Don Henri Godin è uno di quegli uomini che il Signore manda nel mondo per preparare le sue vie, di quegli uomini tanto scomodi quando sono in vita, spesso tanto osteggiati perchè hanno il difetto di camminare sempre in testa, di non scoraggiarsi mai, di non smettere se non quando sono in fondo al loro cammino.
Don Godin nasce a Audeux (Doubes) il 13 Aprile 1906, a 13 anni entra in seminario: studente brillante, era simpatico, allegro, sempre pronto, attivo senza sforzo. Diciannovenne, al ritorno dalle vacanze, sentiva la nostalgia del mondo che soffre e che piange "Ho sentito rimorso a venirmi ad addormentare sui libri e a sgobbarci sopra, quando c'è tanta gente che si danna."
La sua salute delicatissima fu la croce quotidiana che lo accompagnò tutta la vita.
Volontà di ferro
In Henri giovanissimo emergono due punti fondamentali della sua vita: volontà di ferro e forza di abbandono in Maria, che per lui è "la Sua Vergine" al di sopra di ogni altro titolo.
Il contatto con le sofferenze umane, il servizio dei malati a Lourdes, gli aprono l'anima alla comprensione, gli danno il senso chiaro dell'Amore cristiano. "Bisogna che io pensi a queste miserie che mi chiamano, saranno aiutate tanto meglio, anche con gli stessi atti, quanto più io sarò vicino a Dio".
Il suo Tesoro
"Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore"*
Il cuore del giovane Godin è laggiù nella città dove un mondo si agita, si guadagna il pane - "il pane che io devo mangiare " - con tanta pena. Povera gente che ha tanti bisogni. Creature che non pensano, non sanno di Dio, di Gesù "gente che è caduta - come avrei fatto senz'altro anch'io al loro posto! Sono degli infelici, infelici anche materialmente... debbo pregare per loro, per tante disgraziate baracche umane, che non sanno cosa sia un raggio di felicità umana". Non è attirato dalla vita contemplativa né dalla solitudine ma da una vita semplice tutta donata ai poveri, agli infelici, ai diseredati.Vorrebbe donare l'ideale cristiano a tutti quelli che mettono il loro ardore e il loro ideale nel male. Don Henri non vuole che il sacerdozio gli offra una vita dolce, accomodata, borghese.
La sua vocazione
La grande azione che è la S. Messa non deve dargli la tranquillità di aver dato tutto quello che deve ai suoi fratelli. "Avrei forse compiuta la mia parte di lavoro nella società? Avrei serenamente guadagnato il pane che mangerei?". Non vuol fare il proprietario devoto con una vita occupata, anche straoccupata, secondo i suoi gusti, di studi che probabilmente non gli serviranno mai, di lavori interessanti "offrendo tutto questo al buon Dio e aggiungendovi ancora qualche prelievo al mio soprappiù, qualche sacrificio? Forseché san Paolo non lavorava? E io profitterei del sacrificio sanguinante di Cristo, rinnovato sull'altare, per scorrere tranquillamente i miei giorni?". A 27 anni, dopo aver frequentato la facoltà teologica all'Istituto Cattolico di Parigi, è sacerdote. Celebra la prima S. Messa a Lourdes, all'altare della grotta, nella Pasqua del 1933.
"Nella mia vita di prete voglio faticare come faticherebbe un padre di molti figli". Egli non si sarebbe mai chiuso in un "buco". Vedeva grande: avrebbe voluto abbracciare tutti gli uomini per darli tutti a Cristo. Desidera quindi l'apostolato dei poveri, quello che Gesù ha preferito, sono troppo abbandonati. Le parrocchie di città sono ordinariamente borghesi e l'operaio vi è trascurato in pieno.
