POPOLO DI DIO: PdD anno 1° ottobre 1968

Presentazione

Da molto tempo portiamo nell'anima il desiderio e la voglia di scrivere qualcosa, con puntualità, tutti i mesi, per raccoglierci in una precisazione e in un approfondimento dei pensieri che hanno deciso e continuano a decidere delle nostre scélte, dei motivi interiori che si esprimono poi nel tipo di vita cristiana o sacerdotale che andiamo realizzando.
E1 indispensabile questo ripensamento incessante, questo riprendere continuo la verità di fondo e rivivere tutto nell'attualità del momento, lasciando cadere ciò che si è appesantito e logorato ed aprirsi al nuovo che, se si è vivi, è andato sicuramente scoprendosi .
Tutto questo lavoro (e spesso può essere enorme fatica) di rinnovamento e dì crescita è fondamentale nello sviluppo del Regno di Dio in ciascuno di noi. E tanto più è determinante di autenticità e di realtà di Regno di Dio in una comunità che, come la nostra, è stata realizzata e va avanti unicamente nel nome di Dio, a seguito e quindi in forza soltanto di Lui.
La nostra è una comunità come può essere quella di persone che mentre camminavano per la strada si sono sopraggiunte una cori l'altra durante il cammino; nel salutarsi si sono conosciute, e una parola tira l'altro, hanno seguitato a parlare e dopo un po', si sa come succede, hanno deciso di continuare a camminare insieme avendo scoperto che stavano facendo la stessa strada.
L'identico Mistero ci spinge in questo nostro camminare avanti e la stessa strada ci unisce; questo foglio mensile vorrebbe raccogliere il nostro parlare, il nostro conversare da pellegrini, da poveri viandanti. Sono parole che ci diciamo uno con l'altro o ragionando insieme e anche le parole che non ci diciamo a viva voce ma nel segreto del cuore, guardandoci in silenzio, vivendo insieme nella nostra povera casa, nel lavoro quotidiano, nell'adorazione a notte fonda, perduti nel Mistero di Dio e in quello del mondo.
Abbiamo pensato dì allargare questa nostra comunione al giro degli amici o meglio ancora dei fratelli e delle sorelle che conosciamo perché sono venuti qui di paraggi o ad abitare qualche giorno con noi. Perchè la nostra casa è sulla strada, almeno lo vorremmo tanto, sulla quale camminano tutti coloro che cercano "qualcosa di diverso", come il pane casalingo e la acqua di sorgente in questi tempi del grissino e dell'acqua minerale e sono tanti ormai., gli amici con i quali il discorso è avviato: questi fogli vogliono semplicemente continuarlo, con umiltà, a cuore a cuore, come intorno alla tavola qui fuori, all'ombra dei rampicanti, durante il pranzo con l'insalata colta allora allora nell' orto, e il fiasco di vino buono o, meglio assai, nel silenzio della cappella in cima alla scaletta dì legno davanti al tabernacolo a ceppo della Croce con il Crocifisso fatto di quattro pezzi di vite.
Ci piacerebbe tanto (e Dio ce ne conceda la grazia e la gioia) di allargare questa nostra comunione a cuore aperto anche ai sacerdoti, ai seminaristi che ancora non conosciamo. A tutti i chiamati da Dio a essere sulla terra, fra gli uomini; il Suo Mistero allo scoperto, la sua presenza viva, la testimonianza di Lui chiara e immediata..
Noi siamo profondamente felici di essere preti,e la nostra comunità vive di questo sacerdozio che è 1'essere coinvolti nel mistero di Dio, fino a vivere unicamente di Lui, nella realtà viva di Gesù Cristo operante pienezza di valori umani e divini in noi fino ad una sovrabbondanza da riversare intorno a noi.
Crediamo seriamente in Gesù Cristo e vogliamo tanto impegnarci in una realtà di vita personale e comunitaria spiegabile e giustificabile soltanto con Lui. Allora crediamo nella povertà, nel lavoro, nella preghiera. Da Lui ci nasce la fiducia nell'uomo e nella donna e nel poter vivere insieme una ragion di essere raccolta soltanto da Lui in una verginità che vuol dire paternità e maternità aperta a Dio e all'umanità per il nostro essere e voler essere creature di Dio, rivolte interamente e totalmente a Lui.
Una piccola comunità o meglio ancora una famiglia cristiana determinata e animata soltanto da Gesù Cristo testimonianza che Lui può essere unico e formidabile motivo di vita in questi nostri tempi, nella problematica umana attuale.
Fedele alla Chiesa e in totale comunione con Lei, per l'amore di un'accoglienza umile e riconoscente del suo Magistero e per l'amore di un'offerta semplice ma viva e attiva di tutta una responsabilità personale e comunitaria di iniziativa e di rischio per ricerche nuove e fedeltà diverse.
Famiglia sacerdotale impegnata in una parrocchia per una pastorale serena e fiduciosa di famiglia fra famiglie, in un'offerta umile e fedele alla Parola di Dio, alla Grazia dei Sacramenti, alla potenza di consacrazione del Sacerdozio.
Comunità cristiana aperta all'ospitalità di chi è sulla strada della ricerca della verità e della libertà dei figli di Dio. Una casa dove non si organizzano incontri e discussioni e approfondimenti culturali di nessun genere dove però bisogna guadagnarsi il pane che si mangia, vivere uniti come se fossimo di famiglia e pregare fino all'impossibile.
Una ricerca viva, vissuta di partecipazione alla problematica del mondo. La libertà perché si è poveri. La povertà perché si lavora con le nostre mani. L'Amore perché si è cristiani. Il giocarci tutto perché si è Amore. La fiducia e la gioia e la pace perché c'è Dio..
Offriamo con queste pagine che speriamo siano fedelmente mensili, tutte queste cose e molte altre ancora, cioè tutte quelle che ci nasceranno nell'anima e nella semplicità della nostra vita quotidiana.
Se questa nostra comunione trova rispondenza in qualche nostro fratello o sorella ne siamo profondamente felici. In ogni caso continuiamo ad offrire umilmente e dolcemente perché l'Amore non può farne a meno .


