"Fu uno dei rarissimi veri uomini che io abbia mai incontrato, per il quale Dio fosse una realtà, e sempre presente" (un compagno di prigione)
Pentecoste 1943
Separato e lontano dai suoi amici - è in carcere perché uomo e cristiano libero dal nazismo - in questa meravigliosa festa della comunità dei fedeli, D. Bonhoeffer, professore e teologo evangelico della chiesa confessante, al suono delle campane sente acutissimo il desiderio di una bella cerimonia comune - ma deve celebrare - "solo, soletto un servizio così bello, che non ho sentito minimamente la solitudine, tanto è stata viva la presenza di voi tutti, nonché delle comunità parrocchiali in mezzo alle quali festeggiai altre volte la ricorrenza della Pentecoste".
Quest'uomo di Dio, in attesa della morte "si perdeva nella Gioia" al pensiero e alla speranza che la confusione babelica delle lingue, causata dalla mancanza di Dio e dal non amore "debba avere una fine e debba essere superata dalla lingua di Dio, che ogni uomo è in grado di comprendere e con la quale soltanto gli uomini possono tornare a comprendersi, e che la Chiesa debba essere il luogo in cui tutto ciò s'avveri".
Lo Spirito di gioia e di vigore
Nel silenzio del triste edificio, sente pesare sul suo cuore i passi dei compagni di martirio vaganti nelle loro celle: uomini stanchi e sconsolati, senza coscienza della Pentecoste. Quest'uomo che vive di Colui che è lo spirito della gioia, che ha in sé la sua giocondità e il suo vigore - anche se l'ora della tentazione ha bussato alla sua fede - desidererebbe tanto essere il cappellano del carcere: "in giorni come questo non farei altro che passare di cella in cella, dall'alba fino a tarda sera: ne accadrebbero certo delle cose...."
Per questa certezza di far accadere delle cose in cui assolutamente credeva come cristiano, aveva rischiato tutto della sua giovane esistenza.
Carattere nobile
Suo padre era un grande medico, psichiatra e neurologo, la madre, Paula Von Hase, era figlia di un cappellano di corte dell'imperatore. B. è un aristocratico molto più per il suo carattere che per la sua origine sociale. Si oppose al nazismo perché provava un senso di profondo disgusto per un regime nel quale la mediocrità trionfa impunemente e nel quale la volgarità non riesce a dissimularsi dietro 1'orpello delle pseudo virtù. Il male e la tentazione più grave sta nel lasciarsi trascinare al disprezzo dell'uomo: "il solo atteggiamento utile nei confronti degli uomini - dei deboli specialmente - è l'Amore, la volontà cioè di essere con loro una sola comunità, Dio stesso non ha disprezzato gli uomini, ma si è fatto uomo per gli uomini.
In prigione non vuole riguardi dai suoi guardiani venuti a conoscenza delle sue nobili origini familiari. La nobiltà che B. difende è una qualità dell'anima e non del nome e della razza: "la qualità è l'avversario più potente di ogni tentativo mirante a costruire un'esistenza di massa".
Lotta per la 1ibertà
La lotta che B. affronta per un nuovo umanesimo ("nuova nobiltà") - per il quale aveva deciso di giocare la propria vita - si confonde con una lotta per la libertà; la sola aristocrazia che egli conosce e quella che si basa sui più fondamentali valori personali. Sensibile e attento alla bellezza e ai beni della natura, sapeva che solo colui che è pronto a sacrificarla può godere la bellezza di questo mondo.
Dal carcere - giugno 1944 - esalta nelle sue lettere la forza e la potenza meravigliosa del sole o rievoca i meravigliosi ricordi giovanili delle escursioni in montagna..
Il suo cristianesimo non è mai stato un evangelismo "etereo", e non ha mai pensato che la gioia di Dio potesse risplendere solamente sulla rovina della creazione. Apprezzava l'Amore ardente da Cantico dei Cantici: "E' veramente bello - scriveva - che esso s'incontri nella Bibbia, di fronte a tutti coloro per i quali il Cristo significa la mortificazione delle passioni".
Non certo per timore o per disprezzo del mondo B. a 16 anni decide di diventare Pastore.
Uomo completo
B. è un uomo che manifesta, nella libertà della fede, tutta la pienezza della vita cristiana.
In una esistenza molto breve gli è stato concesso di essere un uomo completo sotto la signoria del Cristo. L'intellettuale è un uomo religioso e questi si serve della sua intelligenza, il dotto nella scrittura è un uomo audace nell'azione. L'uomo di rottura e cospiratore è timido e delicato, e quest'uomo timido trasforma il suo ambiente ed è l'animatore della resistenza religiosa e politica al nazismo.
