LOTTA COME AMORE: LcA ottobre 1983

Le ombre di Hiroshima (testo teatrale)

Le ombre di Hiroshima

Lotta come Amore
Anno XIII - N. 3 Amatevi come io vi ho amato (Gv. 15, 12) Viareggio - Ottobre 1983

da una storia di violenza..
LE OMBRE DI HIROSHIMA
..il primo passo verso la morte universale!
declamazioni sceneggiate di pace

PRESENTAZIONE
Riprendere una delle tragedie più spaventose della storia, l'assassinio in pochi decimi di secondo, di centinaia di migliaia di persone, in gran parte bambini, donne, anziani, che iniziavano una giornata come a Hiroshima, il 6 agosto '45 o si preparavano per il pranzo di mezzogiorno, a Nagasaki, il 9 agosto, non è certamente per motivi letterari o per cercare facili effetti scenici.
E' invece e unicamente tentativo di impedire che quelle centinaia di migliaia di morti, non siano morti invano, inutilmente.
Perché la morte è veramente morte quando il morire è a vuoto, senza nemmeno un'ombra di significato, di utilità.
E l'orrenda strage, l'annientamento di due città perpetrato dalle prime due bombe nucleari, fu assurdità per ottenere la fine della guerra in Giappone, ma più ancora quell'assurdo, disumano sterminio è morte inutile, a vuoto, se è storia che niente insegna all'umanità.
Una crocifissione di popoli che non diventa redenzione, liberazione, umanità nuova, diventa inevitabilmente maledizione e perdizione. Alla distanza di quasi quarant'anni quelle centinaia di migliaia di assassinati dalla disumanità del potere politico e militare, bisogna, con estrema amarezza, riconoscere che sono morti inutilmente, se è vero, come sciaguratamente è vero, che esiste, negli arsenali dell'est e dell'ovest, un potenziale di testate nucleari capace di distruggere l'umanità intera quindici volte.
Le due bombe di Hiroshima e Nagasaki sono diventate cinquantamila e con una potenza di morte e di annientamento incomparabilmente più micidiale.
Invece che chiedere perdono di quella "inutile strage" l'umanità ha preferito continuare a camminare sulla via della morte, convinta che dall'equilibrio del terrore e cioè dall'incombere sempre più minacciosa la fine del mondo, sia il modo di ottenere e di rendere stabile e sicura la pace.
La pace è possibile quanto più la minaccia di una guerra che può sterminare l'umanità, incombe sulla testa dei popoli e in particolare dell'Europa: questa è la politica che governa in America e in Russia. IL nostro teatro, questo incalzare sceneggiato di storia della disumanità, vorrebbe raccogliere la morte di Hiroshima e Nagasaki per donarle la voce di profezia, richiamo alla ribellione, indicazione dell'unica strada sulla quale il popolo deve incamminarsi per rompere finalmente la catena orrenda della guerra, impedire che dilaghi la maledizione della violenza, fermare il precipitare dell'umanità sull'orlo dell'abisso dell'autoannientamento.
E venuto il tempo nel quale se i popoli non strappano il potere dalle mani dei politici, dei militari, se l'uguaglianza e la libertà non frenano l'assoluto impero della ragione economica, se la fraternità umana non supera e polverizza i blocchi contrapposti, nella ricerca di un'umanità finalmente fatta di umanità e non di disumanità, verrà il tempo e sta già venendo, in cui Hiroshima e Nagasaki saranno non più di una tremenda profezia inascoltata, caduta nel vuoto orrendo, infernale di una volontà di morte, di annientamento universale.
Contro questo destino di distruzione che incombe sull'umanità è urgente che si elevi appassionata la ribellione dei popoli a imporre una volontà di pace: pace che mai come in questi nostri tempi equivale a salvare dalla morte nucleare se stessi le popolazioni, la vita sulla terra, la sopravvivenza dell'umanità. Basta con le guerre e con la minaccia di guerre.
Via gli eserciti, sempre potenza di morte.
Riconversione alla pace delle fabbriche di armi.
Distruzione di tutti gli arsenali nucleari e delle installazioni dei missili a est e a ovest.
Pane, casa, lavoro, libertà, dignità umana per ogni essere umano nel mondo.
E' il messaggio di questa nostra fatica teatrale che vuole essere non solo scena e parola, ma fervente passione di pace, sogno meraviglioso di un'umanità finalmente nuova.
Sirio Politi

Il testo è di Sirio Politi.
Non è stato depositato presso la S.I.A.E. Può quindi essere rappresentato liberamente da qualsiasi compagnia o gruppo teatrale. La sceneggiatura è a libera immaginazione di eventuali registi.
La rappresentazione presentata dal gruppo A.R.C.A. di Viareggio è stata curata dal regista Tony Filippini di Viareggio.

Le ombre di Hiroshima
I° Atto
Sceneggiatura (come orientamento ovviamente) Scena: un interno qualsiasi di una casa giapponese -qualche stuoia e cuscini per terra - ornamenti tipici alle pareti. Buio completo: possibilmente anche nella sala. Un coro canta, in gregoriano, il "Dies irae". La voce del potere: rimbomba nel vuoto, riempie tutto, assordante. Alle parole: "la città, quieta e in pace" ecc. una leggera luce illumina le persone che sono già in scena, prima invisibili per il buio: in qualche modo manifestano che quella voce le opprime, le schiaccia... Alla parola: "accendete i motori" il rombo di un aereo che cresce, fino al terrore, alle ultime parole: decresce e piano piano sparisce, come un aereo che si allontana... La donna accoccolata culla fra le braccia il bambino: canta come per addormentarlo. Poi recita la prima parte. Canta di nuovo (e è chiaro che vi è un cambiamento in crescita drammatica). Recitazione ancora più intensa. E canta ancora. Seguono il vecchio - la bambina - i due giovani. Il bonzo entra in scena quando è il suo momento. La finale è tutta da studiare e rendere: rombo di un motore di aereo, violenza di luce, boato, silenzio di morte...

SCENA I
Una voce cupa rimbombante nel vuoto

La voce del potere
Si è concluso il tempo di pensare
pensieri umani, sentimenti di pietà.
La ragione di stato è l'assoluto potere
e legge del potere è la strategia militare:
il fine giustifica i mezzi da usare.
Agganciate, agganciate
all'aereo della morte
la distruzione e la strage suprema
alla pietà chiudete il cuore
aprite la mano a seminar l'orrore.
La città, quieta e in pace, è in mio potere
tra poco, tra poco saprà che mi appartiene
poiché viene il momento, quando di un colpo,
la mia mano a stritolarla scenderà.
Non ha difesa, è debole, senza un'arma,
stesa ai miei piedi: e chi potrà salvarla?
Un popolo e crede di esistere ancora
e già non esiste più, è come un'ombra.
Qualche ora ancora ed è morta la città,
pietre, un deserto, corpi sparsi riarsi
e i superstiti anch'essi dei cadaveri.
Stasera è ancora felice la splendida città,
l'illumina coi suoi raggi quest'ultimo sole
e se sapesse, per la pietà si oscurerebbe...
Accendete i motori, eroi di nuova civiltà
e volate, volate al di sopra dei mari e dei cieli
e distruggete, uccidete, annientate
la nostra pace sul nemico
lasciate cadere...

