Questa nostra Chiesa di oggi

Chissà perché (ma l'interrogativo è molto retorico perché in fondo sappiamo bene le motivazioni) ai tempi gloriosi delle crociate del dopoguerra, degli anni '50 e seguenti, la Chiesa prese posizioni durissimi, spietate, verrebbe da dire orgogliose da quanto dimostravano sicurezza ed entusiasmo, nei confronti del marxismo, del comunismo e alleanze varie del tempo, sia su piano dottrinale che pastorale. Ne vennero tempi di lotta in cui l'essere cristiani comportava una militanza organizzata ed agguerrita, una grande armata contro il grande nemico, barricate rizzate sulle piazze e fino nelle case a dividere, in maniere irriducibili, cittadini e compaesani, famiglie, padri e figli, mariti e mogli.
In questa crociata i cristiani, compresi allora i giovani in schiere balde e compatte, trovavano una respirazione affannosa ma piena di fede, una esaltazione un tantino fanatica ma nel frattempo ricca di ideali e di convinzioni.
La scelta cristiana aveva un significato concreto, comportava fedeltà organizzative, esprimeva scelte coraggiose. Certi climi eroici, capaci di coprire vuoti e carenze spiacevoli, fanno sempre presa ed effetto. Tanto più per il fatto che in quei tempi di cristianità gloriosa e crociata, il mondo era paese, la parrocchia o poco di più, e il nemico da combattere ben individuavo e a portata di mano, o se non altro, di manifesti, di volantini, di comizi e anticomizi all'obbedienza di comandanti fatti di onorevoli, di vescovi, di parroci, di ottimi e gloriosi cattolici.
Bei tempi, sinceramente. Vien voglia di essere dei nostalgici, a pensare al confusionismo nel quale ci troviamo in questi nostri tempi di dissoluzione di ogni valore più sacro e santo...
Però mi viene da domandarmi perché la Chiesa non ha continuato in queste chiare e coraggiose prese di posizione, anche se ovviamente allargandole, per il mutar dei tempi a dimensioni totali di umanità. nei confronti di fatti, di avvenimenti, di dottrine (perché sempre anche di dottrine si tratta a determinazione e a sostegno di tutto quello che succede nel mondo e sono tante le dottrine che giustificano tanti orrori del nostro mondo accidentale non seriamente condannate e combattute del Magistero e dalla Pastorale della Chiesa).
Chissà perché la Chiesa (è sempre domanda retorica...) ha continuato nelle sue posizioni antimarxiste (anche se raddolcite dalla diplomazia vaticana nei confronti dei regimi comunisti e anche dei partiti comunisti) mantenute chiare se non altro dai settimanali diocesani, pur sapendo che si rif1ettono sui rapporti non tanto con i paesi cattolici dell'est, quanto piuttosto sulla classe operaia occidentale, sul terzo mondo, sull'America latina, ecc. in ricerca appassionata di liberazione dalle violenze del capitalismo. Tanto più che queste posizioni di lotta riescono soltanto a presentare ancora una Chiesa alleata del capitalismo e non invece. al suo giusto posto e cioè a lottare con i poveri, gli sfruttati, gli emarginati, gli oppressi del mondo intero.
Anche questa lotta (in definitiva l'unica vera perché perfettamente in linea con la missione della Chiesa continuità del Mistero di Cristo crocifisso e risorto nel mondo, nel cuore della storia) questa lotta la Chiesa dovrebbe combattere in questo mondo occidentale, richiamando la coscienza cristiana ad uscire da un imborghesimento egoistico, mobilitare la massa dei fedeli ad una profonda sensibilizzazione cristiana davanti al problemi che travagliano il mondo e prendere posizione chiara e netta, inequivocabile, alla sfruttamento, alla nuova schiavitù fatta di un incatenamento a base di do!lari, di potenza militare, di egoismi sociali, di egemonie spietate.
Perché non è vero che è difficile sapere per il cristiano che vuole saperlo e tanto più per la Chiesa se ha occhi per vedere e orecchi per intendere, sapere da che parte stare negli avvenimenti che travagliano il mondo, qual'è il suo posto nella vicenda della storia e nella realtà del vivere umano.
E' disonesto non riconoscere che attualmente nell'equivoco in cui la Chiesa tira avanti affannosamente la sua presenza nel mondo, il disagio e quindi l'inevitabilità di crisi, nella coscienza cristiana, onestamente in ricerca di autenticità, è al di là di ogni limite di sopportazione.
La storia, e cioè lo svolgersi di avvenimenti, è tale che esige, richiede necessariamente un rivedere tutta l'impostazione della Chiesa nei suoi rapporti col nostro mondo occidentale, spazzando via il rapporto diplomatico, liberandosi da collusioni con i poteri imperanti, superando i concordati per riprendere una totale libertà di giudizio e di scelta delle sue posizioni, per mettersi finalmente là dove Gesù Cristo le ha assegnato il suo posto, dalla parte dei poveri, degli oppressi, degli sfruttati, di chi è nulla e è sempre mangiato da tutti e si tratta di popoli e continenti e razze.
Se la Chiesa è maestra, come lo è, deve insegnare al cristiano, al popolo cristiano, alla cristianità, qual'è il posto e da quale parte stare chi ha fatto la scelta cristiana per il proprio rapporto col mondo.
Deve chiamare il cristiano e la cristianità ad occupare quel posto, a lottare da quella parte, perché quel posto non rimanga vuoto e abbandonata a se stessa quella parte, come inevitabilmente succede s'e la Chiesa tradisce i poveri, gli sfruttati, il povero popolo, per bilanciarsi a forza di equilibrismi diplomatici, di mezze parole subito rimaneggiate, di accenni di chiarezza da parte della suprema voce della Chiesa, immediatamente intorbidate dalle chiese locali, svanite nella nebbia diplomatica degli alti livelli.
Chiediamo troppo a chiedere chiarezza, evidenza di una scelta, presa di posizione inequivocabile, schieramento serio e responsabile a qualsiasi livello dalla parte dei poveri serio e responsabile a qualsiasi livello dalla parte dei poveri fino al punto che la gente, il povero popolo, chi lotta per il pane, la libertà, il diritto ad essere uomini e popolo, sentano e si ritrovino «la Chiesa cattolica, apostolica, romana quale Cristo la volle», dalla loro parte?
Per amor di chiarezza azzardiamo fare qualche esemplificazione, così alla buona, come i problemi vengono sofferti dalla povera gente, dal povero cristiano sprovveduto delle misteriose ragioni diplomatiche e dei giochi prestigiosi della politica, ma cristiano ansioso di ritrovarsi, chiara e limpida immagine e realtà di Cristo, la sua Chiesa nel mondo, argomento della sua Fede, indicazione sicura per il suo essere uomo fra gli altri uomini: e di questi cristiani è fatta la Chiesa, non dai nunzi apostolici e dai cardinali,

