Epifania

"Dov'è il nato re dei Giudei?".
Ci sono dei momenti nella nostra storia personale in cui la domanda dei Magi diventa la nostra domanda, quasi un'implorazione che ci nasce dal cuore, un grido che esige risposta.
E crediamo di aver diritto a sapere; non chiediamo la condiscendenza o l'elemosina di chi sa, ma gli urliamo in faccia: dov'è?
Di Lui che ci ha fatto intraprendere un lungo viaggio, abbiamo perso ogni traccia, eppure in un giorno non tanto lontano la Sua luce vivissima, la sua stella aveva brillato per noi in tutta la sua inconfondibile lucentezza, con tutto il suo abbagliante splendore.
Abbiamo visto la sua luce, la sua stella e dietro di essa ci siano incamminati fiduciosi; avevamo un segno sicuro per riconoscere la sua casa, il luogo dove era nato, lì dove si sarebbe fermata la luce avremmo trovato Lui, perchè Lui è l'origine, la fonte di ogni luce.
E così dietro la luce siano arrivati alla città santa, ci siano fermati un attimo, come per riprendere fiato, sicuri di essere ormai alla fine del viaggio, e lì nella città santa abbiano trovato uno sfolgorare strano di lanterne che ci hanno confuso.
E città santa è tutto quello che gli uomini hanno costruito chiamandolo valore, una quantità di piccole luci che possono confondere gli occhi, grandi sovrastrutture, indorature strane, che nascondono la vera luce, grandi paraventi dietro i quali c'è solo un gran buio. Troppo spesso gli uomini chiamano tutto questo: religione
Tutto quel luccichio (ne sono immagine le strade piene di addobbi per un Natale diventato Festa dei consumi) tutto un insieme di cose ci ha frastornato e ci è sembrato giusto fermarci per cercare fra tante luci anche la Luce che ci aveva fatto uscire dalla nostra casa, che ci aveva spinto a un viaggio tanto lungo.
Dio non può essere lontano da questo sfavillar di lanterne, il Padrone del Creato non può non essere fra lo splendore, le ricchezze, tutta la potenza e la grandezza della città santa, degli uomini. Dove c'è un po' di luce ci deve essere Dio, ci siamo detti..
Ma la nostra ricerca baldanzosa, sicura, diventata quasi scontata, è rimasta infruttuosa, sterile.
E allora? Allora ecco che ci rivolgiamo a quelli che devono sapere, quelli che hanno in mano i Libri che parlano di Lui, quelli che sono i custodi della Sua Parola, e poi anche agli altri, chiunque altro abbia la pazienza di ascoltarci.
Dov'è il nato re dei Giudei? Diteci dov'è che possiamo adorarlo? Ma la risposta che ci viene dal Vangelo è sconcertante.
Il re dei Giudei,il padrone della luce, il figlio di Dio non è nella città santa, non è tra la luce e i bagliori, non è nelle strade illuminate, non è nelle chiese piene di splendore, non è nelle case ricche ben sistemate.
Lui abita in una povera capanna, è lì dove c'è tanta fame, tanta da morirne, è dove si soffre per la guerra o per le malattie.
Per trovarlo e adorarlo bisogna rinunciare alle lanterne, alle piccole luci sfavillanti, cercarlo nel buio della povertà là dove solo può risplendere la Sua Luce, la Sua Stella.
E allora il cammino riprende, con un po' meno di entusiasmo forse, ma con maggior decisione, con una volontà più ferma.
E' la strada che conduce a Betlemme quella che dobbiamo percorrere anche se oggi Betlemme ha un altro nome, un nome che è quello di una qualunque periferia di grande città, quello di paesi interi stretti sotto l'incubo della fame o semplicemente il nome di casa nostra, il nome dei nostri vicini, il nome di una fabbrica o una miniera dove si lavora in condizioni disumane, o il none di un carcere in cui ingiustamente sono detenuti uomini che hanno il solo torto di aver lottato e continuare a lottare per la giustizia.
La risposta alla nostra domanda non può che arrivarci da questa strada perchè "tu Betlemme terra di Giuda".
Solo lì può avvenire che si manifesti a noi ogni giorno il nato re dei Giudei.
Solo lì dopo esserci prostrati e averlo adorato, troveremo il coraggio di offrirgli i nostri poveri doni, quell'oro, quell'incenso e quella mirra, tutte quelle cose che credevamo belle, finché eravamo in viaggio e che ora di fronte alla semplicità e povertà di Lui, hanno valore solo in quanto dono preparato
con tanto amore.


Mirella


in Popolo di Dio: PdD anno 4° gennaio 1971, Gennaio 1971

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