La lotta che la classe padronale conduce contro l'ulteriore espansione del benessere sociale è talmente agguerrita e decisa che gli ingenti mezzi economici di cui dispone, non sono più sufficienti.
Alla forza di convinzione nelle proprie idee a cui ricorrono i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali con la finalità di conquistare per le classi popolari una migliore giustizia sociale ed il conseguente rilancio della personalità umana anche per i lavoratori, gli industriali contrappongono la potenza dei loro miliardi per conservare, ad ogni costo, quei privilegi per i quali, da tempo immemore, i «padroni del vapore» si sono abituati ad essere i soli protagonisti della vita nazionale.
C'era una volta... la triplice alleanza che realizzava la unità d'azione delle confederazioni padronali (Confindustria-Confcommercio ) con propri uomini, per meglio garantire i loro interessi, trasformando in «politica» la loro organizzazione sindacale (attribuzione che spesso e gratuitamente rimproverano ai sindacati operai). Tale «fronte economico» che aveva l'intento di premere maggiormente sui Pubblici Poteri per il consolidamento delle proprie posizioni di privilegio, venne gradatamente superato dalla maturazione politica e democratica dei lavoratori che lo rese strumento sempre più assurdo e sempre più anacronistico.
Ma i padroni non si arrendono: la somma degli interessi da difendere è tale che val bene la pena di esprimere un ulteriore tentativo per la cui realizzazione non si deve badare a spese; costi quel che costi.
E' del 9 settembre la seguente lettera, inviata dagli industriali calzaturieri di Varese ai propri aderenti, che è tutto un programma:
«Gentile Signore, gli avvenimenti che da tempo travagliano la vita politica del nostro Paese hanno assunto orientamenti le cui conseguenze inevitabilmente rovinose per la nostra economia, comportano anche una graduale mortificazione delle attività produttive private destinate ad essere sacrificate alle convinzioni economiche degli attuali dirigenti della nostra vita politica. Le avventurose riforme che gli esponenti delle nostre formazioni politiche hanno promesso al nostro popolo presuppongono la instaurazione in Italia di un regime non molto difforme da quello realizzato nella vicina Jugoslavia. La gravità del pericolo e la sua imminenza hanno indotto la nostra Confederazione a tentare, con tutte le forze di cui possono disporre gli imprenditori aderenti, una azione intesa a prevenire l'attuazione dei programmi, che in odio alla iniziativa privata, si vanno escogitando. L'organizzazione e la attuazione di una iniziativa di siffatta importanza per l'avvenire delle nostre industrie comportano un onere finanziario che ha costretto la Confederazione a richiedere a coloro, per la cui sopravvivenza essa sta tentando l'ultima difesa, UNA CONTRIBUZIONE SPECIALE IN MISURA DI 4 MILA LIRE PER OGNI DIPENDENTE, quota che è stata considerata strettamente sufficiente per far fronte all'enorme costo di quelle iniziative e interventi che affidati agli imprenditori stessi o a persone a loro vicine, potranno considerarsi idonei a frenare quanto meno l'imminenza del pericolo che sovrasta l'iniziativa privata ». etc. etc.
(Tralasciamo il seguito pronti ad esibirlo a chi fosse interessato a prendere visione dell'intero lettera).
Vogliamo tralasciare l'accentuato inconsistente diffuso vittimismo, per rendere evidente le intenzioni del «Fronte Economico»: Riconquistare il Vapore!
Non è neppure supponibile l'ipotesi per la quale l'auto-tassazione di 4 mila lire per dipendente - nel caso che diretta ad altra finalità - possa risolvere i problemi salariali delle maestranze: comunque resta ancora una volta dimostrato che i costi di produzione, purché non siano gravati da aumenti di paga, non danno luogo a quelle recriminazioni allarmistiche che, invece e puntualmente, provocano nel padronato le richieste di aumenti salariali.
Queste «tasse volontarie» a cui gli industriali si sottopongono e che sicuramente non saranno sottratte dal reddito delle aziende, inevitabilmente verranno trasferite sui costi delle varie produzioni e sarà lo stesso consumatore, quindi, inveendo magari contro lo Stato, i Pubblici Poteri, contro i partiti, contro la Società, per il rincaro dei prezzi e contribuendo ignaro a consolidare l'ondata di allarmismo e di sfiducia sapientemente provocata, a fornire i mezzi al padronato affinché possa realizzare quelle manovre che affiorano chiaramente nella lettera sopra riportata.
Siamo certi che, nonostante i miliardi più o meno chiaramente accumulati - non riusciranno più ad avere totalmente il «timone» del vapore nelle loro mani.
La storia cammina e provvederà a compiere la completa maturazione e presa di coscienza della funzione dei lavoratori nella società moderna. E' evidente però come la riservatezza della stampa sugli atti dei «santi protettori» si riveli compiacente ed antidemocratica e spesso anche colpevole di coartare la libertà d'informazione vagliando attentamente ciò che «è» e ciò che «non è» conveniente pubblicare.
Ma nessuna congiura fermerà il corso della storia.
A. B.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 1 - N. 1 - novembre 1963, Novembre 1963
Luigi Sonnenfeld
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