La scelta del Cristiano e della Chiesa

Di fronte ai problemi che agitano il mondo, anzi a seguito di quei problemi, ne viene fuori sempre più un altro: quello di una spaccatura, di una scissione e quindi di un disagio e di un'angoscia che sconvolge e disorienta la coscienza del cristiano. Del povero cristiano, solo o quasi, dello sparuto gruppo o comunità cristiana, di chi insomma non riesce a rimanere indifferente di fronte ai crocevia della storia, segnati da avvenimenti che non possono non porre problematiche decisive in ordine all'orientamento della propria esistenza.
Come giudicare un avvenimento? Che posizione prendere? Da che parte stare? Con chi compromettersi? Perché diversamente è rimanere al di fuori, è disincarnarsi, è impossibilità, cioè, di sentirsi sinceramente cristiani.
L'equidistanza non è carità, ma compromesso, equivoco, qualunquismo. La virtù, cioè la verità, la giustizia, l'amore in modo particolare, non sta nel mezzo, né di qui né di là. Altrimenti è un rifugio in un limbo astratto, evanescente, dove si realizza soltanto un benessere falsato, un mezzo paradiso fatto di egoismo, di ripiegazione personale capace di scaldarsi a tutti i fuochi che bruciano anche se alimentati dagli orrori più spaventosi.
Di qui l'inevitabilità di una scelta che provoca il grosso e terribile problema capace di disorientare la coscienza del cristiano.
Siamo stati abituati - a torto o a ragione, con un processo educativo religioso giusto o sbagliato che sia -, a fidarci della Chiesa e a seguirla nelle sue scelte, nei suoi metodi di rapporto con il mondo, con gli avvenimenti, con la storia. Abbiamo sempre inteso la fede non solo come consenso impegnativo ad aderire a verità dogmatiche, ma anche come un riversarsi illuminante e chiarificatore sui rapporti con il mondo, all'interno dell'umanità, negli avvenimenti della storia. Anzi è qui che la fede è messa alla prova durissima dei fatti e le sue richieste risultano spesso talmente impressionanti che il seguirlo è, molte volte, brancolare nel buio illuminati solo da fiducia più che da chiarezza di visione.
In questa difficoltà concreta della fede, in questa ricerca cristiana del senso della storia nel suo snodarsi quotidiano, la Chiesa sta diventando, più che nel passato, difficoltà, impedimento, inciampo, specialmente per il povero cristiano che, Vangelo in mano, se lo legge e se lo rimugina faticosamente alla lucernetta accesa della propria fede.
I motivi per cui la Chiesa (specie quella buona fetta che dalla Segreteria di Stato di Sua Santità il Papa si rannoda di grado in grado fino alla sacrestia della parrocchia) costituisce questa difficoltà, sono tanti e molteplici. Da tempo noi, insieme ad altri, ne stiamo discorrendo, al modo nostro, alla buona, senz'altra presunzione di quella di tirare avanti una povera lotta di chiarimento e di purificazione per un amore e una fede verso la Chiesa, veramente profonda e seria.
In questi ultimi tempi, però, c'è un motivo particolarmente disidioso di cui la Chiesa non sembra o non vuoi avvedersi.
La Chiesa non opera mai scelte chiare, precise, inequivocabili. In avvenimenti che comportano condizioni di contrasto tremendo fino a segnare posizioni irriducibili, non avviene un pronunciamento, non succede il mettersi da una parte con coraggio dichiarando la scelta con motivazioni unicamente cristiane, raccolte dall'insegnamento dell'unico Maestro. Nemmeno quando questa scelta potrebbe comportare un decisivo annuncio del Vangelo, una indicazione indiscutibile della posizione del cristiano e della Chiesa in questo nostro mondo dove hanno posto assicurato e benedetto i potenti e tanto più i superpotenti, la forza e la violenza militare, le montagne di dollari, i fiumi di petrolio, le furberie dei politici: questo gran mondo della nostra civiltà.
Se il cristiano seguisse le indicazioni. ma specialmente il comportamento della Chiesa, non starebbe dalla parte di nessuno per il semplice motivo che starebbe dalla parte di tutti. In concreto ciò significa stare dalla parte dei più forti.
Il cristiano cosciente della propria fede raccolta da un'educazione religiosa tradizionale e aperta al mondo in cui vive a seguito di una sensibilizzazione evangelica, non ha che una strada davanti: andare in crisi.
Crisi religiosa profonda, totale per uno scadimento di stima in chi, la Chiesa, di questa fede si dichiara maestra, motivazione, argomento, garanzia.
Crisi religiosa che si conclude con un abbandono pratico della Chiesa in tutto ciò che significa di parola, liturgia e sacramento.
Crisi di disagio, di sofferenza, di angoscia per una scissione, una spaccatura nella propria impostazione religiosa ormai insostenibile e nella ovvia difficoltà di costruirsi una maturità personale e di gruppo con impostazioni coraggiosamente cristiane.
La Chiesa e gli uomini di Chiesa, non si rendono conto della sofferenza di innumerevoli figli, del disagio spesso angoscioso di un gran numero di famiglie e di gruppi desiderosi di trovare una collocazione doverosa nel mondo storico in cui stanno vivendo.
E' il problema in cui la Chiesa non aiuta, ma anzi è terribilmente di ostacolo, di complicazioni, di difficoltà e poi causa di divisioni, scissioni e contrasti tra i fedeli, nella popolazione cristiana. Specialmente nel mondo giovanile il problema è all'esperienza di tutti quelli che hanno e vogliono avere occhi per vedere e orecchi per intendere.
Siamo convinti che lo spazzar via questo inciampo sarebbe impresa possibile se la Chiesa tenesse presente e fosse più fedele al programma di scelte raccolto da Gesù nel libro di Isaia e offerto, pensiamo, anche alla Chiesa: "Lo spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato, mi ha inviato ad annunciare la buona novella ai poveri, la liberazione ai prigionieri, il recupero della vista ai ciechi, la libertà agli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore".
Pensiamo, anzi crediamo, che esista la possibilità d'incontro fra la Chiesa e la coscienza del cristiano d'oggi e quindi nell'attenuarsi di quel problema di disagio capace di sofferenza e di sbandamento nella cristianità del nostro tempo.
Sarebbe sufficiente che la Chiesa operasse scelte chiare là dove queste scelte, in nome di Cristo, devono inevitabilmente realizzarsi: la scelta dei poveri, degli oppressi, dei deboli, degli schiacciati, e mettersi coraggiosamente dalla loro parte.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA novembre 1973, Novembre 1973

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