Chiesa e il dovere del nuovo

Portiamo,ormai da un pezzo,una grossa pena nel cuore. Ed è spesso un'angoscia che ci soffoca,quasi come a toglierci ogni speranza e fiducia. E anche se in modi e misure diverse vediamo bene che questa impressione di soffocazione non è soltanto problema nostro,di gente inquieta cioè,che ha bisogno di chiarezze estreme e di autenticità eccessive, come spesso ci viene detto quasi a rimprovero, ma è problema diffuso, ormai allargato alla stragrande maggioranza del clero e a grandissima parte del laicato,quasi a livelli di totalità quando si tratta di giovani.
Basta che appena appena si vada al di là di una visione della Chiesa intesa come devozionalismo tradizionale, come moralismo precettistico e liturgismo estetizzante e immediatamente non è possibile non esporsi ad un vero di s orientamento. Or a che la Chiesa, gerarchicamente intesa non può più presentarsi con assolutismi di autorità disciplinare e pastorale,non può più fare forza su un giuridicismo convenzionale del tutto contemplato e del tutto risolto a base di diritto canonico, ma deve ogni giorno guadagnarsi - più o meno faticosamente - il suo proporsi al Popolo di Dio, questa Chiesa lascia scoprire vuoti impressionanti, situazioni assai confuse, incapacità paurose, che non possono non provocare sbandamenti preoccupanti e colmare di angoscia profonda l'umanità.
Stanno suppurando piaghe antiche ed esplodono mali nascosti . Stanno venendo al pettine tutti i nodi e fanno gruppo insolubile . Il fiume è al di sopra degli argini ormai e la marea sale ogni giorno.
E tanta luce si accende all'improvviso, come se si fossero recuperati gli occhi dopo lunga cecità. Sono squarci di azzurro, splendente di sole,che si allargano in un cielo sempre coperto e grigi o, invernale. Stanno succedendo risvegli insospettabili e di colpo tutto è un via vai, confuso eppur pieno di vita, come una grande città di primo mattino.
Vi è un vento di novità che scuote dalle fondamenta le vecchie e gloriose istituzioni ecclesiastiche. E si tratta di rinnovamenti che tutto investono, tutto travolgono nulla viene risparmiato. In un incalzare quotidiano, in un premere insistente,in un pretendere ormai senza pazienza.
Chi questo non vede è cieco e non vuole aprire gli occhi nemmeno al miracolo. Non avvertire questo smarrimento generale significa chiudersi in casa soddisfatto del proprio ovattamento borghese, egoistico, gretto. E' impossibile non soffrire di angoscia terribile nel travaglio di ogni giorno da cui può nascere qualcosa di morto e non una vita nuova.
E' tempo di sofferenza vera e di preoccupazione profonda l'Amore alla Chiesa. Come è tempo di rinnovamento radicale, capace di creare una nuova esistenza assai più raffigurabile al Vangelo piuttosto che esaurirsi in versioni dal latino e ammodernamenti di parole e gesti liturgici.
Chi non si lacera l'anima cogliendo le proprie responsabilità e non sa numerare i propri tradimenti per un cedere alla pigrizia borghese piuttosto che alla violenza del Vangelo,non può sentirsi Chiesa dei nostri giorni e deve sapere che non è fatto per il Regno di Dio.
Perché soltanto dopo questo piangere sulle proprie responsabilità, è possibile accendersi d'amore, colmarsi di ideali, programmare sincerità, azzardare propositi e intraprendere, umilmente e coraggiosamente, a proporre qualcosa di nuovo, all'interno della Chiesa, come più vera realtà di Regno di Dio, ad offrire qualcosa di veramente serio agli uomini e al mondo intero. E serietà qui vuoi dire valori umani e divini di autenticità e di misura tale capaci di entrare nella problematica della esistenza con apporti risolutivi in ordine all'eternità e quindi e tanto più nei confronti del tempo.
E'da questa constatazione di cose che non può non riflettersi - se si è appena disposti a pagare di persona qualcosa - un disagio personale e comunitario, che può tanto facilmente essere scambiato per irrequietezza e scontentezza congenita, ma che invece è soltanto e semplicemente sensibilità di coscienza ecclesiale che costringe continuamente a rivedere le proprie linee di condotta, le misure delle proprie responsabilità e specialmente a scoprire le richieste di un giocare assai di più - e chi può stabilire fino a che punto - la propria vita.
"Non sono venuto a portare la pace ma la spada".
C'è una lotta che dovrebbe essere sempre nuova come la luce di ogni mattina. C'è un combattere che è l'unico Amore. C'è un morire che è indispensabile alla risurrezione.
C'è l'uomo vecchio che deve essere continuamente soppiantato dall'uomo nuovo.
Ci stiamo domandando cerne può avvenire questa penitenza incessante che è creazione inesauribile di vita nuova. Questo nascere di nuovo anche quando si è vecchi. E non vorremmo essere Nicodemi qualunque - che sistemano la loro pigrizia e la loro paura al riparo di complicazioni teologiche e nelle penombre di prudenti saggezze.
Ci sovrasta e ci sgomenta un grosso pericolo - e lo sentiamo nella nostra comunità e non soltanto nella nostra - il pericolo di aver osato molto e che questo ci basti, o peggio ancora, che debba bastare. Il pericolo che ci si sorprenda che possa esserci chiesto molto di più e proprio a seguito di quello che è stato dato.
Tanto più che la Chiesa - gerarchicamente intesa - potrebbe manifestarci l'impressione di aver già fatto molto a concederci la sua comprensione fin qui e a continuare ad andare avanti potrebbe domandarci con quella domanda così terribilmente sgomentante: ma insomma che cosa volete?
Nella strada del Regno di Dio ogni passo è una rottura perché è una scelta e mistero di Fede e miracolo d'Amore. E' il giorno in cui il Regno di Dio non è nuovo non è già più Regno di Dio.
Portiamo nella nostra scelta cristiana e nella nostra realtà sacerdotale, individuale e di Popolo di Dio, il venire di Dio fra gli uomini, l'incarnarsi incessante di Gesù.
Il Natale è l'inizio di un nascere che è di ogni giorno. Come di ogni giorno è il morire. Perché così è il mistero cristiano nel mondo. Non accettiamo più ciò che non vuole assolutamente morire in noi, nella Chiesa, nel mondo. Vorremmo tanto nascere nuovi ad ogni mattina.
Vorremmo che il cammino nel quale ci siamo incamminati non si fermasse, trasformando le tende di una Chiesa pellegrina in muri massicci. Dove tutto è al sicuro, al riparo di consensi e di benedizioni.


Redazione


in Popolo di Dio: PdD anno 2° dicembre 1969, Dicembre 1969

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