LA VOCE DEI POVERI: La VdP gennaio 1960

prefazione

Stiamo cercando di rinnovare il periodico " La Voce di S. Vincenzo dei Paoli". Vorremmo farne un mensile evidentemente molto modesto ma anche chiaro e preciso in ordine alla finalità della sua esistenza. Dovrebbe riflettere Io spirito e anche l'azione di una associazione tesa unicamente a realizzale rapporti di Amore fraterno cristiano con il prossimo considerato nella sua realtà di bisogno, di comprensione, di simpatia, di Amore.
Pensiamo che la Verità cristiana sia la via più chiara e sicura per la Realizzazione dì questi rapporti. Sentiamo il Cristianesimo come la realizzazione più completa e quindi più vera dell'esistenza umana in relazione alle realtà terrene e tanto più nei confronti dei suoi destini eterni. Giudichiamo il Cristianesimo come la più autentica indicazione dei valori della persona umana e nel totale rispetto della persona umana l' indicazione dei più perfetti rapporti di convivenza sociale.
E' però verità parlata, insegnata non imposta violentemente. E' offerta come il tepore del sole e l'aria buona del mattino. Ha bisogno quindi di accoglienza serena, aperta, spontanea. E se chiede qualcosa, fin dal primo giorno in cui è venuta a nascere fra gli uomini ha chiesto la buona volontà. Perché è Pensiero di Dio (modo di esistenza umana secondo il Pensiero di Dio) e quindi tutto deve essere relativo ad essa. E' necessario quindi offrirci: essere cioè disposti ai suoi condizionamenti, cominciando senza paura dai più fondamentali. Questi, per esempio:
L'accoglienza della Verità cristiana comporta logicamente la liberazione da ogni ricerca egoistica di se stessi, da ogni forma individualistica di esistenza. E' necessariamente apertura ad una partecipazione seria e totale di ogni realtà umana e anche di ogni problematica umana ma specialmente è disponibilità attenta e amorosa alla sofferenza, ai disagi, allo sconforto, alla solitudine, alla disperazione degli altri.
Agitare il problema dei poveri non vuoi dire l'elemosina di un pezzo di pane a chi ha fame: questo non è fare dell'Amore Cristiano ma tentare soltanto di coprire la vergogna di gente che mangia anche troppo e l'altra vergogna di gente che non mangia nemmeno 1' indispensabile. E che ci sia qualcuno che stende questi veli di copertura .sulle vergogne della nostra civiltà, può essere buona cosa solo se nel frattempo ci si da da fare per formare coscienze sensibili al vero problema della povertà.
E povertà è essere in condizioni ingiuste, cioè sbagliate, non vere, false nei confronti del vero valore della persona umana considerata in se stessa, in rapporto agli altri e a Dio. Condizioni materiali, umane, sociali, morali: il non necessario di mangiare, di vestiti, di case, dì lavoro, di libertà, di cultura, di bontà, di pace, di fiducia, di speranza, di felicità, di giustizia, di Amore, di Grazia di Dio... E dalla misura di questi vuoti è possibile farci un'idea della spaventosa povertà che regna nel mondo.;
Forse ci sarebbe da scoprire che siamo tutti dei poveri. Ci sarebbe da capire che abbiamo bisogno vitale gli uni degli altri. Che a chi occorre un favore ha bisogno di chi può accontentarlo ma che anche chi fa un favore ha bisogno del "grazie" di chi l'ha ricevuto: e questo per un bisogno vicendevole di Amore. Amore di cui tutti hanno vitale e assoluta necessità come dell'aria che si respira, per non rimanere asfissiati dall'egoismo.
Bisogna agitare il problema dalla povertà. Forse il Cristianesimo insiste in modo così condizionante sul problema della povertà chiedendone l'accoglienza con letale fiducia e apertura, perché il riconoscere la propria povertà e l'accettarla e l'amarla crea la premessa indispensabile per la Verità di Dio in noi.
Ai ricchi è precluso il Regno dei Cieli (cioè ogni rapporto con Dio) perché credono di aver tolto via dalla loro vita ogni povertà, ogni bisogno e quindi anche il bisogno di Dio. Rifiutando ogni accoglienza vera dei poveri, pèrdono anche l'unica possibilità di aver della povertà nella loro vita, quindi Dio non può essere in rapporto con loro né per la loro povertà (le ricchezze danno la convinzione di poter comprare tutto e quindi di essere padroni di tutto) né per quella degli altri (le ricchezze chiudono in fortificazioni munitissime d'egoismo rafforzato da una " logica" tutta particolare).
