Chi lavora ha poco tempo per leggere, perciò quando prende in mano un libro bisognerebbe che ci trovasse subito qualcosa, un interesse e una soddisfazione. Infatti leggere per svagarsi è ormai un controsenso, dato che per questo scopo ci sono mezzi molto più efficaci: il cinema, la televisione, la partita. Con questo non si vuol dire che si debba leggere per annoiarsi. Il contrario di divertirsi non è solo annoiarsi: può essere, per esempio, concentrarsi. Cioè invece che andare a cercare distrazioni fuori, mettersi da soli in una stanza, oppure su una panchina, in pineta, sul mare (non d'estate però), e vedere di trovare qualcosa dentro. Questa parola dentro sembra fatta apposta per mettere in soggezione (di se stessi; è buffo eppure è vero) e fa passare subito la voglia di affrontare ciò che significa. Ma significa semplicemente noi, ciò che ciascuno di noi è su! serio, ciò che ciascuno di noi si porta dentro, una specie di cassaforte col contrario preciso di fogli da diecimila. Col contrario di questi fogli da diecimila è chiaro che non ci si compra niente; ma si può egualmente ricavarne un'utilità. Ce ne accorgiamo appunto quando ci mettiamo lì in una stanza, oppure su una panchina, in pineta, al mare ecc. e con l'aiuto di un libro, ecco che si capiscono certe cose, altre ci commuovono, altre ancora ci svegliano la fantasia e ci sembra di essere stati in posti mai visti, oppure città visitate in un tempo lontano ci ritornano in mente con improvvisa chiarezza.
Questi sono i frutti di quel capitale all'incontrario che si diceva e che forse non è poi così assurdo come sembrava in un primo momento. E per raccogliere questi frutti vale la pena di leggere, altrimenti no. Ma ecco il problema: leggere cosa?
Per chi ha qualche interesse tecnico o scientifico e con l'aiuto di un libro cerca di risolvere piccoli problemi di lavoro, migliorare le proprie cognizioni nel campo per esempio della storia, dell'economia o della politica, dovrebbe bastare rivolgersi a un insegnante per avere delle indicazioni, ma per chi, come nella maggioranza dei casi, prendere un libro in mano non ha alcuno scopo preciso, cioè significa per il momento proprio questo e basta - prendere un libro in mane - il problema è: quale libro?
A questa domanda cercheremo di dare una risposta indicando un libro ogni mese. Per questa volta, piuttosto di un libro in particolare, che vorrebbe troppo spazio, ci limiteremo a segnalare uno scrittore; e cioè lo scrittore italiano che oggi forse più di qualsiasi altro ha la capacità di farsi intendere non solo da lettori specializzati, critici ecc., ma anche dal mondo del lavoro, dove, bene o male che sia, non si avrebbe neppure il tempo materiale per i problemi del mondo della cultura. Lo scrittore che segnaliamo è Carlo Cassola e lo segnaliamo non solo perchè usa un linguaggio semplice e immediato (cosa oggi molto rara nella letteratura di un certo livello), ma soprattutto perchè ciò che gli sta a cuore di rappresentare non sono problemi culturali, ma i sentimenti del cuore umano.
Carlo Cassola durante la guerra ha fatto il partigiano in una formazione comunista nel volterrano (racconta queste sue esperienze nel romanzo Fausto e Anna), attualmente può considerarsi piuttosto un socialista; nel dopoguerra ha lavorato nella redazione del Nuovo Corriere di Firenze, poi ha insegnato come professore a Grosseto e ora si dedica solo alla sua attività di scrittore. Ha 47 anni e ha pubblicato diversi libri, di cui il più noto è La ragazza di Bube (storia di un ex partigiano comunista messo in prigione nel dopoguerra a cui la fidanzata rimane fedele anche durante gli anni del carcere). Il suo ultimo romanzo si chiama Un cuore arido, ma forse la cosa più bella che ha scritto è un lungo racconto - Il taglio del Bosco - che molti avranno visto qualche mese fa in televisione nella versione sceneggiata. Le ragioni per cui vale la pena di leggere Il taglio del Bosco, vale la pena cioè nel senso che si è specificato prima, le esporremo la prossima volta.
il lettore
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 3 Viareggio - Marzo 1964, Marzo 1964
Luigi Sonnenfeld
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