" ...Qualcuno ha avuto la buona idea di chiedermi se io la domenica mattina avessi celebrato la messa nella fabbrica occupata. Ho riflettuto, poi ho deciso di andare. Ho messo gli arredi sacri in una valigia e non mi sono presentato all entrata principale da dove i picchetti della polizia e dei carabinieri mi avevano già impedito di entrare, ma nella parte della fabbrica che si affacciava sulla campagna. Mi sono presentato al muro, mi hanno calato una scala, vi sono salito e gli operai mi hanno aiutato a scendere dall'altra parte. Questa mia azione, che poi è stata qualificata come 'il salto del muro' è stata importante perché la cosa fu risaputa dall'opinione pubblica e da tutto l'ambiente della città...".
Per ricordare il senso della vita di DON SIRIO POLITI prete operaio nella Darsena di Viareggio, abitante dei grandi spazi dello spirito, uomo impegnato con passione sul fronte della giustizia sociale, della pace, della lotta antinucleare: iniziamo un lavoro di riflessione e di approfondimento della sua vita ricca di interessi e di incontri, di rapporti concreti e di sogni.
A cominciare dal 1992 si istituiscono, a cadenza annuale, due borse di studio che, per quest'anno, sono relative ai seguenti temi:
"DON SIRIO E 'il salto del muro':
UN EPISODIO, UNO STILE DI VITA"
ricerca tematica sulla sua testimonianza;
"LA FORMAZIONE DEL CLERO NELLA DIOCESI DI LUCCA NEGLI ANNI TRENTA"
ricerca storica legata agli anni di formazione in seminario di don Sirio.
L'ammontare di ogni borsa di studio è di lire 2.000.000 (due milioni). Un Comitato di Lettura espresso dai promotori di questa iniziativa prenderà in esame i saggi, le tesi di laurea, le ricerche, le testimonianze pervenute entro il 3l/1 0/1992 alla Segreteria del Comitato presso l'Istituto Storico della Resistenza in Provincia di Lucca, Piazza Napoleone, 32 - 55100 Lucca - teI.0583/55540.
La consegna delle borse di studio è prevista per il mese di febbraio 1993. Le opere inviate - in numero di 3 copie - rimangono in dotazione agli Enti promotori e vanno ad incrementare il fondo intitolato a don Sirio.
Per i materiali inediti i promotori si riservano la facoltà della pubblicazione e il diritto di non assegnare le borse qualora non pervengano elaborati ritenuti meritevoli.
La partecipazione è gratuita e le valutazioni del Comitato sono inappellabili.
Presso l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea in Provincia di Lucca, la Comunità del Porto di Viareggio ha depositato alcuni 'materiali' ancora parziali - ma già ragionati e sistematizzati - relativi alla vicenda umana, religiosa, culturale di don Sirio Politi.
Tale documentazione è naturalmente a disposizione di quanti intendono consultarla per avviare il loro lavoro di ricerca, analisi e riflessione sulla vita e l'opera di don Sirio.
Per informazione: Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea in Provincia di Lucca - Piazza Napoleone, 32 - c/o Amministrazione Provinciale - tel.0583/55540
Così abbiamo intitolato il manifesto che il l febbraio scorso invitava la gente a incontrarsi presso la Sala Comunale in memoria di Sirio.
Siamo stati contenti di un incontro con persone diverse tra loro eppure attente a contribuire a togliere ogni accento di nostalgia che non fosse contemporaneamente immerso nella sensazione viva che ricordare significava riprendere in mano il coraggio di vivere.
Il coraggio, cioè di non compiere una cernita avara, selezionando della memoria ciò che per noi appare più digeribile al momento. Al contrario la convinzione che occorre riprendere il largo fino a sentire bruciare la pelle e arrossare gli occhi per il vento teso ed asciutto della storia.
Queste 'borse di studio' non possono essere un piccolo evento culturale di una cittadina di provincia. E neppure serve fare sforzi per amplificarne l'importanza in questa direzione.
Esse hanno una giustificazione in quanto possono permettere incontri, convergenze, amicizie, confronti con tutti coloro che, a diversi livelli, si ostinano a leggere la storia in un modo diverso. E tessono memorie non per innalzare monumenti al centro delle piazze di questa città che è il mondo, ma per cambiare la forma dei rapporti umani forgiandoli alle ragioni della soggettività.
Chiediamo ai nostri amici, ai nostri lettori, di leggere le relazioni di quell'incontro che pubblichiamo di seguito e, se il programma, le motivazioni di questa iniziativa appaiono convincenti, chiediamo loro di imbarcarsi con noi in questa avventura che, rivisitando Sirio che scrive (come dice bene Gianni Tognoni), ci spinga a resistere oggi sui diversi fronti della liberazione delle energie umane, di tutte le energie per un mondo diverso.
I contributi possono essere i più diversi. Ora ci appare urgente per motivi di calendario - proporre una diffusione di queste borse di studio tra addetti ai lavori (facoltà universitarie di storia, centri di ricerca...) e non, in modo da assicurare partecipazione ai due temi indicati nel bando sopra indicato.
Ci preme confermare la nostra collaborazione con chiunque intende servirsi del materiale messo a disposizione presso l'Istituto Storico di Lucca.
In seguito potremo allargare l'orizzonte. La comunicazione quindi è appena iniziata!
La Redazione
Vorrei iniziare con una semplice riflessione scaturita nei giorni in cui ci siamo incontrati per la morte di Sirio ed il suo funerale.
Ricordate come la darsena era immersa in un cielo colorato di azzurro? Il sole caldo - come in questi giorni - rivestiva già il mare dei colori della primavera.
Era chiarissima in molti allora - ma speriamo anche ora -la sensazione che la morte di Sirio non veniva avvertita come termine, fine, annullamento o scomparsa. Apparve piccola la morte, sopraffatta dal calore della vita e il suo spazio oscuro occupato dal dilatarsi di tanta pace.
