Nelle pagine seguenti troverete le prime tre lettere, pubblicate in LcA nel 1974.
Le altre potrete leggerle sul sito www.lottacomeamore.it
Ho riletto giorni fa questo lungo sfogo di Sirio, questa sua appassionata dichiarazione di amore per la Chiesa, a fronte della quale ha provato tanta respinta, tanto dolore, ma soprattutto la consapevolezza di essere stato in fondo solo sopportato.
Sarà perché anch'io, in questi ultimi due anni, ho sperimentato come non mai l'apparato ecclesiastico, l'autoconservazione anaffettiva della struttura, l'indifferenza nei confronti di relazioni umane per cui si è data la vita avendo come unico punto di riferimento la Parola e lo Spirito di Gesù.
L'attivismo pastorale mi ha sempre lasciato una sensazione fredda, come di una serie di pratiche tese a produrre qualcosa da poter collocare nella vita degli altri. La fede rischia così di essere presentata come uno dei tanti prodotti che promettono una vita migliore in cambio di punti fedeltà.
Il clericalismo, che papa Francesco indica come uno dei peccati più gravi nella chiesa di oggi, non è solo una patologia che attiene singolarmente ai chierici, e cioè ai preti e ai diaconi. Ma l'affidare alla azione e alla organizzazione pastorale la diffusione della Parola di Dio. Renderla cioè praticamente subalterna alla organizzazione ecclesiastica fin nella azione caritatevole, dimenticando l'invito
di Gesù affinché la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. Quel "ignorare" che esprime tutta la convergenza nei confronti della presenza di Dio da cui proviene ogni cosa, sulla terra e nei cieli.
Nella confessione di don Sirio mi sento anch'io coinvolto: "Santa Madre Chiesa, pur avendoti amata appassionatamente fino ad offrirti tutta la mia vita, ho pensato di non averti amata nel modo giusto. Ho cercato di coinvolgerti nella mia vita, ma è stato terribilmente poco, qualche povero tentativo e poi tutto si è fermato all'incertezza, al non credere che l'Amore per chi si ama è la necessità di rischiare anche ciò che può essere giudicato assurdità, pazzia e più ancora scandalo.
Luigi
Posso scriverti pubblicamente una lettera, santa Madre Chiesa: non vi può essere nulla di privato fra me e la Chiesa, tanto più che la Chiesa alla quale scrivo non è il Papa o il mio vescovo.
Santa Madre Chiesa ti sento l'insieme di uomini consacrati a portare avanti nel tempo il Mistero di Gesù Cristo e che visibilmente si manifestano al mondo come aventi autorità, cioè una missione di testimonianza e di parola, viva e storica. Che siano riuniti questi uomini in concilio o sinodo o sparsi per il
mondo non ha particolare importanza. Rimangono sempre uniti e facenti parte di un tutt'uno che può essere chiamato Chiesa se considerati a servizio del unico Popolo di Dio.
Sono oggi trentun anni che ti sono consacrato, come prete, santa Madre Chiesa. Una vita intera, ormai. Da quel giorno non ho avuto mai nemmeno un'ombra di pentimento o di rincrescimento, anche se momenti di enorme sofferenza possono avermi angosciato e qualche volta fino a misure estreme.
Ma tu, Santa Madre Chiesa, non hai saputo raccogliere il dono di una vita. Non hai saputo o voluto, non lo so bene, sta il fatto che non hai approfittato di me, raccogliendo una vita e buttandola dentro, a perdersi, nel Regno di Dio nel mondo. Ciò che mi hai chiesto, non era il motivo che giustificasse l'affidarmi e il consegnarmi a te per un giocare tutto me stesso nel problema di Dio e dell'uomo. Di quello che interessava a me e alla mia Fede e ragion di essere della mia vita davanti a Dio e agli uomini, non mi hai chiesto mai niente, santa Madre di Dio. Niente che fosse, secondo Gesù Cristo, un compromettermi totale con Dio e con l'umanità, un rischiare anche l'impossibile, un mettere
responsabilmente a repentaglio tutto me stesso. Perché non mi sono dato a te perché tu facessi di me un burocrate dello spirituale, un amministratore dei sacramenti, un parlatore della Parola, un tuo dipendente a servizio di un apparato
ecclesiastico. E tanto meno perché tu, coprendomi della tua ombra, facessi di me un privilegiato, un sistemato. Dopo tanti anni di lotta e di contrasti, arrendendomi a quella che nel profondo di me non potevo non giudicare Volontà di Dio, lasciandomi ordinare prete ed entrando quindi a servizio totale
della Chiesa, era per perdere la pace, per rinunciare a tutto di me e delle cose mie, per essere liberamente disponibile a qualsiasi impegno, a qualsiasi rischio, a qualsiasi sacrificio.
