Trentasei pagine

immagine:  Trentasei pagine Nel mese di agosto e di settembre il giornale non uscirà. Riprenderà la pubblicazione nell'ottobre.
Non può quindi non venirci da fare come un bilancio consuntivo, arrivati a questo lungo intervallo di due mesi. E' come una conclusione per rivedere un po' tutto, studiare i diversi problemi e poi ricominciare e con criteri e sistemi migliorati.

Coscienza operaia
Abbiamo cominciato la pubblicazione nel novembre dell'anno scorso. Con questo sono nove mesi. Complessivamente trentasei pagine: non saranno, oggettivamente una grande cosa, è vero, ma, tutto considerato, non si può non ammettere che non siano, almeno per noi che abbiamo tanto faticato e penato, un motivo di una certa soddisfazione.
E penso che vogliano significare una gran cosa anche agli operai queste trentasei pagine.
Sono molti, veramente tanti gli operai che hanno capito l'importanza di un periodico mensile dedicato completamente ai loro problemi generali e aziendali.
E hanno visto e letto con interesse il giornale, e l'hanno aiutato concretamente con le loro offerte in modo da garantirgli quell'assoluta libertà e indipendenza da ogni influenza esterna.
Fin da ora però si deve dire con grande chiarezza che gli operai è necessario che partecipino assai di più alle riunioni di redazione o inviando notizie, riferendo problemi, comunicando ciò che avviene nelle loro aziende, perchè il giornale possa essere veramente il portavoce di problemi vivi e vissuti al di dentro dei cancelli degli stabilimenti.
Gioca molto fra gli operai, ancora, la paura del padrone, l'interesse personale, ma specialmente un menefreghismo assurdo, un lasciare andare l'acqua al mare, una indifferenza imperdonabile. Dopo è stupido lamentarsi della prepotenza del padrone, dell'ingiustizia dei capi, della rufianeria dei compagni di lavoro ecc.
Avere quattro pagine a disposizione, ogni mese, dova con libertà e assoluta franchezza - e nove numeri sono lì a testimoniarlo - possono venire affrontati tutti i problemi che affliggono il mondo del lavoro o che possono determinare la sua promozione in situazioni di maggiore giustizia, libertà, rispetto e valorizzazione umana e economica, è certamente occasione di cui gli operai dovrebbero approfittare ben volentieri, se sta loro a cuore la ricerca di un mondo del lavoro più giusto, più umano (e per molti penso che si possa aggiungere più cristiano) per sé e per i propri figli.
Bisogna che gli operai si muovano di più, che siano più attenti ai loro problemi, che s'impegnino di più. E specialmente quelli che hanno maggiore senso di responsabilità e più vivace sensibilità operaia. Diversamente si diffonderà sempre più quella mentalità borghese, individualistica e utilitaristica che abbracchirà sempre più la vita aziendale ad un andamento penalizzato fino alla sparizione perfino di un ombra di dignità umana.
E tutto questo si sa bene di chi fa il buon gioco.

Utilità del giornale
Nessuno penso può non riconoscere l'immensa utilità di una pubblicazione a servizio degli operai E' però evidentemente l'utilità propria di un giornale e di un giornale che viene stampato e diffuso soltanto una volta al mese: non può fare certamente miracoli di soluzione di problemi. Ha però il suo valore il parlare chiaro, l'affrontare l'ingiustizia, il combattere la sopraffazione, il richia-mare all'onesta visione delle cose, il promuovere la solidarietà, il contribuire alla formazione di una sana e forte coscienza operaia. Ha la sua importanza il convergere, in un foglio mensile, dei problemi delle diverse aziende e diffonderne la conoscenza in seimila copie, che in un modo o in un altro, non possono, a lungo andare, non modificare o almeno non influenzare l'opinione pubblica.
Perchè ormai è evidente che ciò che avviene al di dentro dei cancelli dello stabilimento e fra le pareti dell'ufficio del dirigente, non è più un problema che nasce e si conclude nell'azienda, ma entra nel tessuto della vita sociale e diventa elemento di forza determinante dell'andamento non soltanto economico, ma anche umano, politico, morale di tutta la società.
Sono convinto che lavorare alla soluzione dei problemi umani nel mondo del lavoro, sia il contributo più importante che possa essere dato per la soluzione dei problemi di esistenza e di convivenza di un popolo e dei popoli fra loro. Mi viene in mente Papa Giovanni, questo appassionato della pace fra gli uomini, che prima ha scritto l'enciclica «Mater et Magistra» dove ha indicato le speranze e la possibilità di pace nel mondo del lavoro cercandovi una piena e perfetta giustizia e poi l'altra enciclica, «Pacem in terris» dove parla e cerca e invoca la pace fra tutti gli uomini.