- Quando i carri armati russi schiacciarono la rivoluzione ungherese e rinchiusero un cardinale «nella prigione» dell'ambasciata americana, avvenne il finimondo nel mondo cattolico. E giustamente,

Domanda: perché durante la guerra del Vietnam non è avvenuto altrettanto? Anche qui, oltre agli americani e ai loro intrighi politici ed economici e oltre la Russia e ai suoi labirinti ideologici, c'era un popolo martoriato nel Nord e nel Sud, strangolato da una corda tirata da due parti, incenerito da bombardamenti spaventosi, dilaniato da crudeltà senza limiti. Gli interessamenti diplomatici venuti alla luce qualche mese fa hanno fatto semplicemente pena, insieme agli accenti accorati sospirati da una finestra, durante le fasi più acute e sgomentanti di quella guerra.
Il mondo cattolico, cristiano, non è stato chiamato a lottare contro quella guerra orrenda e a prendere il suo posto accanto a quel popolo martirizzato.
Vi sono ancora oltre 200.000 prigionieri politici a marcire nelle prigioni del Sud Vietnam e la Chiesa? Certo è che se la Chiesa è il vescovo di Saigon non rimane che disperarsi. L'equivoco è semplicemente spaventoso.
- Quando fu ibernata la primavera della Cecoslovacchia, la Chiesa fu percorsa da un brivido di orrore e quel povero popolo schiacciato dai carri armati russi che appena aveva cominciato a sognare un po' di libertà, suscitò sdegno, manifestazioni, preghiere pubbliche, stampa cattolica a fiumi, ecc. E giustamente.