Santa Madre Chiesa, quello che di più terribile mi hai chiesto è stata l'obbedienza. Ma tu sai bene che è stata una obbedienza non di fare qualcosa, ma l'obbedienza che mi hai sempre comandato è stata quella di non fare. Hai sempre cercato di spegnere quello che lo Spirito, a volte senza dubbio con tanta
fatica ,aveva acceso in me. Perché se qualcosa ho avuto in mente e ho cercato di concretizzare, non mi è stato suscitato e indicato da te, santa Madre Chiesa, ma non so da che cosa, può darsi dalla mia inquietudine, quella propria del prete, dalla mia stranezza o pazzia che fosse, ma posso anche pensare dalla Volontà di Dio, dato che tutto è sempre stato qualcosa da pagare e pagare duramente. Nei miei confronti di quest'unica cosa, non riesco a perdonarti, santa Madre Chiesa, di non avermi provocato al di più, ma di avermi quasi costretto al di meno, a starmene in pace, quieto e rassegnato al quotidiano vissuto da buon dipendente di un'agenzia di assicurazione per la pace di qui e la pace di là. Di avermi raccomandato sempre di pregare, di pregare tanto, dimenticandoti, cara santa Madre Chiesa, che è a pregare, questo cercare il volto di Dio, che ci si appassiona al Vangelo e quindi all'umanità e ai valori della libertà, della giustizia, dell'Amore, della fraternità, e non è più possibile vivere che tormentati e riarsi da una voglia infinita, incontenibile di giocare tutto, di rischiare ogni cosa. Ma se mi viene da invidiare qualche volta chi ha lasciato la tua mano e ha cominciato a camminare da solo, è perché mi viene il dubbio che forse era più Fede in Dio e forse anche più Amore per te. Perché, santa Madre Chiesa, anche
se qualche volta, in qualche momento decisivo della mia vita e nella ricerca di sincerità del mio essere cristiano e prete, mi è capitato di piangere sotto il torchio dell'obbedienza e altre volte mi sono risentito e ho polemizzato con scelte che possono essere sembrate di rottura, con parole che potevano avere apparenza di critica ringhiosa e maldicente, puoi essere certa, santa Madre
Chiesa, che è stato sempre (e sarà sempre) per Amore di te, di tutto il tuo Mistero di continuazione di Cristo nel mondo, sacramento di visibilità della sua risurrezione e della sua presenza fra gli uomini.
Avrei da dirti ancora molte cose, santa Madre Chiesa, riguardo al tuo essere nel mondo, nei confronti del tuo essere maestra di Verità, segno e realtà di Gesù Cristo, annuncio della sua Parola, dispensatrice della sua salvezza, insomma tutto quello che Cristo portava nel cuore nell'istituirti e che l'umanità giustamente si aspetta da te. Tante cose raccolte nel cuore della gente, della povera gente, della classe operaia specialmente, di cui ho conosciuto profondamente l'anima e l'ansia nascosta di averti viva e sincera fra i suoi problemi, nella sua lotta di liberazione, nel suo diritto alla giustizia.. Ma una cosa, specialmente in questo momento, sento di doverti chiedere e non tanto per me, che ormai ho superato il problema, ma per gli altri, cristiani o no
che siano: Santa Madre Chiesa, non chiedere troppa Fede per credere in te, aiuta specialmente la povera gente coll'essere un po' più credibile. Permettimi di ricordarti che non è la dottrina che salva, ma l'Amore, non è il potere ma il servizio, non è il capitale ma la croce: tutte cose che tu sai benissimo perché insegnate dal tuo e nostro Maestro, l'unico Maestro. E i tuoi figli che te lo ricordano, santa Madre Chiesa, e cercano quasi di costringerti ad essere immagine vivente di Cristo, non giudicarli ribelli, non condannarli, sono quelli che veramente ti amano e, a differenza di tanti, non ti chiedono altro che di dare tutto di se stessi per la tua verità di Chiesa fra gli uomini. Eccomi, santa Madre
Chiesa, poco o tanto che abbia da vivere ancora, sarà sempre nel vivo del tuo Mistero, fedele e obbediente all'Amore per te e quindi anche pronto alla lotta contro di te. Perché l'Amore non è passività, compiacenza, lasciar andare: è dare tutto e chiedere tutto. E' Gesù Cristo ciò che ti chiediamo, soltanto Lui, in tutta
la sua verità di Dio e di Uomo. La mia gioia è vederti compromessa, a seguito di Cristo, nei destini dell'umanità e così coraggiosamente da coinvolgere nella tua lotta tutti i tuoi figli: non aspettiamo altro, Santa Madre Chiesa e insieme a noi
tutto il popolo. Che una nuova Pentecoste ti renda ancora, santa Madre Chiesa, pellegrina, senza due tuniche, senza borsa e senza sandali..
