E' difficile parlare della gioia, quella vera s'intende, quella di cui parla Gesù nel Vangelo: "Vi ho detto queste cose, affinché in voi dimori la mia gioia e la gioia vostra sia piena". Giov. XV).
E1 difficile esprimerla e pensare che altri leggendo, dovranno averne un aiuto.
La. gioia è nel cuore che ama, nel cuore puro, umile, mansueto, nel cuore pieno di Dio, la gioia è vita, non si può esprimerla a parole, "si vive"; anche Papa Giovanni usava dire che nel suo cuore c'era la gioia, tutto in lui lo dimostrava.
La gioia è un fatto di semplicità, di chiarezza, si vede in chi dimora, così come si vede la innocenza del bimbo. La gioia, credo che sia l'infanzia spirituale, quella "infanzia" di cui parla Gesù nel Vangelo.
Non vi è mai capitato di incontrare delle persone che con la loro vicinanza fanno sentire un senso di pace, di sicurezza, che danno l'impressione che tutto sia facile e normale, e allora anche i dolori più grandi, anche la lotta più dura, perdono la loro difficoltà? Queste sono anime piene di amore, anime che hanno scoperto il cuore di Dio, che vivono le dimensioni dell'amore del Cristo, e, davanti a Lui, trovano tutto il resto di una importanza secondaria. Perché ciò che veramente importa deve essere qualcosa che non abbia fine, qualche cosa sul quale si possa veramente contare, sempre.
Solo su Dio possiamo contare, sul suo Amore, sulla sua misericordia, sulla sua bontà; la gioia deve essere pienezza di vita e solo Dio può dare la pienezza di vita e solo Dio dunque dà la gioia.
Bisogna scoprirlo Dio, sono molti i modi dì farlo, molte le occasioni, ma è sempre dal di dentro, nel nostro cuore; solo lì possiamo veramente scoprirlo fino in fondo, anche se i motivi esterni possono essere tanti, che però portano sempre a questa riflessione intima.
Può essere una malattia che ci fa scoprire quanto siamo poca cosa e quanto poco ci voglia a lasciare tutto.., può essere uno stato di povertà improvvisa, la mancanza delle cose più elementari senza cui si pensava di dover poter vivere; invece si scopre che sono molto meno gli intralci e ci si può incamminare più spediti verso Dio, verso 1!Amore, verso l'umanità.
Può essere un lavoro pesante, mal retribuito, il non sentirsi compresi, valorizzati, può essere la solitudine, la monotonia delle giornate tutte uguali. Però ad un certo punto, per grazia di Dio, si vive tutto per amor suo, si accetta come dono di redenzione col Cristo e ci si scopre ricchi, immersi fino in fondo a questo mistero dell'Incarnazione che non è altro che Amore e allora ogni pena diventa gioia (e non potrebbe essere diversamente). La povertà materiale, spirituale è ricchezza perché ci fa appartenere a Dio, l'incomprensione, la solitudine ecc. non sono che motivi (chiari) che ci staccano da tutto ciò che è umano e che impedisce il nostro cammino verso l'amore: Dio.
Certo non dobbiamo dimenticare l'umanità; se ci immedesimiamo nel Cristo 1'umanità è in noi, siamo noi e ne facciamo motivo d'amore e offerta al Padre con Gesù. "Affinché siano tutti una cosa sola come tu sei in me o Padre ed io in te, che siano anch'essi una cosa sola in noi, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Giov. XVII).
Penso non vi possa essere gioia più grande di quella di essere figli di Dio!
Io non so esprimerla, né con la penna, né con la voce, ma ne ho il cuore pieno.
Tutti i fastidi, sia della mia malattia, dei problemi economici del mio lavoro, della mia situazione familiare ecc. che fino a qualche tempo fa erano per me tormento, ossessione, quasi, oggi sono cose normali semplici direi,quasi senza importanza, infatti sono cose che hanno fine, che passano. Se la nostra vita fosse vista e vissuta col cuore di Gesù sarebbe veramente gioia per noi e per chi ci è vicino, sarebbe veramente un anticipo di Paradiso e l'abbiamo a portata di mano così, ad ogni passo, in ogni creatura che incontriamo sul nostro cammino: è la parola viva, l'espressione viva del Cristo, di Dio fatto uomo per amore, per noi, per me personalmente e questo pensiero mi fa scoppiare il cuore di gioia!!
Credo che tutta una vita non basti per rendergli grazie, ma Lui ci da il suo cuore ed è col suo cuore stesso che Gli diremo grazie.
in Popolo di Dio: PdD anno 2° dicembre 1969, Dicembre 1969
Luigi Sonnenfeld
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