SCENA II

il canto della madre
Una stella correva nel cielo
e chiamava: venite, venite
salutare vi vuole un bambino.
Una stella diceva: ha d'oro
i riccioli e rossa la bocca
e le gote son fatte di rosa.
Sono stelle lucenti i suoi occhi
nostre sorelle discese dal cielo,
cantava una stella e sorrideva!

donna che culla il bambino
Ti canto la gioia del mio Amore
che nacque in un mattino di sole.
Veniva da terre lontane
e una lunga strada aveva camminato
e poi salì sulla montagna scoscesa
e apparve filo d'oro sulle cime.
Distesa me ne stavo addormentata
coperta di un leggero velo di nebbia
e non sapevo che si affacciava
a guardarmi rovesciando sopra di me
i suoi riccioli d'oro e la luce dei suoi occhi.
Allora avvenne che il suo caldo respiro
sciolse il velo di nebbia e mi svegliò
e gli sorrisi e ansimava il mio seno
il suo caldo respiro mi accendeva.
Ci siamo a lungo abbracciati, amore,
come sole a penetrare la terra
e terra a incendiarsi di fecondo calore:
il mistero fluiva dilatandosi inebriante
a rinnovare l'eterno gioco della vita.

il canto della madre
Quando sbocciò il tuo fiore
il cielo ti guardava
e palpitò la terra
un attimo sorrise
Nasceva una speranza
perché amore fioriva
continuava la vita
del mistero del mondo

Perché non ti fermasti nella mia valle
a raccogliere ancora frutti di amore?
mi guardavi allontanandoti
come ombra che parte
e piano piano scompare
al di là, oltre, l'orizzonte
e si fece ombra e buio su tutta la terra
e nel mio cuore arse una fiamma
che non faceva luce ma rabbuiava
perché era la luce di morte della paura

il canto della madre
Vedo il tuo giorno spengersi la sera
ma non vedo l'aurora ritornare.
Tu sei un bambino nato per morire
la tua vita no, serve la tua morte.
Vorrei riprenderti dentro al mio seno
per essere con te l'unica ombra.
Mamma e bambino pugno di polvere
segno che muore la vita nel mondo

un anziano
Figlia mia, il mio cuore stanco
vorrebbe dirti parole di dolcezza
ma sono una cisterna vuota
ché tutta l'acqua hanno bevuto
e non ho che pietre disseccate,
murate una sopra l'altra,
a chiudere sepolcri di disperazione.

Una storia lunga e non finisce mai, io ti racconto
e son parole, gocce di sangue e di sudore
che un mare di angoscia hanno colmato
e ora è il tempo che la fiumana di dolore
straripi e affogherà di morte
la nostra terra e il sole spengerà
in una notte rabbrividita di orrore.

Così è e così sia, se morire non mi è dato
perché il mio tempo declina
come il giorno all'imbrunire della sera.
La polvere grigia delle mie vecchie ossa
quando il fuoco dal cielo le arderà
vorrei che la mia ombra la gettasse
contro vento nella storia e rimanesse
maledizione eterna.
Io la mia strada ho camminato
il pane fiorito dalla terra insieme
al vino spillato dalle sue ferite, mi ha rallegrato,
posso morire portato via e incenerito
dalla folgore esplosa in cielo dal nemico...

Ma tu, giovane donna, perché?
perché il bambino?
L'estrema ingiustizia di questo fuoco
tutto brucia e incenerisce,
non distingue, non salva o condanna,
tutto allo stesso modo è condannato
tutto ugualmente deve sparire.

La spada sceglieva il sangue da bere
l'arco puntava la sua freccia mortale
il fucile per colpire prende la mira
il rombo del cannone è contro il nemico
e lo scontro mortale
era il campo di battaglia...

Ora il campo di battaglia
è il tuo bambino
la guerra vola sopra le nubi
a piovere ed affogare la vita
in un diluvio di morte

bambina di dieci anni
Mi fate giocare, per favore?
Non spengetemi le stelle accese in cielo
non tagliate i fiori dei prati
e il mio correre, i capelli al vento
non trattenete, raccontandomi tristezze.

Perché? Forse la primavera non fiorirà
quest'anno, il ciliegio non splenderà di sole?
Non canterà il ruscello fra i sassi
e la capinera nel bosco nuovo di verde?

Allora la bellezza è finita nel mondo
e sarà sempre notte senza l'aurora
e io come il pesco fiori e frutti non darò?

Tu sai che sarò tagliata alla radice
e una pietra nera sarà segno di me?

Tu sai che a dieci anni un'ombra
diventerò, non più di un ricordo penoso
e forse nemmeno qualcuno piangerà
una bambina che non voleva morire?

Lasciatemi cantare, ballare
i miei piedi son ali di farfalla
di fiore in fiore ad inebriarmi di sole.

Non deve venire la notte
e un drago dagli artigli feroci
a ghermire la preda e divorarla
straziandola, insaziabile di morte.

ragazza di 17-18 anni
ragazzo di 17-18 anni insieme

il giovane
La guerra, dicono, è gloria di patria
e chi muore per la patria vissuto è assai
ma tu lo sai cos'è la patria
e perché la guerra è la sua gloria?

la ragazza
Ti sognavo l'altra notte ed eri bello
ti guardavo rapita come da visione
niente al mondo è più prezioso di te
Tu sei la mia terra e la mia patria, amore!

il giovane
Ma fra noi è caduta la guerra ormai
a scavare un abisso e ci separa
non so perché ma devo andare
prima ad uccidere e poi a morire.
E' come la notte quando tramonta il sole
o il vento dell'inverno raggela il fiore
o la tempesta sradica l'albero della foresta,
è impossibile salvarsi perché la guerra,
vuol dire morire, soltanto morire.

la ragazza
Ma chi vuole la guerra
chi è che ha sete soltanto di sangue
e insaziabile divora la carne?
Noi chiediamo innocente amore
nel nostro amore ci chiudiamo felici
e il mostro crudele ti porta via nell'orrore,
ti rinserra nelle sue spire di violenza
e tu, amore, diventi un cannone che spara
un carro armato ad esplodere fuoco
un aereo che dalle nubi fa piovere strage.
Uomini o mostri di uomini
hanno inventato e scatenato guerre?
Uomini... uomini costruiscono armi
uomini altri uomini fanno assassini
esercitati a distruggere popoli,
uomini che vivono a servire la morte
il mondo ad affogare di lacrime e sangue.

