Nel cuore del mondo

La storia degli uomini, quale la impariamo sui libri di scuola o come la immaginiamo leggendo la cronaca dei giornali, ci appare sempre più come un doloroso intrecciarsi di egoismi, di interessi personali, di lotte sanguinose per il trionfo, l'esaltazione del diritto del proprio io; sia pure un io allargato oltre i limiti dell'individuo, fino alla realtà di famiglia, popolo, razza o nazione. Groviglio inestricabile di possessi che non indietreggiano di fronte all'oppressione dell'altro. Un andar dietro a quell'istinto che si appaga solo quando può dire: questo è mio; e per quel mio è capace di sacrifici e di abnegazioni tanto grandi da ingannare e dare l'apparenza della generosità e dell'altruismo.
Eppure tutta questa realtà tanto miserabile, non è che un aspetto della realtà umana, un po' di zizzania che non riesce a soffocare, anche se a volte lo nasconde alla nostra vista, il grano buono, quel grano seminato a piene mani da Dio in un campo diventato, per sempre, terra buona perchè frutto della redenzione. Allora non possiamo più guardare alla storia, alla realtà umana, con angoscia e pessimismo; possiamo vivere con la fiducia che l'uomo è capace di vivere nella purezza, nella generosità e nell'amore, così come Dio lo aveva segnato all'inizio della creazione.
E così il rapporto fra gli uomini, quel rapporto che trova la sua massima espressione nel rapporto uomo-donna è nella sua radice stessa un rapporto in cui splende la purezza dell'amore, un uscire da se per dare all'altro il primo posto, un ignorare ogni ripiegamento e ogni istinto possessivo.
"Donna, ecco tuo figlio" con questa frase, parola del Verbo di Dio e quindi parola che ha potenza creatrice e che vivifica e realizza ciò che esprime, Gesù in Maria restituisce la donna, ogni donna, al suo essere madre, accoglienza, dono, capacità immensa di ricevere per essere solo mistero di vita che continua e si rinnova. La Madre dei viventi, perchè generati a vera vita dal sangue di quell'Unico Figlio, che è Dio e che è il solo uomo capace di rendere madre la Vergine, la creatura che non conosce e non conoscerà uomo. Da allora e per sempre donna vuol dire madre, e ogni donna lo è nella misura in cui è accoglienza di quell'unico Figlio, in un mistero senza fine di maternità e di amore, e in quel generare di una generazione misteriosa, non secondo la carne, ma autentica e reale, il Figlio di Dio, ogni donna diventa la madre di tutti gli uomini.
"Ecco tua madre", l'indicazione di Gesù vale per ogni uomo. In Giovanni tutti hanno accettato di prendere con sé come propria madre, la Madre di Dio, e ogni uomo che vuol essere il discepolo amato da Gesù deve guardare a ogni donna come la Madre di Lui.
Questo è il nuovo rapporto uomo - donna quale nato dalla redenzione di Cristo.
Questa è la realtà per chi vive, anticipazione del Regno di Dio, una realtà in cui non esiste né maschio né femmina.
E nell'amore umile, rispettoso eppure tanto concreto di ogni uomo di Dio per la donna, si compie il Mistero della creazione, quel Mistero che sulla Croce Gesù ha riportato alla sua purezza, alla sua luce e alla bellezza del suo essere sogno di Dio, così tanto amato da Lui, fino al punto di essere immagine stessa dell'Amore che è Dio.
Sempre più mi capita di pensare a questa realtà così vera, così concreta anche se illuminata solo dalla Fede. Soprattutto quando sento in me il peso di questo allargare il mio cuore a una nuova maternità, perchè un altro uomo, una creatura di Dio, un discepolo da Lui amato possa prenderli con se e amarli come madre, prendendo come ogni figlio la vita da me.
Come per Maria accettare tutti gli uomini come figli significa rinunciare ad avere come Unico figlio colui che si vorrebbe avere fra le braccia e poi stringerle perchè gli si possa ripetere senza stanchezza: "Tu sei il mio figlio" tu solo perchè ti ho generato, perchè ho amato te che sei il Figlio di Dio che solo amo, che ho amato fino a sentirti crescere nella mia anima, ti ho dato tutta me stessa perchè tu potessi nutrirti del mio cuore e per vederti nascere nell'anima di tutti. Per questo posso dire di esserti madre. Anche per me la verginità si è aperta a una generazione, opera della grandezza di Dio. Tu sei mio figlio, perchè nel momento in cui sceglievo Dio come unico motivo della mia esistenza, mi è stato promesso che avrei avuto un figlio da chiamare Gesù.
Ma ora tu mi guardi e mi dici: "ecco tuo Figlio" e mi costringi a levare il mio sguardo dalla Croce su cui offrendoci in modo completo e totale a tutti ti sottrai a me come possesso mio; e vuoi che il mio sguardo si posi con eguale intenso amore su ogni discepolo da te prediletto.
Ogni volta c'è tanta sofferenza, tanta fatica nell'accettare una nuova maternità, un nuovo figlio che viene a prendere il posto lasciato libero dal Figlio tanto amato, ma questo è il solo modo di continuare a essere sua Madre.
E sempre più si sente scomparire il proprio essere, ogni volta una parte di se che si distacca e cresce con prepotenza e con violenza l'essere vita di Dio che si dona agli uomini.
Nulla più mi appartiene, neanche ciò che più mi è vicino, che mi è più intimo, neanche più il mio corpo, che con tutto il suo istinto possessivo, con tutta la sua capacità di essere espressione della mia anima, diventa quasi mio malgrado espressione solo dell'amore di Dio, segno dell'accoglienza di Lui; diventa capacità di generare non secondo la carne, ma secondo lo spirito.

Mirella


in Popolo di Dio: PdD anno 2° ottobre 1969, Ottobre 1969

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