La preparazione
1923: studia a Tubinga Sacra Scrittura, dogmatica e filosofia moderna.
1927: si laurea in teologia con la tesi "Sanctorum communio" dove si vede come la sua attenzione rimane fissa alla chiesa concreta, della quale analizza i condizionamenti umani e al tempo stesso il significato misterioso.
Subito assume un ministero pastorale dove prende conoscenza dei problemi sociali e delle questioni concrete di economia.
1930: è in America del nord per un anno di studi supplementari. Frequenta con assiduità il quartiere di Harem per conoscere la realtà negra. Il cristianesimo dell'America lo apre sempre più a prospettive ecumeniche, fa parte di vari organismi del movimento ecumenico. B. aiuta efficacemente la chiesa confessante tedesca a sfuggire ad un isolamento completo nel momento in cui il nazionalsocialismo farà sì che il Paese si ripieghi sempre più su se stesso.
1931: Hitler conquista il potere, B. inizia a Berlino l'insegnamento universitario.
1933: critica alla radio l'aspirazione del popolo a trovare un suo Fuhrer che rischia di diventare un seduttore, un idolo.
Ora della tentazione. *
B. prende chiaramente posizione contro il famigerato paragrafo relativo agli Ariani: questo paragrafo in realtà non soltanto colpisce tutti gli Ebrei, ma spezza la fraternità cristiana. E' "consapevole che la resistenza esigerà dei gravi sacrifici, dell'eroismo; la lotta impegnata sarà causa di cadute, ma... "non è possibile fare della legge dei deboli la legge della Chiesa".
1933: B. e a Londra, in Germania gli avvenimenti precipitano: è tentato di non tornare nella sua patria. Karl Barth, amico di B. dal 1931, interpellato, considera la sua decisione un tradimento: "Devi ritornare al tuo posto con la prima nave e, diciamo, con quella immediatamente seguente". B. rimane incerto sino al 1935.
1937: è di nuovo in Germania come insegnante in un seminario pastorale: prepara se stesso e gli altri a conformarsi, nella preghiera e nella meditazione della Parola, alla volontà di Dio per essere pronti nell'ora della tentazione accettando la misura di pericolo e di prova, ogni giorno, umilmente e fedelmente.
1939: B. si trova negli Stati Uniti per un giro di conferenze; la tormenta sta abbattendosi sulla Germania e sull'Europa. Sei settimane dopo la sua partenza, 27 luglio 1939, B. è di nuovo a Berlino e continua il suo lavoro di pastore e di studioso e s'impegna sempre più nel movimento di resistenza attiva contro Hitler.
L'inizio della vita
5 aprile 1943: è arrestato dalla Gestapo e rinchiuso in un carcere militare. Ha possibilità di scrivere ai genitori, alla fidanzata, ad un fedele amico. Nonostante le difficili condizioni materiali continua ad alimentare un'intensa vita intellettuale. La pienezza di vita che gli è sempre stata caratteristica non è per nulla soffocata da una situazione adatta per spezzarla. Interrogato e torturato non ha paura e non cede: amabile verso tutti, persino i guardiani rimangono presi dal fascino della sua personalità. Non si stanca di ripetere che il combattimento è perduto solo quando si ammette la disfatta.
Domenica in Albis 1945 (Flossemburg)s un prigioniero chiede a B. di celebrare un servizio liturgico mattutino. Il pastore rifiuta: vuole rispettare la maggior parte dei suoi compagni cattolici, alle loro insistenze B. accetta ed esercita il Ministero della Parola. La porta si apre e due civili gridano: "Prigioniero Bonhaeffer, si prepari e venga con noi". Raccolte le sue robe, scrive il suo nome e il luogo del suo dramma su un pezzo di carta; prima di andarsene dice: "E' la fine. Per me, è 1'inizio della vita". Fu impiccato il 9 aprile 1945: aveva
39 anni. Attraverso le gioie e le sofferenze della sua vita e le incoltezze della sua ricerca, B. ha fissato sempre il suo sguardo su Gesù Cristo. Di Lui solo questo cristiano e pastore meraviglioso ha voluto essere il testimone fra i suoi fratelli.
don Rolando
(da D. Bonhaeffer di René Marie - Morcelliana)
in Popolo di Dio: PdD anno 2° marzo 1969, Marzo 1969
Luigi Sonnenfeld
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