Con tutto l'Amore il tuo povero figlio e sacerdote.
don Sirio
Continuo a scriverti lettere, santa Madre Chiesa: mi piace parlare con te, a cuore a cuore e non trovo modo migliore con semplicità e chiarezza che scrivere povere e umili lettere, da inviarsi poi attraverso questo foglio stampato a tutti i miei amici che sento tanto Chiesa, qualcosa di questa santa Madre Chiesa, questo seno misterioso e verginale che continuamente concepisce e porta alla luce Gesù Cristo, in ogni angolo della terra, in ogni momento della storia.
E' bellissimo, santa Madre Chiesa, quando nella comunione due o più si incontrano col parlare e lo scrivere. E' il mistero di Dio a svelarsi, è Gesù Cristo che emerge a poco a poco a dominare e vincere tutto lo spazio d'amicizia che è andato realizzandosi e tutto diventa e è l'adorabile regno di Dio. Ma da te, santa
Madre Chiesa, non viene nulla che sia gioia del cuore, qualcosa di amicizia profonda, di comunione d'ideali, che riscaldi, che accenda, che entusiasmi alla Fede, al dono di sé, alla gioia del rischio... Vengono soltanto delle encicliche dottrinali, aride per tanta scienza teologica e pastorale, prammatiche ed esatte,
studiatissime, da sembrare soltanto parole. Lettere pastorali, documenti sinodali, riforme liturgiche, proposte organizzative, circolari per nuove iniziative che sanno tanto di progetti d'architetti faticati al tavolo da disegno. Rapporti amministrativi, cara santa Madre Chiesa, buoni soltanto a ridurmi al
livello del funzionario o se vuoi dell'attento amministratore del sacro e del prudente funambolo del profano. Sei tanto capace, santa Madre Chiesa, e non so quanto e se avverti di essere questo terribile pericolo, di ridurre le persone ad
essere senza cuore, inaridite, come prosciugate di dentro, automatizzate su schemi prefissati, quasi disumanizzate dal comune valore umano e ricostruite artificialmente: è difficile descrivere il clero, gli ecclesiastici, i preti, i vescovi, se non pensando a uomini che non sono uomini, ma esseri particolari, quasi una specie umana a sé, inconfondibili.
Santa Madre Chiesa, non so perdonarti a cuor leggero quei lunghi anni di seminario organizzati appositamente per demolirmi come uomo e fare di me un prete. E ringrazio sempre la dolce bontà di Dio che mi angosciava l'anima in quegli anni, di problemi terribili, così tanto che quasi nemmeno avvertivo quel mondo a landa raggelata e a deserto riarso. E dopo, a camminare tra la gente come un fantasma, come piovuto da un altro mondo, un emigrato che non conosce la lingua, le usanze, un venditore che tira
avanti possibilmente con nuove furbizie, una vecchia farmacia ricca di antichi ricettari, come quelle che si trovano nei monasteri,
Chissà, santa Madre Chiesa, perché hai sempre voluto che i preti affoghino nella solitudine? Perché la solitudine li divora, li risucchia piano piano. Vi sono nati e cresciuti, si è come incarnita nell'anima la solitudine. E tu stessa ve li condanni perché ce li immergi e ce li abbandoni: li porti nel deserto e li lasci a gridare,
a chiamare, diventi anche tu così lontana, da non accorgerti nemmeno più del loro stesso richiamo. E la solitudine disperante non è la verginità, santa Madre Chiesa, non è il problema di sensi che reclamano, di cuore che grida un nome, di sentimento che implora... è solitudine d'umanità, di valori umani, del non essere
uomo fra uomini, d'inutilità, di vuoto di ragion d'essere... di Fede, dirai tu santa Madre Chiesa, ma non lo dire, te ne prego, perché questo può essere soltanto il tuo tentativo di coprire e di alienare col solito, specioso ritornello, le tue responsabilità di madre: perdonami, ma te lo devo dire, di madre che concepisce i suoi figli, li mette alla luce e li abbandona sugli scalini di una porta di chiesa.
