LA VOCE DEI POVERI: La VdP novembre 1960

(senza titolo)

"Manda il Tuo Spirito, o Signore e saranno nuove creature e farai nuova la faccia della terra". (dalla Liturgia dello Spirito Santo)

La nostra sincerità cristiana bisogna misurarla da quello che di nuovo è entrato a far parte della nostra vita. Se siamo sempre gli stessi e continuiamo a regolare la nostra esistenza secondo i canoni fissi e spaventosamente monotoni della prudente saggezza umana sempre determinata e giustificata da motivi personali ed egoistici, il cristianesimo nemmeno si è affacciato ancora di la dal cancello del sacro recinto del nostro individualismo gretto e ottuso.
Finché non spalanchiamo porte e finestre e tiriamo i tendaggi, il sole non entrerà a smuffire gli angoli e i ripostigli del cuore inondandoli di luce e di calore. L'aria buona non verrà a rinnovare l'atmosfera del nostro spirito svecchiandolo dal tanfo del rinchiuso. La paura ancora ci vince e ci copre di cappotti e di sciarpe fin sopra gli orecchi e abbassa il berretto sugli occhi come ora di inverno per difenderci dai colpi d'aria e di freddo.
E perdiamo il sapore sereno e candido della libertà che il messaggio di Gesù vuol portare agli uomini. Non godiamo il respiro aperto e generoso della Sua visione, senza paura e timore, del mondo, degli uomini e di tutto. C'impediamo di raccogliere le meravigliose possibilità di rinnovamento incessante che la Sua fresca vitalità vorrebbe comunicare al nostro morire e seppellirci d'ogni momento, sotto il metro quadrato di terra del nostro egoismo.
Abbiamo ancora la mentalità che il Cristianesimo sia qualcosa da aggiungere a tutto quello che è il modo normale della vita umana. Qualcosa di fatto apposta per aiutare a star meglio in questo mondo, un altro diritto di proprietà da aggiungere, perchè nulla manchi, alle proprie pretese di avere tutto. Quindi deve sistemarci, accomodarci, risolvere tutto e rimediare ad ogni cosa. Se cosi fosse, il Cristianesimo vorrebbe dire che non ha portato niente di diverso da tutto ciò che è così unicamente fatto umano, terreno, individuale, egoistico.
E ci sarebbe seriamente da dubitare della sua origine divina.
Buona apologetica, attualmente, è ricercare le caratteristiche essenziali del messaggio cristiano, metterle coraggiosamente in luce e farne metodo e sistema di vita testimoniando, con serena e chiara evidenza, che la Sua Verità è novità assoluta perchè capace di rinnovare continuamente l'esistenza umana purificandola da ogni incrostatura prodotta dal tempo e dagli anni e dall'esperienza di questo mondo, liberandolo da ogni invecchiamento per troppe stanchezze, delusioni e amarezze.
Bisogna ricercare i temi fondamentali del Cristianesimo e indicarne l'estrema ricchezza di vitalità. Perchè sempre più stiamo scontando, individualmente e socialmente, il grave peccato di non aver creduto abbastanza (e quindi di non esserci fidati come si doveva) che "le sue parole sono Spirito e Vita" (Gv. 6, 64),
E il nostro cristianesimo ha continuato e continua a sostenersi con motivi umani, con risorse terrene, con mezzi materiali limitandosi ad un'apparenza di verità cristiana come le vecchie immagini che avevano la testa e le mani e poi erano manichi di scopa rivestiti di pizzi e di ricami.
E' difficile nel nostro mondo cristiano constatare cos'è che il Mistero della Vita del Figlio di Dio fra gli uomini, ha portato di novità nell'esistenza umana.
Quel qualcosa che unicamente può impedire che la nostra civiltà si arrotoli su se stessa per mangiare i propri escrementi e nutrirsene fino alla sazietà. Quei motivi che soli possono liberarci dalla tentazione di volerci salvare con ciò che è sempre e soltanto la nostra perdizione. Quella forza di Verità capace di lievitare la massa informe della nostra pesante e grigia esistenza.
Quell'amore aperto e totale che può riuscire a vincere la violenza istintiva e sfacciata dell'egoismo umano..
E invece con tanta faciloneria ci contentiamo di un cristianesimo devozionale, pietistico fatto di formalismi insulsi, come se il Figlio di Dio si fosse fatto Uomo perchè poi i suoi seguaci gli potessero costruire immagini più o meno sdolcinate davanti alle quali accendere candele e mandare sospiri.


