Il Signore Gesù

È qualche tempo che quando la sera mi inginocchio in cappella mi accorgo che il mio corpo si è messo nella stessa posizione che ha avuto l'anima mia durante tutto il giorno: non lo sapevo, non me ne accorgevo neppure ma lo avevo sempre guardato. Non mi ero staccata da quel tabernacolo ai piedi della Croce, continuavo a guardarlo contro la vetrata che allarga la cappella dandole dimensioni di infinito, aprendola al mondo, dilatandola nel cielo. Mi era rimasta nel cuore la visione di Gesù contro il cielo del primo mattino o ancora della sera quando sembra di essere sperduti con Lui nelle nebbie della notte che d'inverno avvolgono a poco a poco la cappella, soli con Lui davanti al Padre.
Non riesco a distrarmi nemmeno volendolo; Lo guardo e non mi sale che una sola frase "chi sei", me lo domando con meraviglia, sorpresa, adorazione, a volte con timore. Mi sta convincendo, si sta imponendo, mi prende e mi conquista, agisce da Signore.
Chi è quest'uomo-Dio nelle cui mani è tutto l'universo, il destino degli uomini di ogni tempo, sempre da che esiste il mondo. Chi è quest'Uomo al quale obbedisce ogni cosa, che ci porta tutti nel suo destino, che ha vissuto in pochi anni l'intera vita del mondo. L'Uomo che ha amato Dio dalle radici dell'esistere tanto da chiamarlo gridandogli le notti su per i monti quasi fossero un Suo altare luogo d'offerta fra Lui e il Padre Suo.
Signoreggiava sull'universo, gli elementi gli obbedivano, il tempo e lo spazio non esistevano più bruciati, raccolti tutti nel Suo cuore.
Come può finire di meravigliarmi la serietà del Suo Amore? Non mi stanco di guardarLo perché mi sembra di non aver mai cominciato a conoscerlo.
Ricordo quella domenica di fine ottobre, quando non osavo neppure respirare, né muovermi, né alzare la testa perché Lui era presente, occupava tutto lo spazio, il Signore del mondo, il Re della Terra. Si impadroniva della mia vita e io acconsentivo, mi caricava di responsabilità sempre maggiori e dicevo di sì.
Siamo qui, legati a Lui, tutti, lo amiamo seriamente, lo adoriamo del più profondo di noi e sempre di più - cadono le difese una a una, l'amore facile, immediato, il nostro, quello limitato e pieno di riserve scompare perché nell'anima Lui cresce sempre di più fino a invaderla tutta prendendone possesso, insegnandoci le cose del Padre, Lui, il solo che ha parole dì vita eterna.
Durante la messa nella nostra cappella, così spoglia, così nuda, contenenenza semplice , dimora povera del nostro Signore - Gli sono davanti e aspetto.
Le preghiere scorrono via senza che quasi me ne accorga e intanto cresce nel cuore fino ad essere un peso che mi fa del male, la certezza di essere alla Sua presenza. Vedo Gesù che sceglie di nuovo con serietà totale, consapevole, dolorosissima ~ perché avverte tutta la distanza che c'è fra l'uomo e Dio - il Padre Suo - si offre e accetta di morire, nel tempo, continuamente, per noi.
Guardo quel Suo corpo indifeso morto e già risorto così donato così semplice umile trasparente meraviglioso , tutto offerto, pronto per noi, corpo che vuole solo donarsi al punto che non Gli appartiene più, né é della madre sua che ce lo ha donato quando se lo vide morire, né della Maddalena che tanto affannosamente lo cercò per poterselo abbracciare almeno dopo morto - e capisco che é nostro - prendete e mangiatene tutti.
Non oso quasi mai avvicinarmi alla comunione, é troppo stupore, troppa meraviglia per quel Suo Amore così diverso dal nostro - mi vince poi sempre il bisogno dì aprirmi, di darGli anch'io il mio corpo luogo nel quale possa posarsi ed abitare per offrirsi ancora, dì nuovo, sempre agli altri.


Maria Grazia


in Popolo di Dio: PdD anno 1° novembre 1968, Novembre 1968

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