Non c'è libertà contro questo destino
perché libertà non è ribellione
a sradicare dalla terra e dal cuore
la disumana obbedienza alla guerra
a chi la prepara, a chi la scatena.

il giovane
Amore, non son più un uomo
ma un'ombra di uomo
che un vento maledetto
porta via lontano
a svanire nella notte
perché un soldato è un fantasma di uomo
a manovrare ordigni di guerra.

Se mai guerra ha avuto valori di uomo
ora di uomo è solo la volontà di morte
perché guerra sono gli ordigni di guerra.

Stringimi forte perché ho paura
amore, di essere un'ombra
...un'ombra, un'ombra anche tu...
perché il giorno è ormai finito
e tutto è notte e nemmeno una stella
è rimasta a guardare di lassù
il fluttuare di ombre smarrite
in lunghi lamenti a implorare pietà.

il bonzo
La pace sia con voi...
E il mio saluto non vi rallegra
non fiorisce il sorriso nel vostro cuore,
un'ombra di tristezza rabbuia e spenge
ogni luce nei cieli delle anime vostre.

E' vero imperversa il pericolo sopra di noi
volteggia nell'aria come uccello rapace
a cercare la preda che vive tranquilla,
innocente, pacifica, nella sua casa.

La crudeltà dell'uomo ha la vittoria
sull'infinita misericordia di Dio,
come la tempesta che un vento furioso
spinge a coprire l'azzurro del cielo.

il vecchio
Dio che abbandona i poveri
nelle mani del potere di uomini
è un Dio che ha perduto
la battaglia dell'Amore, è un vinto
anche lui dallo strapotere dell'odio.

la donna
Dove aggrappiamo la nostra speranza
noi povera gente apprezzata soltanto
per fare più grande la strage.
Siamo come terra da arare
a solchi profondi, concimare e seminare
e poi mietere e poi arare e seminare ancora
e mietere eternamente dalla carne dei poveri
ricchezza e potere, potere e ricchezza.

il giovane
E il numero dei morti che ottiene la pace...
La pace in guerra è possibile
quando il numero dei morti
ha oltrepassato la soglia
che al di là tutto è soltanto una tomba.

il bonzo
Dio ha creato la vita
l'uomo ha creato la morte.
E una fossa scava e non si stanca
e continuamente la riempie di morti,
una voragine, un abisso senza fondo
perché vi sprofondi l'umanità intera
e sulla orrenda sepoltura
spunti finalmente un fiore di pace!
Questa è la bestemmia. che distrugge la terra!

la madre
Ma tu, tu e i tuoi fratelli
e i vostri templi e tutta la preghiera
e il vostro Dio, creatore del mondo,
la speranza, la fede, l'amore,
lo spirito, forza suprema contro la carne,
la verità che smaschera menzogna,
come la luce il buio della notte,
l'amore che vince e disperde l'orrore...

Il mare ci affoga e non l'arginate,
nemmeno il cavo di una mano ne togliete
dell'infinita disperazione che ci opprime.

Urlate almeno l'ultima parola
che salga fin lassù nel cielo
e scenda a scuotere gli abissi della storia.

Perché è parola sacra più della preghiera
è parola da gridare prima dell' Amore
via le tenebre se vogliamo luce.

Maledizione, questa è la sacra parola
che contro chi è maledetto
non avete gridato com'era vostro dovere.

Maledetto tu, chiunque tu sia
che la nostra vita nella tua mano raccogli
e senza pietà la sbatti contro la pietra
e la calpesti come fosse di fango.

Maledetto tu che ti ergi a destino
di uomini e di popoli e decidi
se vivere o se devono morire.
E' tuo il mio bambino, maledetto,
non è più mio? Ma è vero che ormai
non siamo più niente, lo so,
un; ombra di madre, io sono,
un'ombra di figlio, il mio bambino.

Maledetti voi asserviti ad un impero
schiavi di un potere di morte,
la morte vi comanda e voi obbedite...
Ma cos' è, o uomini, la morte,
ne state facendo una potenza.
E' capace la morte di creare
un mondo diverso, dove
fraternità, amore, umanità,
potranno finalmente regnare?

Maledetta pazzia, orrore supremo,
chiamare vita la morte
e morte la vita e illudere
che dall'inferno fiorisca il paradiso!

Maledetti... maledetti... maledetti...
è l'ultima parola singhiozzata
da un mondo che muore...

il bonzo
Dio ci perdoni, se ancora può perdonare!
Il fuoco che scende dal cielo
incenerisca con la nostra carne
l'orrendo consenso del silenzio
davanti al furore di morte
che giorno dopo giorno, marea maledetta
saliva ad affogare la speranza di pace,
nel cuore dell'uomo e della storia.

Tacere è stato delitto supremo.
Morire si doveva ma sulle piazze
al tempo in cui la pace
poteva sconfiggere la guerra.

Morire per amore di pace
è l'unica morte per cui è bello morire,
non morire per violenza di guerra,
anello di morte di un'eterna catena?

Ma ora un minuto di più non è donato
la storia ha camminato fino sull'orlo,
sta rotolando in un abisso senza fondo.

Non voltatevi verso il cielo
è chiuso e si aprirà soltanto
quando un sordo boato lo ferirà
e un uomo e non gli batte il cuore,
un uomo lascerà cadere la morte.

Gli occhi ci chiuderà una luce violenta
perché la morte è diventata luce
luce abbacinante la luce del sole...

Una luce, una luce,
come mai è stata accesa
farà buio di tenebra eterna
e nell'infinito terrore
sulla terra sterminata di morte
ombre dolenti vagheranno
a piangere silenziose lacrime
sull'inutile strage...


II° Atto

Scena al buio. - Musica da tragedia. - Il balletto delle ombre. Il canto delle ombre, funereo, tristissimo. Ritornello a corale, Un'ombra, o più, canta, sola, le strofe. A sinistra del pubblico è ritto un missile. E' rosso, visibile la testata nucleare e la stella rossa. Intorno bandiere russe. Tutto illuminato da luce rossa. A destra è ugualmente ritto un missile americano. Testata nucleare. Stella americana. Bandiere americane. Luce gialla. Al centro due poltrone: i seggi del potere, possibilmente su pedane. Ognuna ha dietro di se il suo missile. Due figure tipiche russa e americana. Ciascuna figura ha due maschere scambiabili: quella della pace e quella della guerra, della "trattativa" e dell' "armarsi". - Quando mettono la maschera della pace si attenuano le luci rossa e gialla, con quella della guerra si riaccendono violente. Nel buio sono scomparse, come svanendo, le ombre. Nello schiarore le due figure sono sedute sui loro seggi. All'inizio hanno sul volto le maschere della pace, della distensione. I missili s'intravedono appena. Accanto compaiono figure di diplomatici o generali: sono i consiglieri. Salutano il capo, pugno alzato o alla militare. Parlano rigidi e duri, come marionette, sull'attenti. Appena parlato salutano ed escono, per ricomparire alla seguente battuta. Gioco di luci ecc. Sarebbe ottima soluzione usare marionette al posto di questi generali, consiglieri ecc.
...rombo di motori musica impazzita luce accecante un boato spaventoso... la scena è invasa di fumo solcato di raggi rossi, viola. Fortissima musica del Dies irae o altra musica...