La Redazione

La Verità

Non si può usare la verità come una clava, un guanto di ferro, una spada.
Certe durezze e implacabilità da guardiani gelosi e intelligenti, certe intransigenze di metodo e certi dubbi e amplificazioni presentate come necessarie non servono la verità, che può essere proposta, senza diminuirla, in tanti modi.
L'apostolo non bada se entra per la ragione o per il cuore, se per motivi estetici o sociali, se ha gli onori come principe del sangue o introduzione notturna come quella di Niccodemo. La regalità della verità assomiglia a quella di Cristo, che ha per emblema una corona di spine, per trono una croce, per scettro una canna, per strada il calvario, per parabola un pugno di lievito e un granello di senape.
La verità, non è la nostra verità. Perché la verità non ha padroni. Il mio e il tuo sono sacrileghe incrostazioni. Non ci guadagna nessuno, quando pretendiamo d'identificarci con la verità. Bisogna tener chiaramente distinti i titoli della verità dai torti di chi la professa, anche per il fatto che a nessuno Iddio vuole affidare il compito di far trionfare la verità, ma solo di renderle testimonianza nella carità: «veritatem facientes in charitate».


don Mazzolari

Caro fratello e cara sorella

se non vi dispiace potremo parlare insieme, comunicandoci fraternamente le nostre impressioni, di tutto ciò che incontriamo sulla nostra strada in ricerca di una chiara sincerità cristiana. Spesso capitano momenti particolarmente incerti e dolorosi. Questo, per esempio.
Ogni tanto ci riprende un grave problema che spesso terribilmente ci opprime. Forse abbiamo avuto una concezione del Cristianesimo eccessiva, strana, imprudente, esagerata, incontrollata. Abbiamo lasciato andare la nostra anima ad una Fede-sogno, ad un Amore-sentimento, ad una vita cristiana-avventura?
Ci siamo sempre sentiti sulla strada e infangati, poveri mendicanti di un tozzo di pane d'Amore di Dio e d'una goccia di Verità. La nostra povertà di ogni giorno. Quante volte ci siamo seduti sulla strada senza più la forza di andare avanti. Spesso abbiamo sbagliato direzione e ci siamo voltati indietro. Abbiamo pianto di pena e di smarrimento. Specialmente abbiamo sempre sofferto per mancanza di coraggio, di forza, di sicurezza...
Non abbiamo mai avuto importanze particolari. Abbiamo solo camminato e camminiamo insieme a tutti. E testimoniamo candidamente che é molto maggiore l'aiuto ricevuto dagli altri di quello che noi, sempre poveri mendicanti verso tutti, abbiamo loro dato.
Abbiamo soltanto e sempre lasciato che ci leggessero nell'anima. Non abbiamo nascosto il nostro tormento di ogni giorno e l'arsione di un profondo desiderio di Dio. Se si piangeva, si piangeva liberamente e se avevamo paura non ci si preoccupava di nasconderlo. Perché non abbiamo mai nascosto quello che siamo e nemmeno quello che sempre abbiamo desiderato e cercato. Non abbiamo mai detto delle parole, ma abbiamo donato la nostra anima con tutto quello che la nostra anima ha e é.
