Nei giorni 22 e 23 Aprile si è avuto in tutto il complesso «Dalmine» uno sciopero di 48 ore, motivato dall'attuazione dell'articolo 3 parte quarta - comune, del nuovo contratto nazionale metalmeccanici riguardante il premio di produzione. Volontariamente non voglio entrare nel merito di detto articolo, altri meglio di me lo hanno fatto e possono fare, solo mi preme mettere la mano su una dolorosa piaga che nei giorni suddetti è nuovamente balzata in evidenza con tutta la sua pericolosità nello stabilimento «Dalmine» di Apuania.
In quei giorni di sciopero ha profondamente colpito, sia le organizzazioni sindacali, sia i membri di commissione interna sia l'opinione pubblica, la grande maturità sindacale raggiunta dagli operai, i quali, non solo hanno scioperato al 100%, ma addirittura nessuno di essi si è presentato ai cancelli dello stabilimento, salvo pochi curiosi.
Mentre ha sorpreso la maturità degli operai, ha fatto da penoso contrappeso, l'immaturità della così detta classe impiegatizia, della quale il 98% è andata normalmente al lavoro.
Stupisce veramente che gente che dovrebbe andare per la maggiore, date le condizioni economiche in cui vive ed il grado culturale che essi dovrebbero avere, nel capire la giustezza di certe rivendicazioni, si lascino così facilmente influenzare da astruse argomentazioni dando quasi la sensazione che essi vivano in uno stato di prostrazione e di paura.
Gli operai vorrebbero vedere da questa gente, che per le proprie capacità potrebbe e dovrebbe fare da guida, un qualcosa di più di ciò che essi hanno fatto sino ad oggi. Vorrebbero da essi una semplice dimostrazione di civile coraggio, che faccia di essi non un numero da schedario, né una macchina da lavoro, ma degli esseri composti anche di una propria personalità e decorosa dignità. L'operaio non vede di buon occhio, che mentre esso perde giornate di prezioso salario, perché crede nell'impostazioni sindacali, altri continuino normalmente a lavorare e a prendere, domani, la fetta più grossa dei benefici acquisiti.
Vorrei da queste colonne rivolgere un caldo invito a tutti i Sigg. impiegati, a fare un piccolo sforzo per dimostrare la loro dignità. Vorrei invitarli a scuotersi di dosso quello spirito di paura che essi hanno. A mettere da parte ogni personale egoismo. A saper seguire con coraggio e dignità i problemi sindacali, sia per il bene comune sia per rendersi artefici di lasciare, un domani, ai propri figli una società più giusta, e più onesta dove tutti possano avere diritto di cittadinanza senza paura di sopraffazione.
Francesco Baruffetti
membro di C. I. «Dalmine» Apuania
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N. 5 Viareggio - Maggio 1964, Maggio 1964
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