Gli operai si permettono attraverso questo foglio mensile che vuole riflettere con fedeltà e sincerità tutti i loro problemi di ordine umano e d'interesse anche spicciolo e immediato, si permettono ricordare alla Direzione una vecchia promessa.
Già molti mesi fa fu fatto presente che dato il genere di lavoro che esponeva gli operai ad una attività che comportava particolare usura di vestiti, fu fatto presente che sarebbe stata cosa lodevole e giusta se la Direzione avesse fornito alle maestranze le tute da lavoro.
La richiesta fu accolta con entusiasmo e anzi fu promessa addirittura una tuta estiva e una invernale.
Poi è passata l'estate, ma è rimasta senza tuta, e ora sta, sia pure molto pigramente, andandosene l'inverno e sembra che rimanga anch'esso senza tuta da lavoro. E francamente in queste giornate piovose, che tutto bagnano e infradiciscono, una buona tuta pesante e forte sarebbe stata una bella provvidenza per tutti.
Alla Direzione dicono che non è stata assegnata la tuta perchè mancano ancora le placche reclamistiche da attaccare al petto, a sinistra, all'altezza del cuore.
E questo vorrebbe dire che le tute ci sono ma gli operai non possono averle perché ancora non sono in condizioni di reclamizzare il Cantiere. Cosa che farebbe pensare - ma sono malignità, d'accordo, sono però anche mentalità assai frequenti nel mondo industriale - che le tute vengano concesse non proprio per facilitare il lavoro agli operai e sollevarli dall'andare per la strada con i pantaloni sdruciti.
In ogni modo dice un vecchio proverbio che le promesse sono un debito e quindi gli operai aspettano che questo debito, volontariamente accettato, sia pagato.
A meno che anche le tute non rientrino in quello strano irrigidimento che ha chiuso assai la mentalità ampia, la visione aperta con cui era stata iniziata coraggiosamente l'impostazione della nuova gestione del Cantiere.
Sarebbe spiacevole che anche della mancata assegnazione delle tute fosse fatta colpa agli operai. E la colpa, al solito, sarebbe la dipendenza disciplinata degli operai alle direttive dei sindacati in questa lunga agonia di scioperi che sta travagliando i metalmeccanici.
La colpa sarebbe il rimanere uniti e compatti a tutti i metalmeccanici per affermare i propri diritti e quelli di tutti.
Allora un piccolo fatto avrebbe il grosso significato di una mentalità di ricatto.
Ma non vogliamo pensarlo anche se il ricatto, piccolo o grande che sia, è strumento non infrequentemente usato dalla classe padronale e industriale nei confronti del mondo operaio.
in Il Nostro Lavoro: Il NL num. unico gennaio 1963 - Viareggio, Gennaio 1963
Luigi Sonnenfeld
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