Domanda: (è fatto recente, e quindi facilmente controllabile) quando è successo il golpe militare nel Cile cos'è avvenuto di risentimento, di condanna, di presa di posizione, a favore di quel disgraziato popolo che si .è vista a:ffogare, nel sangue dei suoi figli, un sogno di primavera?
A parte la solita finestra, la Chiesa non è stata agitata e sgomentata dall'orrore, dall'indignazione, non si è messa dalla parte di quel povero popolo gettato sul ciglio della strada che da Gerusalemme conduce a Gerico. E se anche qui la Chiesa è il cardinale di Santiago, non rimane che aggrapparsi disperatamente alla misericordia di Dio. E l'equivoco diventa sempre più impossibile a sopportarsi.
- E' scoppiata la guerra arabo-israeliana con tutto quello che quell'orrore di guerra ha significato. E' venuta allo scoperto la violenza delle due superpotenze, il sionismo più sfrontato e il fanatismo arabo più assurdo. Tutti in maniera miserabile hanno giocato e giocano sulla pelle di un povero, disgraziatissimo popolo, quello palestinese, vittima di tutti, crocifisso a quattro chiodi.

Domanda: perché la Chiesa non si assume la sorte di questo popolo e non si mette totalmente dalla sua parte, proprio perché su un piano politico, economico, diplomatico, ecc. è il popolo più derelitto, abbandonato, sfruttato da tutti?
Difendere un popolo, e affermarne i diritti all'esistenza, è molto più secondo la missione della chiesa che preoccuparsi della salvaguardia dei luoghi santi! Equivoco anche qui pazzesco fra cristianesimo e devozionalismo.
E si potrebbe continuare col Brasile, tutta l'America latina, con le colonie portoghesi, il sud Africa, il Burundi, la Spagna, la Grecia, ma sì, senza dubbio, l'Albania. la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Polonia, la Russia, la Cina, gli intellettuali sovietici. i torturati del Brasile, i fucilati del Cile, i carcerati in Spagna.. e tutte le situazioni di disumanità che rendono orribile questo mondo, e incivile fino all'assurdo questo nostro tempo.
Per la Chiesa, per la cristianità, per il cristiano c'è un posto rimasto libero e a disposizione, in questa umanità ammassata fino allo spasimo per occupare i posti vantaggiosi capaci di promettere privilegi: questo posto, del resto così scopertamente occupato da Gesù Cristo e così chiaramente indicato dalla sua Parola, è il posto della Chiesa nel mondo, quello dei poveri, degli sfruttati, degli oppressi, di chi è considerato soltanto per guadagno, di chi fa le spese di tutti e porta su di sé la maledizione del mondo e è il crocifisso .dell'umanità; è qui che la Chiesa deve chiamare Dio a rendere presente il Cristo e radunare la Fede del popolo a celebrare le liturgie dell'Amore, della speranza, della liberazione, del Regno di Dio.
E 'la via lungo la quale tornerà la Fede a dare alla Chiesa un volto ben delineato, inconfondibile, la Parola viva e attuale, la presenza del pugno di lievito, della luce a illuminare il mondo. Tanto più che una impostazione dottrinale e pastorale su questa nuova linea, della Chiesa gerarchia e a livelli di umanità e a misure mondiali, quindi autenticamente cattolica, si rifletterebbe sulle chiese nazionali e locali, in un impegno nuovo, appassionato di ogni cristiano e di ogni cristianità, risvegliando quella Fede smarrita e disorientata, riaccendendo la gioia e la gloria di sentirsi cristiano e anche cattolico.
La coscienza di occupare un posto e di essere chiaramente da una parte, quella che si addice al cristiano e al cristiano soltanto, in nome di Dio e di Cristo.


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in Lotta come Amore: LcA novembre 1973, Novembre 1973

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