SCENA I

Ritornello
I morti parlano ai vivi
le ombre ricordano oggi
l'orrore sceso dal cielo
a far di cenere pace

Strofe
Ricordate:
Siamo povera gente di pace
la casa il pane la strada il lavoro
diventati campo di battaglia.

Ricordate:
Il potere scatena la guerra
e il prezzo da pagare alla pace
e il popolo non sono i soldati

Ricordate:
E' parola di ombre che grida
voce che urla dal regno dei morti
preferite ogni male alla guerra!

Ricordate:
E parola di gente annientata
i due imperi che schiacciano il mondo
di voi faranno un campo di morte.

Ricordate:
Sarà vostro sterminio la guerra
e l'Europa in cenere sarà la pace
come noi un mondo di ombre sarete!


SCENA II

Il capo russo, maschera della pace (evidente, grande, caricaturale)
Il progresso sociale dei popoli
la prosperità del nostro grande paese
e dei popoli nostri alleati
è affermazione di pace nel mondo.

L'Unione Sovietica vuole la pace
per la pace lavora e lotta
il nostro popolo, operoso e fedele
ai grandi ideali della sua storia
che ha iniziato nel mondo un'epoca nuova.

L'americano, maschera della pace (come sopra)
Il progresso umano dei popoli
la libertà di ogni paese
l'indipendenza di ogni nazione
hanno per fondamento la pace.

Gli Stati Uniti e la loro potenza
con le democrazie occidentali
sono realtà e affermazione di pace
garanzia di pace nel mondo.


SCENA III

Entra un generale americano. Saluta militarmente. Rigido e compassato. Recita meccanicamente. Mentre parla il capo americano posa la maschera di pace e mette quella di guerra, luci rosse più accese.
Signor Presidente,
dai nostri servizi segreti
l'istallazione dei missili SS20
sulle posizioni del fronte dell'est
denunciano inferiorità nucleare
e insieme ai 20mila carri armati
l'Armata Rossa minaccia
quell' equilibrio del terrore
che assicura non soltanto la pace
ma la stabilità del fronte europeo
e quindi il margine di sicurezza
al quale ha diritto lo stato americano.

Generale russo. Saluta col pugno chiuso. Rigido e compassato. Recita meccanicamente. Mentre il generale americano dice... "l'Armata Rossa" il generale russo posa la maschera di pace e mette quella di guerra. Scena di tensione bellica con interventi mimati oltre l'intervento recitato.
Compagno segretario supremo
dell'Unione delle Repubbliche Sovietiche!
Informano i nostri servizi segreti
che dell'America il nuovo presidente
ha radunato il consiglio federale della difesa
e ha esposto il suo programma militare:
"L'America deve tornare
ad essere la prima potenza del mondo".
Ogni e qualsiasi trattato
da credibili posizioni di forza
può e deve essere concertato.
L'area del Patto di Varsavia
con urgenza dev'essere rafforzata
di missili, aerei e carri armati.


SCENA IV
Entra un consigliere americano. Mentre parla inverso della scena III: dalla "guerra" alla "pace".
Signor Presidente!
E' giusto che il mondo sappia
e specialmente quello orientale
che l'America e i popoli alleati
hanno oggi un nuovo presidente
deciso, energico, un vero combattente,
ma la politica, sia pure da posizioni di forza
non può e non deve far dimenticare
che il popolo americano è popolo di pace.

Entra un consigliere politico russo
Compagno segretario,
il gran gioco politico e militare
impone scaltrezza e prudenza.
Forse è il tempo di parlare di pace
per tranquillizzare l'opinione popolare.
E' saggio proporre trattati
discutere d'intese militari
fra le due grandi potenze.
Rafforzerà una proposta di pace
la credibilità dell'Unione Sovietica
presso i popoli nostri alleati.
E' nel consenso universale
che il potere socialista si può affermare.

Il capo russo. Maschera della pace/Luce rossa attenuata
Il bene supremo dei popoli
è nella tranquillità del lavoro
produttivo del benessere sociale.
Di pace ha bisogno la classe operaia
e non di armamenti di guerra.

Il capo americano. Maschera della pace.
L'America è il paese della pace
il benessere umano è il suo programma
la libertà dal bisogno il suo ideale.
La riduzione delle armi nucleari
nel blocco dell'oriente e in quello dell'occidente
è il primo passo per la pace universale

Capo americano e russo insieme
Si siedano le due grandi potenze
intorno ad un tavolo di pace
a trattare per un numero convenzionale
di bombe a testata nucleare
come segno di pace bilaterale... (bipolare)


SCENA V
Interventi dei russi e degli americani che possono anche essere intercalati: un crescere di luci "rosse": un passaggio rapido alle maschere di guerra: fino alla concitazione finale. Entrano a passo cadenzato generali e militari, russi Recitazione concitata. Qualche frase per ciascuno.
Compagno segretario,
dai nostri servizi segreti
e da notizie di agenzie di stampa
il potenziale di guerra americano
è dotato di una bomba così detta N

Compagno segretario,
un'arma tattica che sarà impiegata
unicamente sul teatro europeo
a fermare i carri armati dell'Armata Rossa.

Compagno segretario,
la corsa agli armamenti più sofisticati
è ormai ritmo serrato, travolgente.

Compagno segretario,
la guerra è già guerra fra gli scienziati
è la sconfitta ritardare un minuto
rimanere un passo indietro...

E' urgente tirar fuori ordigni apocalittici
e schierare un'insuperabile potenza militare.

Entra disinvolto e tranquillo un americano o più persone
Signor Presidente,
il popolo americano è solidale con voi.
Vi abbiamo eletto sognando la grandezza
di primo popolo sulla faccia della terra.

Posizioni di forza noi chiediamo
fermare bisogna l'imperialismo comunista.

1.500 miliardi di dollari
da spendere in nuovi ordigni di morte?

Va bene, signor Presidente!

Negli squilibri di forza fra est ed ovest
il tempo è venuto per la supremazia militare
dell'onnipotente esercito americano
a salvaguardia della pace universale!

