Chiesa e uomini di chiesa

Volere o no, l'idea - e la realtà "Chiesa" da sempre (a parte i primissimi tempi), ma ora in modo particolare, appartiene al clero, si riferisce e significa il mondo degli ecclesiastici. Nonostante tutti gli sforzi da parte dei teologi, dei liturgisti e di tutta una pastorale, parlare di Chiesa e intendere la comunità di tutti i fedeli, l'insieme del popolo di Dio, l'unità di tutti i credenti in Cristo fino a significare il Mistero del Corpo Mistico, questa realtà di salvezza nata in Gesù Cristo e continuata dalla Chiesa nel mondo, nella storia dell'umanità, è fatica che non riesce assolutamente più a impedire che Chiesa siano intesi soltanto il Papa, i vescovi, i preti, i religiosi, gli "uomini di Chiesa", insomma.
Questo confondere uomini di Chiesa con la Chiesa, col Mistero cioè del Cristianesimo nel mondo, è una delle difficoltà più gravi per il Regno di Dio nel mondo.
Perché, allora, la Chiesa diventa clero, mondo ecclesiastico, cosa di preti, di frati, di vescovi e papi.
La Chiesa quindi risulta un mondo a sé stante, ben separato e ben difeso con particolari mentalità e sensibilità, cultura inconfondibile, una morale ben qualificata, un codice di un diritto speciale, una realtà economica tutta sua, un presentarsi esterno ben distinguibile, un linguaggio particolare (anche dopo l'abolizione della lingua ufficiale), una sua storia..
E il mondo civile, quello della gente, dei popoli, nel quale vive il mondo ecclesiastico. Popolazioni cristiane, civiltà cristiane, cultura cristiana, e nel frattempo terribile incomunicabilità, separazione nettissima, contrasti spietati, respinte feroci, dentro le proprie trincee da parte della Chiesa e di questo mondo, scavando sempre più una separazione a seguito di una distinzione per un qualificarsi sempre più netto e preciso di uomini come uomini di Chiesa e gli altri uomini, cioè l'umanità.
Finché durerà questa separazione, la Chiesa sarà sempre più l'insieme degli "uomini di chiesa" e il popolo rimarrà il popolo, semplice e passiva contenenza di questa realtà che gli rimane estranea fino ad essere spesso sentita come nemica.
Vi sarà sempre un mondo ecclesiastico e un mondo laico. I preti in quell'insieme di mentalità e di modi che li distinguerà e li separerà (anche se l'abito è un po' più maschile) dagli uomini veri.
Questa situazione di incomunicabilità per separazione fatta di differenziazione che arriva fino al contrasto, è stata molto scopertamente e onestamente notata da Paolo VI nel suo discorso agli operai di Taranto. Quelle parole che constatano amaramente la lontananza (e sembra quasi incolmabile) degli uomini di Chiesa e quindi della Chiesa, dal mondo operaio e cioè dalla realtà umana più viva e concreta, pronunciate nella notte dì Natale, nella celebrazione del Mistero della Incarnazione, di Dio cioè che supera la lontananza che c'è fra la Divinità e l'umanità (specialmente a seguito del peccato originale) per un incontro d'infinito Amore che è Gesù Cristo, quelle parole ci hanno profondamente impressionato, quasi sgomentato.
"Ci sembra che tra voi e Noi. non ci sia un linguaggio comune. Voi siete immersi in un mondo che è estraneo al mondo in cui noi, uomini di Chiesa, invece viviamo. Voi pensate e lavorate in una maniera tanto diversa da quella in cui pensa e opera la Chiesa... perché noi tutti avvertiamo questo fatto evidente: il lavoro e la religione, nel nostro mondo moderno, sono due cose separate, staccate, tante volte opposte".
La crisi che travaglia il popolo di Dio nel nostro tempo è determinata da questa amara constatazione di separazione e di lontananza della Chiesa dal mondo nel quale la Chiesa vive e per il quale la Chiesa è.
Gli uomini della Chiesa vivono il loro mondo ecclesiastico, obbediscono alle sue leggi e ne subiscono le esigenze in una concatenazione di dipendenze per un impegno a ritorno interno, quasi anelli di una catena che si risalda con l'ultimo anello per chiudere un mondo come se fosse destinato ad essere completo in se stesso e da immettere poi, così in blocco, dentro la realtà dell'esistenza umana, nella storia.
Come le cose siano andate e perché siano a questo punto (e sono secoli, ma ora il problema sembra che sia arrivato sull'orlo) non è compito nostro (e nemmeno ne abbiamo la capacità) approfondirlo. Non possiamo però non constatarne la situazione e non renderci conto di un problema così impressionante. Questo. Nei tempi passati la lotta è stata aspra e durissima per un contrastare spietato del mondo nel quale la Chiesa è e vive, contro la Chiesa e tutto quello che la Chiesa significa, dalle sue realtà dogmatiche fino ai clericalismi più spiccioli e banali.
Una insopportazione e una guerra prima e una respinta sempre più progressiva fino al tentativo di rinchiudere la Chiesa nel suo mondo ecclesiastico, nel castello incantato, aiutandola dall'esterno a tirar su anche i ponti levatoi.
