Questa è la nostra casa. E' il luogo della nostra vita, la nostra zolla di terra, lo spazio nel quale ci doniamo, amiamo, ci offriamo, nel quale si raccoglie il trascorrere dei nostri anni. Ma siamo pronti a lasciarlo, a muoverci altrove, fosse anche in un'altra parrocchia, o in un'altra Diocesi perché sappiamo ormai che la vita è uguale dappertutto, intessuta di dolore e di difficoltà, fatta di rapporti duri ed egoistici, di un po' di amore e di pace incontrato a volte e contemplato come un miracolo, di giorni che passano uguali per ì buoni e per i cattivi, della Bontà di Dio che su tutti veglia, tutti ama, tutti vuole salvare. In qualsiasi luogo e in qualsiasi momento vogliamo e dobbiamo essere questa presenza di Amore.
Non ha altro senso la nostra vita se non essere questa briciola di amore, briciola perché siamo poca cosa, buoni a nulla, senza forza né coraggio e tante volte abbiamo perfino la dolorosa impressione di giocare come bambini in questo terribile dramma che è la vita umana. Ma siamo come l'obolo della povera vedova che era tutto se stessa perché non aveva altro, così anche noi, dati senza calcolo, anche perché sarebbero solo poche addizioni.
Se riusciamo ad essere un attimo di Amore saremmo il Regno di Dio vivente, e cosa altro dovremmo essere noi che abbiamo scelto Dio come motivo principale della nostra vita? Allora ogni cosa acquista una logica, cadono i perché in cerca di una spiegazione umana, perdono ogni valore i problemi di povertà o di ricchezza, di metodi, mezzi, organizzazioni pastorali, e si capisce perché chi vuole mostrare Dio al mondo ed essere contenenza del Suo mistero voglia liberarsi di tutto, da se stesso e dalle cose per non svelare che Lui, indicazione del Suo Amore.
La vita per noi piccolo gregge non può essere che semplice, povera, umile, appassìonatissima, ferma, sicura. Fiammella che arde ad indicare un'altra Luce. Ad indicarci ci basta la vita, quella che ci livella agli altri, l'apertura di un cuore che non rifiuta tutto ciò che è umano in sé e negli altri. A cosa servirebbero le sovrastrutture, le organizzazioni, i metodi di convincimento e più ancora una vita differente, diversa, particolare fin nell'abito esteriore, nei modi, nei tratti? Una sola cosa deve differenziarci: i motivi del nostro vivere, una sola cosa farci diversi, il cuore di Dio che ci convince ad abbandonagli il nostro. Con un solo mezzo vogliamo persuadere gli altri: Gesù il figlio di Dio, la pietra angolare contro la quale si sfracellerà chi lo rifiuta, lo scandalo per chi non crede.
Ci interessa un'unica realtà, la nostra sola pastorale: essere uomini e donne veri che in questa vita, aperti a tutti i valori, hanno trovato motivo ad esistere solo in Dio.
La nostra vita somiglia in parte a quella delle famiglie del luogo: gli uomini lavorano, noi donne stiamo in casa e quando possiamo andiamo nei campi ai fiori o alla verdura. Il tempo libero è passato in preghiera o mangiato dalla gente.
Abbiamo voluto aprire la nostra casa agli altri perché è una cosa logica e normale offrire ciò che si ha, gridarlo dai tetti e non nascondere la luce. Per fare questo bisogna donarsi concretamente, e lo facciamo anche se a costo di tanta fatica specialmente per noi ragazze. Basta aprire la porta e fare sapere che c'è un cuore amico che attende chi viene, disposto a dividere con gli altri i doni di Dio e il numero delle persone cresce fino ad essere quasi una piccola folla. E' segno che vi è tanto bisogno di una casa ospitale, specialmente oggi, in questa nostra civiltà dove sempre di più si affermano i valori individuali e personali e le case sembrano castelli medioevali separati dagli altri da larghi fossati - famiglia dove si pensa solo a come accrescere "il nostro" senza curarsi di chi lotta e soffre in difficoltà.
Cosa mi può dare di credere che chi mi tende la mano è amico e disinteressato e non ama che il mio cuore e l'anima mia senza secondi fini, senza interessi - se non posso toccare con mano, vedere, constatare una realtà di vita che è capace di accogliermi ogni giorno e dieci volte al giorno, sempre e unicamente per amore di Dio?
Bisogna che noi cristiani offriamo la nostra casa a tutti proprio perché ciò che è nostro è degli altri - e offrire la casa è poco, il cuore, l'anima, la vita, il nostro rapporto con Dio bisogna dare, la fede, 1'amore, la sofferenza, tutto perché in tutti viva Lui, il nostro Dio.
E' terribile pensare che ci si fa fermare da considerazioni di carattere economico, da comodità, dal non volere essere schiavi degli altri, noi cristiani che ripetiamo ogni giorno con Maria "ecco la serva del Signore".
Sono molte le persone che entrano nella nostra vita, fratelli e sorelle che il Signore ci ha posti sulla via con i quali dividiamo quanto abbiamo. Vengono attirati, penso, da una serietà di vita, da cuori che sanno sinceri, da una fede che vuole sempre più credere e abbandonarsi fiduciosa, da una famiglia traboccante di affetto.
Non vi trovano sicuramente sapienze culturali, né intelligenze particolari, nulla capacità organizzativa, nessun convegno, non associazioni, né comitati parrocchiali. Perché vengono? Ce lo domandiamo spesso anche noi: la casa è povera, l'ospitalità spesso scomoda sia per noi che per loro; bisogna lavorare e aiutare all'andamento della famiglia o dell'officina o di quei parrocchiani che hanno bisogno di lavoro; e la preghiera non viene imposta né richiesta, ma chi viene sa che è centro della nostra vita.
Cosa importano i perché? In fondo sono particolari ed unici per ognuno, strani ma semplicissimi perché due soli sono i motivi costanti: Dio e il Suo Amore, o il bisogno di vedere quest'amore incarnato e toccarlo con mano.
Allora non si possono più fare distinzioni, né classificare, ci sono solo vite umane, storie che acquistano un volto, pienezze che cercano dove potersi donare, vuoti che chiamano da solitudini stanche. Sono creature di Dio, immagini del Creatore che guardiamo e amiamo, alle quali vorremmo essere rivelazione del Dio vivente.
in Popolo di Dio: PdD anno 2° agosto 1969, Agosto 1969
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455