Stiamo continuando il tema dei rapporti fra la Chiesa e il mondo e il discorso necessariamente si allunga. Preghiamo vivamente per un giudizio sereno e giusto circa queste nostre riflessioni, di tenere presenti tutti i numeri del ciclostilato che di mese in mese veniamo pubblicando.
Il problema che più sconvolge la Chiesa, nella sua realtà storica di questo nostro tempo è quello di una sua riconciliazione autenticamente cristiana col mondo nel quale la Chiesa deve essere lievito di redenzione e di salvezza. E' la ricerca di un ritorno, di un rientro. Verrebbe quasi in mente l'idea - e non spaventa affatto e non sorprende nemmeno - di una conversione. La parabola del figliol prodigo è racconto che riguarda ogni storia di uomini e ogni uomo e' tutta l'umanità in tutte le sue specificazioni, in tutte le sue realtà d'esistenza umana - e quindi anche in quella di Chiesa - in quella parabola ha la sua raffigurazione.
Questo movimento di ricerca di un rientro nel tessuto vivo dell'esistere umano - ha tutta l'apparenza di ritorno, ma in ogni caso non è assolutamente un tornare indietro, della Chiesa, è invece un riprendere la propria verità, un ritrovare sinceramente se stessa e quindi una ricerca di essere sempre più quello che dev'essere: un ritorno dunque che è vero progresso, attualizzazione crescente come è proprio del Regno di Dio - questo movimento nel senso della Chiesa, preoccupa terribilmente gli uomini della Chiesa.
Vorrebbero favorirlo - a volte sembra proprio, per la verità, perché non possono assolutamente farne a meno: la fiumana ormai ha rotto in maniera inarrestabile gli argini, tirati su a forza di secoli di fatica - vorrebbero favorirlo questo movimento di superamento della separazione fra la Chiesa e il mondo, ma vorrebbero farlo con estrema prudenza, gradualmente, a passettini quasi impercettibili con le scarpe di cencio, piacerebbe loro tanto se potesse essere come una di quelle processioni all'antica, gloriose e solenni, col cristo in testa e lanternoni dorati e clero maestoso e folla piamente osannante.
E concedono, ma subito si riprendono, accettano il dialogo, ma la verità la possiedono tutta loro, ascoltano, ma poi fanno come loro credono bene, si adattano alle riforme, ma riescono sempre a fare in modo che in fondo tutto sia sempre come prima...
Questo movimento di rientro accende invece sempre più le speranze di chi cerca, a costo di tutto, un superamento di distanze, uno scavalcare le difficoltà accumulate dalla storia della Chiesa e del mondo, uno sbriciolare le differenze... perché finalmente la Chiesa sia più assai di questo mondo, gli appartenga di più, ne sia di più l'anima in una profonda comunione di valori, in una integrazione vicendevole che va, nelle misure e nella modalità, da una vera e propria Incarnazione secondo il Mistero di Cristo, vero Dio e vero Uomo, fino alla sparizione quasi di ogni realtà di Chiesa, di Mistero Cristiano, di valori religiosi, come ormai si va chiaramente delineando nelle punte estreme di questa ricerca di rinnovamento.
Pensiamo che dovrebbe essere particolarmente interessante riapprofondire seriamente sia per la destra e sia per la sinistra - tanto per intenderci -di questo movimento di tentativo di superamento dell'immobilismo tradizionale della Chiesa e di ricerca per un incontro più vero e di una presenza più sincera della Chiesa col mondo nel quale vive, riapprofondire la storia della riforma e controriforma, perché è vero che nel farsi della storia tutto non è sempre nuovo e è anche vero che per imparare a vivere oggi giova assai cercare di capire come sono andate le cose ieri. Ma son problemi questi di cultura e li lasciamo riflettere agli uomini di cultura, sperando bene.
Noi cerchiamo soltanto di chiarirci (e offriamo fraternamente e umilmente questa fatica di chiarimento a chi l'accetta volentieri), cerchiamo di chiarirci interiormente intorno a tutto il problema che, oltre alla Chiesa, investe, è inevitabile, tutta la nostra Fede e tutta la nostra scelta cristiana, nella fiducia di trovare una sincerità d'impegno personale e di comunità che sia coerente e fedele a Gesù Cristo, per una realtà viva di Chiesa, sincerità profonda di Popolo di Dio.
No, non siamo d'accordo - lo diciamo francamente e ce ne prendiamo tutta la responsabilità - con tutta una fatica di conservazione, più o meno chiusa od aperta, ma comunque furbesca, prudente, diplomatica, fatta cioè in grandissima parte di modi umani (e spesso disumani) di sapienza di questo mondo, di tattica prudenziale, di arido giuridicismo, di dogmatismo sbriciolato dovunque, di moralismo farisaico, di assurda e stupida, anche se scaltrissima, politica nelle cose di Dio come se fossero cose di questo mondo.