E l'Amore per Gesù, il bisogno della Verità, la libertà in Lui, l'essere Suoi apertamente, il credere senza limiti e non misurare le conseguenze. Lasciarsi prendere e portar via. Spesso senza nemmeno sapere da chi. Come sollevati da una folata di vento, senza voler sapere dove si andrà a cadere.
Perchè Gesù è quello che è e le Sue parole sono lì e il Suo esempio eccolo e la Chiesa mi dice che è il Figlio di Dio. Tutto allora è come finito, perchè qualcosa d'infinito è cominciato. Cosa conta la prudenza della nostra ragione? Cosa può aggiungere la nostra saggezza e la nostra sapienza?
L'oceano non può essere contenuto dagli argini come un torrentello qualsiasi. Si può contenere soltanto non limitandolo. Le sponde se le crea lui. Noi non possiamo che perderci, sparire, essere inghiottiti. Così sempre.
E quindi una sofferenza senza soste e misure per noi e per tutti quelli che accettano di camminare con noi, Perchè abbiamo sempre tentato il nostro prossimo di gettarsi nell'infinito.
A un certo punto non abbiamo potuto né voluto discutere più. Soltanto una briciola di Fede e d'Amore basta. E non poter vivere che nella totale Verità.
Poi è Lui che fa tutto. Il Suo amore! Ci siamo bruciati gli occhi nel guardare a Gesù e ci siamo logorati il cuore nell'ansia del Suo Amore. Fino al punto che tutto è sparito come sopraffatto e vinto da una Presenza. Ogni luce è ridicola sotto il sole alto.
Quindi la vita ci è apparsa diversamente. Le cose di sempre e di tutti non ci dicono di più di quello che possono dire e spesso non ci dicono niente. Può darsi che sia un grave pericolo ma è così. Tutto è stato portato al limite estremo per cercare lì la chiarezza. E prima come ricerca di Verità e poi come necessità di vita.
Bisognava averci pensato prima, ora è impossibile. Ora non è più possibile rifiutarsi: sarebbe come un uccidersi per lenta malattia (mediocrità) o violentemente (disperazione). Quando il solco è tracciato è tracciato. Ormai la terra è incisa e ferita. Bisogna arare tutto il campo e poi avere la fiducia della semina.
Vi sono urgenze interiori che non si possono calmare più. Specialmente quando investono l'essenziale della vita come una fiamma che brucia il midollo delle ossa. Bisogna lasciarsi incenerire.
Allora si diventa strani, impossibili. Incapaci. Estremisti. Gente da guardarsene. E si vive come sperduti. Non si sa esattamente cos'è questo sogno: se è una febbre o una realtà. E anche gli altri si domandano di cosa siamo ammalali e perchè non si sa vivere in pace.
E' doloroso sentirci pericolosi. Come attentatori alla pace degli altri.
C'è soltanto molto da soffrire. Anche perchè in definitiva non si sa esattamente ciò che è il meglio.
Ma ormai il filone è aperto, il solco é iniziato, speriamo di essere capaci, se Gesù lo vuole, di non guardare nemmeno se è storto o diritto, ben scavato o superficiale e tanto meno voltarsi indietro per nostalgia di ciò che è stato abbandonato.
Bisogna andare avanti. L'amore è veramente il pericolo più grosso che s'incontra nella vita.
Quando poi questo Amore è quello di Gesù, allora il pericolo è un abisso infinito.
Pazienza. E' Lui che ha voluto fare le cose così. La responsabilità è tutta Sua di aver inventato e vissuto quest'Amore.
Fraternamente.