Per rimediare occorre uscire all'aria aperta conquistando la propria libertà e guardarsi d'attorno cercando di convincersi di essere dei poveracci come tutti e cominciare a chiedere la carità di potersi sentire fratelli di tutti. Stendere la mano bisogna per ricevere l' unica ricchezza. E bisogna scavare abissi di esigenze, di povertà infinite nelle profondità misteriose dell'essere umano per gridare a Dio aiuto e ottenerlo.
Ai poveri è aperto il Regno dei Cieli perché hanno bisogno di tutto e quindi hanno bisogno di Dio. E anche se non lo cercano, Dio li guarda e li ama perché Lui sa bene che se mancasse Lui di dar loro un valore e un significato e una precisa importanza, sarebbero nulla e meno che nulla. La povertà da loro il diritto all'Amore di Dio e l'Amore di Dio non può fermarsi, come può fare e fa il nostro Amore, al pezzo di pane, ma si allarga fino al Dono di tutto Lui stesso. E per questo che è di loro il Regno dei Cieli.
Opera buona è cercare a questo punto di convincere un sacco di gente ad alcune chiarezze forse molto importanti,
Tu, per esempio, quando si parla di ricchi non accetti il discorso perché dici dentro di te; ma io non sono ricco. E credi di giustificarti in questo modo pensando al tale o al tal altro più sfondato di ricchezze di te. Sai esattamente i criteri in base ai quali Dio giudica la ricchezza? Cos'è per cui si è dei ricchi?
Altro caso. Tu invece quando si parla dei poveri ti rallegri alquanto perché avverti la buona differenza che c'è fra te e i poveri, cioè secondo te, quelli che non mangiano assai, che vivono rintanati sotto il tetto di una spaventosa miseria, questa disgrazia dell'umanità che è uguale al vaiolo, alla peste, alla malaria e che ugualmente dovrebbe essere combattuta e vinta. La povertà è tutt'altra cosa e sarebbe bene che tu la conoscessi la povertà per scoprire anche la tua. Capiresti che tu sei povero tra i poveri e cominceresti forse ad avere un cuore di fratello...
E si potrebbe continuare (e se ci sarà concesso continueremo) a cercare di conoscere la povertà scoprendola come tesoro nascosto dovunque, per amarla e parteciparla con cuore aperto e sereno per cercare di non averne paura: né di quella degli altri né della nostra se è vero che Dio negli uomini ama solo la loro povertà per farne motivo di Verità e di gioia. Perché la povertà non sia disperazione: né quella degli altri che a lungo andare può sembrar che ci soffochi, né la nostra che spesso ci appare come un macigno che schiaccia. Perché la povertà sia Amore : siamo tutti realmente dei poveri e chi non si sente povero è più povero ancora. Dalla consapevolezza di questa povertà comune (cioè comune realtà di bisogno di un qualcosa essenziale alla vera vita) può nascere il vero Amore fraterno che non è chiedere e dare l'elemosina ma dono vicendevole di ricchezza vera.
E' un programma di ricerca e di testimonianza un po' strano e forse anche presuntuoso, almeno all'apparenza. E' chiaro che la ricerca è condotta seguendo l'insegnamento del Vangelo. La Parola di Gesù e il suo esempio sono il punto di partenza, la via da seguire e il termine d'arrivo, Questa fedeltà vorremmo sempre avere e tutta la Verità che ci sarà dato raccogliere vorremmo sinceramente testimoniare. II guaio più serio però (tralasciando tutti gli altri) è che forse non siamo abbastanza poveri anche se Io siamo assai quattrinosamente parlando, e non è possibile parlare o scrivere di povertà se non siamo poveri secondo la prima Beatitudine del Discorso della montagna. Poveri per una cosciente libertà di spirito. Poveri per una liberazione dal chiuso di se stessi. Poveri per un aprirsi sereno e calmo ad ogni problematica umana. Poveri perché mescolati e perduti nella gran folla sulla strada verso Dio. E poveri perché in fondo c'importa soltanto di Lui.