la comunità

Popolo di Dio

Abbiamo scelto questo titolo per queste pagine dì comunione con i nostri amici.
Non è per allinearci e conformarci al nuovo vocabolario del discorrere teologico e pastorale dei nostri tempi e nemmeno per riprendere un linguaggio biblico e riuscire nel frattempo ad un modo di presentazione "popolare" e quindi più simpatico ed accettevole.
E' perchè siamo e ci sentiamo popolo di Dio.
Piccola parte ma sinceramente appartenente all'umanità il cui Signore è Dio. Un momento della lunghissima storia degli uomini che hanno avvertito il Mistero di Dio e l'hanno cercato appassionatamente. Una. casa, una famiglia, una zolla di terra ma che è però tutta la terra perché ha in sé tutto il Mistero dell'Universo.
Popolo di Dio perché ci da di uscire da noi stessi, dal terribile particolare che crea individualità e spaventosi egoismi e ci perde in una vastità che nessuno conosce altro che Dio.
Allarga la brevità della nostra vita nell'immensità dell'esistenza umana a la immerge nell'eternità.
Essere .popolo di Dio vuol dire dignità di una concezione d'esistenza interamente religiosa e esistenza che nasce da Dio e si spiega unicamente con Lui.
E' quindi dignità che rende piccoli e umili, necessariamente fraterni perché fatti di rapporti d'Amore, come chi vive soltanto d'Amore fino a non avere altra ragion d'essere.
Ne nasce logicamente una responsabilità formidabile. La responsabilità dì essere popolo di Dio. Misurabile .soltanto rifacendoci all'infinito che è Dio e al Mistero di rivelazione di Lui che è il suo popolo.
Una responsabilità che costringe ad una serietà di valori e di impegni. Che vanno da una libertà assoluta ad una pace imperturbabile.. Perché ogni essere umano sì distingue se è popolo di Dio o no dalla misura della sua libertà e dalla serietà della sua pace. Nasce quindi un problema di povertà, cioè di condizione chiarissima per cui l'unico e assoluto valore è Dio, l'affermazione cioè che soltanto Dio è Dio.
Popolo di Dio vuol dire questa scelta, questa preferenza di Dio, al di là di ogni saggezza e prudenza umana, di ogni ragionamento terreno, di ogni considerazione utilitaristica.
Sentiamo di essere popolo di Dio per questa scelta assoluta di Dio.
Come essere popolo di Dio lo scopriamo incessantemente in Gesù Cristo. Lui è in maniera perfetta popolo di Dio. E noi crediamo che è in Lui e con Lui che si può essere autenticamente popolo di Dio.
Crediamo che la, Chiesa è popolo di Dio. Anzi è il popolo di Dio.
Nella Chiesa popolo di Dio ciascuno ha il suo posto e la sua missione: però è sempre e unicamente popolo di Dio, Perché anche "chi è il primo sia come l'ultimo".
Non riconosciamo privilegi altro che quello di servire dì più e quindi di essere sempre più mangiati dagli altri.
Non diamo nessuna importanza a titoli ed onori e non siamo disposti ad onorare nessuno per posizioni o meriti personali. Tutto ciò che distingue va respinto perché sbriciola l'unità indispensabile perché possa esservi popolo di Dio.
L'autorità vuoi dire maggiore responsabilità di servizio e quindi è condizione di più grande Amore e quindi superamento di ogni motivo e diritto personale.
L'obbedienza è fedeltà all'essere popolo di Dio e quindi è responsabilità esattamente come l'autorità.
L'Amore perché possa essere Amore di popolo di Dio ha bisogno di libertà, accoglie seriamente il peso della responsabilità e »i realizza nella sincerità e cioè nell'essere chiaramente e scopertamente popolo di Dio.
Perchè si è più uomini veri ad essere popolo di Dio. Si maturano misure di valori che diversamente nemmeno si potrebbero sognare. Si è più vivi per un superamento di grettezze e limitazioni a tipo personale, sociale, nazionale ecc. e per una partecipazione diretta e immediata di tutta la problematica umana fino alle misure essenziali e a quelle universali.
Non ci basta sentirci ed essere una famiglia per una quasi inevitabile sensazione di imborghesimento che ormai la famiglia occidentale, cosi come ci apparisce, comporta.
Non ci accontenta l'essere una comunità religiosa perché a volte - e la esperienza è dolorosissima - comunità religiosa dà tutta un1impressione di sistemazione aggiustata è difesa di individualismi insopportabili e assurdi.
Ci piace assai di più e ci rapisce il cuore sentirci ed essere popolo di Dio: noi dentro questa folla immensa, sparsa su tutta la terra, anonima e povera, sbriciolata eppure unificata dal Mistero della presenza di Dio fra gli uomini. Popolo dei "credenti nel Suo Nome, i quali, non dal sangue, né da volere di carne, né da volontà d'uomo, ma da Dio sono nati". Il popolo nel quale "la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare".
Questo popolo adorabile (il numero non conta niente e non può essere scritto sui registri né specificato da statistiche, né computato da calcolo umano, perché numerato soltanto dalla scelta di Dio, infinitamente libero come il suo Amore, è formato dallo Spirito Santo che è come il vento che "non sai di dove viene e non sai dove va") questo popolo adorabile, pugno di lièvito, sale della terra, luce del mondo, pietra angolare, piccolo gregge, seme di senapa, tesoro nascosto nel campo, perla preziosa... e tutte le parabole del regno e tutto il Vangelo e tutto il Mistero di Gesù Cristo nella sua realtà storica e nella continuità del suo essere vivo fra gli uomini "ogni giorno fino alla fine del mondo" - questo popolo adorabile "che Dio ha creato e dove non vi è più né Greco né giudeo, né circonciso né incirconciso, né barbaro ne scita, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma in tutto e in tutti Cristo", questo popolo adorabile è il popolo di Dio, è il popolo al quale apparteniamo, è il popolo che noi vogliamo essere.
Con queste pagine (e vorremmo farlo con tutto il nostro sangue) invitiamo anche te ad essere questo popolo di Dio e se tu lo sei vogliamo gloriarcene insieme e cercare di esservi fedeli a costo di tutto.