Una presenza che non sapremmo ben definire, ci ha resi in questi anni assai più presenti a noi stessi. Spazi nuovi si sono aperti e la vita si è scoperta assetata di nuove ricerche.
Intuivamo di dover evitare le trappole della celebrazione della abitudine rituale. Solo l'inoltrarci a cuore aperto nella storia poteva renderei capaci di rileggere le sue parole nate per aprire un cammino.
Non abbiamo avuto fretta: la vita ha i suoi ritmi, le sue stagioni, i tempi nascosti della gestazione e i tempi gioiosi della novità. Fare memoria è vivere nella continuità rendendo vero quello che è stato ieri, colmando la frattura del tempo e dello spazio.
L'eredità di Sirio non sta solo in azioni e opere, in qualcosa da conservare e da crescere. E' dono ben più prezioso e che ciascuno può accogliere nella propria realtà.
Il suo ultimo libro, "Antico Sogno Nuovo" termina con l'invito ad entrare in questa dimensione antica eppure sorprendentemente nuova e ne disegna l'atteggiamento più intimo: "come chi sta per salire sulla nave, un'occhiata intorno, e poi il piede e tutta la speranza è sulla nave, perché i mari e gli oceani sono già nell'anima, distesi ed aperti ad ogni avventura".
E' l'invito per ognuno di noi a riprendere in mano la propria esistenza e a cercare di alimentare un senso profondo di unità che ci permetta di aprire la porta della vita e di comunicare con essa.
Con questa consapevolezza, con le mani e il cuore di uomini e donne che hanno vissuto con lui la semplicità del quotidiano abbiamo posto mano ad una prima catalogazione dei suoi scritti. Oltre a quelli pubblicati vi sono testimonianze che rimandano a fatti, avvenimenti, persone che hanno segnato questo nostro tempo sia nella cosiddetta grande che nella piccola storia. Ed è in questa filigrana che acquistano spessore lettere, diari, piccole annotazioni.
Tutto ciò ha maturato non solo l'esigenza di una lettura attenta e approfondita dei suoi scritti, ma ancora di più un incontro con chi ancora può essere testimone vivente di tanto genuino spessore di vitalità. E una necessità di spazi liberi ed aperti, oltre ogni facile identificazione ed appartenenza. Quando, più di un anno fa, l'Istituto Storico della resistenza e dell'Età Contemporanea in Provincia di Lucca ci ha proposto di immettere nei propri archivi gli scritti di Sirio, abbiamo accolto con convinzione l'invito di uno spazio di aperta e chiara dignità laica, perché questi scritti fossero accessibili a tutti. La fiducia negli attuali responsabili dell'Istituto e l'amicizia maturata in questi mesi di iniziale collaborazione ci ha anche portato a riflettere sull'importanza di dotare la costituzione del fondo a nome di Sirio di iniziative volte a superare la stretta conservazione archivistica per un approfondimento e una conoscenza di lui, del suo pensiero, della sua vita. Da parte soprattutto di chi non lo ha conosciuto, ma lo può ancora incontrare sulla strada della memoria viva.
Abbiamo quindi costituito le borse di studio appena presentate.
Vorremmo sviluppare un filone teso a leggere le coordinate storiche di una vita che dalla esperienza operaia in darsena si è allargata ai movimenti per i diritti umani e per la pace. Ed iniziamo dagli anni del Seminario, della sua formazione sacerdotale nella Chiesa di Lucca, per cogliere quanto essa ha influito in positivo o in negativo nel suo intendere il sacerdozio. Anni comunque importanti, decisivi, per la maturazione di una accoglienza di Dio che lo segnerà in modo irreversibile.
Vorremmo anche approfondire un filone tematico che conduca ad una lettura non superficiale della sua testimonianza di vita.
Una lettura filtrata attraverso la riflessione attenta di avvenimenti, narrazioni, racconti del cuore, accessibili tramite la consultazione dei suoi scritti presso l'Istituto Storico.
Abbiamo scelto, quest'anno, il "salto del muro" , un episodio della sua prima vita operaia legato alle vicende della Fervet, questa fabbrica che appartiene alla storia di Viareggio e che proprio quest'anno ha dolorosamente ammainato bandiera.
Ci chiediamo: un episodio singolare o piuttosto una scelta di vita?
Il Comitato di Lettura che giudicherà gli elaborati pervenuti entro la fine del prossimo ottobre. può contare sulla presenza autorevole ed insieme amica di Padre Balducci, coadiuvato, per quest'anno, da coloro che insieme a Sirio sono vissuti e da un rappresentante dell'Istituto Storico.
Speriamo che, una volta decollata questa iniziativa, si affianchino altre persone per poter rinnovare di anno in anno questo Comitato approfittando della esperienza di storici, specialisti e di quanti vorranno parteciparvi.
Il Comitato di lettura, per necessità funzionali, sarà composto di un ristretto numero di persone.
Vorremmo tuttavia cercare ed insieme accogliere la partecipazione più vasta e popolare possibile. Il proseguimento di questo cammino e i suggerimenti di quanti lo vogliono percorrere, ci aiuteranno a cogliere appieno i molti significati di una vita singola e comunitaria letta sullo sfondo di quanto avveniva in quegli anni sia nella vita della Chiesa che nella realtà sociale e politica. Crediamo che uno sforzo di informazione e di diffusione possa portare una risposta positiva, soprattutto da parte dei giovani. Per ritrovarci ogni anno a fare il punto di questa ricerca.
Ogni anno in febbraio, mese che scandisce le date della nascita e della morte di Sirio, vorremmo ritrovarci per consegnare le borse di studio e presentarne di nuove perché la memoria di Sirio trovi qui il momento significativo di un percorso di vita.
Mi ricordo di Sirio...