don Sirio

Senza lavoro senza casa senza speranza

Sono andata a trovare a casa sua, dopo qualche tempo che non la vedevo, una donna che da sola, con un mensile di diciottomila lire, mantiene una famiglia di cinque persone : tre bimbi, il marito e se stessa.
L'ultima volta che ero andata a trovarla abitava in una casetta in fondo a un orto nel centro della città. Erano tre stanze non tanto grandi, ma accoglienti e pulite. C'era perfino un salotto. Un divano, qualche quadretto, alcune fotografie dei bimbi palesavano chiaramente un desiderio vivo di calda intimità familiare da parte di chi vi abitava., Ma la donna era triste perché aveva il marito disoccupato.
Ho stentato l'altro giorno a trovare la sua nuova casa al Varignano. C'erano tante piccole abitazioni, l'una accanto all'altra, al massimo di due stanze, e parevano villaggi improvvisati di profughi. Erano tutte di sfrattati. Ho scorto come una casupola bassa e priva di finestre. Ho bussato scostando una specie di tenda che copriva una piccola porta. Non sono potuta entrare subito perché la bimba piccola faceva il bagno. L' ho trovata poi, riparata da un asciugamano, davanti a una catinella d'acqua quasi fredda.
La donna era mortificata di accogliermi in mezzo a tanta miseria ed io, al pensiero di avere una casa normale, lo ero più di lei. L'amicizia ci ha aiutate a superare l'imbarazzo. Mi ha mostrato allora quella sua unica stanza senza finestre, il suo letto matrimoniale, un armadio, un tavolino e due sedie, che si contendevano i pochi centimetri di spazio rimasti liberi. Appesi alle pareti, tanti oggetti che non avrebbero potuto trovare posto altrove. E diffuso un umido odore di muffa.
Mi sono domandata sgomenta come potessero vivere in quell'ambiente marito e moglie e quei tre bimbetti: li ricordavo quando venivano a trovarmi a casa mia e mi facevano scoppiare i fulminanti in salotto o portavano via i fiammiferi colorati perché dicevano che erano belli. Non riuscivo davvero a immaginarli in quella stanza soffocante, illuminata perennemente da un po' di luce elettrica appesa al soffitto, arcata da un pertugio sopra la porta, e con pochi centimetri quadrati dove mettere i piedi.
E non potevo pensarli tutti e tre in quell'unico letto che dividevano con la mamma,,, mentre il babbo doveva adattarsi alla meglio su un saccone, che di notte occupava la parte più umida della stanza poiché quando pioveva ci gocciolava l'acqua dal tetto. Ho capito allora come in mezzo a tanta miseria materiale quel pover'uomo poteva essere perso; lui che non era mai stato educato al lavoro e che forse non capiva neppure la moglie in quella sua quotidiana, disperata lotta perché i figli non morissero di fame.
Si sente terribilmente sola quella donna, con tutto il peso e la responsabilità della famiglia sulle spalle, dopo aver visto dolorosamente crollare ogni speranza. Quel corpo, dall'apparenza fragile, che porta evidenti i segni della fatica, nasconde un cuore che non cerca solo il pane per i figlioli, ma anche tanta affettuosa comprensione e prove di vera amicizia.
Abbiamo parlato a lungo insieme, mettendo in comune quello che avevamo: lei, le sue pene; io, quanto di amore riuscivo a trovare dentro di me. Ma a volte, anche se è duro e penoso lo scoprirlo, ci si accorge di essere più poveri dei poveri e ci verrebbe da chiedere loro perdono.

s.b.

