Gente del Vangelo

12 - Davanti ad una parola dura

«Questo è il pane disceso dal cielo: chi ne mangia non morrà!». «Avendolo dunque udito, molti dei suoi discepoli dissero: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Mi sembra di cogliere sulla bocca di questi discepoli, un'assurda e irrefrenabile paura della morte: fino a tal punto da respingere l'offerta di vita di Gesù, chiudendosi in una disperata difesa della propria 'carne'. Colpisce il ritrovare tanto spesso, nella vita quotidiana, atteggiamenti simili: esistenze pietrificate, incapaci di abbandonarsi alla fiducia nutrendosi di speranza. .
E' tentativo vecchio di secoli per cercare una sopravvivenza alle durezze, ai problemi, ai misteri di questa nostra esistenza dove sembra prevalere, al di là di ogni buona intenzione, un solo tipo di rapporto tra gli uomini, ed è rapporto di sopraffazione vicendevole per un'illusione di vita strappata a chi ci precede verso la morte.
In un mondo dove chi non mangia è mangiato, ingoiato e digerito, carne e sangue di povera gente fatta denaro e prestigio di potenti, sapere che qualcuno possa, anzi desideri, essere mangiato per comunicare la vita con infinito amore, è al di là di ogni umana comprensione.
Chi supera questa linea difensiva, chi entra in questa logica impensabile, chi crede possibile una comunione senza veli d'interesse, è, in diversi modi e misure, mosso dal Padre.
«Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se ciò non gli sia dato dal Padre».
Non è facile per noi riuscire ad individuare con certezza l'opera di Dio nell'umanità.
Siamo spesso preda dell'attrazione di modelli che non ci permette di cogliere il soffio improvviso dello spirito eternamente creatore. Siamo, molte volte, così superficiali da dare timbri di autenticità là dove c'è solo sistemazione personale e tentativo di buttar fumo negli occhi. Viviamo in questa tensione tra fedeltà, tradizione e iniziativa in perenne rivoluzione, senza riuscire a stabilizzarci. Forse l'unico modo perché non avvenga di scandalizzarci di fronte alla vita che il Padre continuamente genera, è lasciarci muovere da Lui, affidarci alla sua Parola, prendere sul serio i suoi inviti, vivere e rischiare un rapporto con Lui che non dipenda da ciò che gli altri fanno. pensano o credono. Il misurarsi con gli altri quando l'unico punto di riferimento dovrebbe essere il Signore, è cosa tremendamente pericolosa: non può non portare ad inevitabili e irriducibili complicazioni.
«Tu solo hai parole di vita eterna»: ecco la risposta che diviene criterio di identificazione dell'umanità mossa e vivificata dal Padre nello spirito. Là dove la fedeltà non è pretesto per chiusure e paure strane, ma indicazione di scelte coraggiose che si innestano sulla stessa radice per una vera fruttificazione, là il Padre muove la realtà tutta per una lotta di liberazione in vista di una totale riunificazione.
Là supera ogni difficoltà, ogni ristrettezza, ogni piccineria, la nostra fede, e diviene luce serena e chiara ad illuminare l'invisibile traccia dello Spirito.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1973, Ottobre 1973

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