Anzitutto che ricordo ho io di Sirio. Mi ricordo di Sirio, così adesso, come me lo ricordavo anzitutto quando lui c'era: non è cambiato poi molto. Sirio è sempre stato per me - da quando ho incominciato a leggerlo, a sentirne parlare, a incontrarlo -, uno che sostanzialmente aveva una caratteristica tipica di quelli che nella grande tradizione mistica sono gli uomini spirituali. E' uno che è importante perché c'è; più ancora del perché dice una cosa o l'altra, perché fa una cosa o l'altra.
E' uno che si sa che vive in un posto dove porta avanti una vita, che è fedele. E' uno nel quale le cose, in qualche modo, prendono un sapore, una lettura, che non è più giusta o meno giusta rispetto ad altre, ma semplicemente apre su altri aspetti.
Sirio è stato uno che è rimasto così per anni. Era uno, per me almeno, in qualche modo slegato dal tempo. Era molto vincolato a una terra, era uno che abitava.
L'idea forse è viziata dal mio modo di vivere perché non sono uno che abita molto fisso. Non ho mai abitato. né vissuto con Sirio. Sono uno che migra molto. Ma se una cosa ci riconoscevamo reciprocamente era quella di avere una continuità nel ricercare, al quale ognuno dava un suo stile; per fortuna. Sirio dava a questa continuità del ricercare l'idea che dovesse somigliare al vivere quotidiano della gente e che nel vivere quotidiano della gente fosse possibile riconoscere tutte le grandi cose senza soluzione di continuità.
L'utopia di Sirio in fondo era che la grande storia può essere letta nella piccola storia e dalla piccola storia; soprattutto dalla microstoria, e non viceversa.
La grande storia sembra al contrario determinare la storia dei "locali", dei periferici.
Penso che sia un po' questo quello che ha caratterizzato, almeno per me, questa capacità di Sirio di passare da un'esperienza così storicamente minuscola, così specificamente europea, così particolarmente ecclesiastica, come quella del prete operaio, ad una esperienza che aveva a che fare con i diritti dell'uomo, dei popoli, con la pace. Non come un cambio, ma come una normale evoluzione per cui, quando uno resta radicato in questa fedeltà alla microstoria, diventa l'interprete della grande storia. E Sirio incontrerà via via la grande storia della fabbrica, della fabbrica della pace e della guerra, della fabbrica del diritto e della violazione del diritto, sempre con la stessa caratteristica di essere un uomo spirituale, uno che dice le cose non per dare interpretazioni alternative, ma per non cedere alle interpretazioni ufficiali della realtà. Per prendere ogni volta una distanza e permettere a questa sua esistenza individuale di interagire con la realtà universale. Di non essere uno che subisce la storia, - che sia nella Chiesa o fuori della Chiesa -, ma che in qualche modo cercherà di vedere in questa il suo senso.
Per cui questa mia memoria è rimasta così, anche quando poi negli ultimi tempi lo incontravo in funzione del mio mestiere che è quello di medico ricercatore. Dal punto di vista della sua scoperta della malattia, infatti, incominciava a introdurre nella sua ricerca, nella sua spiritualità, quella componente supplementare di silenzio che, secondo me, è stata - al di là del tanto scrivere -, una delle sue caratteristiche più di fondo e che permetteva, penso (almeno senz'altro l'ha permesso a me), di essere ogni volta accolti non da qualcuno che parlava, ma da qualcuno che c'era.
E' quello in fondo che ognuno di noi si aspetta, perché siamo accolti molto facilmente da tante parole ed è più difficile trovare questo normale 'essere accolti' - e che trasforma anche le strutture fisiche delle case -, da qualcuno che semplicemente c'è. Da qualcuno che non vuol dire delle cose particolari, ma semplicemente lasciare che si comunichino le ragioni della speranza, più ancora che le parole della speranza.
In questo senso forse troviamo il passaggio alle altre due domande andando a identificare come dei criteri eventualmente da tener presenti in questa ricerca, in queste borse di studio, su degli scritti di Sirio; forse anche meglio, su Sirio che scrive.
Penso che queste riflessioni ancor più di quelle di prima possono essere evidentemente non strettamente pertinenti con quello che parecchi di voi, che hanno conosciuto Sirio e conoscono ad ogni modo il contesto in cui ha vissuto, possono magari immaginare. Ma io ho pensato che fosse più utile giocare fino in fondo il ruolo di uno che è per Viareggio uno straniero, e che ha conosciuto Sirio e il suo abitare in un posto, da lontano. Proprio perché forse così questa relazione tra una storia minima locale e la storia del mondo diventi la cosa più naturale e non una cosa che si cerca di costruire e che magari possa essere già ricostruita a partire da queste prime due proposte di ricerca così esasperatamente "locali" da ritenere che sappiano quasi di archeologia.
Perché si parla di un seminario degli anni trenta e poi di un gesto collocato in un tempo in cui queste cose avevano peso e la città ne parlava. E non so quanto oggi ne parlerebbe.
E allora penso che - almeno questa è la mia comprensione -, è come se la domanda su che cosa significhi far memoria cerchi di affrontare un tentativo di risposta o di riflessione proprio nel suo punto più difficile. Proprio con le due ricerche forse più lontane da quello che può significare far memoria per i popoli.
Fare memoria oggi è anzitutto fare ricerca.