La crisi
Viene inviato a Clichy nella parrocchia di san Vincenzo de Paoli; una parrocchia bene impiantata: organizzazione salda, opere prospere, scuole, patronati, ospizi. Si dona al suo lavoro pienamente, generosamente, senza riserve. Ma..l'assale sempre un'angoscia dolorosa, non può chiudere il cuore e gli occhi: la classe operaia è staccata dalla chiesa. La Parrocchia Tradizionale non è più in grado di assicurare l'apertura a coloro che non conoscono il Cristo, il mondo operaio sembra non più interessarsi alla Chiesa, e la Chiesa a sua volta pare essersi dimenticata il mondo operaio. Il prete è tagliato fuori dalla vita degli uomini, diventa sempre più un estraneo, un oggetto interessante come ricordo di un epoca storica. Mancano dei missionari che diano di nuovo alla Chiesa un volto veramente evangelico, che facciano della Chiesa una casa di tutti, e non di una élite di privilegiati.
Don Henri si trova quindi presto in crisi, gli si dice che è capriccioso, incostante, ma lui si convince sempre di più della sua idea. Gli fa vergogna abitare in una bella casa parrocchiale: si può abitare in una bella casa quando i nostri fratelli non hanno che una baracca di legno?
Don Godin sogna povertà completa, rinuncia assoluta; una sofferenza si accumula all'altra: tutte vengono dalla stessa sorgente, dal bisogno ardente di donare Cristo alla classe operaia.
Incontra Don Guérin, assistente della JOC (Gioventù Operaia Cattolica), accetta di divenirne cappellano, la Provvidenza l'aveva suscitato per lavorare fra le officine e i quartieri popolari, ora lo ha messo su questa strada.
Il suo grande amore la J.O.C.
1934 - entra nella scuola dei missionari del lavoro a Billa.
1935-1936 - assistente della JOC per Parigi Nord. Alle idee Don Henri non crede più un granché: si pone davanti a Dio per giudicare delle sue azioni. Confronta con gli esempi e gli insegnamenti di Cristo la sua vita. "Amare Dio è amarlo dal mattino alla sera in tutta la nostra vita".
Per parlare di Godin bisogna fissare le date più importanti della JOC: giugno 1936 e la JOC durante gli scioperi; il Congresso del X Anniversario; il pellegrinaggio che si prepara per il 1939; la JOC sotto l'occupazione tedesca.
Assorto nei suoi pensieri, nell'assillo di aiutare e sollevare la classe operaia, si dimentica spesso l'ora di un'adunanza, di un appuntamento, l'Orate fratres durante la Messa o anche di fare pranzo. E lo si vedeva allora mentre percorreva a grandi passi e a capo scoperto le strade piene di baccano, o mentre sfrecciava sulla motocicletta, fermarsi di botto davanti ai banchi dei rivenditori di piazza e comperarsi un pacco di panini che divorava velocemente.
Ha piena fiducia nei laici: essi devono prendere coscienza della loro responsabilità e agire di conseguenza. Come sacerdote don Godin è motivo di chiarezza e di calore,di sforzo per far balenare la Verità davanti a queste intelligenze avide di possederla per espanderla per ogni dove, di ardore per eccitare nel loro cuore un Amore più vero del Cristo e dei fratelli. Don Henri propone i problemi non soluzioni, questo non era il suo compito. Semplice senza posa con tutti: ognuno lo sentiva vicino con tutta la sua vita. Staccato dai beni di questa terra è vissuto poveramente, più. poveramente di chiunque altro. Dominante in lui l'attenzione e l'amore per la vita umana che lo circondava. Era un uomo, un vero uomo di Dio mangiato da tutti, perchè quelli che venivano da lui si moltiplicavano sempre più.
Cristo: un grande amico
Primavera 1941: don Henri va ad abitare in un quartiere operaio: ha un piccolo e squallido appartamento in via Gounerau. Per il nutrimento a volte gli basta qualche patata bollita o la cosiddetta "zuppa", farina diluita nella acqua. Non ha tempo per andare a cercarsi i viveri e per fare la coda. Per scaldarsi c'è una specie di radiatore a gas installato in cucina.