Il risveglio, il rendersi conto, è sempre un dramma, santa Madre Chiesa, un'angoscia che scende fino al midollo e sgomenta, disorienta, spesso fino a misure di sofferenza impossibili.
E se ne esce, santa Madre Chiesa, perché non è possibile non uscirne pena il manicomio, se ne esce nel modo più comune e disinvolto, diventando perfettamente degli ecclesiastici, dei preti sistemati ottimamente, tranquilli nel ministero sacerdotale, imborghesiti nella mentalità, il buon clero davanti a Dio e
davanti agli uomini e anche davanti a te, santa Madre Chiesa.
O se ne esce da questa solitudine, meglio ancora sembra di uscirne, lasciando cadere il proprio sacerdozio in un vuoto assoluto di valori: tutto svanisce, specialmente nella propria interiorità a poco a poco e poi nel concreto, in rapporto con la vita, col mondo nel quale non è possibile vivere senza una
motivazione di una qualche validità. E tu, santa Madre Chiesa, sei vista e sentita sempre più un'istituzione oppressiva: e diventa inevitabile la liberazione da un immiserimento di valori umani, fondamentali per una normalità di esistenza: e diventa urgente sostituirti oppure tentare di integrarti, raccogliendoli e vivendoli
questi valori. E succede ancora - ma ogni figlio che si allontana ha particolari motivazioni anche se è vero che il problema è unico - e succede ancora che all'atto pratico, all'analisi storica antica ma specialmente a quella attuale, ti manifesti, santa Madre Chiesa, come una pesante strumentalizzazione del religioso per potenziamenti temporalistici, economici e politici, per alleanze
incompatibili con la tua missione, per scelte di consensi e di appoggi all'opposto del Vangelo, e allora matura in tanti figli il dovere di combatterti a guerriglia serrata, come dei ribelli... anche se non sono, come sembrano, figli snaturati: credono soltanto che la disobbedienza sia l'unica fedeltà possibile alla Chiesa, popolo cristiano. E se ne esce ancora da questa solitudine camminando avanti lungo la strada di Dio e di Cristo che tu indichi con la Parola; sia pure nei tuoi modi, a volte un po' artificiosi, consuetudinari, tu, santa Madre Chiesa, sei la
luce di Dio a illuminare il mondo e alla tua luce è possibile conoscere il mistero di Dio rivelatosi in Gesù Cristo e scoprire il vero e totale valore dell'uomo, conoscere il senso della vita e della storia, e maturare una coscienza di rapporto con l'umanità - ogni uomo e tutti gli uomini - fino a diventare l'umanità la propria ragion d'essere. Mi ha sempre stupito fino a non sapermene capacitare, come sia possibile che tu, santa Madre Chiesa insegni e sei maestra di verità così rivoluzionaria da agitare il mondo fino al punto che dovresti essere sempre una forza da rovesciare l'umanità da così a così e nemmeno tu stessa ne rimani travolta e sconvolta, anzi tutt'altro. Manifesti e riveli Dio agli uomini, immetti con la violenza dello Spirito, con la potenza della
Parola e la grazia dei sacramenti, il mistero di tutto Gesù Cristo nell'umanità e tu non rimani abbacinata da tanta luce, quasi impazzita, portata via in una realtà di storia, adorabile rivelazione di Dio.
Perdona, santa Madre Chiesa, tutte le parole forse troppo segno di lunga sofferenza come cicatrici dolorose, ti prego di vedere in fondo al cuore e di cogliervi quell'immenso Amore che vi palpita per te e per tutto il tuo mistero nel mondo.
don Sirio
Continuo a parlarti con umiltà e semplicità di cuore, cara santa Madre Chiesa, e mi domando se realmente ti rendi conto di quella vitalità animata dallo Spirito di Dio nel tuo seno che tu tenti continuamente di far abortire perché non vuoi figli bastardi, e cioè figli che non ti sono stati concepiti nelle sagrestie, nelle
canoniche o negli episcopi; ma per le strade, fra le case popolari, nelle fabbriche, all'aperto nei campi... Vuoi conoscere il padre, nome e cognome, estrazione sociale, fede politica, situazione economica, ecc. e allora decidi se quello che viene suscitato nel tuo seno, santa Madre Chiesa, può essere frutto legittimo,
da accogliere con Amore, o fruttificazione spuria da respingere con tutto lo zelo possibile fino al disprezzo.