Far memoria deve essere la cosa meno sentimentale che ci sia proprio perché significa entrare nelle radici di qualcuno. E quando le radici di qualcuno che si ricorda sono quelle di chi ha lasciato un segno, sono quelle di uno come Sirio (ma potrebbero essere ugualmente quelle di qualcuno che ha lanciato una delle tante resistenze a livello internazionale di un popolo), sicuramente sono di qualcuno capace di tanti sentimenti, ma, che altrettanto sicuramente, non poteva mai concedersi di essere nella vita un sentimentale. Far memoria allora da parte di chi viene dopo diventa esercizio molto rigoroso che elimina i sentimentalismi e tende ad essere lavoro molto serio, approfondito, proprio di ricerca. Cosa significa far ricerca in questo senso? Credo che il segreto del come far ricerca (sul popolo italiano che ha fatto la resistenza, o il popolo nicaraguense o uno dei tanti popoli liberati e in questo senso lo consiglierei a quelli che si accingono a questa ricerca su Sirio) è un po' come avvicinarsi alle storie che fondano la nostra memoria di gente comune. Queste storie che fondano la memoria di noi gente comune sono molto simili, o addirittura coincidono con le fiabe. Una di queste grandi fiabe è per esempio il Vangelo. Non perché sia una cosa inventata, ma perché la cristallizzazione è diventare trasparenza, è diventare specchio di una infinita storia di tanti testimoni che raccontandosi le cose essenziali che avevano visto tra le tante che facevano, via via hanno prodotto fiabe e vangeli. All'origine di ogni liberazione o di ogni resistenza o di ogni vocazione che sia quella di Sirio o di Francesco o di un fondatore di un movimento di liberazione c'è questo rapporto personale con la storia corrente che è quello che c'è tra i protagonisti delle fiabe. Chi volesse leggere un libro molto bello di una persona che ha scritto poco ma pensato molto come Cristina Campo, troverà meglio documentato tutto questo.
Qual' è la caratteristica di chi affronta il rapporto con la storia pensando di trasformarla? Pensa che nulla è impossibile e che tutto ha senso e che proprio in funzione di questa voglia di vedere al di là delle difficoltà della storia succederà di aver già qualcosa che permette di trasformarla o almeno di darle senso. Ecco, mi sembra che il punto critico di una persona come Sirio è quella di ritrovare di un colpo lo stesso linguaggio che è quello delle fiabe e quello del vangelo. Non c'è soluzione di continuità. Nelle fiabe si parla dei grani di frumento che muoiono e per quello danno frutto (ne parla anche il vangelo). Nelle fiabe si parla di grandi malvagi che cercano di imprigionare qualche cosa (e la fiaba dice non temere perché ti libererai, e il vangelo dice non temere di qualcuno che uccide il tuo corpo perciò va avanti), e nei grandi movimenti di liberazione si trovano delle persone o dei poeti che interpretano queste cose. Come Cardenal che dice: nessuno più ricorderà, ma quando i legislatori faranno le leggi saranno tue le parole di questi legislatori e quando gli architetti faranno le strade della città liberata parleranno una lingua che di fatto tu hai costruito. Il far memoria dunque è qualcosa che entra direttamente nel modo con cui noi viviamo, direttamente nella storia. Nel momento in cui però questa memoria diventa una ripetizione che non è una ricerca, la memoria se ne va. Perché le fiabe, come il vangelo, non si lascia catturare da quelli che le ripetono. Non interessano più, non vengono più raccontate per liberare, cioè per far ri-accadere nel mondo le cose che si raccontano.
Fare memoria dunque è qualcosa che assume quello di cui ci si ricorda per farlo ri-accadere.
Quando qualcuno fa un'operazione di memoria in modo diverso il contenuto di questa memoria se ne va, anzi diventa monca.
Pian piano, a furia di ricordarla e di non ri-attualizzarla, diventa qualcosa che non si può più nemmeno ricordare perché sembra che la si possa ricordare soltanto come questa separazione tra malvagi, buoni, delitti. Cioè la fiaba che ha costruito la realtà per esempio l'Italia democratica, il sogno della gente - si spezza ed è come se uno raccontasse la fiaba di Cenerentola piuttosto che quella della Bella Addormentata fermandosi al momento in cui i malvagi trionfano; oppure riscoprendo soltanto dei pezzi; oppure come se uno raccontasse del vangelo soltanto il momento in cui qualcuno vien messo a morte, o quando a Giovanni Battista gli tagliano la testa; oppure quando si raccontasse la storia del Nicaragua soltanto dicendo la sconfitta del sandinismo e non ricordando quando all'annuncio che Fonseca era morto ammazzato, i prigionieri, che non erano ancora liberati, dicono Fonseca è uno di quei morti che non muore mai.
Il problema del far memoria cioè è ritrovare la capacità di domandarsi come ricerca se noi che facciamo memoria siamo in condizione oggi di ri-attualizzare il modo di vivere di Sirio o dei tanti con cui Sirio si riconosceva.
E' per questo che mi sembra importante che questo discorso del far memoria diventi una memoria anzitutto non di una persona. Penso che Sirio, più che come persona (che ognuno poi si ricorda), volesse esser ricordato per la continuità della sua storia. Della storia di quelli con cui lui si era messo, che fossero quelli del porto, della darsena, o quelli dei popoli. Allora in questo senso del far memoria mi sembra importante introdurre in prima battuta l'esigenza che queste ricerche siano delle ricerche che sappiano effettivamente essere rigorosamente scientifiche e perfettamente documentate senza inventare nulla. A patto di non fissare tutto quello che si ricerca in fatti perché i fatti non ci sono. Se noi immaginassimo che la nostra storia fosse i fatti che via via vengono proposti nella cronaca, che vengono ricordati, verrebbero fuori le perversioni, nella interpretazione della storia (che sia quella del' 68 o di prima o della resistenza), perché uno separa i fatti da quello che era il progetto, da quello che c'era dietro. E uno finirebbe per contare i morti o i vivi, giusti o sbagliati, "valeva la pena, non valeva la pena". Valeva la pena che Sirio fosse in un seminario che si può facilmente immaginare (non sarà stato una meraviglia di seminario aperto al futuro, come non lo sono oggi)? E' come se uno facesse una tesi sulle scuole di oggi e poi dicesse che il futuro non c'è più e il perché è molto facile prevederlo. Allora è importante che ci sia questo contributo di Sirio che ha vissuto nel "locale" della concretezza, facendo vedere che la concretezza del "locale", dello specifico, dell'esser fedele riusciva a leggere in termini di ricerca, cioè di trasformazione della storia universale. Ed è altrettanto importante che lo stesso metodo venga adottato in queste ricerche per contribuire a rinnovare il modo di usare la documentazione. Gli archivi possono essere visti come la collezione di tutto ciò che c'è stato o come in effetti il ri-apprendere al vivo la parola di quelli che ci sono stati in maniera tale che continui ad abitare, ad essere capace di liberare la parola presente. Altrimenti diventano quegli archivi perfetti che non sono i nostri, non ci interessano; ci sono quelli che lo fanno molto meglio, che catalogano tutti. Nei termini della mia professione, è la stessa differenza che c'è tra fare un'autopsia, nella quale ognuno cataloga benissimo tutti i pezzi, e le cause per cui qualcosa è successo. Si dimentica qual'era la vita di questa persona che non è catalogabile in tutte quelle cose lì perché in tutte quelle cose lì che magari sono l'arteriosclerosi perché fumava un pochettino o aveva il colesterolo alto, in effetti magari c'era anche il fatto che lui era infinitamente appassionato di vita e non gli importava molto preoccuparsi della salute perché pensava di donare la vita per qualcun altro. La lettura è molto diversa. Le arterie son le stesse, i dati son gli stessi. E' importante allora questa memoria che ritrova l'esserci e d'altra parte ogni volta nei fatti il non esserci ancora. Quello per cui i fatti rimandano in avanti.