(redazione)

11 ott. Maternità di Maria

Da quando abiti amo qui, insieme, in questi brevi e lunghissimi anni Maria ci ha tanto aiutati. Forse perché sa che lei unicamente sentiamo madre, e sa la gratitudine infinita del nostro cuore per chi ci ha dato di conoscere Gesù e di essere cristiani, per chi tanto ci aiuta a amare sempre più Dio, svelandoci i segreti del suo cuore, portandoci per mano, tenendoci vicini. Penso spesso e sempre di più in questi ultimi tempi, al suo essere donna, persona viva, creatura di Dio - vedo il suo destino, i suoi pochi anni di vita, lo spazio breve che ha occupato e ne ho gran pena, ma subito meraviglia per una cosa troppo miracolosa, sapere che nel suo seno di povera donna si sono incontrati Dio e il mondo, consumando il mistero del loro rapporto, unendosi dopo secoli di ricerca, di dolore,di vuoto, di speranza, amandosi finalmente fino all'impossibile, fino al nascere umano, carne e sangue tempo e spazio del figlio di Dio.
Mi domando tante volte, donna anch'io, come abbia potuto consentire a tanto; penso al suo cuore umano così portato a un particolare al quale donarsi che si è dovuto allargare senza potersi riposare. Come ha fatto la sua maternità, maternità di chi sapeva di avere partorito il figlio di Dio, a non dire mai è mio? Quando Dio è entrato nella sua vita lei ha perso completamente ogni diritto, ha dovuto acconsentire a scelte ogni giorno più diverse dalle sue e tanto misteriose, vi ha sempre acconsentito perché sapeva di essere l'umanità intera entrata per un attimo nell'eternità davanti al suo Dio.
Che rapporto profondo, impensabile, terribile quello fra Maria e Dio; la sua vita ne è appena un segno. II suo consentire a tutta l'esistenza di Gesù non può scaturire altro che da un amore serio, appassionato, totale fra Dio e la sua creatura. Amore che poco a poco invade tutta una vita, la travolge, la cambia, la assimila in un bisogno senza fine di unificazione tanto che la creatura rimane e non è altro che l'immagine del suo creatore. Nella sua vita Dio ha Veramente primeggiato per la prima volta e forse l'ultima dall'esistere del mondo. L'amore per Dio è stato tale e tanta la sua fiducia e l'abbandono a Lui da commuovere il cuore di Dio, da convincerlo a fecondare una sua creatura, comunicandole tutta la sua vita, riversandovi il suo essere per un miracolo di amore, Lui l'infinito, il principio di tutte le cose, rendendo una donna madre del Suo figlio, donandolo per lei al mondo per rendere il mondo puro come lei.
B1 per consentire a Lui, al Padre, che ha detto di sì a cose che non sempre capiva, che ha lasciato andare il Figlio, che lo ha seguito da lontano offrendolo agli uomini dividendolo con gli altri . Ma specialmente è stato il suo legame con Lui che le ha permesso di essere una cosa sola con il Figlio, di leggergli nell'anima, di capirne il cuore, dì conoscerne l'ansia e la nostalgia di Lui, nelle notti insonni dì preghiera, in solitudine quando la folla l'acclamava. Lei piccola donna persa insieme a Gesù nel mistero di Dio, forte, coraggiosa, sicura fino a seguirlo quel giorno sul Calvario, abbandonata come Lui al volere dì Dio, inchiodata come Lui a quella terribile croce che li inchiodava a questo mondo in modo indissolubile per costringere Dio a non abbandonare gli uomini e a venire a salvarli.

La nostra casa

Viviamo in una vecchia casa di campagna, è una casa che ha ospitato tante generazioni, famiglie numerose, vite fatte di sacrificio e di lavoro. A volte viene qualcuno, uomini ormai adulti o già anziani, e ci chiedono di entrare e salire di sopra, si fermano nelle camere da letto e di fronte a quella che era stata la loro o quella dei genitori si lasciano andare ai ricordi. Ora ci abitiamo noi piccola famiglia formata nel nome di Dio, povera casa senza figli nella quale perciò, chiunque ha diritto a venire se no la nostra verginità sarebbe sterile e senza frutto.
La casa, patinata di un giallo ormai sciupato dal tempo, è lunga e stretta; le camere da letto sono sei, comprese le nostre quattro, al piano terra c'è la cucina e un'altra stanza. E' una casa che ha una proprietà meravigliosa: è capace di ospitare tante persone, tutte quelle che vengono, e noi stessi ci domandiamo spesso come facciano ad entrarci.
Al cancello d'ingresso ci sono due cipressi segno inconfondibile per tutti, ormai, della nostra comunità; lungo la strada davanti casa c'è una piccola vigna che ci da il vino sufficiente per quasi tutto l'anno, e un po' d'orto. Nel fienile c'è la cappella, il centro della nostra casa, il cuore della famiglia nella stalla, sotto la cappella è stata impiantata l'officina dove lavorano i due preti, lavoro e preghiera vivente.
E' in questa casa tanto povera e semplice che viviamo noi quattro, due sacerdoti e due ragazze, cercando di mettere tutto in comune nella ricerca del Regno di Dio. E' qui che viviamo la nostra vita fatta di lavoro e di preghiera, di offerta di noi stessi agli altri, a disposizione di tutti perché chiunque viene possa trovare ascolto.
Fin dal principio 1'aprirci agli altri è stato uno dei valori di base sui quali è fondata la nostra vita, ed è sempre andato aumentando col crescere dell'Amore e dell'esperienza. Ogni giorno di più, e attraverso tanto sacrificio di noi, vogliamo offrire a chi viene una casa capace di bontà, di comprensione, di apertura fraterna, di semplicità. Una famiglia chiaramente e scopertamente nata da Dio, un cuore che accoglie e comprende perché sa vedere nell'altro il Suo volto, un'anima che cerca in chi viene solamente il segno che il Suo passaggio vi ha lasciato, il desiderio e la nostalgia di Lui o il vuoto di chi non l!ha scoperto.
E vorremmo essere per chi viene segno chiaro, evidente, svelato, anche se umile, della Sua presenza, certezza del Suo esistere, sicurezza che si può tutto donare, perché esiste chi infinitamente ci arricchisce. Vorremmo essere aiuto per chi, faticosamente va avanti, compagni dì cammino, stanchi come tutti gli altri è forse di più per il continuo andare, ma perduti per l'ansia di seguirlo.
Per questo la nostra casa vi è sempre aperta, la nostra tavola sempre pronta ad accogliervi, vi attendiamo per offrirvi la nostra vita perché tutto nella nostra piccola famiglia vi parli della meraviglia del Suo Amore.

