La Chiesa è un segno visibile, tangibile, alla portata di tutti del farsi del Regno di Dio nel mondo. Già avvenuto e perfetto in Gesù, già rivelato, spiegato, vissuto interamente e perciò offerto con indicazioni precise, pressanti, severe: questo è il Regno di Dio e ci narra le parabole; questo è il Regno di Dio e compie la volontà del padre fino alla morte, questo è il Regno di Dio dare la vita per gli amici, e ci offre il corpo per sfamarci.
Dopo la sua venuta l'intera umanità e divenuta tempio di Dio, la storia tutta, storia di chiesa, il tempo luogo di azione dello Spirito Santo, l'universo massa da lui lievitata. Questo lento e faticoso svelarsi anche umano, questo dispiegarsi della sua storia è visibile nella chiesa. In noi cristiani che pure veliamo Dio, che annacquiamo il suo sangue, che attutiamo il grido della sua voce..
Ma Dio ha accettato il nostro essere peccatori, ha fatto del nostro vuoto motivo e luogo di espansione del suo essere Amore. E' il suo modo di amare, così diverso dal nostro.
Che Dio ci aiuti ad imparare cosa sia l'Amore, a non assumere noi cristiani il ruolo del fratello maggiore della parabola, a non somigliargli specialmente in quanto c'è in lui di fondamentalmente sbagliato.
Siamo come il fratello maggiore e lo è specialmente la gerarchia, non tanto perché lui mancava di generosità, di comprensione e non sapeva cosa fosse la larghezza del cuore - non è un fatto di mancanza di virtù, il Regno di Dio non è mai un fatto di virtù. La gerarchia è come il fratello maggiore perché rende impossibile o per lo meno difficile la convivenza, tanto che a volte si preferisce lasciare la casa del Padre, e tutto questo perché è "maggiore".
Ci si è dimenticati quasi subito il venire di Gesù come servo - il suo parlare preciso agli uomini che egli sceglie per rappresentarlo in maniera particolare: "Non carne e sangue te l'ha rivelato ma il Padre mio che è nei cieli" (mt, 16, 17) - dove il metro umano di sapere, pensare, intuire è superato per un vincolarsi immediato e indissolubile alla volontà del Padre unico cibo e bevanda, unica possibilità e motivo di vita; "Non prendete oro né argento, né rame, non sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo sostentamento" (Mt, 10, 9) dove non vi è possibilità di ritorno ai mezzi o metodi umani, ai valori, le capacità di offerta, le possibilità che regolano l'andamento del mondo perché ogni cosa è affidata unicamente alla potenza della Parola dalla quale tutto trae novità di esistenza; infine l'ultima sera (ma è tutta la sua vita) ad insegnare che colui che è maestro serve, e non già per atto di umiltà, ma perché questa è la condizione vera ed autentica di Dio, essere colui che serve, l'infinito che diventa finito, perché questo è l'amore, il povero perché tutto dona o nell'amore totalmente si esprime, il pane che si offre per sfamare l'umanità, l'acqua a dissetare chiunque abbia sete, il fuoco divampante a dare coraggio a chi teme o a accendere il legno secco, il portatore del giogo per non lasciare sola la nostra fatica, ma specialmente il crocifisso per non abbandonarci alla morte e vincerla per donare agli uomini la possibilità di divenire figli di Dio; e infine a Pietro quando già risorto vibrava di vita nuova "Mi ami tu più degli altri?" (Giov, 21, 15) un primato di amore solamente, primo perché più ama, più conosce, più è tutt'uno, anche se lo tradirà, si farà incapace, è stato scelto perché più di tutti gli altri ama e ha misteriosamente capito che Gesù solo ha parole di vita eterna.
La condizione di servizio perfettamente, limpidamente, unicamente divina deve essere scelta da coloro che più rappresentano Dio, pena il non mostrarlo al mondo, il velarlo, il rinchiuderlo in un messaggio di bontà o di buona volontà che continua a permettere agli uomini di essere uomini e a Dio di essere Dio.
Questa povera gerarchia è diventata umana, di divino ha solo l'inesauribile amore di Dio che continua ad esservi dentro. non conosco quasi la storia della Chiesa e perciò non saprei dirlo quando è cominciata questa storia della gerarchia dove la stessa parola ne rivela la visione umana, e i motivi storici che hanno concorso al suo formarsi. Conosco però la nostra capacità senza fine di non accettare che Dio sia Dio e che sia il Dio rivelato da Gesù - il non sapere cambiare radicalmente, il non morire dell'uomo vecchio - il timore, quasi, di essere innestati unicamente in Gesù, senza altri motivi di appoggio, senza la possibilità di ritorni, e capisco perché è successo tutto questo.
Ma non è volontà del Padre che chi più lo rappresenta sia come padrone, figlio "maggiore"; per lui siamo tutti uguali e chi più ha ricevuto dovrà rendere il cento per uno, donare a chiunque incontra il buon seme ricevuto e rendere accogliente la casa del Padre, casa che non ha limiti né confini perché è il suo stesso cuore, pronta ad accogliere tutti i figli che vorranno entrare, specialmente quelli che si sono allontanati por la solitudine o la disperazione.
Maria Grazia
in Popolo di Dio: PdD anno 2° dicembre 1969, Dicembre 1969
Luigi Sonnenfeld
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