidente che l'ombra, certamente non di più dell'ombra, si rifletteva dentro di noi in amarezza. Amarezza d'un minuto, forse, mia tutto però è vero che lascia sempre ferite. E quello dallo stomaco a strati si lamentava che gli si stava sciupando la serata così ben iniziata per via di quegli strati di benessere, con agitazioni interne, penombre di pessimismo e sensazioni di disagio.
E quello che appoggiava la stanchezza sul braccio e parlava parole come raccolte a caso nel sonno, si alzava e si stirava, confessando che era ben sveglio e sapeva benissimo cosa voleva dire regalare 18 mesi allo Stato e mettere sotto il naso ai genitori il foglio di laurea, e dover aspettare quel, momento per sentirsi vivo.
Quello che stava in piedi e che dimostrava di sapere molto bene, per consumata esperienza - fa un lavoro che evidentemente l'ha molto maturato - come stanno le cose, ha descritto la situazione riassumendola in quattro o cinque parole. Ma erano parole difficili, secondo lui chiarivano e rendevano perfettamente tutta la problematica, ma non siamo riusciti a capirle. Mi dispiace di non ricordarle. Le avrei trascritte volentieri.
In ogni modo è proprio vero. Interessare la gioventù a qualcosa è veramente difficile, forse è quasi impossibile. Viviamo d'immediatezza, dicevano, e obbediamo alla legge del subito. E non rimane nulla per l'idea, per un programma, per una forza ideale. Si mangia tutta l'erba dove siamo, fino a che il campo è brucato alla radice, dopo ci si sposta da un'altra parte. Perchè è meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Bisognava aver deciso diversamente subito, ora è tardi ormai. E' tardi a 20, 22 anni. E forse ci manca il coraggio di decidere qualcosa come quando ci si deve alzare dal letto al mattino. .
In ogni modo il clima era molto cordiale ancora e allegretto. Ma era quasi mezzanotte. Li ho accompagnati fuori e sono stato a guardarli ingoiare dal buio. Non pioveva, ma le nuvole erano nere. Troppo nere per sperare che il giorno dopo fosse il sole.
Mi sono fermato un po' in Chiesa a pregare.
In ginocchio, ma non sapevo cosa dire.


Un prete

Cattivi pensieri in Chiesa

In certe cose le chiese si somigliano tutte, o quasi, e chissà perchè si somigliano sempre nelle cose più antipatiche, come sono per esempio le cassette per le elemosine, innumerevoli dovunque, e per le candele.
Ogni volta che le vedo, mi vengono in mente i bastoncini d'incenso che i devoti accendevano davanti alle statue di Budda e, trattandosi d'incenso, penso al buon odore di resine, senz'altro migliore del nauseante odore di candele. Francamente, mi sembra che siano preferibili i bastoncini d'incenso. Ma pazienza. Bisogna rispettare le usanze, specialmente poi da quando, in fatto di candele, vi sono stati miglioramenti, da un certo punto di vista. Non occorre più andare a comprare una candela in sacrestia. Tutte le chiese, ormai, fanno fiducia all'onestà dei fedeli e hanno costruito attrezzi più o meno orribili, dove sono deposte, accuratamente distinte, le candele da 50 e da 100 lire. Subito sotto vi è una cassetta metallica, col classico spacchetto per mettere le monete, e distese a braccia aperte, le punte dove infilare la candela accesa.
Mi ha fatto sempre curiosità - ma certe cose è così difficile coglierle nei loro intimi motivi - sapere cos'è che determina il fedele a scegliere una candela piccola o più grossa, da accendere.
Sembrerebbe evidente che fosse il denaro disponibile a stabilire la scelta. Ma mi sembra spiegazione troppo elementare. E poi non sarebbe bello favorire anche qui, una volta di più, la differenza fra ricchi e poveri. Ma forse è carità aiutare chi ha poca possibilità ad avere la gioia di accendere una candela, in questo caso, però, mi sembrerebbe più carità mettere a disposizione anche candele gratis. Ma lasciamo andare. Può darsi che la differenza della scelta della grossezza della candela dipenda dalla maggiore o minore Fede dell'offerente. Potrebbe essere però che ci sia chi ha Fede così abbondante, da credere che in fondo non è la grossezza della candela che decide e che basterà una candeletta qualsiasi.
Forse - e mi pare il motivo più attendibile, data una certa mentalità religiosa corrente basata sul «do ut des» - la scelta della candela deve essere indicata dall'importanza più o meno grande della «grazia» chiesta. Se si tratta di poco, le piccole cose ordinarie, una candeletta da 50 lire è più che sufficiente, se invece è qualcosa di rilevante, allora ci vuole un buona candela almeno da 100.
Tutto questo problema è sicuramente commovente e indica la semplice e bonaria Fede della nostra gente, ma a pensarci bene, quelle candele, lì, a bruciare come un cespuglio in fiamme, fanno una certa tristezza.
In ogni modo, il mondo va avanti e la tecnica affronta anche certi problemi a tipo religioso, forse per dimostrare che poi non è del tutto vero che la tecnica uccide lo spirito, come normalmente si sente lamentare da tutti.
Avevo visto ima volta in una chiesa un certo attrezzo a base di elettricità. Bastava mettere una moneta (quella precisa e non un'altra) dentro il classico spacchetto, e lassù, intorno all'immagine della Madonna, si accendeva una piccola lampada. Mi dissero che stava accesa per un'ora, poi, per un complicato congegno, spese le 100 lire, la lampada si spegneva da sé. Rimasi molto stupefatto della tecnica, ma sinceramente assai indignato dello spirito religioso.
Poi il mondo fu invaso da queste macchinette che, a infilarvi una moneta, vengono fuori palline colorate, sigarette, o addirittura un cartoncino con su scritto quanti chilogrammi pesi. In Germania, ricordo che infilando la moneta e girando in certi particolari modi una levetta, appariva da uno sportellino che si apriva, una tazza di caffè o di latte o dì tutti e due, pronta e fumante.
Credevo che ormai quell'attrezzo elettrico per le lampade fosse superato, e invece l'altro giorno ho visto in vendita presso una riunione di sacerdoti una specie di croce di metallo lucidissimo, con tanto di cassetta e sui bracci della croce file di candele elettriche: una moneta, e la candela è accesa. Allora mi sono abbandonato alla fantasia e ho pensato che sarebbe l'ora di mettere certi particolari juke-boxes nelle chiese, non dico con dei brani di canto gregoriano o con canzoni mariane di musica popolare, ma con recitazioni di preghiere, da scegliersi secondo i diversi bisogni. Libri di preghiere, insomma, ad uso dei fedeli, ma a viva voce, e naturalmente con una recitazione toccante. Mi viene in mente anche l'ultimo ritrovato visivo, dove potrebbe apparire qualche scena della vita del Santo o della Santa, ma la cosa andrebbe nel complicato.
Ho proprio paura che qualche intraprendente metta fuori innovazioni del genere. D'altra parte la tecnica deve essere a servizio anche della Religione e se il mondo va avanti, non è detto che si debba pretendere che, contro ogni norma igienica, la signora devota sia costretta ancora a prendere in mano una candela, accenderla e infilarla nel supporto, rischiando di sporcarsi le dita, di sbruciacchiare i guanti e, quel che è peggio, di prendere gocce di cera sul cappotti di pelliccia.
Con l'apparecchiatura elettrica, basta la moneta (questa non si può proprio abolire): la candela si accende e la signora se ne va tranquilla, tanto a pregare ci rimane la candela. Di qui a quel complesso di ingranaggi dove i dischi recitano preghiere, il passo è breve, molto breve, anche
per il fatto che già molte preghiere che recitiamo, le recitiamo come se fossimo un disco.