Violenza cristiana

Durante una sua recente visita a New York, Cesar Chavez uno dei dirigenti del Comitato di sciopero dei lavoratori agricoli, ha illustrato brevemente la storia di sofferenze che ha portato i braccianti e i piccoli, proprietari della California a dichiarare uno sciopero ad oltranza, che è in atto da quasi tre anni. Gli scioperanti sono aiutati e sostenuti in questa penosa situazione da una parta dell'opinione pubblica di cui il giornale Catholic Worker si è fatto autorevole portavoce, dando tutto l'appoggio del suo attivo interessamento.
Pubblichiamo alcuni stralci del discorso che Chavez ha tenuto in occasione di un incontro fra operai e sacerdoti di ogni confessione cristiana.
"Non siamo nell'età dei miracoli eppure abbiamo potuto ottenere ed aumentare l'aiuto necessario per continuare la battaglia che conduciamo da 33 mesi. E' una lotta nella quale il più povero dei poveri e il più debole dei deboli fronteggia i grandi e i potenti. Non stiamo lottando contro le piccole fattorie o l'agricoltura, ma contro il potere agricolo organizzato.
Quando si pensa ai grandi interessi si pensa alla General Motors o altri gruppi, ma bisogna anche guardare al potere della terra. E ? difficile immaginare che i grandi interessi terrieri possano essere cosi potenti come in California - nel nostro solo stato raggiungono un valore di 5 miliardi di dollari, la nostra situazione è simile a quella dell'America del Sud. Da noi il potere economico non controlla solo la terra, ma ogni cosa che vi si muove, ogni persona che vi cammina, può perfino influire sugli atti del Parlamento americano e sui gruppi religiosi. Alcune Chiese ci hanno considerato dei comunisti, ci sono stati dei pastori e dei sacerdoti che ci hanno pubblicamente denunciato come agitatori stranieri.
"Ma bisogna conoscere la situazione dell'agricoltura in California per capire cosa stiamo facendo e comprendere quell'elemento di base che fornisce il lavoro a basso prezzo: la gente, la povera gente. C'era una condizione indispensabile per rendere fruttuosa la situazione in California: i lavoratori; la storia di questa povera gente è un dramma a parte. Quando la costruzione delle ferrovie fu finita, e là Compagnia ferroviaria, la Union Pacific, la Southern Pacific e la Banca d'America diventarono i maggiori proprietari di questa terra, i manovali cinesi rimasero senza, lavoro e si mossero verso la città. I grandi proprietari che avevano bisogno di mano d'opera si misero d'accordo con i collocatori che fornirono loro i Cinesi, e così questi sensali, Cinesi essi stessi, cominciarono a vendere i loro fratelli, ai quali fu impedito il possesso della terra con l'Atto di Esclusione Cinese. Quell'Atto fu la fine dei Cinesi che non potendo comprare la terra abbandonarono i campi per la città".
"I grandi proprietari si rivolsero al Parlamento ed ottennero speciali leggi sull'immigrazione che resero possibile il reclutamento di nuove braccia dal Giappone. Nemmeno i Giapponesi avevano diritto a possedere la terra, ma potevano affittarla e dopo un certo periodo di lotte per ottenere migliori condizioni, cominciarono essi stessi a sfruttare i braccianti.
"Pur di avere lavoratori a basso costo i latifondisti andarono allora in India e negli anni '20 reclutarono uomini nelle Filippine. Ma quando videro che diversi Messicani lasciavano il loro paese a causa della rivoluzione, intuirono una nuova possibilità: uno dei proprietari spiegò che i Messicani erano adatti a lavorare la terra perché erano piccoli e più vicini al terreno. I latifondisti osarono più di quanto avessero osato fino allora: durante la seconda guerra mondiale fu lo stesso governo americano a reclutare i "braceros". Perfino oggi, in questo momento, pur conducendo uno sciopero da mesi e mesi, non riusciamo a fermare la vita delle grandi fattorie per questa semplice ragione: non sono mai stati osservati i regolamenti che regolano 1! Immigrazione: è il nostro stesso governo che stronca lo sciopero e danneggia i sindacati e l'arma principale in mano ai padroni è il "biglietto verde" che permette il transito alla frontiera. Centinaia di migliaia di persone sono ingaggiate per la stagione, e rinchiuse in accampamenti
speciali. Noi non possiamo raggiungerle, se fossero rispettate le leggi non saremmo costretti ad usare il boicottaggio - i datori di lavoro non possono assumere personale mentre sono in corso trattative di lavoro.
"La gente comincia a domandarsi se il nostro è uno sciopero o una lotta per i diritti civili: in California, nel Texas e in tutto il Sud ogni volta che si sciopera si dà inizio a un movimentò per i diritti civili, a una lotta in difesa del Diritto. L'avere accanto a noi dei preti, prima e durante lo sciopero ci ha aiutato a capire ed allargare la nostra azione su un piano sociale e civile. I Reverendi Chris Harmeier e Jim Drake sono stati con noi fin dal principio e in seguito alla loro presa di posizione hanno perduto il posto nelle loro parrocchie per la pressione del Ministero della immigrazione. Essi hanno accettato ed offerto questa sofferenza per tutti gli emigranti e per il trionfo della giustizia. E! stato da loro che abbiamo imparato l'importanza dell'appoggio della Chiesa nella nostra lotta, essa è l'unico gruppo che può porgere un aiuto senza chiedere in cambio dei favori. I preti e i ministri del culto fanno con noi qualsiasi lavoro: dallo spazzare i pavimenti a distribuire volantini, creando un vero movimento di preti operai: nel campo e negli uffici il sacerdote e lavoratore uniti insieme, e l'importanza dell'insegnamento cristiano offerto al lavoratore nella sua lotta è evidente. Adesso abbiamo un padre francescano che lavora con noi tutta la giornata.
Noi non ci arrendiamo e per portare avanti la nostra lotta usiamo i ritrovati della tecnica moderna, sono perfino andato in aereo con due preti per parlare ai crumiri dall'altezza di 700 piedi, appena siamo scesi a terra abbiamo trovato i latifondisti a reclamare. La magistratura locale ha detto che non possiamo usare comuni altoparlanti per raggiungere i crumiri che sono lontani 1/4 di miglio, ma noi andremo in appello e poi fino in cassazione. A volte la giustizia è molto costosa. Siamo costretti a un gioco senza regole o procedure. Qui a New York sono rispettati i diritti sindacali; nel nostro caso il 95% dei lavoratori era iscritto al sindacato, ma Giumarra, il grande produttore di uva da tavola, si rifiutò di prendere parte alle trattative. Noi volevamo attenerci ai risultati dell'elezione, ma i padroni non ci parlavano, l!unico modo che ci è stato lasciato per comunicare è lo sciopero e il boicottaggio.
Ora i grandi proprietari stanno premendo per ottenere le elezioni: ma i nostri uomini sono fuori, dentro ci sono solo i crumiri. Come possiamo vincere a queste condizioni? Abbiamo detto a Giumarra che non prenderà due piccioni con una fava, e che sarà costretto a firmare un accordo, noi non interromperemo lo sciopero finché non sarà firmato il contratto. Per il momento le tre richieste maggiori sono: primo riconoscimento dei sindacati da parte dei latifondisti, abbiamo dei diritti come esseri umani e il riconoscimento dei sindacati equivale a riconoscerci come esseri umani; secondo l'aumento salariale; terzo, secondo me e i lavoratori, la sicurezza sul lavoro.
Bisogna agire insieme. Qui a New York la classe operaia dovrebbe spiegare la nostra situazione sulla pagina di un quotidiano affittata a questo scopo e il clero dovrebbe sottolineare il valore cristiano della nostra lotta, lotta di povera gente, di emigranti, dei più deboli fra i deboli.

