Siamo all'inizio di un nuovo anno e rinascono le speranze e si ravviva la fede e l'amore perché Dio ci dona ancora il miracolo della vita, ci offre il tempo, ci immerge nello spazio, nelle cose, fra le persone e tutto ciò che vediamo e tocchiamo e ancora di più quello che solo il cuore che non ha confini ricorda e conosce dobbiamo amare, adorare, raccogliere e portare a Dio.
Inizia un nuovo anno del nostro sacerdozio, di questo meraviglioso accendere vita divina, di questo offrire l'acqua che ci sgorga dal petto, dell'amore che impariamo dal cuore di Dio e diamo agli altri.
Si è compiuto finalmente il tempo quando non è più possibile fermarci ne voltarci indietro perché la vita ci chiama.
Bisogna rispondere ponendo mano al faticoso lavoro dell'aratro, tutti noi che possiamo, insieme, non importa come o quanto, se vicini o lontani. Per noi donne il lavoro sarà di metterci per la strada confuse fra gli altri e andare in cerca di chi soffre, leggere nel cuore degli uomini parlandone a Chi da noi non desidera altro se non questo presentarGli il mondo chiedendoGli di venire.
Per le benedizioni che Dio ci ha dato e i doni di cui ci ha colmato, poiché siamo vita del mondo e questa vita la cresciamo e l'amiamo e possiamo tanto bene comprendere il mistero di un'Esistenza che è sempre stata e non morirà mai - dobbiarno mettere questo nostro essere al servizio del mondo: legame fra l'uomo e Dio, piccola immagine di un'altra Realtà, indicazione e certezza di una speranza che non vuole mai morire.
Non siamo chiamate noi donne al particolare anche se ne abbiamo la terribile tentazione - non si può fermare il nostro cuore a un uomo o a un figlio, siamo fatte per scomparire offrendo, per quel meraviglioso amore gratuito che Gesù ci ha insegnato, amore dell'essere amato, ricerca del suo bene.
Dobbiamo chiedere continuamente con forza e con fede l'una per l'altra e per tutte e per il mondo intero che Dio rinnovi in noi la sorgente di questo amore che accese all'inizio dei tempi quando come un miracolo offerse all'uomo la fonte della vita, l'universo stesso, il legame che l'unisse a Lui - amore che benedisse trasformandolo in Maria, creatura diversa, non più segno ma realtà vivente: Dio fra noi.
Da allora questo è il nostro sacerdozio sul mondo, di noi che non possiamo pronunciare le parole di consacrazione sulla materia che ci rappresenta per renderla corpo e sangue anima e divinità del Figlio di Dio trasformando il mondo in Dio. E' un altro il nostro sacerdozio identico e diverso umilissimo nascosto velato mai stanco, ansia del mondo che cerca il suo Dio.
Ne ha bisogno il mondo della donna così come ce l'ha rivelata Gesù, la nuova creatura nata dalla Sua Redenzione, quella creatura nella quale ho sempre avuto così immediata fiducia e profondo rispetto. Lui ha saputo trasformare e liberare la donna amandola fino in fondo, più di qualsiasi altro uomo, tanto da scoprirne a lei stessa le possibilità di amore e la vastità della sua anima.
Da Lui in poi possiamo amare senza più riserve ne veli né timori, e dobbiamo vivere tutto questo nella Chiesa che Gesù vuole a immagine della madre Sua con cuore aperto dilatato amante, cuore coraggioso e tenace, materno e sacerdotale.
Solamente accogliendo la realtà umana completa uomo - donna, il cuore della Chiesa guidata dallo Spirito, potrà essere quale Dio la cerca e la sogna: pugno di lievito, sale della terra, luce del mondo.
Maria Grazia
in Popolo di Dio: PdD anno 2° gennaio 1969, Gennaio 1969
Luigi Sonnenfeld
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