Due gruppi di esaltati, di una parte e dell'altra, che si scontrano fra loro, ma come ignorandosi. Scena di fanatismo.
Capo russo in piedi con i suoi intorno.
Gridano, rigidi a pugno alzato.
Armi, armi, armi ad affermare il socialismo nel mondo
Capo americano, circondato dai suoi. Più freddamente con una gelida decisione.
Armi, armi, armi ad arginare il comunismo nel mondo...

Capo russo come sopra:
La potenza dell'Armata Rossa
è garanzia di pace universale!

Capo americano, come sopra:
Le nuove armi della scienza americana
salveranno la pace nel mondo!

Capo russo
Prepariamo la. guerra
perché vogliamo la pace

Capo americano
Vincere la guerra
per vincere la pace

Capo russo: cresce la concitazione
Armi, armi, armi, guerra, guerra, guerra...

Capo americano: gridano anche loro grande confusione
Armi, armi, armi, guerra, guerra, guerra...

Improvvisamente il buio, e dal buio riemergono le ombre. Musica estremamente dolente, funerea. Il balletto delle ombre è lento, angosciato, disperato... Il canto corale è come un pianto amarissimo. Sono illuminate soltanto le punte terminali dei missili. Luce spettrale dal basso.

Canto:
Dagli abissi della morte
la disperazione folle
per quella strage inutile
cantando piangono le ombre

La morte di Hiroshima
sepolta nella cenere
infelice città spettrale
ti ricorda il suo terrore

Nella tua città sicura
dietro l'angolo di strada
sedute alla tua tavola
e vicino ai tuoi bambini

le ombre di Hiroshima
abbandonano le tombe
a lottare fra la gente
alla guerra ribellione

alla guerra ribellione

alla guerra ribellione...

Riprende il balletto realizzato, se possibile, al canto corale del "Dies irae".


III° Atto

Sulla scena i due missili circondati dalle relative bandiere appena visibili nel buio. Dovrebbe introdurre una musica scelta in modo da commentare la recitazione di questa "figura" dell'umanità. Recita e danza, raccontano la storia umana. Qualche particolare motivo durante la recitazione, tesa a provocare gli interventi di attori fra il pubblico, che iniziano a parlare quando il buio è tornato sulla scena. Coni di luce dovrebbero illuminare quelli che si alzano a parlare. Comunque la sceneggiatura è tutta da immaginare. Potrebbe essere realizzato un coro di persone sedute e intercalare gli interventi con strofe di un canto, testo e musica convenienti. La finale, coro e attori, intervengono sui missili e le bandiere realizzando il simbolismo del superamento Nato e Patto di Varsavia... La "figura" dell'umanità: uomo o donna. In scena realizzando movimenti ritmici, cadenzati tutto il gruppo
degli attori. Gioco di luci e musica di sottofondo. Riprende il balletto realizzato, se possibile, al canto corale del "Dies irae".

Come raggio di sole che splende al mattino
e dilaga di luce la notte
sorse la vita emergendo dal nulla.

E la vita fu un sogno stupendo
di carne viva e di sangue ardente,
acqua di sorgente per fecondare il mondo d'amore.

Corpo intriso di azzurro di cielo
emerso da acque profonde di mistero
sempre rapito da richiami d'infinito

Una follia dolce di vento mattutino
o tempesta che squassa violenza di mare
mi costringe a camminare senza riposo

Sono millenni che cammino
e non c'è angolo di terra dove non sia
l'orma di un piede e la fatica delle mani

Ho guadato fiumi ma traboccavano di sangue
di morti rigurgita il mare dove navigare
e ogni zolla di terra è polvere di morte

Il pane da mangiare e l'acqua da bere
ma più assai è insaziata la fame e la sete
di giustizia, di uguaglianza, d'amore.

Mi hanno dissetato lacrime e sangue
ho respinto violenza e crudeltà
tra nemici e di odio sono sempre vissuta
La civiltà, il progresso, la cultura, la scienza?
Nebbie calate a nascondere la disumanità
ad affamare l'affamato, a schiacciare lo schiavo

Anche le stelle stanno a guardare?
e il sole nasce e tramonta illividito
sul branco di iene a spolpare ciò che resta di uomo?

E venuto il tempo e è oggi della disperazione suprema
è l'ultimo odio e non perché dopo sarà l'Amore
ultimo odio perché dopo è la morte.

La civiltà ha scavato la fossa
la storia dell'umanità il cadavere vi sotterra
e una croce sopra non vi sarà rizzata

Vi sarà scritta solo una parola
"maledizione" ma non vi sarà chi la legge
se non le ombre che sulla cenere cammineranno.

O uomini, se ancora di umanità
siete carne e sangue e anima e cuore
di sotto l'orrore di morte scavate la speranza

L'umanità agonizzante invoca fraternità
e giustizia implora e libertà e amore
pane, casa, lavoro e finalmente pace.

Perché ho paura, angosciante paura
che il sole si spenga nell'azzurro del cielo
e l'acqua del mare diventi rossa di sangue

e non si trovi più nemmeno sotto una pietra
la speranza, di amore la rugiada non scenda più una goccia
e il cuore dell'uomo sia deserto riarso.

E questa l'ombra dove dicono riposa la pace?
E' croce, è croce e dai quattro chiodi pende
la morte, la distruzione del mondo.

Amore, amore, amore... no all'odio, alla guerra
no... no alla violenza... non strappate un capello
...non versate una lacrima... una goccia di sangue!

un attore:
L'umanità non spera più nel potere
per troppi millenni i regni e gli imperi
hanno versato soltanto lacrime e sangue,
fino a distruggere anche le radici della speranza.

una donna:
Basta con le armi e i loro arsenali
giù le mani che lavorano a uccidere i fratelli!
Via con le strategie della morte
la pace non la fanno gli eserciti e le guerre.

Tutti insieme, scandendo:
O popoli di tutta la terra
parlate, gridate, urlate
nelle fabbriche, nelle scuole, per le piazze,
che un popolo nuovo
sta liberandosi dalle antiche catene
e riprendersi vuole, finalmente,
le scelte per il proprio destino

La figura dell'umanità:
Adesso o mai più
perché, il tempo è breve
il giorno della storia ormai declina,
incombono le ombre della sera
e il buio della notte
può non conoscere luce d'aurora.

Un uomo (50-60 anni)
La storia dei miei anni
è il fluttuare di un'assurda
fiumana di amare delusioni
Il popolo è terra senza pace
è primavera per l'arsione estiva
per il morire di autunno
e l'interminabile gelo dell'inverno.
Un attimo di respiro come di sogno
il tempo appena per guardare intorno
a respirare la felicità del mondo
e tutto si rabbuia a tenebre fitte
dove appena può brancolare la speranza
assurda e pazza, cocciuta come la follia,
di una vita nuova, di umanità diversa.