Napalm non violento

Nell'ottobre del 1967 Fr. Philip Berrigan SSJ, Thomas Lewes, iì Rev. James Mengel e David Eberhardt entrarono negli uffici del Distretto di Leva a Bàltimora, aprirono i cassetti dove erano le schede delle reclute e sparsero su di esse diverse tazze di sangue loro e di sangue animale.
Nel maggio del '68 furono processati come responsabili dei fatti criminosi successi in seguito all' incidente..
Ma al principio di maggio, prima di essere processati, si unirono a loro altri sette amici, il fratello di Berrigan, un Gesuita, un Fratello Cristiano, due laici, un Pastore e sua moglie, espulsi dal Guatemala dopo avervi operato 15 anni, una giovane donna che era stata per 3 anni in Uganda come volontaria - insieme essi distrussero con una bomba al Napalm di loro fabbricazione le schede di 600 reclute, nello spazio adibito a parcheggio adiacente al distretto di Leva di Catonsville. Fu scelto il Napalm, quella terribile sostanza che ha ucciso, sfigurato, sciancato tanti innocenti Vietnamiti, specialmente bambini - e fu fatto esplodere negli uffici di Catonsville perché erano logisticamente ben situati, facilmente vulnerabili e con un'area di servizio così ampia da impedire ogni danno a cose o persone.
II piccolo gruppo si avvicinò compatto all'edificio, prima entrarono le donne per spiegare cosa stava accadendo, poi seguirono gli altri, aprirono i cassetti e vuotarono il contenuto in cestini di metallo. Appena usciti essi si diressero verso l'area di parcheggio, depositarono gli schedari e vi lanciarono la bomba al Napalm accendendola con una sigaretta, poi si raccolsero intorno al fuoco furioso per recitare il Padre Nostro e cantare degli inni. Così furono trovati dai poliziotti accorsi in cerca dei responsabili.
II 24 maggio ci fu il processo ai primi quattro responsabili dell'incidente a Baltimora, la sala dell'udienza era affollata da circa 200 persone: le sentenze furono per Fr. Berrigan e Thomas Lewis di 6 anni di prigione federale, a David Eberhardt domandarono se era pentito, alla sua risposta negativa gli furono dati 3 anni, per il Rev. Mengel venne richiesta la perizia psichiatrica. Letta la sentenza i prigionieri furono portati via, ma al loro passaggio il pubblico si alzò in piedi in segno di rispetto - cominciarono gli applausi dapprima deboli, poi sempre più forti fino a diventare un clamore, il giudice seduto al suo banco non sapeva più controllare la situazione, l'autori t a ormai non era più là con lui, si era unita a quegli uomini, gli unici che la meritavano. Con le sue parole cieche, severe, insensibili il giudice aveva proclamato 1'inizio di una rivoluzione.
Noi che eravamo presenti ci siamo tanto domandati se questa era nonviolenza: quando qualcuno, ricevuta la cartolina precetto, la brucia, prende una decisione: non farò più parte del sistema della guerra. Non decide per altri. A questa nonviolenza siamo ormai abituati. Ma quegli uomini registrati nello schedario acconsentivano a quell'atto? E anche se essi lo facevano vi è un interrogativo molto più importante: hanno diritto ad esistere quegli uffici? Il piccolo gruppo di Berrigan aveva dichiarato: vi sono proprietà che non hanno diritto ad essere: le camere a gas di Hitler, i campi di concentramento di Stalin, le armi atomiche nucleari e biologiche, gli schedari degli uffici di leva ne sono solo esempi.
L'incendio di Catonsville ha segnato un cambiamento di tattica dalla protesta nonviolenta alla resistenza e alla rivoluzione. Ormai la parola rivoluzione ha perso la sua forza, ma vuole pur sempre dire una ristrutturazione del sistema, un incanalamento diverso delle ricchezze e delle risorse e una devoluzione del potere decisionale politico, così che ognuno possa fare udire la propria voce in tutte le decisioni che influiscono sulla sua vita. Sarebbe troppo facile pensare che questo si possa ottenere con proteste, petizioni, parate, dimostrazioni di massa. Continueremo a farlo dove sarà il caso. Finora queste azioni hanno comportato una maggiore pressione dell'opinione pubblica in favore di alcuni cambia menti. Ora dobbiamo sviluppare forme più decise di non violenza contro l'assassinio e lo sfruttamento, e il gruppo di Berrigan ci ha fornito un ingegnoso esempio di rivoluzione non violenta. Esistono uffici, proprietà, centri che amministrano guerra e razzismo e che sono totalmente vulnerabili per chi usando coraggio, onestà e fantasia decide di smascherarli perché crede nel rispetto, nell'amo re, nella vita. E non hanno assolutamente diritto di criticare questi coraggiosi tutti coloro che non hanno rifiutato la violenza come mezzo per mantenere uno status quo, né hanno questo diritto i seguaci di. Mr. Johnson che parlando delle rivolte negre dei ghetti proclama che con la violenza non si raggiunge nulla, mentre contemporaneamente aumenta il tonnellaggio delle bombe che quotidianamente sono sganciate sul Vietnam. E' forse davvero il momento di scegliere la strategia rivoluzionaria ma rifiutando ogni violenza perché essa è fondamentalmente antirivoluzionaria, corruttrice, intollerabile - là Provvidenza ha fatto sorgere in questi tempi gli inizi di una teoria e tecnica della nonviolenza attraverso uomini come Gandhi, Luther King e A.J. Muste.
Alcuni dei nostri amici non hanno accettato il fatto di Catonsville penso sia perché il prezzo pagato è troppo alto: 6 anni, e fratel Philip e Thomas Lewis saranno processati altre due volte. Essi sapevano a cosa andavano incontro, non hanno tentato di nascondere la loro identità, né si sono tirati indietro al momento di pagare, e questa è forse la parte più importante di tutta l'azione, essenziale per la generazione di nuove energie morali necessarie per il cambiamento che invochiamo. La rivoluzione nonviolenta domanda sangue, come l'altra. Ma il nostro, non quello degli altri: questa è la grande differenza.
È difficile, è duro credere in questa necessità specialmente quando si è soli e isolati, ma è indispensabile.


