Una cosa è certa nella situazione economica italiana: son finite le vacche grasse. Non è una cosa semplice, neppure facile. Ce ne accorgeremo tra poco. Per ora il governo ha cominciato a stabilire i primi provvedimenti atti a ristabilire una situazione di equilibrio. E' normale, oramai lo sanno tutti, che dopo un periodo di favorevole situazione economica, prima o poi, bisogna fare i conti con una situazione satura, recessiva quanto meno, se non proprio di crisi. E in Italia ci sono tutte le condizioni per una stagnazione dell'attività produttiva. Le banche non fanno più fido, la moneta si svaluta continuamente, si manifestano con maggiore frequenza le strozzature nei settori produttivi, nelle zone più sviluppate si fa pesante la penuria di manodopera, la concorrenza sul mercato internazionale è sempre più forte e molte posizioni a nostro favore sono cadute. Nessuno risparmia più; i grandi investono poco, i piccoli non investono affatto. Tutto il reddito disponibile viene speso. Non si ha più fiducia nel risparmio.
Sono tutti problemi da dotti, da studiosi. Ma a chi lavora in fabbrica, costretto ancora a fare i conti col bottegaio alla fine del mese, che ha ancora tanto bisogno di un aumento salariale, certe questioni di congiuntura non dicono gran che. In fondo sappiamo che tutto questo vorrà dire sempre lo stesso. In tempi di vacche grasse aumentano gli utili del proprietario. In tempi di vacche magre diminuisce il potere di acquisto delle paghe operaie. E' sempre stata la solita solfa. Quando si guadagna, guadagna soltanto il padrone, quando si perde debbono perdere soltanto gli operai. Perchè questa è la legge di coloro che fanno tutto colle regole generali della economia. C'è la recessione? Non si riesce più a piazzare il prodotto sul mercato? Niente di speciale, si diminuisce la produzione, si licenzia il personale non necessario ed il bilancio dell'impresa torna in pari od in avanzo. Il padrone come al solito non ci perde. Lui non ha problemi alla fine del mese. Non deve lesinare sui vestiti per mandare i figli a scuola. A lui non sono negati la macchina, il frigorifero ed i moderni conforts. Ma nessuno va a vedere come "il padrone" ha impiegato i guadagni dei tempi di vacche grasse. Ha pensato allora che veniva poi anche il tempo che non si poteva più guadagnare cos facilmente? Ha fatto una oculata amministrazione? Quanti fondi liquidi ha distolto dalla amministrazione della propria azienda per cambiare macchina due o tre volte l'anno o per comprare un nuovo tipo di motoscafo ? Oppure addirittura per speculare in borsa o sulle aree fabbricate? Lo sappiamo che anche stavolta tutto ricadrà sulle ampie spalle degli operai. Ma sappiamo che la responsabilità è completamente loro, dei padroni dalle ville facili, dalla allegra amministrazione. Perchè una buona amministrazione pretende che tutti i risultati di una congiuntura favorevole vadano a consolidare le capacità produttive e concorrenziali dell'impresa stessa. Se si distolgono a favore di consumi voluttuari si opera una distorsione nel sistema di impiego del reddito e poi per forza si arriva al punto che le cambiali vanno in protesto, che i debiti sono alle stelle, che le banche non fanno più fido e il mercato estero non riceve più.
Gli operai sono attaccati alla loro azienda. Per loro essa è il mezzo per vivere, per mantenere la famiglia, per essere consapevoli di partecipare alla vita produttiva della nazione. Essi sono capaci di fare anche notevoli sacrifici, ma non certo per ridare al padrone quello che non si merita. Noi abbiamo fiducia in noi stessi e le nostre conquiste, che ci sono costate sudore, non saranno certamente) abbandonate a pro' di altri che non lo meritano. Verranno le vacche magre, ma allora sapremo dire con chiarezza le nostre ragioni.
M. B.
in Il Nostro Lavoro: Il NL - Anno 1 - N. 1 - novembre 1963, Novembre 1963
Luigi Sonnenfeld
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