Nel terminare penso di ripetere una cosa che riguarda di nuovo Sirio, ma tutto sommato è anche l'esperienza di tutti i popoli che ho avuto il modo di incontrare e che è un po' anche il mio linguaggio.
Sirio mi è sembrato uno di quelli che rispetto a quella che era la sua radice, il sacerdozio, per cui era l'uomo della parola come vangelo, è stato uno di quelli ( sicuramente un altro era il grande suo amico ammiratore padre Davide che lavorava anche lui in un concetto di resistenza e parlava dei giorni del rischio sognando ogni volta che i giorni del rischio potessero tornare. Ed è interessante che Sirio e Davide ritrovino i giorni del rischio non più nel rischio della resistenza fisica al nemico esterno ma nel rischio di questa perdita di memoria rispetto a quello che loro avevano sognato), che sono talmente presi, identificati, con questa parola che non si preoccupano più in un certo senso di ripeterla e di proclamarla proprio perché dev'esser chiaro che non c'è soluzione di continuità tra la parola che si ripete perché qualcuno l'ha detta e quella che si dice: la parola non deve venire dal di fuori. Nella logica che dicevo prima non deve essere qualcosa che uno incontra, perché c'è qualcosa di diverso, ma dev'essere la parola che si scambia nella casa in cui si abita, in cui si è accolti.
Questo segreto è quello che mi pare ha portato Sirio a fare l'operaio nel proletariato della fabbrica e, d'altra parte è quello che lo ha trasformato nell'artigiano in qualche modo della inutilità e della bellezza (questo ritrovare il senso di un artigianato che è l'antitesi di quello che è la produzione della fabbrica come efficienza di un'economia). Il muoversi liberamente nella realtà è l'unico modo per non perdere la memoria. Penso che sia questo un tema centralissimo oggi nella storia che noi viviamo che è minacciata soprattutto dal tentativo, che si esprime in modi tanto diversi ma coerenti tra loro, di perder la memoria. In America Latina questa richiesta di perder la memoria si chiama impunità. Di tutti i popoli dell' America Latina - l'ultimo è il Salvador che ha firmato gli accordi di pace con una grande vittoria politica, ma con una enorme paura e l'enorme rischio di tutta quell'infinita storia di liberazione per immaginare il futuro, che adesso si scontra con la diplomazia, il venire a patti. E' possibile mantenere la continuità nei patti? E' in fondo il rischio della parola che diventa il quotidiano. L'impunità in America Latina è cosa molto evidente perché ci sono delle dittature molto forti, ma l'impunità la vediamo anche qui giornalmente, quotidianamente. E' diventata l'istituzione di fatto da noi l'impunità. Allora la memoria è la resistenza. Oggi fare resistenza è fare memoria in maniera molto attiva non come nostalgia che non serve a niente, ma come creatività. Se i resistenti ricordati prima vivevano la resistenza al fascismo ricordando come erano bravi gli operai del '20, non sarebbe successo mica niente. Era perché c'erano le stesse regole del gioco che si riprendeva tale resistenza in termini molto diversi. Una cosa son le fabbriche, una cosa sono i tedeschi. Ecco, mi sembra che il problema della memoria oggi sia quello di ritrovare i modi di far resistenza. Non è semplice: è un oggetto di ricerca. Sirio è uno che ha continuato a ricercare nella sua vita e mi sembra che sia in questo modo quello che viene concesso a noi, di adottare lo stesso strumento di ricerca. La ricerca è un mestiere che non si fa a tempo parziale. La ricerca della memoria è un tempo pieno, altrimenti uno fa gli anniversari che non servono. La ricerca è una cosa che uno vive e che attraversa il tutto. I popoli dell' America Latina, quelli che cercano di resistere hanno creato un osservatorio permanente sull' impunità per non accettare il ricatto della dimenticanza che pure si traveste di parole importanti come in Cile e adesso anche in Salvador. La proposta è riconciliazione e verità: noi vi documentiamo i fatti, ci riconciliamo tutti a patto che si contino le vittime ma non si responsabilizzino gli assassini. Questo è il grande ricatto che corre per tutta la storia di oggi e il problema è esattamente quello di ritrovare un atteggiamento che la memoria ci ricorda: di non accettare questo ricatto. In tanti modi penso che ognuno nel suo locale o nell'universale deve sentir qui la continuità. Il mondo è, ancor più di quando c'era Sirio, un villaggio e mi pare molto bello se l'anno prossimo trovandoci qua, commentando le ricerche su delle cose così minute come un muro di Viareggio di una fabbrica che non ci sarà più e di un seminario che non c'è più si ricordasse effettivamente il futuro del mondo perché si sarà letto come e quanto da un muro di un seminario è uscito Siria e come e quanto per altri versi il salto di un muro di una fabbrica ha potuto essere il salto da Viareggio ai diritti dei popoli e alla grande pace. Sapendo che il problema vero è oggi perché i tempi cambiano ogni volta. Penso che la memoria di Sirio e il suo esserci, il suo non cambiare modo di esserci dal prima al dopo sia quello che richiede a noi questa sera e a quanti si inoltreranno sul cammino di queste ricerche.
