Noi, vecchi innamorati di Gesù Cristo, lo stiamo cercando ansiosamente e spesso con angoscia, nelle problematiche attuali che travagliano la Chiesa. Non soltanto non possiamo fare a meno di Lui per il fatto che dove Lui non troviamo è vuoto di valori veri in senso essenziale ed assoluto e tutto ci sembra momento fuggente e peggio ancora apparenza, velo che ricopre e quindi non la realtà consistente, quella che veramente conta, ma anche e perché ci viene a mancare la speranza e tanto più la fiducia che il mistero del momento attuale porti in sé soluzione e il travaglio d'ora possa fruttificare qualcosa.
Non siamo dei trascendenti o dei misticheggianti che si rifugiano negli assoluti di Dio e lì, al sicuro, aspettano che il diluvio smetta di affogare per uscire, tranquilli e disinvolti, dall'arca di Noè. Non ci nascondiamo per paura di essere travolti e non stiamo a guardare di sull'argine l'acqua del fiume che sempre più ingrossa e minaccia di straripare.
Soltanto che noi non possiamo fare a meno, in tutto quello che succede qui o là e ormai un po' dovunque - perché non sono più battaglie di assaggio per provare le forze, ma ormai è una guerra divampata su tutti i fronti - non possiamo fare a meno di cercare Gesù Cristo. Non intendiamo assolutamente occuparci di altro che di Lui, sicuri come ci sentiamo che Lui è la Chiesa, la cristianità, il popolo di Dio, 1'umanità..
Sappiamo e crediamo che in Lui tutto è, vivo e presente così tanto che la realtà del mondo e degli uomini si può capire e si può seriamente vivere in modo e misure totali, soltanto in Lui e attraverso Lui.
Perché Lui soltanto è la luce giusta per vedere come stanno veramente le cose: in ogni altra luce la visione è distrutta, parziale, difettosa. Camminando per altra strada non si arriva al cuore del mistero dell'umanità e non si arriverà mai a risolverne le angosce.
La storia di tutta la ricerca degli uomini per affrontare e risolvere i problemi dell'umanità è la storia di. una spaventosa distrazione, di una terribile alienazione, da dove soltanto c'è speranza.
Ci è difficile perdonare agli uomini della Chiesa, agli uomini che hanno avuto e hanno responsabilità nel Popolo di Dio, di cercare sempre o quasi al di fuori di Gesù Cristo ciò che è necessario alla Fede e alla Speranza. E il tradimento all'Amore è spaventoso.
Grazie a Dio siamo gente pressoché senza cultura e quindi possiamo guardare la Verità delle cose rifacendoci unicamente a Lui. E è nella visione di Lui, cioè nel mettere a fuoco attraverso Lui il nostro guardare la Chiesa, che sentiamo di respingere tanta parte della sua storia.
Tanto più che ci viene in mente e ci gonfia il cuore l'immaginare (il sognare e quindi è tanto Amore) quale sarebbe dovuta essere la sua storia, cosa ci sarebbe nel mondo, nel cuore dell'umanità, se la sua storia fosse stata diversa.
E guardando a Gesù Cristo (e a chi dobbiamo guardare per sognare la Chiesa?) non è difficile immaginare quale sarebbe dovuta essere questa diversità.
Gridava Giovanni Battista e con le sue parole cominciava un nuovo criterio di giudizio della storia: "Egli nella sua mano tiene il vaglio e purgherà la sua aia e raccoglierà il grano nel suo granaio mentre brucerà la pula in un fuoco che non si estingue".
Non possiamo non giudicare il momento attuale della Chiesa, e quindi nostro, con altro vaglio che non sia Gesù Cri sto.
Tanto più che siamo sicuri che guarda re e giudicare, accogliere o respingere rifacendoci a Lui e cercandovi Lui come unica certezza e sicurezza di Verità, siamo nell'Amore, nel rispetto e nella libertà e nella giustizia.
D'altra parte a qualcosa di oggettivo, di chiaro bisogna rifarci in questo bailamme attuale di teologie vecchie e nuove, di pastorali conservatrici e rivoluzionarie, di medievalismi e modernità, di autoritarismi e contestazioni, ecc.
E noi ci stringiamo a Gesù Cristo, con umile e semplice Amore. Con adorazione dolce e profonda.
Accogliamo la sua storia di Dio fatto Uomo anche come indicazione (e non davvero soltanto come consiglio per farci santi) d'esistenza della Chiesa, che crediamo continuatrice della presenza di Gesù Cristo fra gli uomini, nella sua realtà di Dio e di Uomo. Ci chiariamo ogni problema rifacendoci alla sua Parola e ne abbiamo più che a sufficienza per sapere tutte le cose. E offriamo, con la dolcezza e l'Amore di un offrire che può essere anche non accettato o respinto, la nostra ricerca di Gesù Cristo nel mistero della vita e la scoperta di Lui che abbiamo la gioia di realizzare.
E nella fedeltà a Lui andiamo avanti tranquilli.
Anche se con la spaventosa angoscia (non sappiamo bene, ma a volte ci sembra perfino con qualche punta di disperazione) che ci soffoca l'anima e il cuore quando nelle vicende che agitano attualmente il popolo di Dio non riusciamo a scoprire Gesù Cristo e quindi a rassicurarci che sì, è momento di terribile sofferenza, di lacerazioni inevitabili, di affermazioni faticose e quindi di angoscia per tutti, ma la ricerca è veramente ricerca di Regno di Dio.
Alla gerarchia della Chiesa e all'episcopato chiediamo non tanto del giuridicismo arido per una fedeltà a tutta prova al Diritto Canonico, alle pastorali stabilite presso la CEI e nemmeno ci bastano le citazioni del Concilio Vaticano II a legittimazione delle proprie scelte ecc.: chiediamo Gesù Cristo, vivo e vivente, da riconoscerlo immediatamente, da provarne tutto il fascino, da crescerne appassionatamente l'Amore.
Alla contestazione teologica, pastora le, ai preti del dissenso, alle ricerche dei laici, alla volontà di rinnovamento delle strutture della Chiesa, a tutto il riboìlimento che ferve dovunque.. . chiediamo di tenere gli occhi su Gesù Cristo e di capirne intera e totale la realtà di vero Dio e di vero Uomo. Di cogliere e imparare tutto il suo Mistero, dalla mangiatoia alla croce per una storia d'incarnazione di tutto l'uomo in Dio e di tutto Dio nell'uomo e quindi tutta la sua realtà così essenzialmente religiosa. E la sua Parola che tutto di Lui chiarisce e manifesta, va tutta accettata perché quando è rivolta agli uomini è meravigliosamente carica di tutto Dio e quando è rivolta a Dio è tutta colmata, traboccante di tutto l'uomo.
Questa adorabile fedeltà a Dio e all'uomo di Gesù Cristo.
Dove Gesù Cristo non appare, dove non domina e determina o almeno non trasparisce attraverso il velo o la pesantezza della nostra carne, non è cristianesimo, non è popolo di Dio, non è Chiesa.
Non sappiamo cosa farcene.
E anche se è terribile, ci viene in mente (e a volte la sentiamo come unica possibilità di fedeltà alla nostra scelta cristiana) quella frase di Gesù: "Lascia che i morti seppelliscano i morti, tu vai ad annunziale il regno di Dio" (Lc. 9, 60).
La Comunità
in Popolo di Dio: PdD anno 1° dicembre 1968, Dicembre 1968
Luigi Sonnenfeld
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