Notiamo con incredibile sofferenza che la Chiesa fatta di uomini di Chiesa (vedi numero precedente) è terribilmente appesantita e oppressa da questa "sapienza umana", dal contare nelle risorse terrene, dall'affidarsi ai valori di questo mondo.
Non è certamente questa la strada da sterrare per un rientro nella realtà della vita umana, della Chiesa di Dio, di Gesù Cristo.
Se questa fosse stata la strada, d'altra parte così logorata a forza di camminarvi a processione, la Chiesa non si sarebbe trovata tanto divisa e così lontana e diversa e quindi disincarnata dalla realtà quotidiana della storia. Bastava soltanto andare avanti al passo del venire del Regno di Dio nel mondo e ci saremmo sempre trovati nel vivo cuore della storia.
D'altra parte il rientro nella vita umana, il superamento delle distanze che vogliono dire profonde differenziazioni, in modo da ottenere la presenza viva e vera, cioè secondo Gesù Cristo, della Chiesa nel mondo, non è assolutamente realizzabile uniformandoci al mondo, identificandoci col mondo, sperando nelle speranze degli uomini di questo mondo e contando sui loro mezzi.
E' terribile ma è vero: la Chiesa che affida le sue speranze di essere viva ed efficace, presente, sentita, accolta fra gli uomini, ai valori propri degli uomini, ne rimane invece sempre più - ha valore certamente di condanna - divisa, separata, lontana, respinta, odiata.
E' fatica pazza e controproducente cercare di annullare la separazione fra la Chiesa e l'umanità e è sogno antico e sciocco tentare una presenza viva ed efficace secondo il Mistero di Cristo, affidandosi all'autorità, al centralismo assolutista, alla potenza economica e politica, al privilegio, alla legge, alla burocrazia, al carrierismo, alla sistemazione, alla sicurezza, alle alleanze, ecc. ecc. (l'elenco può essere lungo quanto interminabile, è l'illusione degli uomini di far qualcosa rifacendosi a se stessi, quanto senza fine è "la maledizione che pesa sugli uomini che confidano negli uomini").
Non crediamo assolutamente più (e chiediamo perdono se vi abbiamo creduto nel passato) che la Chiesa fatta di uomini di Chiesa che si diversificano dagli altri uomini soltanto per una raffinatezza di sapienza umana e terrena, sia pure imbiancata di ecclesiastiche intenzionalità di Regno di Dio, non crediamo che questa Chiesa possa riconciliarsi con l'umanità e rientrare ed essere nel suo seno pugno di lievito, sale della terra, luce del mondo, cioè la Chiesa di Gesù Cristo.
Se le cose della Chiesa stanno ancora così, la parabola del figliol prodigo ci viene da pensare che stia raccontando ancora le sue pagine più tristi.
Trionfalismo e accoglienza della Chiesa nel cuore degli uomini non saranno mai una possibilità, altro che miseramente illusoria. Perché la via del Vangelo per entrare nel mondo è quella del servire, del primo sia come l'ultimo, del chi si esalta sarà umiliato e del chi si umilia sarà esaltato, delle otto beatitudini, dell'Amore senza fine. E'una via dal percorso obbligato, a senso unico, e va dalla mangiatoia alla Croce.
Gli uomini della Chiesa sbagliano assai quando pensano che la Chiesa costruita dall'accumulo dei tentativi di gloria, di grandezza, di potenza, di cultura, cioè di tutte le risorse umane, possa essere la Chiesa capace di ritornare nella vita umana e di essere viva ed efficace di redenzione e di salvezza fra gli uomini.
Dichiariamo apertamente e sinceramente che non siamo per questa Chiesa. Ne accettiamo la storia per il profondo dovere di chiederne perdono. Non intendiamo però rassegnarci a sopportarne i tentativi più o meno velati e furbeschi del momento presente. Desideriamo dal più profondo di noi stessi lavorare, giocandovi dentro tutto, per una Chiesa purificata dall'appesantimento dei mezzi ricchi, libera e disponibile, perché la Chiesa sia "quella follia di Dio più sapiente degli uomini e la debolezza di Dio più forte degli uomini". Se è vero che "Dio ha scelto le cose stolte del mondo per confondere i sapienti, le cose deboli per confondere le forti, le cose ignobili e disprezzate del mondo e quelle che non sono, per ridurre a nulla quelle che sono, affinché nessun uomo possa vantarsi davanti a Dio" (Cor.1,17..)
Perché questa è la Chiesa dei poveri, quella che "non rende vana la Croce di Cristo".
Continuando ad offrire le nostre idee circa il terribile problema del ritorno della Chiesa nel cuore degli uomini, dovremmo dire di altre ricerche, forse di quelle all'estremo opposto: ma rimandiamo, se non vi dispiace, questo discorrere al mese prossimo.
La Comunità
in Popolo di Dio: PdD anno 2° febbraio 1969, Febbraio 1969
Luigi Sonnenfeld
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