Il 25 marzo di sempre

Nel silenzio e nella semplicità Dio ha cominciato ad essere uomo; Egli ha unito il Suo Essere alla nostra esistenza, superando con la totalità del Suo Amore ogni umana ragione.
E' tanta dolcezza pensare a Dio che ama con pienezza assoluta l'umanità, in Maria ne fa la Sua sposa e desidera generare per lei e in lei un figlio, o, con ansia e trepidazione di innamorato, attende la risposta della Sua creatura più bella; in lei trova la Sua gioia e si compiace di farne la madre di Gesù, il Figlio di Dio.
Il Mistero dell'Incarnazione è qualcosa che mi appartiene in modo tutto particolare, un Mistero tutta dolcezza che mi prende, mi possiede e mi commuove oltre ogni misura. E' tanta gioia pensare all'infinita potenza di Dio che accetta di restare per nove mesi nel grembo di una donna, ricevendo da lei la vita, in dipendenza totale da lei e già sopravanzandola tanto da farne la "piena di grazia" "la benedetta fra le donne", la fonte di allegrezza, al cui saluto il bimbo Giovanni esulta di gioia nel seno della madre sua.
Ogni giorno vivo la Messa nella realtà di questo Mistero e credo che la sera dell'Ultima Cena Gesù nel prendere il pane e il vino abbia ripetuto le parole che nessun orecchio umano aveva ascoltato, ma che un cuore di donna aveva intuito e vissuto intimamente - quelle parole che, essendo del Verbo di Dio, avevano potenza creatrice e avevano reso fecondo il seno della Vergine Maria: questo è il mio corpo e questo è il mio sangue. Nell'umanità di Maria per un Mistero di Amore il Verbo si specchiava e riconosceva nel corpo di lei il proprio corpo e sangue e come ora nel pane e nel vino egli assume e trasforma nella Sua realtà di Uomo Dio tutta la realtà umana, così nel corpo di Maria c'è tutta la realtà della donna in quanto madre dei viventi ed è quindi presente ogni uomo; in lei ogni maternità e ogni verginità è trasformata nel corpo di Cristo, offerto in sacrificio per la salvezza di tutti.
E la realtà fisica dell'uomo e della donna e il loro reciproco amore è diventato sostanza, materia sacramentale perché quel giorno una donna per opera dello Spirito Santo, ha concepito un figlio che è figlio di Dio. Dal giorno in cui Dio è entrato nella storia dell'uomo ogni donna è chiamata a concepire un figlio che Dio accoglie e adotta figlio Suo, riconoscendo in esso il corpo e il sangue di Gesù. Per questo l'amore e il dono reciproco dell'uomo e della donna, quell'amore che genera una nuova vita, diventa il segno concreto, visibile, di una realtà divina, dell'amore infinito di Dio che ha unito per sempre la Sua esistenza al destino degli uomini, fino a essere una sola cosa con 1'uomo: Gesù Uomo-Dio.
E mentre sono presso l'altare, mi pare che ogni cosa si trasformi e mi pare di essere a Nazareth, in quella grotta tanto povera, tanto semplice e simile a tante altre, eppure così diversa nel suo essere unica e grande agli occhi di chi crede.
E vorrei non staccarmi mai di lì, non stancarmi mai di essere lì, e lentamente consumare i miei giorni contemplando e accogliendo in me il Mistero, pure sento l'esigenza proprio mentre sto lì in unione con Lui, di far continuare la sua incarnazione, di mischiarmi a tutta l'esistenza umana, in tutta la sua realtà di sofferenza e di dolore, in tutta la sua realtà di gioia e di amore, perchè Lui possa ancora essere Presenza divina fra gli uomini, Verbo fatto Carne, per non tradire il sogno di Dio che vuole essere uomo.
E l'umanità tutta diventa cosa di Dio, a Lui appartiene in modo totale ed assoluto e in questa misura è oggetto del mio amore. Non ho motivo per sottrarmi all'amore dell'uomo, di tutti gli uomini, non posso aver alcun timore di. essere per questo meno fedele all'Amore di Dio, perchè so che loro in me e io in loro amiamo ciò che appartiene a Dio senza riserva alcuna.
E l'amore per e di tutti gli uomini diventa preghiera ed offerta, immolazione e consacrazione, nella serenità e nella gioia, nella semplicità e nel silenzio di ogni sua manifestazione.


Mirella


in Popolo di Dio: PdD anno 2° marzo 1969, Marzo 1969

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