Tom Cornel (dal Catholic Worker - giugno 1968)

Gruppo Papa Giovanni

Problemi del nostro tempo

E' il secondo anno che un gruppo di sacerdoti si riuniscono presso l'Abbazia di S.Egidio (Comunità di Emmaus) a Sotto il Monte per verificare la presenza di noi cristiani nella realtà del mondo di oggi.
I 30 sacerdoti presenti -dai 25 ai 60 anni- amici, di lunga data alcuni, altri la stabiliscono in questi incontri, vivono diverse realtà di vita pastorale nel nord, centro e sud Italia - mondo studentesco, operaio e contadino, ordini religiosi, parroci. L'incontro avviene sempre il 2 giugno in memoria di Papa Giovanni. In loro è vivo il desiderio - l'incontro ne è un'attuazione - di eliminare l'isolamento in cui si trovano per rinverdire il senso vero del sacerdozio, riconciliare in Cristo Signore il valore naturale del mondo, ed essere di reciproco aiuto per una disponibilità virile alla Chiesa in Italia. Il téma dell'incontro di quest'anno: "La contestazione giovanile nel quadro del rinnovamento della Chiesa". E' un fatto che i giovani si sentono scontenti di come va il mondo. I grandi ideali di libertà, pace, fratellanza tra i popoli li sentono avviliti e svuotati per nuove concessioni alla violenza, all'egoismo, all'orgoglio nazionalistico.
Essi provano soprattutto "ribrezzo" per l'abisso esistente tra le parole degli adulti e le loro azioni, in politica, nei rapporti sociali, nella stessa religione.
Questa contestazione giovanile rischia di capovolgere i valori di fondo della Rivelazione: negazione di Dio e di Gesù Cristo: significativa la scritta sul muro esterno di una cappella universitaria "Mao sì Cristo no". C'è il pericolo che la Chiesa - dopo le meravigliose aperture del Concilio Vaticano II - si isoli e presenti un atteggiamento chiuso dinanzi alle
fondamentali esigente di rinnovamento. Non si può negare che il mondo ecclesiastico appare sempre più come una casta sacra, priva di contatti efficaci con i veri problemi dell'uomo di oggi e pertanto inadatta a capire la legittimità di qualsiasi contestazione sino ad identificare con la violenta ogni iniziativa che miri a mutare il sistema.
Il valore positivo della contestazione giovanile sta nella ricerca di autentici valori umani, solidarietà, giustizia, amore, rispetto della persona!
La contestazione è liberazione, un demolire per costruire. Come possiamo noi sacerdoti servire al movimento dei giovani, oggi? Nel chiedere - resistendo attivamente quando è necessario - alla Chiesa di liberarsi dal suo clericalismo, rompendo con ogni compromesso politico per essere più povera, evangelicamente più rivoluzionaria. La speranza cristiana è una fretta cristiana per una edificazione del Regno di Dio, in concreto, attuale. Gesù nel suo Vangelo ce ne dà i Segni e gli esempi concreti e la Chiesa ne deve essere continuatrice fedele, attualizzazione della Redenzione.
Il suo credere in Dio deve farsi tangibile ponendosi al servizio degli uomini nel nascondimento, sviluppando, entro la fedeltà evangelica, le esigenze di universale solidarietà, umana che operano in larghi strati della nuova generazione.
Per noi sacerdoti e per ogni cristiano è assolutamente necessario riscoprire il vero Gesù Cristo (e in Lui la vera violenza cristiana "che rapisce il Regno dei cieli") Uomo-Dio affogato per secoli dal liturgismo, dal devozionalismo e dalla pseudoteologia.
Va scoperto e va insegnato: non servono le novità dei teologi a scoprirlo ma un'"esistenza concreta" dove Lui è "Via Verità e Vita".