Mi si rimuginavano nel cuore queste cose insieme a molte altre e mi scavavano un'angoscia senza fine, qualche giorno fa in una baita di montagna. Un centinaio e più di giovani, arrampicatisi lassù, a parlare di Dio, di Gesù Cristo, con la Bibbia in mano. Ore e ore, senza riposo, ascoltando, discutendo in un profondo clima di Fede reso schietto e sincero da un'iniziativa raccolta nel
proprio cuore. Una quindicina di gruppi di base e cioè di giovani resi "marginali" dallo zelo di tanti parroci, dalla visuale bloccata di un vescovo.
Alcuni preti dall'anima aperta ed estremamente generosa a giocare tutto, nella scuola, a logorarsi in ambenti di lavoro disumani e scristianizzati perché tu, nella loro carne sopraffatta di fatica e nella loro anima soffocata di solitudine, possa
essere presente e insieme a te Gesù Cristo, là dove non c'è più nulla di Dio e forse nemmeno più nulla dell'uomo.
Mi veniva in mente un interrogativo che mi dura nell'anima da anni e anni e non mi si dissolve lasciandomi finalmente in pace: ma che vuoi, santa Madre Chiesa?
Cosa vuoi dai tuoi figli? Da chi crede in Gesù Cristo e cerca a costo di tutto, di accettarlo nella propria vita rischiando, sulla sua Parola, scelte decisive per la propria esistenza, e quella degli altri?
Ma cosa vuoi, più che aprirsi a tutta la problematica umana, offrirsi alle ansie più misteriose, raccogliere e vivere quel qualcosa di Cristo che lo fa essere adorabile punto d'incontro fra Dio e l'umanità, nel suo essere vero Uomo e vero Dio?
Come puoi tu, santa Madre Chiesa dimenticare e quindi non volere che si nasca in una stalla, si viva come gli uccelli dell'aria e i fiori dei campi, come una Parola gridata nel deserto, come gente destinata a morire, per la liberazione dei fratelli, su una croce?
A volte mi viene la sconcertante impressione che tu abbia paura, santa Madre Chiesa di questo Cristianesimo e che per prudente saggezza terrena tu cerchi di stare attenta alle sue punte estreme di provocazione e di scandalo, arrotondando di sapienza umana le asprezze insopportabili e inaccettabili della sua pazzia. E
per quanto puoi non permetti che nessuno dei tuoi figli si lasci portar via da questa violenza di Regno di Dio e stabilisci difese e protezioni, tradizioni e leggi, magistero e pastorale, a regolare ogni cosa, determinare persone e gruppi, comunità, chiese locali e Chiesa cattolica, impedendo la libertà dello Spirito di
Dio. Spesso ti ritrovi ad essere, santa Madre Chiesa un penoso tentativo di pianificazione dei rapporti fra Dio e l'umanità e tanti figli tuoi rimangono schiacciati, appiattiti, costretti ad una uniformità paurosa, avvilente per loro e per te, santa Madre Chiesa, che rimani scialba, insignificante, ai margini della
vita e della storia. E tanti altri, consapevoli soltanto di non potersi adattare a questa pianificazione istituzionalizzata, li spingi fuori di te stessa, li consideri ribelli, e non vuoi più saperne di loro e del fuoco che portano dentro e della voglia terribile che li divora, di renderti viva e vivente in mezzo agli uomini, ai loro problemi, alle loro lotte alla loro povertà e oppressione, nella ricerca di una
totale liberazione e di una vera salvezza.
Ne ho tanto sofferto di questa tua paura, anche delle ombre, cara santa Madre Chiesa, di questo tuo non voler mai rischiare nulla, per il semplice motivo che non posso non credere, dal più profondo, che la Fede è il rischio più grosso nel quale può e deve essere giocata la vita e che l'affidarsi a Gesù Cristo è ciò che di
più pazzo si possa fare in questo mondo nel quale la legge suprema è quella di approfittarsi del prossimo unicamente per i propri tornaconti e i propri privilegi.