Sono nato dalla palude orrenda
dilagata di sangue della guerra 14-18
e per vent'anni mi ha stritolato
la giovinezza la stupida criminalità fascista.

Ancora non sapevo cos'era la vita
e mi hanno scaraventato
in quell'abisso di orrore e di morte
della guerra nazista.

Emerso come un rottame
vomitato sulla spiaggia
dal mare di sangue,
sembrò, alzando la testa
e guardando all'orizzonte
che la notte fosse finita per sempre
e l'aurora di un tempo nuovo sorridesse

Sono passati tanti giorni e mesi e anni
e il tempo, il progresso, la scienza
il benessere, hanno diviso il mondo,
indurito il cuore dell'uomo
e la civiltà è l'abisso dell'annientamento
scavato sotto i piedi della storia.

Ora non so se giustificatamente
è venuto il tempo della stanchezza e della resa
oppure è dovere riprendere la lotta
e accendere la ribellione:
ma il nemico dov' è, il nemico chi è?

E' difficile risposta
ma è certo che il nemico
è questo istinto di morte, di distruzione,
la minaccia sospesa fra cielo e terra
incombente come cappio annodato
già pronto per strangolare il mondo.

quattro donne del popolo
Io non so di politica, di progresso, di scienza
guardo il mondo al mattino
e vorrei ogni giorno aprire
la finestra dell'anima
ad una giornata di sole, di azzurro
e non incupire di tristezza
sotto un cielo cappa di piombo
dove è possibile respirare soltanto paura.

Il pane è impastato di paura
il vino è amaro di paura
sulla strada corre e vola per il cielo la paura.
La trovi sui giornali al mattino
e la sera la vedi nel riquadro
acceso nell'angolo buio del salotto

E scende nell'anima la paura
a rabbrividire la speranza
a raggelare il cuore di orrore.

Perché la paura è la padrona del mondo.

E' offesa sfacciata, impudente
contro la dignità del vivere umano.

Opprime schiaccia come una morsa
spietata, di libertà ogni respiro,
perché paura e schiavitù
sono anelli d'identica catena.

Offesa violenta è la paura
che costringe a inventare difesa
E difesa provocata dalla paura
Aggrava la paura fino alla follia

Offesa e difesa stanno uccidendo
La libertà nel mondo e serenità e pace
e già la paura spenge il sole
e intristisce la terra
perché l'attesa fra lo scontro
dell'offesa e della difesa
è attesa fatta di paura disperata.

E' possibile o no spazzare via
dalla volta del cielo questa caligine orrenda,
liberare il respiro dell'anima
e ascoltare il sereno battere del cuore?

Gridiamo con tutte le forze
e radunare vorremmo uomini e donne:
No alla pace che è fatta di paura!
alla pace fondata sul terrore
alla pace sempre in bilico
sull'abisso della fine del mondo.

Operaio obiettore in una fabbrica di armi
Ho scelto di uscire fuori
dall'infernale ingranaggio

Non voglio mangiare il pane
comprato a prezzo di bomba

I miei figli non devono crescere
alimentati a forza di polvere da sparo

I giorni della mia vita e il mio sudore
comprati per vendere la morte

Sono un operaio specializzato
pagato per fabbricare ordigni
destinati alla distruzione del mondo

Per la scuola, la casa, la vita
dei miei figli, lavoro
e lavoro nella fabbrica di armi
per uccidere figli e padri e madri
e sterminare famiglie e città.

Sono un uomo e non un vampiro
non vivo di sangue umano
questo orrore di vivere sulla morte
di sperare benessere contando sulla guerra

Perché nella mia fabbrica di armi
sono uomo di guerra, lavoro per la guerra,
e per poter lavorare ancora
devo sperare e desiderare
che prima o poi, qua e là per il mondo
scoppi la guerra
questa disgrazia suprema
disumanità assoluta, delitto perfetto

Non sono uno schiavo legato alla catena
ho bisogno della busta paga
come dell' aria che respiro

Ma anche la dignità di uomo
ha il suo valore e di marito e di padre,
sulla mia tavola voglio pane di grano
e vino rosso di vite e di sole
e la coscienza libera e tranquilla
le mani pulite non lorde di sangue

No, la mia coscienza si ribella
no, signor padrone assassino
non varcherò più i cancelli
della vostra lugubre azienda
cimitero dove si fabbrica la morte.

Obiezione di coscienza fiscale
Un imprenditore? un commerciante?
libero professionista? Artigiano
del lavoro fatto con le mani?
Un contadino a fruttificare dalla terra
il cibo quotidiano da trovare nel piatto?
Un operaio logorato dalla catena di montaggio?

Chiunque io sia, sono uno che paga le tasse.
Cittadino italiano che si guadagna il pane
e paga onestamente le tasse
a sostenere l'economia nazionale
i pubblici poteri e anche i sottopoteri
la burocrazia e gli ingranaggi dello stato,
magistratura e carabinieri polizia
scuole ospedali, reti stradali
cultura, partiti, sindacati...

Ma l'esercito, no, e le gerarchie militari
le caserme, le parate e le medaglie dei generali
i caccia e i bombardieri a sfrecciare nei cieli
la flotta armata a incrociare sui mari
l'insidia dei sommergibili nel fondo degli abissi
e proiettili di ogni calibro innumerevoli
bombe siluri missili telecomandati...

Non intendo pagare l'assassinio
anche se giudicato gloria di patria

La mia fatica è per il pane dei miei figli
per il benessere collettivo il mio lavoro

I miei contributi sono per la patria
abitata da uomini, donne, bambini
non per Ia patria dei generali,
rattristata dai monumenti ai caduti
segno di vittime innocenti assassinate
a migliaia e centinaia di migliaia
e saranno milioni e milioni
se la mano del delitto nucleare
non sarà disarmata nel mondo.

Non pago le tasse per sostenere la Nato
per dare pezzi della nostra terra preziosa
a far diventare l'Italia campo di battaglia

Il cinque virgola cinque
percentuale maledetta a perpetuare la guerra
non pagherò al ministero della difesa
Non un'arma di più agli arsenali di morte
ma covoni di grano dorato nei granai.
Non è questo il programma di pace
mio caro Presidente Pertini?

3 obiettori di coscienza al servizio militare
"A vent'anni si diventa uomini di guerra"
così è scritto nei millenni della storia
e nulla è cambiato se non la spada
l'arco e le frecce e il grido di battaglia

Mi ribello e respingo questo destino
mia madre non mi ha partorito
perché la madre patria faccia di me un soldato
e mi rivesta di una divisa
mi rinchiuda dentro una caserma
armato di fucile in fanteria
o dentro la corazza di un carro armato
a puntare cannoni d'incrociatori sul mare
a fendere di bombe e missili
l'azzurro sopra le nuvole del cielo
e seminare di morte questa povera terra.
Sono nato e sono al mondo
per essere un uomo non un soldato
uomo che ama e vuole essere amato
non un ordigno che esplode la morte
un battaglione che parte all'assalto
a cercare di uccidere per non essere ucciso

Cos' è questo giocare alla morte
per la grandezza di patria
e l'esaltazione dell'onor nazionale?