Vive povero, più povero di tutti. Ma ora in casa sua tutti possono entrare senza vergogna, anche il più povero operaio. Viene chi vuole e quando vuole. L'uno condurrà un altro. Presto non sarà che un via vai continuo. Cristo incarnandosi ha voluto diventare completamente simile ai suoi fratelli, comportandosi come loro, adottando il loro genere di vita, mescolandosi con loro. La sua Incarnazione non è consistita solo nel predicare una dottrina, ma è stata l'esempio di una vita che il Figlio di Dio ha vissuto in condizioni autenticamente umane.
Severo con sé, tenero con gli altri - di intelligenza penetrante, aperta a una folla di problemi, unita al senso della vita - personalità estremamente forte e temperamento socievole - profondamente umile e nello stesso tempo audace - d'una capacità inverosimile di lavoro e di una esuberanza infantile nei momenti di distensione - sacerdote di intensa preghiera, "dobbiamo inventare incessantemente dei mezzi nuovi, capaci di parlare di Cristo ad un'umanità che incessantemente si muove" diceva. L'Amore di Cristo, per lui, è un amore fraterno, del tutto semplice. Parla a Cristo come a un amico, un grande amico.
C'est le neant;..
Luglio 1943: don Godin incontra don Jvan Daniel: insieme constatano che la Joc non è più in grado di conquistare la classe operaia. Nasce un piccolo libro destinato a fare epoca nella storia della Chiesa: "La Francia, paese di missione". Il cardinale Suhard passa la notte immerso nella lettura del quaderno e ne è sconvolto. Il libro è una riflessione personale e profondamente dolorosa di due preti che da 10 anni arrancano in mezzo al popolo per conquistarlo e che, edotti dalle formidabili barriere contro cui hanno urtato i loro sforzi,vogliono prevenire e aiutare chi pure è preso dal medesimo ideale apostolico - don Godin e don Daniel mettono sul tappeto i problemi e indicano gli elementi di soluzione con cifre, fatti, constatazioni.
"I popoli incolti che si chiamano selvaggi hanno conservato nelle loro tradizioni secolari qualche cosa della rivelazione primitiva. Qui non c'è nulla; c'est le neant, ma con la civilizzazione in più."
Don Godin viene esortato dal cardinal Suhard a porre il problema sul terreno dell'azione. A Lisieux c'è la "Missione di Francia"; don Godin partecipa alle giornate di ritiro e di aggiornamento: tutti i suoi interventi sono assillati dalla preoccupazione "il ritorno a Cristo della classe operaia".
La missione di Parigi
La nuova fondazione sarà allora un'autentica missione, non più sforzo isolato di un cappellano che si dona alla classe operaia, è la Chiesa stessa che si incarnerà nel proletariato urbano, sarà una comunità di preti che riceverà l'incarico direttamente dal Vescovo di mettere il lievito cristiano in tutte le comunità umane. Dieci giovani preti nel silenzio del cenacolo di Lisieux con la preghiera e con il lavoro si tengono pronti per questa Pentecoste dei tempi nuovi.
Aveva 39 anni
Sabato 15 gennaio 1944: durante la Messa, all'offertorio, don Godin e gli altri sacerdoti fanno questa promessa "mi impegno con giuramento a consacrare tutta la mia vita alla cristianizzazione della classe operaia di Parigi".
"Buona notte amici. E' un miracolo come tutto si è aggiustato, ormai, io posso anche sparire, la missione può fare a meno di me".
E' tardi, notte fonda. Don Godin lavora ancora qualche ora, poi si corica. Domenica 16 gennaio 1944 il giorno in cui doveva cominciare la missione, è trovato morto.
"La strada che sale dall'umano al divino passa per il calvario" così aveva detto un giorno don Godin.
don Rolando
(G.Barra, "Chiesa e mondo operaio")
in Popolo di Dio: PdD anno 2° agosto 1969, Agosto 1969
Luigi Sonnenfeld
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