Pubblichiamo qui sotto il contratto nazionale dei metalmeccanici, mettendo a raffronto il trattamento stipulato per gli operai e per gli impiegati, riguardo ad alcune voci particolarmente interessanti problemi, di discriminazione su un piano umano.
E chiaro {e gli impiegati siamo certi che ci capiranno), è chiaro che con questo raffronto, noi de "il nostro lavoro" non intendiamo condannare la condizione privilegiata degli impiegati e i vantaggi che a loro ne derivano: anzi vorremmo che altri miglioramenti e vantaggi si aggiungessero ancora per attuare un più giusto riconoscimento a chi spende la sua vita per la buona guida tecnica e amministrativa delle aziende nelle quali gli operai trovano la possibilità di guadagnare il loro pane.
Né intendiamo insistere in posizioni operaistiche ad oltranza, come ci stanno rimproverando, e quindi non vogliamo affatto contribuire a creare ostilità e rancori fra operai e impiegati, mettendo in risalto odiose differenze di trattamento.
Gli operai che si approfittassero di questa nostra chiarezza e sincerità per farne motivo di aggravamento di tensione di rapporti con gli impiegati, dimostrerebbero di non aver capito niente delle intenzioni che animano questo loro giornale e della sua onestà. .
Cerchiamo soltanto di mettere in evidenza l'assurdità e l'ingiustizia di certo differenziato trattamento, per promuovere una elevazione umana del lavoro dì produzione, che è stato fino a qui, in gran parte, ricchezza per gli industriali, benessere borghese per gli impiegati, ma soltanto pane e companatico per gli operai che questa produzione realizzano con la loro fatica e capacità.
Basta un'occhiata alle ferie, per esempio, e non sì può rimanere perplessi per considerevoli differenze, determinate forse {e lo diciamo anche se è una malignità) dal fatto che gli impiegati hanno bisogno di un periodo più. lungo di ferie perché essi possono permettersi riposi in montagna o al mare o viaggi all'estero, mentre gli operai non sanno che fare nelle ferie oppure perchè tanto ne approfittano per lavorare da altre parti, arrotondando le ferie pagate e tappando quindi qualche buco di bilancio familiare rimasto nei mesi avanti.
Quella differenza degli scatti paga per anzianità, non può non sorprendere dolorosamente per un chiaro mancato riconoscimento a chi con il passare degli anni sempre più dà la sua vita e una accresciuta capacità di maestranze, alla produzione.
Le vecchie maestranze sono la ricchezza dell'azienda, ma non comportano nessun vantaggio per chi ne è la causa.
E' una grave ingiustizia da rimediare questa: l'invecchiare nel lavoro non comporta nessun vantaggio all'infuori di una maggiore responsabilità e di un accrescersi di fatica. E pensare che il martello diventa sempre più pesante ad ogni anno che passa {specialmente quando ne sono già passati parecchi): non è così per la penna, né per la macchina calcolatrice o da scrivere.
Perché tanta differenza, su questo punto?
Poi c'è l'indennità di licenziamento, di anzianità per dimissioni e le differenze continuano ad essere notevoli, fino a far pesare sempre più quella condizione di lavoro manuale, già così pesante e depressa di per se stessa. Meno male che almeno lo sposarsi viene messo sullo stesso piano.
Conforta vedere che il contratto di lavoro concede la stessa luna di miele {per la durata dei giorni di congedo matrimoniale) agli operai e agli impiegati. Non è considerazione di parità di poca importanza umana. Grazie, a nome degli operai che si sposano!
Altri contratti poi {quello dei lavoratori del marmo, per esempio) si approfittano persino delle benemerenze nazionali per fare delle differenze, qui veramente assurde, fra operai e impiegati. Non si riesce a capirti come i Sindacati concordino queste differenziazioni, fino al punto che all'operaio mutilato, invalido, decorato non gli viene riconosciuto nessun merito, se invece si tratta di un impiegato allora vi sono trattamenti particolari nel conteggio della loro anzianità.
Ma forse è perchè in guerra gli impiegati erano degli ufficiali, gli operai invece erano truppa e basta, cioè la solita carne da cannone.
d. S.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 3 Viareggio - Marzo 1964, Marzo 1964
Luigi Sonnenfeld
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