Quando il professor Luciani, responsabile del nostro comitato scientifico dell' Istituto, in una riunione ci propose di prendere contatto con coloro che portavano avanti l'opera di don Sirio, il nostro Istituto l'accolse con entusiasmo. Perché questo entusiasmo? Siamo un Istituto Storico della Resistenza e dell' Età Contemporanea. Nelle nostre ricerche storiche ci basiamo sulla documentazione degli ultimi ottanta anni. Su quella documentazione e quei fatti del popolo italiano tra i primi del novecento fino al'14, al' 20,1' avvento del fascismo, il fascismo, la lotta di liberazione, la liberazione, la Costituzione italiana e lo Stato democratico. Certo, la documentazione è una documentazione in prevalenza che abbiamo nel nostro Istituto, di lotta, di sacrifici, di morte, di soprusi. Però non è solo questo la storia contemporanea. Nella storia dopo la fine della guerra si inseriscono altri elementi. Quando l'Italia giunge alla democrazia bisogna formare questa democrazia. Ebbene, noi riteniamo che l'opera di don Sirio Politi sia un'opera fondamentale dell'educazione verso i cittadini italiani per un mondo migliore.
Avevamo già in precedenza raccolto tutto l'archivio di un altro sacerdote lucchese che fu fucilato dai tedeschi, don Aldo Mei. E ne avevamo, come era nostro dovere, traslato la salma dal suo paese natale alla sua parrocchia, Fiano. Quindi noi questo contatto che abbiamo preso con coloro che portano avanti le idee e il programma di don Sirio l'abbiamo fatto nostro, perché noi abbiamo sempre capito questo: la lotta per lo libertà è una lotta che deve poi proseguire per la pace e la fratellanza. Essa è una continuazione storica dell'umanità alla ricerca di un mondo migliore. Questo è quello che noi abbiamo acquisito da don Sirio. Un uomo che si inserisce nella storia e nella società per migliorarla. Noi consideriamo la sua opera, opera di storia e di pace, pace come fu voluta dalle migliaia di giovani che caddero per la libertà, la giustizia e la pace.
Febbraio '92
a ricordo di don Sirio
Disteso e quieto era il mare e aste
di luce erano gli alberi
delle imbarcazioni, tutti
in festa i capannoni del porto.
Primavera invadeva le strade
quasi Pasqua già fosse
alle porte. Qualcuno dunque
aveva volutamente
dispiegato un simile cielo
per questo tuo atteso viaggio
verso la punta sul mare.
Andavi come sempre avanti il corteo
ora portato a spalle dai compagni,
dai fratelli preti operai: rottami
del sontuoso mondo che sappiamo,
i testimoni più emarginati
per la volontà di credere ancora.
Amico che di una stella portavi il nome,
la stella più radiosa della notte -
così rimarrai per l'umile gente,
i molti poveri accorsi a salutarti
dall'ultimo capannone, tua scelta
chiesa per i canti che amavi:
prima di vederti "passare
all'altra riva: poiché scesa
ormai era la sera..."
Padre Davide Turoldo
23/2/88
(nel giorno della sua morte)
Anche per noi è suonata
l'ora nona.
Il Drago si è insediato nel respiro
dell'essere mio amato.
Da cinquant'anni
questo è il nostro motto
"Mon ami, ainsi soit de nous
ni vous sans moi
ni moi sans vous"
Nella nostra desolazione
dai tuoi "Canti ultimi"
abbiamo tratto
"la giusta misura"
Quando noi abbiamo lasciato l'ospedale
tu "hai salutato gli amici e il sole"
e te ne sei "andato
leggero nel vento".
Ma ci hai segnato un messaggio
al calare del sole
dietro la finestra.
"Un diadema di luce
cingeva" il cielo
ed era il cielo "un tappeto d'oro".
Sirio vi aveva appeso
la sua "falce di luna".
Il messaggio diceva:
"Dio per sua natura
non è la divina Indifferenza
ma Fuoco incandescente
e quanto attende e brama
è solo un atto d'amore".
Grazia Maggi
PER GLI ANIMATORI INTERESSATI E PER CHI DESIDERA conoscere qualcosa sulla vicenda
"NOI E EL SALVADOR"
Ripenso.
Mentre l'aereo si distacca dall'isola, cerco anch'io di distaccarmi, per vedere dall'alto questi 35 giorni. Scelgo L'IPOTESI per cui vedere il tutto, eliminando un mucchio di particolari e di strade laterali. La Traiettoria principale, a cui far convergere questa quinta volta di "andare/venire" in questo piccolo paese centroamericano, in questa parte Nord della AMERINDIA, mi sembra essere questa: DECIDENDO SI APRE UN CAMMINO.
La frase: camminando si apre il cammino, adesso mi sembra dica poco.
Mi sembra migliore quest'altra: DECIDENDO (dopo tanti dubbi, perplessità, tentativi) CON UNA IPOTESI ARTICOLATA, A VOLTE SI APRE "un" CAMMINO.
Mi sembra che questa volta si sia aperto un cammino, dopo la decisione ipotetica di andare là per tre anni. Rileggo da questo punto di vista (e perciò è solo la vista di un punto) questi 35 giorni, e cerco di esprimere/comunicare a voi ALCUNE cose che mi sembrano importanti.
Che ci siate voi a cui comunicare è INDISPENSABILE per la mia autocomprensione. Vi ringrazio già da ora. Senza di voi, le cose avrebbero un senso differente.