Preghiera per tutta la povera gente di questo mondo

Signore insegnaci a non amare più noi stessi
a non contentarci più di amare i nostri,
di amare quelli che amiamo.
Signore, insegnaci a pensare solo agli altri.
ad amare, prima di tutto coloro che non sono amati.
Signore, facci male con la sofferenza degli altri.
Signore, donaci la grazia di sentire realmente
che in ogni minuto della nostra vita,
della nostra vita felice e protetta da Te,
ci sono milioni di esseri umani
che sono Tuoi figli
che sono nostri fratelli
e muoiono di fame,
e muoiono di freddo,
e non hanno meritato di morire di freddo.
Signore, abbi pietà di tutta la povera gente del mondo.
Abbi pietà dei lebbrosi
che alzano verso la tua Misericordia

le loro mani senza dita, le loro braccio senza mani.
E perdonaci di averli troppo a lungo
abbandonati,
per la nostra paura vergognosa.
Signore, non permettere che siamo felici da soli.
Donaci l'angoscia della miseria universale,
e liberaci da noi stessi, .
se questa è la Tua volontà.
(Da recitarsi il 31 gennaio VII giornata mondiale dei lebbrosi)
"II Cristiano di fronte alla sofferenza, non può non impegnarsi a battersi su due fronti": sul fronte della "lotta per la giustizia" e sul fronte della carità, che ha il compito di sovvenire direttamente i sofferenti (in attesa dei provvedimenti sociali adatti) e quello di fermentare l'opinione pubblica, perché gli uomini che hanno la vita liscia prendono coscienza della sofferenza degli altri, se ne prendano cura almeno indirettamente e promuovono i provvedimenti sociali necessari ad alleviarla e sradicarla, (da «Il Gallo» rivista mensile genovese).

L'Unità della Chiesa

Dal 18 gennaio al 25 gennaio, si rinnova anche nel 1960, in tutto il mondo, la "Settimana dell'Unità cristiana".
"Sotto l'influenza della preghiera, ogni gruppo cristiano, compresi i cattolici, approfondirà la propria vita, farà valere i propri talenti, si riformerà in ciò che in lui deve essere riformato, salirà verso il Signore fino all'altezza dove si fermano i muri di separazione. Tutti allora e reciprocamente riconoscendo nei loro altri fratelli il Cristo che adorano. Lo riconosceranno quale Egli è, identico a se stesso, uno, unico nel suo Amore, nella sua Vita e nel suo Pensiero.
Allora si troverà realizzata l'Unità dogmatica, adesione plenaria, di tutti gli spiriti all'unico Pensiero del Cristo. E l'unione si proclamerà da sé con la voce di Pietro.
Può essere che ciò si faccia un giorno, in un immenso Concilio Ecumenico".

Paul Couturier

La dolce parola di S. Paolo

"Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli e non avessi amore, non sarei che un bronzo risonante o un cembalo squillante. E se avessi il dono della profezia conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e se avessi tanta Fede da trasportare le montagne e poi mancassi di amore, non sarei nulla. E se anche sbonconcellassi ai poveri tutto quello che ho e dessi il mio corpo per essere arso ma non avessi Amore, non ne avrei alcun giovamento. L' Amore è longanime, è benigno; l'Amore non ha invidia, non agisce invano, non si gonfia, non è ambizioso, non è egoista, non s' irrita e non pensa il male; non si compiace dell'ingiustizia ma gode della Verità ; soffre ogni cosa, ogni cosa crede, tutto spera, tutto sopporta e l'Amore mai viene meno...".

(1° Corinti 13, 1- 8)


