E' capitato proprio in questi giorni un esempio pratico di questa discriminazione o differenziazione fra operai che lavorano nella stessa azienda. Peccato che per ovvie ragioni (i licenziamenti sono sempre possibili per quelli operai che vengono individuati come elementi troppo accesi nel difendere i propri diritti) non possiamo pubblicare una lettera che ci è stata inviata.
Riassumiamo in tre punti questa penosa situazione.
Nella fabbrica di mattonelle dell'azienda «Pavimenti Apuani» le cose stanno così: le operaie qualificate «piastrellaie» lavorano al macchinario automatico, moderno, di grande produzione e guadagnano bene. Altre operaie qualificate «stucchine» lavorano ad altro macchinario che facendo lavori di rifinitura e di stuccatura viene considerato forse su un piano di minore valore produttivo e quindi guadagnano molto meno.
Non sappiamo bene (ma la cosa non può interessare a noi bensì ai sindacati) quanto è questa differenza di paga e se dipende dal contratto di lavoro o dalla personale discriminazione del dirigente. Noi ci occupiamo del problema umano e ne soffriamo come di una vera e propria ingiustizia, tanto più che, punto secondo, queste qualificate stucchine, con tranquilla disinvoltura, vengono comandate sul piazzale, a caricare di mattonelle autotreni e vagoni: sette ore su otto di caricamento non può essere un lavoro da donne, anche se sono operaie, cioè carne da lavoro.
Ricordo quest'estate quando ho lavorato con i portuali: ero a scaricare autotreni di mattonelle e imbarcare sulle navi. So bene quanto è lavoro duro, pesante, da induriti manovali, non davvero adatto alle donne, anche se operaie, cioè carne da lavoro, come si diceva qui sopra.
Naturalmente la paga è quella che è, perchè la gravosità, e anche il fare lavori non dovuti, non può comportare riconoscimenti particolari!
Anzi, e siamo al terzo punto, non è stato possibile nemmeno andare a sostenere, con tutto il rispetto dovuto, le proprie ragioni.
Il datore di lavoro si è rifiutato di ricevere una rappresentanza operaia, lasciando ingozzite dalla umiliazione, e forse da un nodo di pianto, quelle povere donne che chiedevano di essere ascoltate per il diritto che hanno tutti gli esseri umani di poter dire le proprie ragioni e per il diritto che hanno gli operai di discutere con i dirigenti i propri problemi.
Ci dispiace: ma dato che il dirigente dei Pavimenti Apuani non ha voluto ricevere quella rappresentanza operaia per non ascoltare le loro ragioni, noi ci permettiamo di fargliele giungere attraverso il nostro giornale pregandolo vivamente di voler prendere, con vivo senso umano, in considerazione quei tre punti di cui sopra, nella speranza che possano essere dissipati malumori e risentimenti vicendevoli fra gli operai della sua azienda e fra gli operai e il datore di lavoro.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 2 - N° 2 Viareggio - Febbraio 1964, Febbraio 1964
Luigi Sonnenfeld
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