Agli impiegati
E' ciò che abbiamo cercato di fare, con questo periodico, anche presso gli impiegati. So bene che non è facile spalancare le finestre degli uffici tecnici e amministrativi per farvi entrare una boccata d'aria aziendale e un po' di chiarezza di rapporti. D'inverno le finestre sono chiuse perchè non se ne vada il calduccio del riscaldamento. D'estate sono chiuse le persiane perchè il sole darebbe noia. E quindi ci è sempre qualcosa che impedisce che un po' di libertà del di fuori entri nel chiuso del mondo impiegatizio.
In generale il giornale non è piaciuto agli impiegati. Non me ne sorprendo anche se mi è motivo di grande sofferenza. Perchè è cosa spiacevole e assurda che gente che è così vincolata agli operai fino al punto che il loro lavoro dipende dal lavoro operaio, non senta una solidarietà, e non viva insieme gli stessi problemi. Dimenticando che questo distacco dal mondo operaio significa distacco dalla vita sociale del contesto umano nel quale il mondo operaio è inserito in misure tanto formidabili, questa non partecipazione dei problemi operai vuol dire isolamento e imborghesimento per un togliersi fuori da quei fondamentali doveri e responsabilità che sono il minimo richiesto per una dignitosa vita civile secondo il nostro tempo.
E' un lavoro di rottura con tutta una mentalità, un interesse personale, una comodità borghese ecc. che non può non essere affrontato da una pubblicazione per la quale uno dei motivi più fondamentali è il senso di solidarietà e di lealtà in tutto il mondo del lavoro.

Agli imprenditori
Sta il fatto - e questo colma il dispiacere - che noi non avremmo da lamentarci della non accoglienza da parte degli impiegati (salvo alcune coraggiose eccezioni) e gli impiegati non avrebbero da lamentarsi di certa durezza del nostro giornale verso di loro, se i padroni, i direttori, i dirigenti ecc avessero accolto con simpatia questo foglio mensile dalla «striscia rossa».
Ma, ahimé, questo non è successo e chissà quando potrà succedere. Per il momento le prospettive sono assai negative.
Chissà perchè la dirigenza imprenditoriale considera questo giornale come un nemico. Ogni volta che me ne capita l'esperienza, ne rimango sempre dolorosamente stupito. Come d'un qualcosa d'assurdo. E' un giornale di cui è responsabile un prete, che esce praticamente da una chiesa, che ha una impostazione schiettamente cristiana, guidato com'è dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa... eppure è malvisto dai dirigenti. E' un problema molto serio, gravissimo. Anche qui si rende inevitabile una rottura di costume che ormai aveva come consacrato diritti e ipoteche anche là dove la libertà è tutto perchè è condizione della verità e della giustizia e della carità e quindi del Cristianesimo.

Speriamo bene
Nell'intervallo di questi due mesi bisognerà studiare un rinnovamento del giornale, una più larga partecipazione operaia, una più precisa diffusione.
E si rende necessario anche lo studiare una azione concreta perchè tutto non sia soltanto discorsi, sia pure scritti e stampati.
Faccio assegnamento, è chiaro, sulla simpatia degli operai e sulla collaborazione della redazione che sia pure ristretta è stata però seriamente impegnata, non soltanto nella stesura degli articoli, ma nel potenziare con buona volontà quei terreni comuni, che ci hanno unito, pur pro-venendo da posizioni ideali e reali anche molto diverse.
E faccio assegnamento, anche per il futuro, sugli amici vicini e lontani che molto hanno fatto per sostenere e incoraggiare con la loro simpatia e con l'integrare con la loro generosità le offerte raccolte presso gli operai quando queste non sono state sufficienti a coprire le spese. Spese che ad ogni numero di giornale vengono spietatamente a fare impressione con la loro gravità
Con le offerte degli operai e con quelle degli amici chiudiamo però con serenità l'amministrazione di questi nove numeri con un totale di spesa che ha superato assai il mezzo milione
E questa è soddisfazione non piccola, perchè vuol dire che gli operai e gli amici hanno potuto mantenere la libertà al giornale, salvandolo dalle urgenze economiche che spesso sono soffocamento di ogni libertà.





don Sirio


in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N. 7 Viareggio - Luglio 1964, Luglio 1964

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