I 30 sacerdoti hanno fatto concordemente le seguenti considerazioni:

1. La contestazione giovanile rischia di coinvolgere i valori di fondo della Rivelazione; anche per questo è urgente promuovere nell'intero popolo di Dio, una consapevolezza teologica raggiunta attraverso forme di insegnamento libere dall'esclusivismo clericale e adeguate alle esigenze scientifiche moderne. Tale consapevolezza potrebbe fra 1'altro, comprendere e sviluppare entro la fedeltà evangelica le esigenze di universale solidarietà umana che operano in larghi strati della nuova generazione.

2. La risposta dell'autorità ecclesiastica e in genere della struttura del mondo cattolico, salvo rari casi, è ispirata a un concetto del potere teologicamente immotivabile e sostanzialmente lesivo della corresponsabilità della comunità cristiana, come dimostrano, fra l'altro, le gravi inadempienze nella creazione di quegli organismi previsti dal concilio e dal Sinodo Episcopale, proprio per sorreggere e guidare l'esigenza del rinnovamento: si pensi ai Consigli Pastorali e alla Commissione Teologica Centrale. Senza dubbio a tali inadempienze è in parte da addebitare il tante volte lamentato spirito di disobbedienza. Un atteggiamento chiuso alle fondamentali esigenze di rinnovamento si riscontra largamente anche nel clero, specie tra i parroci. Così davanti alla coscienza della nuova generazione, il mondo ecclesiastico appare sempre più come una casta sacra, priva di contatti efficaci con i veri problemi dell'uomo di oggi e pertanto inadatta a capire la legittimità di qualsiasi contestazione.

3. Una ragione preponderante di questa estraneità è la concreta compromissione tra la Chiesa istituzionale e le varie strutture del potere politico-economico, che favorisce la confusione tra ordine costituito e ordine cristiano e la unilaterale identificazione della violenza con ogni iniziativa che miri a mutare il sistema. Quella compromissione e questa confusione sono particolarmente diffuse nella chiesa italiana.

4. Questa conformazione autoritaria deriva alla Chiesa dalla lunga consuetudine proprio con gli ordinamenti di quella società che è messa in questione dalla protesta giovanile, la quale arriva anche per questo a convincersi che la Chiesa non è più in grado di svolgere il suo ruolo evangelico, né di distinguere la dinamica moralità dei fini dalla immobilistica moralità dei comportamenti.

5. La frattura sempre più grave tra l'istituzione ecclesiastica e l'insieme del popolo di Dio rende urgente un'azione responsabile e concorde volta a illuminare l'opinione cattolica sulla realtà dei fatti e a sollecitare una trasformazione della mentalità e del comportamento di coloro che nella Chiesa hanno il carisma del servizio ministeriale, come dire della riconciliazione in Cristo delle legittime diversità operanti nel suo seno.

A tal fine il gruppo ha deciso di determinare una metodologia che sia dotata insieme di efficacia e di fedeltà allo spirito evangelico:

1. La contestazione deve cominciare a livello personale e interiore. Il che comporta un profondo gusto della libertà e una costante strategia di liberazione, col rifiuto permanente di tutto ciò che può legittimare un sistema antievangelico, studiando - ad esempio - la possibilità di respingere certe consuetudini amministrative e burocratiche dell'apparato ecclesiastico.
2. Il gruppo si impegna a creare "centri di libertà" per l'accoglienza e l'ospitalità di confratelli rifiutati dall'intolleranza o in condizioni di ricerca e di disagio spirituale per incompatibilità con il sistema.
3. Ugualmente si impegna a documentarsi non solo attraverso la raccolta critica dei dati, ma anche attraverso l'approfondimento della dimensione spirituale, teologica e culturale dei vari problemi.
4. Ritiene suo dovere informare i responsabili a tutti i livelli, con una documentazione tempestiva e persuasiva, soprattutto in casi di sopraffazione dei diritti umani.
5. Poiché rispetta l'opinione pubblica nella Chiesa e ne valuta pienamente l'importanza, il gruppo comunicherà, secondo criteri di prudenza e di efficacia, eventuali abusi di potere, superando anche quel tradizionale strumento del sistema che è l'imposizione del segreto, e promuovendo manifestazioni di solidarietà per tutti coloro che subiscono ingiustizie.
6. Quando se ne dia il caso, il gruppo prenderà l'iniziativa di intervenire presso chiunque abbia responsabilità di abusi e abbia il dovere di portarvi rimedio, e sarà solidale con il fratello che interviene personalmente per le stesse ragioni.
7. Cercherà di promuovere e di sostenere iniziative di coraggiose sperimentazioni, soprattutto di vita comunitaria e di nuove forme di vita parrocchiale.
8. Per favorire la realizzazione di quanto sopra e le comunicazioni tra i componenti del gruppo, viene costituita una segreteria organizzativa presso la comunità di don Sirio Politi, via Aurelia sud, Viareggio (Lucca).