Ma ora, e per la prima volta, è nell'interno della Chiesa e del mondo ecclesiastico che sta nascendo e violentemente si sta prospettando il tentativo di rompere le difese, scavalcare le trincee, uscire all'aria aperta e rientrare nella realtà del mondo ristabilendo una comunicabilità, riprendendo una presenza viva, realizzando una incarnazione autentica per una partecipazione totale della vita attraverso un viverla seriamente e responsabilmente a tutti i livelli e per tutti i motivi che la vita comporta in se stessa e per i motivi che nascono e arrivano fino a violenze d'Amore a seguito della Fede in Gesù Cristo e di una consacrazione a Lui.
Una volta a far questo erano i santi.
Ora sono semplici cristiani. Poveri preti. Piccole comunità. E a volte sembra che questo sia o possa essere perfino il respiro affannoso in cerca di ossigeno buono, di popoli e di continenti.
Sta il fatto che la Chiesa è scossa da una presenza violenta di Spirito Santo. Perché è in ricerca di santità, cioè di una fedeltà al Mistero di Cristo che vuole essere vivo d'incarnazione nella realtà del mondo.
Ciò che non è assolutamente giusto è rimanere indifferenti quasi giudicando assurda una comprensione,, una comunione della Chiesa Mistero di Cristo e di tutta la realtà della esistenza umana. Sarebbe come giudicare impossibile un Cristianesimo fatto di Incarnazione, un'assurdità la Fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
D'altra parte è sciocco che gli uomini di Chiesa continuino a sperare che l'umanità diventi Chiesa così come gli uomini di Chiesa hanno fatto e stanno facendo la Chiesa. Sempre più il mondo moderno non sopporta una visione religiosa della vita e un sopportarla e viverla in modo devozionalistico, precettistico, formalizzato o per meglio dire "ecclesiasticizzato". Assistiamo sempre più ad una necessità di impostazione religiosa esistenziale in modo tale che il valore religioso e cristiano parta da una concretezza di serietà di cristianesimo impegnato e vissuto nelle realtà umane: da quelle di questa terra fino a quelle del Cielo. Sempre più viene richiesta al fatto religioso e cristiano una capacità di assolvere a tutto il problema uomo nel suo insieme di valori naturali e soprannaturali. La storia della salvezza comincia da questa terra e si conclude in Paradiso e è storia di incessante e totale liberazione perché gli uomini possano essere sempre più figli di Dio.
Il problema più grave della Chiesa dei nostri tempi (come in altri tempi, anche se a seguito di motivi diversi) è questa insopportazione di lontananza, di opposizione e di contrasti fino alla realtà di due mondi diversi, quello degli uomini di Chiesa e quello in cui vivono gli altri uomini.
Ciò che deve essere cercato e che deve risultare chiarissimo è che il motivo che spinge tentativi di superamento di questa separazione sia la consapevolezza di un Cristianesimo che è Mistero di Incarnazione cioè di partecipazione totale della vita fino alle misure di un assumersi tutta la realtà dell'esistenza, misure che sono precisamente quelle di Gesù Cristo che sono senza misura e l'Amore all'umanità sentita e amata come la massa di farina bisognosa di lievito, la terra senz'acqua, il buio senza luce..
Quando gli uomini della Chiesa sono in modo tale e agiscono e intervengono in modo tale da sembrare o addirittura da essere ostacolo al superamento di quella separazione, di quella lontananza, di quel contrasto, la Chiesa è sempre più quel mondo diverso abitato soltanto da uomini che sono gli uomini di Chiesa e rimane "estraneo" a quel mondo abitato dagli uomini senza specificazioni che sono l'umanità.
La storia ecclesiastica dei nostri giorni (da dopo la serietà prodigiosa di Papa Giovanni e lo sforzo impressionante del Concilio Ecumenico) si sbriciola in ricerche appassionanti o miserabili, dignitose o banali, a livello di comunità illuminate o di gruppi scontenti, a seguito di irrequietezze meravigliose o di mediocrità personali..., è storia di ricerche per trovare il sistema giusto, il rivoluzionamento adatto, la rottura inevitabile e la costruzione seriamente nuova perché la separazione sia superata, le distanze ravvicinate, gli abissi colmati fra la Chiesa e l'umanità in modo da realizzare il Popolo di Dio.
Sono le considerazioni del tempo di Natale. E la storia da dopo Gesù è tempo di Natale, cioè di Dio che si fa Uomo attraverso uomini che accolgono come ragione della propria esistenza il Mistero di Gesù Cristo nella sua incessante incarnazione, passione e morte per la salvezza di tutta l'umanità. Perché questa è la Chiesa.
Ma spesso chissà perché par d'essere sempre in tempo d'Avvento e vengono in mente le parole del profeta Isaia, "Voce che grida nel deserto, preparate le vie del Signore, fate retti i suoi sentieri. Ogni valle sarà colmata, ogni monte e ogni colle sarà abbassato, le vie storte diventeranno diritte e le scabrose vie pianeggianti ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc. 3, 4).
E' la speranza, a volte tanto sofferenza, dei nostri tempi. E' la responsabilità che riguarda in modo diretto e personale e in misura terribile gli uomini di Chiesa, se vogliamo in totale obbedienza a Gesù che ogni uomo veda la Chiesa come la salvezza di Dio.


in Popolo di Dio: PdD anno 2° gennaio 1969, Gennaio 1969

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