Cos' è questa gloria sul campo di battaglia
il coraggio di ammazzare per non essere ammazzati?

E' la stupidità di un incredibile inganno
che ha traboccato di morte la terra
e affogato la storia di lacrime e sangue.

La patria non è la caserma
e nemmeno è quella segnata dai confini
non è la patria sui libri di storia delle guerre
negli eserciti e nella forza delle armi

No, caporale o signor generale
non vengo a mettermi sull'attenti
a diventare un burattino in divisa
per dire sempre e soltanto: signor sì

La disobbedienza al servizio militare
è obbedienza alla propria coscienza
e rifiutare le armi e l'esercito
è credere nell'uno e lottare
perché finalmente il mondo
sia abitato da un'umanità diversa.

un ragazzo (14-15 anni)
Sono un ragazzo
e ogni tanto mi fermo ad ascoltare
quello di cui discorrono i grandi:

Di Russi e Americani sento parlare
di partito comunista, democristiano
e socialista, di terrorismo
e sequestri di persona, di mafia
e camorra e di ammazzati a centinaia

E poi di missili a testata nucleare
la bomba al neutrone
e armi, armi sempre più micidiali
e minacce di morte e di sterminio
di fine del mondo e morte universale
Volete sapere cosa pensa un ragazzo
un ragazzo che non è un prodigio
ma si guarda intorno e ascolta?

Pensa e vi grida sulla faccia:
ma perché mi avete messo al mondo
se poi mi scavate un abisso sotto i piedi?

Da pochi anni sono nato
e mi pare di sapere
che il mio domani è nelle mani
di pochi vecchi maledetti
che si dividono la ricchezza
e si spartiscono il potere
di decidere se domani
il sole sorgerà a riscaldare la vita
o uno sterminato cimitero di morte

Non conto niente ma ti voglio gridare
o popolo di padri e di madri
di fratelli e di sorelle, di giovani e vecchi:
il vostro silenzio tradisce il mio domani!
Non mi basta il pane che mi date
e la scuola alla quale mi obbligate.

Se il pane che mi date
è fatto di missili a testata nucleare
Se tutto quello che mi insegnate
è che il progresso è fondato sulla morte,
e se giustizia e libertà è possibile
soltanto minacciando la distruzione del mondo

Sono un ragazzo e non conto niente
ma ho il diritto di non essere distrutto
e voi avete il dovere di non uccidere il mio futuro

Perché non gridate no alla guerra
agli eserciti, alle armi, a qualsiasi violenza:
la forza del popolo è la pace
E pace io voglio cantare
ai ragazzi russi e americani
agli europei insieme agli africani
ai cinesi, agli indiani ai latino americani!
Un canto mai ascoltato nei tempi passati
dove le parole sono soltanto pace, pace,
e la musica è il palpitare felice del cuore.

Obiezione del Cappellano militare
Ho capito, dopo sedici secoli, ho capito
che la croce sui labari dell'esercito romano
issata da Costantino a benedire la guerra
fu dissacrazione sacrilega, blasfema
di Cristo Crocifisso.

Segno di Amore supremo, infinito, la Croce
diventata incitamento al furore guerriero,
progetto divino di fraternità umana
trasformata in spada a versare fiumi di sangue.

E fu proclamata e predicata la guerra
giusta, santa e diventò crociata.

Lacrime e sangue di Cristo e di povero popolo
tradita nella fede in Dio Padre di tutti
nell' Amore di umanità famiglia di fratelli
nella Speranza di un sogno di pace universale

Stato e Chiesa, Chiesa e Stato
per bramosia di potere, di sacro Impero,
incontro e alleanza che ha consacrato
benedetto e santificato la guerra
cioè il delitto, l'assassinio, la strage,
lo sterminio.

Ho capito: io sacerdote di Cristo
parola di fraternità, Vangelo per tutti
gli uomini, sotto lo stesso sole, figli di Dio,
ho capito che insieme
pace e guerra, pane e distruzione
vita e morte, fratelli e nemici
Sacramenti ed esercito, croce e stellette,
insieme sono equivoco sacrilego
davanti a Dio e inganno per la povera gente.

lo ho finalmente capito, per grazia di Dio,
Vescovo pastore delle forze armate
sacro generale di corpo d'armata,
ho capito e restituisco a vostra Eccellenza
le stellette di cappellano militare.

Le strappo di sulla mia coscienza di prete
perché la croce di Cristo soltanto
segni la missione del mio sacerdozio
annuncio e sacramento di pace
di fraternità umana, di Amore universale.

Sceneggiatura conclusiva della storia delle guerre. Con alternanze di buio e di luce emergono quadri viventi di violenza e di guerra. L'uomo che uccide l'altro uomo con una grossa pietra. L'uomo che uccide armato di una clava. L'uomo o gli uomini che si scontrano con spade e lance. Uomini che si uccidono con moschetti e baionette. Scontro mortale con mitra. Esplosioni incalzanti e lampi di fuoco: sono i cannoni e le bombe. Luce violenta e boato spaventoso e sterminio: le armi nucleari. Dal silenzio della morte universale si levano ombre e voci imploranti a invocare salvezza.

Declamazioni conclusive
E cos'è Amore, Amore nella profondità dei cieli
e Amore, Amore a fiorire sui campi e sulle piazze,
è un'irrisione, un sogno. una follia?...

E povertà, beatitudine suprema
e libertà. anima dell'anima umana
misericordia e fame e sete di giustizia
solidarietà. mitezza, umile pazienza...
cos'è. l'impossibile, l'assurdo?

Va bene, follia, impossibile, assurdo
e allora ecco l'inevitabile scelta

Cani affamati, di rabbia avvelenati
a sbranarsi per contendersi l'osso
Impazziti, straniti, disumani
ci ha reso il denaro, avidi senza pietà
sì che le montagne e il mare vorremmo ingoiare
e il potere dell'io che può fare e disfare
e in mano tenere il destino del mondo
perché un dito di questa mano sopra un bottone
decide se l'umanità può vivere o deve morire

O Chiesa di Dio, Cristo vivente nella storia
esci dalle tue cattedrali, ma non in processione
non portando mitre e stendardi
non gridando parole di potere
e nemmeno lunghe litanie di preghiere...
esci sacerdozio vivente e scorri, sangue vivo di speranza
lungo le vene turgide della storia,
a fluire unicamente il sangue di Cristo:
urge purificare dall'odio il cuore dell'uomo.
Non prendere di ricambio né tunica né calzari
non rame, argento, oro nella tua borsa
ma solo armato dell'unica parola: pace!