Precisazione diversi amici preti - evidentemente lettori del settimanale Panorama - mi hanno rivolto domande circa la fondazione e l'organizzazione di "centri di libertà", di "sviluppi catacombali" e di "Chiesa sotterranea" di cui io sarei particolarmente responsabile.
Mi dispiace - unicamente perché l'andare sui giornali da parte di sacerdoti è sempre cosa penosa e pietosa - mi dispiace che Panorama di sua completa iniziativa e raccogliendo le informazioni non so dove, abbia citato il mio nome raccontando delle mie cose.
Io ho preso parte a quella riunione come gli altri sacerdoti presenti all'abbazia di S. Egidio, su un piano di amicizia e di impegno fraterno. Io e don Menesini abbiamo accettato di essere la convergenza di tutta una presenza attiva e fedele all'interno della Chiesa da parte di tutto il gruppo presente. E questo forse perché la nostra comunità è già un "centro di libertà" per un'accoglienza ormai molto vissuta, di ospitalità di sacerdoti e di seminaristi desiderosi o bisognosi di una casa dove si respira aria di famiglia, di una comunità sacerdotale dove si prega, si lavora e si cerca seriamente (forse in forme e realtà un po' nuove) d'essere popolo di Dio.
Tutto qui.
Non è stato fondato niente. Non vi è niente di segreto, di catacombale, di sotterraneo, di strategico, di rivoluzionario.. ma tutto è alla luce del sole.
Tant'è vero che il documento di quella riunione del luglio scorso è stato inviato a diversi vescovi. E doveva essere da noi reso pubblico già mesi fa con l'inizio di questo nostro foglio mensile, se avessimo avuto a disposizione un ciclostile come si deve e non la vecchia carcassa che invece possediamo.
Dico questo non per chiarire le mie cose a scanso di responsabilità, ma perché i miei fratelli sacerdoti che hanno del tempo da perdere a leggere Panorama non abbiano a fantasticare di carbonerie o massonerie di clero in fase di inizio all'abbazia di S. Egidio di Sotto il Monte o nella comunità parrocchiale di via Aurelia a Viareggio, ma specialmente perché chi ha bisogno di un po' di respiro sereno e aperto non abbia alcun timore di venire tra noi, a casa nostra, o di unirsi al nostro gruppo di sacerdoti.


don Sirio Politi

...il solito clero...

Un povero ragazzo (ha quasi trent'anni!) travagliato da un serio problema di vocazione al sacerdozio. Comunque stiano le cose, è sofferenza viva, è angoscia profonda, è ricerca faticosa di rispondere nella propria vita a Dio e di spendersi secondo il suo Amore.
Ci sembrano motivi più che sufficienti per meritare attenzione, rispetto e anche un po' d'Amore fraterno.
Gli consigliamo di scrivere al "seminario regionale piemontese vocazioni adulte" (è tutta in minuscolo la testata dei foglietti che usa il rettore del seminario, evidentemente per umiltà). Non conosciamo cosa ha scritto questo ragazzo per esprimere le sue speranze, ma ecco la risposta del Monsignore Alfredo Ferrero:
"Egregio Signore,
in merito alla sua del 2 u.s., devo rispondere in modo negativo, per diversi motivi:
a) l'anno scolastico è già iniziato e il Seminario è al completo;
b) candidati di Diocesi estranee al Piemonte vengono accettati in via eccezionale, soltanto se presentati dai rispettivi Vescovi;
c) di regola non si accettano i dimessi da altri Seminari o, peggio, da Istituti religiosi.
Sono spiacente di doverle dare tale risposta, ma penso che se la sua vocazione è autentica chiamata di Dio, Egli saprà facilmente trovare la via buona per fargli raggiungere la meta.
Con tale augurio lo raccomando al Signore."
E' interessante il tono, cominciando da quell'egregio signore. E poi senza un velo di comprensione quel subito "devo rispondere in modo negativo" e interessantìssimi e anche intelligenti quei motivi dell'a, b, c. E ci fanno venire in mente che sarebbe bene che il Rettore del seminario regionale piemontese vocazioni adulte carcasse d'imparare l'a b c del rispetto della persona umana e specialmente l'a b c dell'Amore cristiano.
Giriamo però molto volentieri il punto "c" ai seminari e offriamo quel "peggio" sul piatto d'argento dello spirito che deve animare la Chiesa da dopo il Concilio, in questo clima ecumenico, agli Istituti Religiosi.
Non ha ancora imparato, pur essendo Rettore di un seminario e per di più di vocazioni adulte, "..che cosa è scritto: che io voglio misericordia e non sacrificio" e che "non bisogna spegnere il lucignolo fumigante e spezzare la canna fessa" e molte altre cosette del Vangelo?
Se non ci fosse quella convenzionale biascicata finale e la raccomandazione al Signore, considerate le sbrigative capacità, verrebbe da consigliare al Monsignore di chiedere un ufficio nella Prefettura dì Torino piuttosto che mantenere quello di Rettore di un seminario.
A questo punto ci viene in mente che la lettera possa essere stata stesa dal solito anonimo freddo amanuense e quindi firmata senza nemmeno essere letta. Se cosi fosse, l'occasione è buona per consigliare di non fidarsi degli impiegati quando si tratta del Regno di Dio. Perché anche quando si tratta di impiegati-sacerdoti, lo stipendio, la posizione, ecc. giocano brutti tiri di burocrazie miserabili cristianamente e non soltanto presso il rettore di cui sopra, ma nelle curie episcopali, non esclusa quella romana.


la comunità

(senza titolo)

Vorremmo tanto comunicare con i nostri amici e fratelli di tutti i problemi che via via si presentano nella realtà quotidiana della presenza della Chiesa nel mondo. Avvertiamo profondamente in ciascuno di noi e nel vivo della nostra comunità questo impegno formidabile di essere popolo di Dio fra gli uomini. Serenamente però ci rendiamo conto della ristrettissima misura delle nostre forze: con questi fogli e perfino con la nostra vita nemmeno per ombra pensiamo di poter insegnare qualcosa. Desideriamo soltanto di offrire quel poco che siamo e che abbiamo, come quando si è a tavola e si offre a chi arriva di quello che noi stessi stiamo mangiando.
Vorremmo specialmente offrire un terreno d'incontro con chi volesse comunicare con noi e con tutti i nostri amici, le sue idèe, i suoi impegni di popolo di Dio e specialmente le sue esperienze che è come offrire il proprio sangue e la propria carne insieme a quella di Cristo..
Chi vuole scriverci può farlo liberamente. Chi desidera che questi fogli arrivino:a qualche amico che noi non conosciamo,preghiamo di mandarci l'indirizzo.
Vorremmo tanto che tutti ma specialmente i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi... .sapessero che qui vi è una povera casa e una famiglia veramente aperta al popolo di Dio.

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