Le cose che vi comunico posso raggrupparle in 5 punti:
1. CON LA DECISIONE sembra che la vicenda stia prendendo forma
2. LE QUATTRO ARTICOLAZIONI della IPOTESI/DECISIONE
3. IL PROGETTO SAN ROQUE nel suo futuro
4. ALCUNE OSSERVAZIONI
5. QUALCOSA SULLA SITUAZIONE DOPO GLI ACCORDI
1. La cosa che più mi è apparsa DOPO la decisione di tornare per tre anni, iniziando dal 12 ottobre 1992 (500 anniversario), è che ciò che è "avvenuto" negli scorsi anni è SOLO LA BASE PER QUALCOSA DI PIU' VASTO, PIU' ARTICOLATO, PIU' STORICAMENTE SENSATO.
Ho trovato che la vicenda iniziale STA PRENDENDO FORMA.
Le basi poste, si sono conservate: Adolfo, Dorotea, Alfredo, Mariarosa le hanno ben coltivate.
Le persone, che sono i soggetti principali che stanno emergendo, HANNO RICONOSCIUTO COME NUOVA E VALIDA la metodologia di lavoro sociale, e la STANNO FACENDO PROPRIA,
ED appare come "un DESIDERIO DI QUALCOSA DI PIU' COMPLETO".
E' come una NUOVA VITA INIZIALE, che chiede di continuare, di svilupparsi in un progetto più ampio.
Di questo progetto più vasto vorrei dirvi alcune cose, molto SINTETICAMENTE.
2. Anzitutto ci sono le quattro articolazioni dell'ipotesi/decisione, le argomentazioni nelle dimensioni di tempo e di spazio (storiche e geografiche), che in parte indicano anche il contenuto di questo progetto più ampio.
a. La PRIMA articolazione è LA RESTITUZIONE.
Senza questa prima, le altre son prive di senso. E' la prima chiave di lettura.
La Amerindia non fu scoperta dagli spagnoli nel 1492. Essa esisteva già da circa 30.000 anni, con le varie formazioni economico/sociali.
La invasione colonizzatrice (scoperta/Affossamento - scontro/furto/Uccisioni di massa... lavori forzati...) "sometiò los cuerpos y avassalliò las alrnas",
Spagna e Portogallo presenti fin dall'inizio, e maggiormente;
Francia, Inghilterra, Olanda più tardi; Germania solo in forma episodica; furono gli stati che hanno operato questa invasione colonizzatrice.
Qui si "crea" la accumulazione del capitale necessario per sostenere il capitalismo industriale di Inghilterra e Olanda.
Il neocolonialismo (1808-1824) portò ad una dipendenza economica, prima dall'Inghilterra e poi, iniziando dal 1929, dagli USA, e - dopo la guerra -, la dipendenza dal capitale transnazionale. Occorre DARE UN SEGNO di base che noi conosciamo questa storia.
Ed il segno è LA RESTITUZIONE. Essere segno di restituzione: questa mi sembra la prima base. Dire questo in chiare lettere là è stato per tutti UN MOMENTO IN CUI SI RISTABILISCE UNA VERITA' che tutti là sentono, appena la pronunci.
Certo non è una restituzione, ma un segno di restituzione, di verità storica. Una restituzione che ci costerà. Però a me sembra la prima cosa di base. La prima articolazione dell'ipotesi/decisione: andare là come segno di RESTITUZIONE DELL'EUROPA ALL'AMERINDIA.
b. La SECONDA articolazione è IL DIALOGO INTERCULTURALE. Come scrivevo sul fax inviato da là,
* in Europa, "grazie" al furto dell'invasione colonizzatrice, si è potuto sviluppare il concetto di AUTONOMIA UMANA, IL CONCETTO DI LIBERTA', con tutto quello che la cosiddetta Epoca Moderna europea ha sviluppato in questi secoli: rivoluzione antropocentrica, storiocentrica, scientifico/tecnica, religiosa, politica, socialista... La libertà sta al centro della pratica e del pensiero europeo, a partire dal secolo XVI.
** in America Latina, per il furto e la dipendenza, hanno sviluppato la pratica e il pensiero di liberazione.
*** da noi non ci sarà più libertà se non sviluppiamo il concetto di liberazione (una liberazione mondiale, ormai) da un sistema capitalistico/imperialistico che cresce senza creare sviluppo, anzi... E la situazione degli operai ora lo fa ben vedere.
**** là non ci sarà liberazione vera se non riprendono il concetto di autonomia/libertà che l'epoca moderna in Europa ha sviluppato.
E' necessario approfondire la conoscenza della questione della libertà europea e della liberazione latinoamericana, e le relazioni di dipendenza di un polo con l'altro. Superare i parallelismi della conoscenza, e saper articolare la comprensione latinoamericana ed europea DENTRO UN COMUNE ORIZZONTE ED UN COMUNE PROCESSO STORICO SOCIALE CHE COINVOLGE TUTTI.
In questo cammino è necessario arrivare ad una SCELTA DI LIBERAZIONE COMUNE, COME RISPOSTA ADEGUAT A ALLA SFIDA DELLA OPPRESSIONE DEL SISTEMA MONDIALE CAPITALISTICO.
E' importante aumentare la solidarietà tra Europa e America Latina in termini di intercambio di esperienze e confronto di prospettive per rafforzare il processo di liberazione degli oppressi di là e di qui.
Non possiamo più vivere separati, perché il capitale è mondiale.
E' necessario iniziare. Non possiamo sperare una cosa mondiale senza porre una pratica precisa. L'aurora della liberazione non verrà senza la pratica e senza molti sacrifici.
