C'è un brano molto bello che si leggeva una volta per l'otto dicembre, tratto dalla Sapienza; la Chiesa l'ha più volte attribuito a Maria anche se probabilmente raffigurava Gesù. (Prov 8,22-35).
Vi è narrata una storia non espressa in fatti, un racconto poetico, un canto di amore, una profondità di verità come in pochi passi dell'Antico Testamento. Parla di una creatura esistente già prima dell'inizio del mondo, espressione viva del pensiero di Dio, che prendeva forma davanti ai Suoi occhi per essergli motivo di gloria. Creatura particolare ed unica nata a noi nella pienezza dei tempi, non sfiorata dal peccato, parola uscita direttamente dal Verbo, donna che non conosceva che cosa fosse la divisione dal Creatore, l'essere principio e fine in sé, tentare dì farsi uguale a Dio nel sapere ciò che è bene e ciò che è male, giusto o ingiusto.
Non ha subito la tentazione di conoscere e possedere misteri di amore ai quali ci si può avvicinare solo col cuore; non amava che Dio, tutta dipendente da Lui, intatta non tanto per la sua gloria verginale, che era solo segno di un'altra realtà, intatta perché non uscita dall'amore di Dio a camminare su altri sentieri, vivente nel Suo Seno, rinata per lo Spirito, portatrice della sua luce.
Era l'umanità quale Dio l'avrebbe voluta, era la parola che si modellava sul Verbo, la linea continua che ricongiunge Dio al creato, l'incapacità di vedere o volere altro se non la Sua Volontà. Questa Immacolata Concezione specie in tempo di Avvento ci prepara, ci indica, ci muove a un'altra figura che lei già annuncia e grida con tutto il suo essere.
E' tempo di attesa. E' tempo del Battista; ogni volta tutto deve cambiare, la nostra vita personale e quella della Chiesa, il mondo raccolto nei nostri cuori, si devono disporre al battesimo di Giovanni, ed essere pronti, poi, a diminuire perché Lui solo cresca.
Accettiamo di convertirci, di orientare i nostri cuori verso l'unico Signore. Prepariamoci a ricevere Chi cambierà le nostre vite, spazzerà via le nostre visioni e i nostri schemi, le conquiste, le intuizioni; perfino l'amore scoperto e provato.
Viene l'Amore. Colui che è. Non ci insegna cos'è l'amore, né cos'è la vita, neppure come dobbiamo vivere. Assomma in sé ogni realtà, è il dominatore della storia, l'unico Uomo.
Dopo di Lui non ci sarà altra possibilità di vita se non innestandoci in Lui. Si offre al nostro sguardo e ci dice: Io sono la Vita.
Dopo di Lui è perfino assurdo tentare di capire, di comprendere di scoprire. Possiamo solo accettare di essere assunti dal Suo Amore, di essere dei salvati, di venire amati. Raccolti nel seno di un Uomo-Dio che ci porta nell'essere di Dio.
Tempo dì Avvento, tempo nel quale si deve lasciare il conosciuto per l'ignoto, disposti ad accettare che qualcuno possa travolgere la nostra vita. E' una partenza, ma è già come camminare sull'acqua. E' prepararci a entrare in un mondo tutto costituito da Dio che si è fatto uomo per rivelare l'uomo a se. Nel quale l'unica possibilità di vita è quella di rientrare non già nel seno della madre come credeva Nicodemo, ma in quello di Dio per acquistare la libertà di ricrearci davanti ai Suoi occhi prendendo forma nel Verbo, vivendo nel suo essere vita.
Maria ci muove a questo, dona e partecipa a tutti noi il gran dono di diventare immacolati, senza peccato, non lontani, separati, distinti, ma un tutt'uno con Dio.
Maria Grazia
in Popolo di Dio: PdD anno 2° dicembre 1969, Dicembre 1969
Luigi Sonnenfeld
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