Chi è entrato nel mistero del Regno di Dio scopre prima o poi una realtà che ci fa capire sino a che punto Dio ci ama, tanto da non volere scindere l'amore per Lui e di Lui dalle Sue creature; realtà faticosa e penosa, ma germe di vita per gli uomini: l'incarnazione. Chi ama Dio deve caricarsi del peso degli altri fino a sentirsene pesare il cuore, e ancora di più perché deve desiderare di accogliere nel proprio corpo e nella propria anima come esperienza personale, parte di noi, la gioia, la speranza, l'incapacità, l'impossibilità, la sofferenza degli uomini. Vi è incarnazione quando siamo noi stessi stanchi, affaticati, travagliati, impotenti, ma questa realtà la offriamo a Dio e la viviamo per Lui facendola Sua.
Allora sarà compiuto quel mistero che appartiene a ogni cristiano, scelto fra i tanti uomini per arrivare a Lui: saremo rappresentanti dell'intero universo. Tutto questo è vero e vitale in modi particolari, assoluti, esistenziali per noi donne che dobbiamo riconoscere negli uomini tutti la carne della nostra carne e le ossa delle nostre ossa - ripetendo quel grido di meraviglia e di amore col quale Adamo riconobbe Eva e che da allora appartiene a tutti coloro che amano, madre, sposo, sposa, figlio, amante. E' il grido dell'amore che sa, che capisce, che scopre.
Ma ancora di più è nostro e ci appartiene quello che disse Dio un giorno, all'inizio dei tempi, in una frase quasi programmatica che è stata vista per tanto tempo quasi una condanna, ma che io ricevo dalle Sue mani e dal Suo cuore con fiducia, non potendo pensare che il nostro Padre ci gravi di fardelli troppo pesanti o contro la nostra natura. La frase Dio ce la disse quando ci allontanò dal Paradiso terrestre - quella meravigliosa comunione con lui che sapeva di miracolo - e ci inviò in modo definitivo nel mondo per divenirne parte, un tutt'uno, per possedere l'universo lavorandolo - quasi divenisse così parte di noi - per mescolarci ad esso ancora una volta nella morte ridiventando materia che si trasforma - per legare il suo al nostro destino e farlo partecipe dei nostri gemiti di figli che cercano il Padre, così che anche l'universo, la materia, l'armonia delle cose, divenisse preghiera vivente verso Dio.
All'uomo affidò l'universo, alla donna l'intera umanità. Sarebbe stata la madre dei viventi, ma più precisamente ancora Dio le disse, "partorirai nel dolore, ma sarai attratta verso l'uomo".
Attratta verso l'uomo, l'umanità intera, dimensione che noi donne non abbiamo ancora vissuto in pieno, fermate forse dall'egoismo maschile che ci cercava e ci cerca prepotentemente per un'attrazione spesso unicamente fisica. Tanto che può stupire che Dio abbia detto soltanto alla donna, "sarai attratta verso l'uomo".
Eppure è così, questo bisogno incessante che ci spinge verso l'umanità o un uomo per amarlo, per farlo, parte di noi e accoglierlo in noi, fa parte della nostra vocazione. L'incarnazione per noi è semplice, elementare, naturale, come lo è la maternità fisica: quando nel nostro destino portiamo un altro destino per partorirlo agli altri e a Dio, e il legame con l'uomo-umanità è così stretto e vitale da divenire in noi vita.
Sì, vi è un dialogo di amore fra noi e il mondo che dobbiamo ascoltare nel segreto del nostro cuore, contemplare in silenzio e lasciare che cresca a forza di amore, senza mai distrarci. Vi è qualcosa che ci chiama oltre il prepotente bisogno che ci attira verso l'uomo e i figli come motivo di vita - è la voce del mondo intero che aspetta qualcuno che lo ami e colmi i suoi vuoti, e rinnovi la vita, e sia certezza, forza e riposo.
Bisogna ascoltare questa voce ed abbandonarci ad essa senza timori perchè volontà di Dio dall'inizio dei tempi, e realtà insegnata dal Verbo che è venuto ad abitare fra noi: amore fatto di incarnazione .
Allora percorreremo le strade del mondo, dentro la vita di ciascuno, nascoste o svelate, in silenzio o nell'azione, partecipando al travaglio dell'uomo nostro figlio e sposo lottando ogni giorno con lui per arrivare a Dio, spianandogli la strada colmandogli le valli, indicandogli la via del rispetto e della fiducia, difendendo non uno ma tutti i nostri figli, così che l'uomo non odi più, non escluda l'altro uomo, per essere più "madre dei viventi" e avere così diritto a chiamare Dio a venire tra noi e pregarLo di avere pietà di questo povero mondo.
Maria Grazia
in Popolo di Dio: PdD anno 2° febbraio 1969, Febbraio 1969
Luigi Sonnenfeld
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