E' solo un inizio di un nuovo internazionalismo/solidarietà tra i proletari e sottoproletari del mondo, visti come soggetti di realizzazione di un nuovo mondo dove libertà e liberazione vanno di pari passo (leggere Galeano: Essere come loro).
c. La TERZA articolazione riguarda L'ESPERIENZADI LOTTA DEGLI OPERAI ITALIANI. L'esperienza italiana è unica al mondo. Dalle settimane rosse dell'inizio del secolo, alla fondazione gramsciana del PCd'I, alla lotta di Liberazione contro il fascismo, su su fino al nuovo sindacato dei consigli della fine degli anni '60, alle lotte dell'inizio degli anni '70, l'esperienza degli operai italiani - nonostante la volontà oggi di negare/annegare da parte delle organizzazioni ufficiali - è una esperienza unica al mondo e che dev'essere in qualche modo utilizzata in questo processo mondiale. Di qui l'importanza dell'esperienza dei nostri gruppi, che ha raccolto una parte di questa storia. Da qui:
d. La QUARTA articolazione, che riguarda la ricerca CONCRETA di questo dialogo interculturale DENTRO UN PROCESSO CONCRETO.
Ricerca che vuol dire OSSERV ARE ATTENTAMENTE nel concreto come gli strumenti che noi abbiamo messo a punto nella PERIFERIA DELLA CITTA' (per vedere fino a che punto persone, gruppi, comunità possono definire per se stessi e per il proprio territorio un destino differente... ), è valido anche là.
3. IL PROGETTO SAN ROQUE, nel suo passato, presente, futuro, SI COLLOCA in questa ipotesi di ricerca così articolato.
Le circostanze, l'adesione ad alcune circostanze, ci ha portato a quello che nel libro avete letto. Ora si tratta di fare un passo più deciso.
Ora c'è la concreta POSSIBILITA' di vedere se l'ipotesi delineata è VERA, cioè socialmente e personalmente PROGRESSIVA PER NOI E PER LORO.
Questo è quello che più mi è apparso in questi 35 giorni.
Quello che si sta delineando in S.Roque è per molti UN SIMBOLO MOLTO DISCUSSO della maniera di come si può lavorare alla periferia della città.
In questi 35 giorni ho dovuto sostenere molti scontri, ho dovuto chiarire, chiarirmi. Per farla breve i punti che stanno emergendo sono tre:
a. La metodologia usata ha portato frutti visibili nelle persone, nella azione, nella coordinazione della azione, nella formazione.
I soggetti della azione sono sempre di più quelli che noi chiamiamo animatori e gruppi che si coordinano.
b. in questa azione in cui i soggetti sono del territorio, possono poi convergere in sinergia rispettosa altre forze, senza nulla togliere alla soggettività territoriale.
Si sta creando come UNO SPAZIO di SINERGIA RISPETTOSA di diversi contatti di là e di forze italiane: università, organizzazioni non governative, cooperacion governativa italiana.
c. in questo si rende anche possibile UN USO APPROPRIATO dei soldi, non per organizzare la gente e comandarla dal di fuori, ma finanziando LA VITA DI PERSONE che vogliono esprimere in creatività sociale i loro profondi desideri di soggettività, identità, gruppo di aggregazione, ragioni di futuro.
Questo uso dei soldi per permettere per alcuni anni ad alcune persone di dedicarsi alla creatività sociale, è un fenomeno delicato ma importante. Si è visto per esempio che aumentando i soldi per i promotori di salute è diminuita molto la spesa per i medicinali.
Si tratta ora di estendere QUESTO MODELLO DI RELAZIONE INTERNAZIONALE. E' come se fino ad ora si fosse fatto un PREPROGETTO.
Ed ora inizia la fase della realizzazione del PROGETTO.
Vedremo se con il MLAL è possibile la presentazione del progetto globale.
In esso vengono previsti interventi di ambiente/casa/salute/educazione, dove alle forze locali si alleano altre energie che vengono dalla università nazionale, dalla UCA, dalla cooperacion italiana governativa, da volontari italiani di organizzazioni non governative (Dorotea, Alfredo, Mariarosa...), dalla chiesa (Cesare)... Sembra un sogno in cui le varie energie differenti convergono in un unico progetto che si va allargando come modello.
Sembra quasi che la S.Roque sia un pezzo di un sogno in cui ci siamo anche noi, che faccia parte di noi, di un processo comune a livello mondiale.
4. Ci sono ancora molte cose che vorrei dirvi. Vedo che le 4 pagine che mi ero imposte stanno terminando. Accenno solo a quattro cose:
a.la metodologia. Ho visto l'importanza enorme della metodologia che in questi anni abbiamo messo a punto. Su un foglio a parte, assieme alla introduzione che ho fatto quest' anno, alla valutazione, progettazione, programmazione, tradurrò quanto ho scritto là.
b. il pensiero IPOTETICO. Come vi scrivevo, ho potuto ancora una volta vederne l'assoluta necessità. Anche su questo vi scriverò. Orrore del pensiero deduttivo.
c. le relazioni. Una relazione non circolare, non populista, è difficile. Lo scontro che si deve sostenere per non cedere alla facilità della relazione non dialettica è stato un po' la fatica di questo mese. Non posso descriverla. Solo la annoto come importante.
d. I prossimi dieci mesi qui. Dovremo costruire i soggetti formativi. E poi definire un mucchio di cose. Vedremo.
5. SULLA SITUAZIONE LA' , dopo gli accordi fra governo e guerriglia, vi dirò qualcosa su altri fogli in cui darò la documentazione essenziale.
VI RINGRAZIO TUTTI. Mai come in questa nuova fase ho sentito e gustato l'importanza di tutti voi. Senza di voi questo cammino non si sarebbe aperto. Grazie.
Africa, Africa, Africa,
terra maestosa di verde e di sole.
In interminabili file di velieri
i tuoi figli furono tradotti
schiavi in questa terra.
Tragica fu la bussola
che guidò la nostra rotta.
Amari furono i datteri
che la nostra bocca assaggiò.
Taglienti fruste hanno solcato
le nostre schiene di resina.
Ma con le nostre agili mani
abbiamo suonato "guasà" e "bongò".
Rifiutano i doni barbari
gli uomini bianchi oggi.
Ma il sangue caldo
della razza nera d'Africa
pervade questa terra d'America
dove la nostra anima incatenata
ha portato sapore e fuoco.
Alberto Ortis
(poeta equadoriano)
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455