don Sirio

E Tu, Iddio

E Tu, Iddio
per cui cammino in questo cielo immenso
tra nuvoli di mondi
sei più povero di me:
T'ho visto spasimare sotto il bisturi (r
che Ti sanava un'ulcera nei visceri,
T'ho visto ubriaco
fradicio barcollare ad occhi vuoti.
T'ho visto
teso a reggere la carriola carica,
saltare lieto delle tasche nuove
delle scarpe lucenti
e chiamarmi, tendermi le mani
felice di un sorriso e di un bacetto.
Mi fanno pena
quei tuoi occhi di passero curioso.
Per vivere, fratello Ti devo essere
e padre.
E ripulirti il naso gocciolante
e sorreggerti negli infermi passi,
costruirti una forte casa di pietra
massiccia bene a piombo, e risanarti
se Ti scotta la fronte abbandonata
sopra le mie ginocchia,
e procurati il pane, la minestra
ed il miele e la frutta che Ti piace:
è il mio adorarti.



Danilo Dolci
(Ed. La Locusta)


(citazioni)

E' dunque vero, o Signore, che Tu hai bisogno di me ed io posso apportarti qualcosa, completarti, completare il mistero della tua Incarnazione, recandoti la mia perfezione di uomo nel mio tempo, la mia perfezione che si realizza nella civilizzazione tecnica in cui viviamo con le macchine, la stampa, la radio?
E' dunque vero che la mia vocazione è di rappresentare un nuovo aspetto della tua divina perfezione e che ognuno di noi non deve solo esser un'altro Cristo come più d'una volta è stato detto, ma un nuovo Cristo, una nuova immagine, una nuova incarnazione del modello divino che ci proponi?
E' vero che se rispondessi negativamente al tuo invito ti mancherebbe qualcosa, perchè una forma di perfezione umana rimarrebbe non divinizzata dall'amplesso fecondo della tua vita; e che tutti noi che facciamo parte della tua Chiesa, formiamo il tuo Corpo mistico, il grande organismo attraverso il quale si diffonde in tutta l'umanità l'Incarnazione della dovizia infinita delle realizzazioni sempre nuove del genere umano di cui facciamo parte, dalle opere rinnovate senza interruzione e dalle visioni sempre nuove?
Così, o Signore, la storia del genere umano è ormai la storia del tuo crescere in noi; se rimani solo, non sei completo, anche se in te risiede ogni perfezione, per il fatto che non sei venuto per rimanere solo, ma per vivere in noi e per realizzare in noi la tua opera. La nostra vita è la tua in noi; la tua vita che continua nei secoli non è solo quella che hai passato in Palestina un tempo, né la vita gloriosa che vivi ora alla destra del Padre, ma anche la tua vita in noi: la gloria degli uomini, le beatitudini e la sorgente di ogni possanza sta in questo, che cioè noi tutt'insieme formiamo un grande Cristo che abbraccia continenti ed età.
C. Leclereq


«Lavorare con una pala e con una zappa è più onorevole che andare a caccia di decorazioni»
Albrecht Goes


«Gli animali che vivono una vita semplice e libera non muoiono di fame, fra loro non si trovano ricchi e poveri, chi mangia molte volte al giorno e chi non ha da sfamarsi: queste differenze esistono solo in mezzo agli uomini. E tuttavia continuiamo a crederci superiori agli animali...»
Gandhi


Il falso Cristianesimo

II falso Cristianesimo, buono solo a far perdere la Fede al prossimo.

«Un manovale leggermente ubriaco, passando accanto alla casa di un certo uomo, impopolare nel vicinato, aveva scritto sullo steccato una frase poco complimentosa.
Il manovale fu denunciato, perseguito con azione legale e condannato alla prigione, con facoltà di scegliere fra la prigione e la multa.
Ma il poveraccio non aveva soldi per pagare la multa; se d'altra parte fosse andato in prigione, avrebbe perso il lavoro e la moglie incinta avrebbe dovuto andare in un asilo di mendicità.
Russell (il noto filosofo ateo vivente - n. d. r.) scoprì tutte queste cose, difese il manovale quando nessun altro era disposto a farlo e andò in cerca dell' uomo cui apparteneva lo steccato.
Lo trovò che usciva da Messa - era domenica - e l'esortò a rinunciare all'azione legale contro il manovale.
Quello rifiutò dicendo virtuosamente che le malefatte dovevano esser punite.
Furioso di veder questo bell'esempio di carità cristiana, Russell pagò la multa di tasca sua.»

(dal libro di Alan Wood "Bertrand Russell», ed. Feltrinelli)


Chi sta bene e chi sta male

E' inverno (e che terribile inverno quest'anno!)
Tu hai la casa riscaldata?
C'è chi non ha nemmeno coperte sul letto.
Hai vestiti caldi di lana e impermeabili e forse anche l'automobile all'uscio di casa?
C'è chi ha le scarpe sfondate e piove sempre e per ripararsi dal freddo può solo tirar su il bavero consunto della giacca.
La sera puoi fare una buona cena e prima di andare a letto ti scaldi con un buon punch al mandarino?
Ma c'è chi non ha mangiato assai nemmeno polenta...
Piove, è tempo brutto, ti dà sui nervi questa stagione opprimente? E hai lavoro sicuro, guardi tranquillo alla fine del mese, forse hai un buon conto in banca... non ci piove sul tuo benessere, insomma.
Ma c'è chi gira sotto la pioggia a cercare invano lavoro e chi vede passare i giorni e le settimane e non può lavorare per il tempo cattivo e aumentano i debiti...
Pensa a tanta povera gente e condividi la loro pena offrendo loro una briciola del tuo benessere.
E se non sai come fare ricordati di questo numero di c.c.p. 22/18448.


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