Nelle diverse riunioni che periodicamente avvengono per la compilazione di questo giornale è sempre apparso necessario che l'operaio vi partecipasse in maniera più efficace e in forma diretta.
Personalmente la ritengo una cosa giusta, ma forse un po' difficile da mettere in pratica perchè la penna non è un utensile molto adatto alla nostra capacità: in ogni modo cercherò di fare del mio meglio. E prima cosa mi preme dichiarare che nelle mie intenzioni non c'è nessuna presunzione di fare il moralista.
Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa « su come vivono gli operai nella fabbrica ».
Se dicessi che l'operaio in fabbrica diventa un numero, deve lavorare, rispettare i superiori e prendere la busta paga avrei concluso dicendo tutto o niente. Coloro che ci vivono sanno come in realtà la situazione sia molto più tragica. La personalità dell'operaio è soffocata dalla necessità materiale, il posto di lavoro diventa il suo unico capitale e ognuno lo difende in maniera indipendente (qualcuno forse come un capitalista vero).
Sta il fatto che si vive male, e dire parole come democrazia, libertà, giustizia si provocano sempre discussioni accanite che terminano immancabilmente nella sfiducia verso chi le usa e non le rispetta.
Detto questo anche concedendo le attenuanti dello stato del bisogno, è doveroso riconoscere che proprio tra noi operai è difficile mettersi d'accordo, abbiamo le nostre necessità e ci comportiamo come tanti animali, sfruttati e presi in giro da chi non lavora, chiediamo i nostri diritti come mendicanti, attendiamo la manna dall'alto e mentre accusiamo i timonieri della società del loro malcostume sociale e politico, non facciamo altro che favorirne il sistema dormendo anche noi.
Eppure sono convinto che la risoluzione dei nostri problemi non sia molto difficile, al contrario sarebbe la più semplice. La società attuale è organizzata molto bene specie per quanto riguarda lo sfruttamento della forza lavoro, ha frazionato i lavoratori in tante categorie differenziandone il trattamento e creando così dei compartimenti stagni.
Se vogliamo un trattamento più giusto dobbiamo organizzarci, dobbiamo cercare che sia organizzato un sindacato unitario autonomo, che abbia come base la rivalutazione dei lavoratori a reddito più basso, uniformando i trattamenti previdenziali, mutualistici consentendo così a tutti di rispettare e apprezzare il concetto delle parole Democrazia, Libertà e Giustizia.
L. P.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N. 5 Viareggio - Maggio 1964, Maggio 1964
Luigi Sonnenfeld
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