O popolo di Dio se cristiano è il tuo nome
basta con le tue devozioni,
ti salverai unicamente nell'universale salvezza
o sprofonderai nell'abisso dell'annientamento

e la tua Fede, il tuo Dio, il tuo Cristo
ti saranno motivo di maledizione

E' tempo non di parlare
che ormai sono poche le parole
che forza e potere hanno di salvare:
Dio, l'unico, l'assoluto, infinito Amore
e Gesù Cristo, Dio diventato Uomo
a gridare che l'umanità sia Amore
e fraternità, uguaglianza e pace
e libertà sulla terra come in cielo

Ogni altra parola che la Chiesa pronuncia
è vuota, inutile, stolta parola.
Qualsiasi legge è schiavitù ed oppressione
perché oppressione e soppressione è ogni potere

Non so se è più tempo di preghiera
o il tempo è venuto della ribellione,
del sacro sdegno che liberi popolo e tempio

Non so se è dalle macerie delle chiese
che possa fiorire il fiore della Fede

Non so se è dalla distruzione degli stati
dal crollare dei palazzi del potere
che potrà fruttificare il frutto dell'Amore

So soltanto che è adesso, oggi e non domani,
dalla dura terra, pietrosa e aspra
bruciata d'ingiustizia e di violenza
è urgente che rinasca nuova umanità!

Diversamente la coprirà cenere grigia
turbinata dal vento
polvere di morti

Canto finale

Ritornello
La mano nella mano
fratelli e compagni
la pace vogliamo
giustizia e libertà

Veniamo da ogni angolo del mondo
pianto di tutti i popoli è il canto
sangue e lacrime son le parole

Giù dai troni del vostro potere
ascoltate la povera gente
oppressa da troppa paura

Pace chiede giustizia e libertà
non blocchi armati l'un contro gli altri
la morte soluzione finale

La pace non fiorisce dai missili
e non dalla bocca dei cannoni
né arano la terra i carri armati

Sia sciolto il patto di Varsavia
Basta con il patto della Nato
L'Europa unita sia e non divisa

Popolo, popolo dei campi
gente di cultura e dell'industria
uomini, donne, giovani e vecchi

Conquistiamo il potere di pace
rifiutando l'orrore di guerra
la morte e lo sterminio del mondo

Libertà dalla morte e dall'odio
è dignità di uomo e socialismo
la pace degli uomini e di Dio!

Con il canto o con la musica adatta si conclude in maniera estremamente simbolica la tematica fondamentale di tutto il teatro: il superamento dei due blocchi che dividono l'Europa in una riunificazione di neutralità nei confronti dell'imperialismo americano e russo. Dai due fianchi del missile che domina la scena della seconda e terza parte (o dai due missili) vengono estratte le bandiere della Nato e del Patto di Varsavia. Poi tutte le bandiere vengono deposte al centro del palcoscenico e, distesa a lenzuolo, si alza in alto a poco a poco, la bandiera della' pace: i colori dell'arcobaleno con al centro la colomba della pace. La bandiera della pace quando è tutta innal-zata, copre totalmente il missile: la pace vince la guerra, la vita la morte, l'umanità la disumanità.


Dalla lettera pastorale (1a edizione) dei Vescovi U.S.A.: "La sfida della pace".
Nei soli arsenali nucleari degli Stati Uniti o dell'Unione Sovietica si racchiude la possibilità di fare quello che nessun'altra epoca avrebbe potuto immaginare. Noi possiamo minacciare l'ordine creato. Per una persona di fede questo significa leggere il libro della Genesi con una nuova consapevolezza; l'aspetto morale messo in gioco della guerra nucleare implica il senso del peccato nelle sue dimensioni più evidenti. Ogni atto peccaminoso è uno scontro tra la creatura e il Creatore. Oggi il potenziale distruttivo delle potenze nucleari minaccia la sovranità di Dio su quel mondo che egli ha chiamato all'esistenza. Noi potremmo distruggere la sua opera. Oggi viviamo perciò nel mezzo di un dramma cosmico; possediamo un potere che non dovrebbe mai essere usato, ma che sarà usato se non cambiamo direzione. Con gli ordigni nucleari noi viviamo oggi sulla base di un assunto che non tollereremmo in alcun altro settore della vita: sappiamo che non possiamo permetterei neanche un errore. Questo fatto dà un tono drammatico alla precarietà della nostra posizione politica, morale e spirituale.

Padre Zabelka, cappellano militare del campo d'aviazione di Tinian, di dove decollarono i bombardieri atomici che distrussero Hiroshima e Nagasaki.
La prima è insegnare a tutti i cristiani che ci sono nel mondo che l'insegnamento del Cristo, che è l'amore dei nemici, non è facoltativo. Nella mia vita, ho frequentato molte Parrocchie, ma non ne ho trovata nessuna nella quale si domandasse esplicitamente all'assemblea di pregare per i suoi nemici. Io credo che questo sia essenziale. La seconda azione che propongo rischia di farmi apparire disperatamente fuori dalla realtà. Suggerirei la necessità immediata di convocare un Consiglio Ecumenico il cui scopo preciso sia di dichiarare che la guerra è totalmente incompatibile con l'insegnamento di Gesù e che i cristiani a partire da questo momento non possono né partecipare né finanziare la guerra. L'effetto sarebbe quello di avvertire tutte le nazioni del pianeta che a partire da ora esse dovranno scannarsi senza la partecipazione dei cristiani, senza la partecipazione né fisica, né finanziaria né spirituale. Certamente ci sarebbero tanti altri problemi dei quali i cattolici, gli ortodossi e i protestanti vorrebbero discutere durante un Consiglio Ecumenico senza affrontare il duro insegnamento di Cristo sui nemici e sulla violenza. Ma mi sembra che i problemi come il primato di Pietro sono di gran lunga meno urgenti e distruggono molto meno la credibilità della Chiesa e del mondo di Dio che il problema della partecipazione dei cristiani alla violenza e al massacro o della loro giustificazione. Io credo che il fatto che la Chiesa continui a non annunciare chiaramente gli insegnamenti di Gesù distrugga quotidianamente la sua credibilità e la sua autorità negli altri campi.


Direttore responsabile: Don SIRIO POLITI
Redazione: Lungo Canale Est 37 - 55049 - Viareggio
Tel (0584) 46455 - GIUGNO 1983 - Sped. Abb. Post. Gr. IV - 70%
Aut. Tribunale di Lucca - decreto n. 228 del 7.3.1972
Tipolito M. Pezzini s.n.c. - Viareggio

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