Questo povero mondo

. Nel 1959 la Magistratura Italiana ha definito fra procedimenti civili, penali, procedure fallimentari, separazioni legali ecc. 428.701 processi. Nel 1958 i suddetti procedimenti giudiziari sono stati 397.877.
. A quasi un mese dalla morte, le voci, le supposizioni, le indiscrezioni ecc, che continuano ad occupare molto spazio dei quotidiani e dei settimanali sull'eredità di Fausto Coppi, non sono ancora terminate. Eredità che è stata definita "un miliardo nei garretti".
. II 18 di questo mese è cominciato il processo a Ginevra contro Pierre Jaccoud, sposato con bambini, il più grande avvocato della città, eminente uomo politico, sull'orlo di ottenere le più alte cariche dello stato. E' accusato di avere assassinato il vecchio padre del presunto amante della propria amante avendolo scambiato per il suddetto. Tempo fa scriveva lei a lui: "tu mi ami come in un racconto di fate" e lui rispondeva : "Mai mi sono sentito così vicino al divino, come accanto a te".
. II ministero delle Finanze ha reso noto un primo elenco di contribuenti le cui dichiarazioni di reddito nell'anno 1956-57, per la complementare, sono assai più basse degli accertamenti condotti poi dal Ministero. Gina Lollobrigida a cui mi pare qualche anno fa il Comune donò una corona d'oro come la migliore attrice di quell'anno, ha dichiarato 51 milioni e 400 mila lire: l'accertamento è stato di 122 milioni. L'industriale delle Lambrette Innocenti ha dichiarato 75 milioni e l'accertamento è stato di 214 milioni. Nel nostro porto fa bellissima mostra di se un suo magnifico panfilo che costa diverse centinaia di milioni. Alessandro Torlonia 22 milioni e all'accertamento il suo reddito in un anno è risultato di 700 milioni. Silvana Pampanini non ha dichiarato nulla e hanno scoperto un reddito di 144 milioni.
. Stamani un pover'uomo, che ha una numerosa famiglia a carico, è venuto a cercare lavoro per un suo ragazzo di 15 anni. Ha l'angoscia di vedere crescere i suoi figli denutriti e senza un mestiere (la tragica storia dei disoccupati, dei manovali, dei giovani impossibilitati a qualificarsi...). Diceva che se qualcuno riuscisse a trovargli un lavoro sarebbe pronto a dargli anche 50.000 lire: andrebbe subito a farsele prestare da un amico: diceva che il suo sogno sarebbe poter entrare negli spazzini, lavorerebbe molto volentieri anche dodici ore al giorno.
. Sembrerebbe da tutto un insieme di cose che l'avvenimento più interessante del mese sia stata la nascita - finalmente - di Nicola Charrier-Bardot. Alla folla dei giornalisti, cineasti e fotografi ecc. che per giorni e notti aveva atteso l'evento assediando la casa di Brigitte, difesa da guardie del corpo specializzate, il padre piuttosto sfatto e stranito per le troppe battaglie di questi giorni contro i fotografi, giornalisti ecc., ha detto: "è bello, capelli bruni, iridi celesti, tre fossette: due sulle guance, una sulla punta del naso e pesa tre chili e trecento grammi".
. Un tale americano in un recente congresso riunito per affrontare i problemi della esplosione demografica che secondo un altro americano minaccia molto più seriamente della guerra nucleare, la continuazione della civiltà umana, osservava "solo un programma mondiale di pianificazione e controllo demografico può allontanare gli spettri della fame, della miseria, delle malattie, dell1 abbrutimento morale e intellettuale e della guerra ed assicurare l'evoluzione creatrice della scienza umana".
. Non molti giorni fa il comandante di tutta l'aviazione statunitense, generale White, ha dichiarato che il comando strategico americano dell'aria ha la possibilità di distruggere il potenziale bellico di qualsiasi paese, indipendentemente dalla sua potenza e di conseguire quindi con assoluta certezza la vittoria finale, Krusciov, di rimando, nel suo discorso al Soviet Supremo di questi giorni, ha dichiarato: "Disponiamo di una grande quantità di armi atomiche ecc. che saranno in grado di cancellare dalla terra qualsiasi eventuale aggressore dell'URSS. In caso di una nuova guerra anche noi avremo da subire la nostra parte di sofferenze, ma il più colpito sarebbe l'occidente. Sarebbe la sua ultima guerra: essa significherebbe la fine del capitalismo". E ha detto che nelle "cartelle degli scienziati" vi è "un'arma nuova e incredibile". Adenauer, il cancelliere tedesco, dal canto suo aveva detto in occasione del suo ultimo viaggio a Berlino ovest, che in caso di guerra 1'Unione Sovietica sarebbe cancellata dalla faccia della terra.

"Non posso dare due rubli invece di dare tutto e contentarmi di andare a Messa invece di seguirlo". FRATELLI KARAMAZOV

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