E' troppo faticoso affrontare la realtà dell'esistenza del nostro tempo e sentirsi continuamente frenati da remore di scuole teologiche, da zavorre di schemi pastorali, da imbrigliamenti disciplinari, da tradizioni devozionali, da grettezze
di sacrestia e da istituzioni mummificate, ecc. e portare nel cuore, chiara e incontenibile la Fede che Gesù Cristo è liberazione e salvezza, potenza inesauribile di costruzione di vita, fuoco d'Amore da accendere il mondo. E sentire e avere accettato nel proprio destino, la voglia di gridare sui tetti ciò che si è ascoltato nel segreto del cuore, la necessità di spezzarsi come pane per darsi a mangiare, di cercare ad ogni costo e di rischiare qualsiasi pagamento di prezzo, pur di testimoniare che Dio fra gli uomini è liberazione, pace, giustizia, libertà perché è Amore, Padre di tutti e Gesù fraternità e comunione adorabile fra agli uomini.
Te lo chiediamo, con profondo Amore di figli, santa Madre Chiesa di fidarti anche di noi, pur non sentendoci perfettamente allineati secondo gli schemi stabiliti, anche se figli nati e cresciuti per la strada, venuti fuori dalla fabbrica, straniti dalla fatica e oppressi da tremendi problemi dei poveri, degli sfruttati, forse anche storditi da questo gridare di umanità a reclamare giustizia, a
pretendere il diritto di essere uomini e quindi figli di Dio.
Se siamo e ci senti e ci consideri un po' del tuo cuore, santa Madre Chiesa, ti daremo forse di essere più Madre di tutta questa povera umanità orfana, derelitta e bastarda, che nessuno guarda e ama altro che per prostituirla ai propri sporchi e maledetti interessi, succhiandole unicamente benessere, ricchezza, potenza, per lasciarla poi sempre di più nel fango e nella disperazione.
Nonostante tutto, anche se tu forse non lo credi, cara santa Madre Chiesa, continuiamo ad andare avanti con fiducia. Non perdiamo la Speranza di un chiarimento che dissipi ogni diffidenza e ogni paura, nel riconoscerci anche noi,
e tutti gli uomini, tuoi figli, con pieno diritto, nel nome di Gesù, di abitare nella casa dell'unico Padre e dell'unica Madre. Lo vedevo bene, era il desiderio di tutti quei giovani in quei due giorni della baita, di tutti i gruppi ecclesiali di base che io conosco, di tutti i preti in difficoltà con te, santa Madre Chiesa, che mi capita spesso di incontrare.
La celebrazione eucaristica di quella sera nello stanzone della baita e di ogni sera, nel quotidiano di ciascuno, più che Speranza è Amore, unità profonda nel riconoscere, allo spezzar del pane, il volto di Cristo.
don Sirio
Questa è l'ultima volta che riceverete per posta Lotta come Amore spedito in abbonamento postale dal gennaio 1960, con il titolo de "La Voce dei Poveri".
Un indirizzario invecchiato nel tempo, insieme con me. Difficoltà burocratiche crescenti nei moduli e nelle modalità.. una più generale "conversione" al digitale, mi hanno convinto di passarvi anch'io per "Lotta come Amore".
E' attivo già da diversi anni il sito www.lottacomeamore.it
Lì potrete trovare i nuovi numeri volta volta aggiunti all'archivio
delle pubblicazioni iniziate da don Sirio Politi appunto nel gennaio del 1960.
COLORO CHE NON PRATICANO O GRADISCONO IL DIGITALE SONO
PREGATI DI FARMELO SAPERE PER SCRITTO O PER TELEFONO.
SARO' LIETO DI STAMPARE COPIE DI OGNI NUMERO CHE USCIRÀ
E SPEDIRE LE COPIE RICHIESTE PER POSTA ORDINARIA.
Il costo complessivo non sarà maggiore e, in compenso, avrò il piacere di una corrispondenza richiesta, di una relazione e un'amicizia viva e calda.
Per comunicazioni sempre gradite, vi chiedo di utilizzare il mio personale indirizzo mail e il mio profilo Facebook: luigisonnenfeld@gmail.com
o scrivere a Luigi Sonnenfeld - Piazzetta Medaglie d'Oro di Lunga
Navigazione 1 - 55049 Viareggio (Lu)
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455