Le cause del carovita
La definizione delle cause che hanno dato luogo al fenomeno del carovita assume un carattere quasi necessariamente schematico perché vi confluiscono fattori ed elementi che non si possono riportare ad esperienze o a rapporti che nascono da situazioni singole o da esperienze di eco-nomia individuale.
Questo è un fenomeno completamente dipendente da tutte le forze economiche che intervengono sul mercato. Non si può far pesare su uno o due fattori l'aumento dei prezzi. Si possono individuare parecchi fattori tra di loro complementari, di cui qualcuno incide più direttamente ed altri in maniera meno profonda.
Le cause fondamentali dell'aumento del costo della vita vanno distinte tra quelle che derivano dalle condizioni produttive e quelle che derivano da cause monetarie.
Nel settore produttivo c'è bisogno di una più razionale utilizzazione delle risorse disponibili, mentre per le cause di carattere monetario c'è bisogno di un più accurato esame e di un intervento più energico da parte dello Stato.
Le fonti dell'inflazione possono essere distinte così:
1 - aumento della quantità di carta moneta o di assegni e cambiali o della loro circolazione.
In una economia in sviluppo, in cui la produzione aumenti in maniera considerevole è necessaria una quantità più ampia di moneta per far fronte al commercio che da tale aumento di produzione deriva. Quando però l'aumento della moneta (o della sua circolazione) sia superiore alle necessità della produzione, allora si provoca una corsa all'inflazione che va a diminuire il potere di acquisto della moneta stessa.
In questa direzione ha giocato negli ultimi anni l'azione delle banche. Riconducibile a questa situazione è pure la spesa dello Stato e degli altri Enti Pubblici quando ad essa non corrisponde un proporzionale aumento della quantità di beni e servizi.
2 - mercato di tipo monopolistico.
La configurazione monopolistica del mercato permette a certe grandi imprese di fissare il prezzo dei loro prodotti ad un livello notevolmente più alto del costo di produzione.
3 - aumento dei salari maggiore dell'aumento della produttività.
Questo è il punto su cui i ricchi ed i padroni insistono in modo marcato quando si tratta del problema del costo della vita.
Il risultato della produzione nazionale si ripartisce tra salari e profitti. Da ciò risulta che le due componenti, salari e profitti, sono tra di loro concorrenziali nell'ambito della divisione del guadagno realizzato. Significa che gli aumenti salariali debbono andare a diminuire gli utili degli im-prenditori (rendita - interesse - profitto). Ma questo non succede perché le imprese, cogli aumenti salariali concessi, non diminuiscono i profitti, ma bensì aumentano i prezzi.
Da parte padronale, seguendo la logica del dio-Profitto di non concedere mai niente, si dice che l'aumento dei salari deve dipendere dall'aumento della produttività. Il discorso a questo riguardo è il seguente. In tempi di aumenti di produttività è accaduto che la parte padronale non solo non ha concesso aumenti anche quando la produttività è aumentata, ma ha anche negato l'aumento dei salari in proporzione all'aumento della produzione. Infatti soltanto a cavallo del '62 si sono avuti aumenti leggermente superiori alla produttività media.
E' successo però che mentre l'aumento della produttività dovrebbe provocare una diminuzione dei prezzi, i prezzi non sono stati diminuiti. Si sono invece ottenuti profitti più ampi.
Allora: in tempi di aumento della produttività si realizzano maggiori guadagni, mentre in tempi di diminuzione o di stabilità non si vogliono concedere aumenti. Richiedere ora aumenti salariali superiori alla produttività media vuol dire recuperare parzialmente quella parte di profitti che in tempi di aumento della produttività non andò nella busta degli operai.
Concludendo, non sono le richieste di aumenti salariali che provocano l'inflazione, questa dipende piuttosto dal fatto che 'aumento del salario viene portato ad aumentare i prezzi.
4 - deficit della bilancia commerciale.
5 - inadeguato sistema distributivo.
La rete di distribuzione accusa disfunzioni gravi specialmente per i prodotti alimentari. Sia a causa dell'irrazionalità della rete di piccoli esercizi di vendita e sia da una sempre più grande quantità di prodotti collocati a mezzo di forti spese pubblicitarie.
6 - speculazione fondiaria e borsistica.
7 - produzione agricola e distribuzione dei prodotti.
Due annate sfavorevoli hanno costretto la produzione agricola a livelli inferiori a quelli di due anni fa. Oltre a queste componenti climatiche ha giocato anche la mancanza di una ordinata politica agraria. Oltre a ciò il settore distributivo dei prodotti agricoli scoraggia la categoria contadina.
8 - formazione e rafforzamento di una generale psicosi inflazionistica.
Spesso basta un allarme ben dato per costringere il comportamento dei consumatori e dei produttori verso decisioni prefissate. Questo rientra nel campo di «guerra psicologica» che da talune parti si è levata contro l'azione degli organi centrali dello Stato (vedi ad esempio la fuga dei capitali all'estero, la mancanza di zucchero sul mercato ecc.).
m. b.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 1 - N. 2 Viareggio - dicembre 1963, Dicembre 1963
Luigi Sonnenfeld
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