In un giornale operaio, che vuole impegnarsi seriamente e senza girarvi intorno, nei problemi vivi che si agitano nelle aziende, nelle ricerche di rapporti più umani, di convivenze più serene e quindi in ricerche di giustizia, di libertà, di dignità: impegno da realizzarsi secondo gli insegnamenti del Vangelo - che non possono essere teorici o puramente dottrinali, ma di vita vissuta, di esistenza umana concreta - in un simile giornale operaio e in un ambiente di lavoro, è chiaro, che non si può trattare il problema religioso come in un collegio tenuto dalle suore, come in una buona parrocchia di mentalità e di abitudini borghesi, e nemmeno come in un'associazione di buone e pie persone contente di starsene all'ombra del campanile o della tonaca di un prete o frate che sia.
Bisogna che il problema religioso, e tanto più il Cristianesimo, entri con la forza della sua verità a contatto con la realtà operaia, offrendo energie di ideali e di programmi pratici concreti, per una liberazione da una condizione di inferiorità della vita operaia ad una dignità, da una depressione umana ad una serenità d'esistenza, da una situazione di sfruttamento e di schiavitù per le spietate leggi del capitale e della materia, ai valori umani del lavoro e alla libertà dei valori dello spirito, aprendo così l'unica strada che possa portare avanti nella ricerca della soluzione dei problemi dell'esistenza fino al grande problema di Dio.
Fra pochi giorni è Pasqua. Sì, anch'io ricordo agli operai che hanno Fede e credono nel valore che è l'anima e credono in Dio e nella possibilità di stringere seri e impegnativi rapporti con Lui attraverso la Chiesa e il ministero dei suoi sacerdoti, anch'io, da questo giornale, ricordo il loro dovere della Confessione e della Comunione pasquale. Almeno una volta l'anno è giusto e doveroso (e molto bello) fare i conticon Lui, al quale tutto è dovuto perchè di Lui è tutto, compresa la nostra vita, facendosi aiutare dal sacerdote, che alla sistemazione di questi rapporti è dedicato fino ad averne »tutto il potere e il dovere.
Ma poi altre cose bisogna dire raccolte dalla storia di Gesù Cristo, che nella Pasqua sono veramente scritte col suo sangue e suggellate dalla morte sulla Croce.
E' sacrificio di se stesso la sua passione e morte per tutto un mistero religioso che riguarda gli uomini nei loro rapporti di destino con Dio. Ma è anche una lotta chiara e serena, portata con estrema.fierezza di dignità, fino alle ultime conseguenze, dentro l'esistere umano, per una liberazione da tutto ciò che è antiumano o disumano e contro le istituzioni che gli uomini architettano e organizzano per difendere e affermare la loro disumanità.
Chi non sente e non scopre questa meravigliosa lotta di resistenza sostenuta da Gesù Cristo all'ingiustizia, alla prepotenza, all'egoismo, al privilegio, chi non capisce il suo non consentire alle leggi e alle istituzioni che questo sistema di ingiustizia proteggono e difendono, non ha conosciuto la « redenzione » che Gesù ha compiuto dentro l'esistenza umana con la sua resistenza al male, fino a lasciarsene schiacciare, piuttosto che piegare e adattarsi. La sua morte è anche Amore per una condotta di libertà umana, per riconquistare una indipendenza assoluta da ogni servilismo all'interesse, all'egoismo, all'orgoglio, alla violenza.
Vi è una specie di lotta al male (forse è la prima battaglia che l'umanità dovrebbe vincere) nella quale tutti gli uomini devono impegnarsi proprio a seguito del loro essere uomini.
- Gesù Cristo ha indicato all'umanità quale il male contro il quale bisogna lottare, per vincerlo e farlo sparire dal mondo.
- Ha indicato il modo secondo il quale condurre questa lotta.
- Ha indicato le misure d'impegno, cioè fino a che punto si deve lottare.
Il discorso è grosso, terribilmente più grande di me. Ma la mia vita è giocata interamente in questa Fede cristiana, accolta come capacità, assoluta e unica, di soluzione di tutto il problema dell'esistenza umana.
Quindi mi sento in diritto e in dovere di vedervi e di trovarvi tutto, nel Cristianesimo: Dio e gli uomini e la terra e il Cielo e il tempo e l'eternità. Il Cristianesimo è la difesa e l'affermazione di ogni vero, autentico valore.
E' per questa sicurezza che vado incontro e mi sono messo dentro al mondo operaio e cerco la sua giustizia, la sua libertà, la sua dignità umana. Credo che deve essere possibile vivere tutto il Cristianesimo dentro la classe operaia.
Se il mondo operaio diventerà cristiano, io non lo so e nemmeno mi interessa di saperlo (queste cose le sa soltanto Dio), ciò che invece voglio assolutamente sapere, e viverne una concreta esperienza, è se il Cristianesimo è possibile che sia vissuto dentro la classe operaia così com'è, in tutta la concretezza e crudezza dei suoi problemi umani e disumani.
Di qui la vita di prete operaio, e ora questo giornale così impegnato nei problemi operai, nell'obbedienza fedele agli insegnamenti del Vangelo.
Sempre più mi cresce nell'anima la sicurezza che il Cristianesimo è la vera e totale redenzione dell'umanità. Forse è questa testimonianza la ragion d'essere della mia vita e del mio essere prete.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 3 Viareggio - Marzo 1964, Marzo 1964
Luigi Sonnenfeld
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