d. S.

Miseria nel mondo

Il padre Werenfried Van Staaten, con un biglietto di aereo regalatogli dai Vescovi tedeschi, ha fatto un terribile giro attraverso il mondo della miseria e della fame.
La sua esperienza è stata pubblicata dall'Abbazia di Tongerlo, vicino ad Aversa. Ne pubblichiamo un piccolo brano.
«Il viaggio è stato spaventoso: in ogni paese sono venuti a prendermi all'aereoporto per condurmi in tutta fretta attraverso la esposizione della più grande miseria mondiale. Ciò che ho visto va al di là di ogni immaginazione: lebbrosi, slums, sbandati, affamati, grotte, gente nei canali, moribondi, cadaveri, disperazione... dinamite in questo nostro mondo senza cuore. Ho visto i bambini di Hong Kong che vivono su giunche fracide e in acque puzzolenti, insieme ai ratti. Senza speranza e quasi asfissiato, tornato fuori dalle grotte abitate di Seoul, sono fuggito via.
In Calcutta ho battezzato un bimbo che mi è morto di fame in braccio. Sono stato in paese dove i topi creperebbero se non avessero più da mangiare degli abitanti. Regioni dove su mille bambini ne muoiono 450 nel primo anno di vita, perchè non hanno abbastanza da mangiare. Nei vostri paesi, cari amici, ogni mattina passa l'auto della nettezza urbana per portare via i rifiuti del cibo; io, invece, durante questo mio viaggio, ho visto quell'auto asportare i cadaveri dei profughi, morti di fame per le vie.
Quando un cane venne investito, vidi che dei bimbi si accapigliavano per poter arrivare a mettere sotto i denti un pezzo di carne.
Ho visitato presso Saigon il 'Villaggio della Libertà', dove un vecchio cinese mi ha gridato dietro: 'Non ho più un figlio e nemmeno una figlia e perciò non ho più riso. Senza riso non posso più vivere, ma neanche morire - e rideva inebetito, agitando nell'aria la sua bottiglia di alcool. Ah ! Questo 'Villaggio della Libertà' dove si sono rifugiati disertori ed ex prigionieri della Cina rossa, non è un villaggio, ma un'unica stamberga di smisurate dimensioni. Sul terreno, una accanto all'altra, le stuoie di paglia di riso: ogni stuoia, di 4 metri quadrati, serve da letto, tavola e casa per un intera famiglia.
Poi venne Calcutta, la rovente metropoli dell'India. Un milione di senza-tetto: essi abitano, dormono e muoiono sulle vie. Altre centinaia di migliaia, per lo più profughi del Pakistan, abitano sui marciapiedi dove, per chilometri, si estendano le piccole capanne a ridosso delle case: il tetto è obliquo e l'altezza nel punto più alto raggiunge un metro e venti centimetri.
Lungo questi canali scorre acqua sporca e in essa ci si lava, i bambini giocano e fanno i loro bisogni. Uomini nella melma, immagini di Dio disonorate; anche qui niente cibi, niente lavoro, nulla».






Padre Werenfried Van Straaten

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